Anguria che passione … in Uzbekistan …

Non mi occorrono molte righe per convincere il cortese lettore sull’opportunità di non essere troppo seriosi, e tanto meno ampollosi, nel narrare quel che ho visto in un Salone (antan dicevasi Fiera ma le mode vanno rispettate) del Turismo. Per la precisione, alla Fitur di Madrid, che ha avuto, sì, buon successo (con tanti auguri alla prossima Bit) ma pare ovvio che la tiritèra fosse quella di tutte ‘ste manifestazioni. Salvo l’importantissimo non meno che fantastico dettaglio che alla Fitur abbondano gli stand in cui un trago, nel senso di sorso (e non di Boario), non si nega a nessuno, e sei non sei proprio un nesci ci scappa pure una bella lonja, nel senso di fetta, di jamòn (e qui non occorre traduzione).
La ‘conterò su’, pertanto, alla garibaldina, la mia gita alla Fitur madrileña. Anche perché se parlo di aerei e/o navi (nel senso non bellico, tipo Nato, bensì a proposito di Viaggi & Turismo) farei gratuita rèclame ai vettori, mentre sarebbe il caso che nel mundillo del Tempo Libero tornasse di moda un pochino di pubblicità (e cash, sull’unghia, sennò, chi di turismo scrive, come fa a campare?). Né ritengo divertente riferire i blablabla di un inaugurante sottosegretario turistico’ (che, forse,  in Spagna non esistono, mentre in Italia, ai tempi della Diccì, il capo del turismo nazionale veniva scelto tra i più sfigati capataz della più sfigata corrente del partito e mica per niente oggidì vediamo com’è ridotta la cosiddetta Industria senza le ciminiere…).

Cultura a Sao Tomè e Principe

Molto meglio, invece, descrivere le bellezze turistiche dei posti presentati, e ancor meglio degustare le specialità pappabili & bevibili ivi ammannite. Mentre, ad esempio, visiti lo stand dell’Extremadura (comunidad nonché ultimo polmone d’Europa – celeberrima per i conquistadores) si provi a dire che non ci sta alla grande un assaggio del già lodato jamòn ivi (magistralmente) prodotto. E se invece parti da Madrid alla letteraria ricerca di qualche donchisciottesco lugar de la Mancha non dirmi che non fai cultura assaggiando uno dei vini locali, tanto semplice e umile quanto ‘aspramente’ gradevole e genuino.

Miniguida “Dove mangiare in Spagna” (in gianpaolobonomi.it)

Rieccomi pertanto alla Fitur, la rassegna spagnola del Turismo, che da parecchio tempo si officia ogni anno a metà gennaio. Pertanto neve sulle montagne (perché la Spagna è fredda, alla faccia di quel che dicono i gitanti estivi che vanno a “Marbeglia”  e a Ibiza) e paesaggi quasi alpini che fanno da sfondo alla meseta accogliente Madrid (ammiri la Sierra de Guadarrama e ti viene in mente la Nevada di Goya).
Una manifestazione, la Fitur, che definirei “latina”. E a tale proposito chiarisco tout court  che si tratta soltanto di una ‘battuta’, mica voglio esser tacciato di razzismo da qualche pirla di complemento. Mi riferisco a quanto lessi anni fa nella vetrina di una charcuteria, negozio di alimentari, di La Coruña, Galizia: “Al mondo ci sono due razze, i latini e quelli che vorrebbero esserlo”. D’altro canto, qualche secolo fa, nel Belpaese assai frequentato da truppe e milizie d’oltralpe non andava forse di moda il detto “Franzia o Spagna purchè se magna”?
Ma veniamo al sodo. A quello che ho visto bighellonando curiosamente tra gli stand della Fitur. E segnalo alla cortese aficiòn lettrice.

In BOLIVIA, che belle, quanta tenerezza (e quanta voglia di tornarvi, dopo quella mia meravigliosa gita in occasione dell’inaugurazione post restauri) rivedendo le Misiones Jesuiticas nella Chiquitanìa (misionesjesuiticas.com.bo).
In SPAGNA, più precisamente nel Levante, quindi Valencia, laddove chi va alle Fallas (gran finale a San Josè – Giuseppe, 19 marzo) vive una (fidatevi del qui scrivente) delle più eleganti feste iberiche (quanta eleganza, bei tusann, che in milanès vuol dire belle ragazze in ricchissimi costumi locali, e vai! a cantareValencia!!!! taratà taratà taratà…). E da quelle parti, si è da poco conclusa, a

Dizionario gastronomico Italiano – Spagnolo – Italiano (in gianpaolobonomi.it)

Benicarlò, la Festa de la Carxofa (in valenciano, Alcachofa in spagnolo/castellano). E si ammirano (che belli a Alqueria del Magistre, e vai coi nomi arabi) i campi coltivati a Chufa, cipero (ma chi era costui? si  chiederà il cortese lettore non agronomo…), minitubero da cui la dissetante Horchata alias Orzata nel Belpaese (nb un bel volantino dell’Ajuntament di Alboraia spiega come preparare la citata bevanda e dove degustarla).
Intrigato dall’idea di visitarla, “sono stato in ARMENIA”, nel senso che sono apparso nello stand di questo intrigante Paese caucasico, anche per saperne di più sulla vicenda della chiacchierata (se ho ben capito) repubblica del… Nagorno Karabakh (mi hanno solo detto di ‘stare tranquillo’).
Tornato in SPAGNA, e sempre perché “Non siamo fatti di legno”, doveroso stop allo stand del (e vai con l’acquolina in bocca!) Museo del Jamòn (museodeljamon.com), con bis all’aeroporto, voli Iberia, (9 euro e 80 x baguette e jamòn de bellota . ghianda, pura follia, ma, si sa, il paradiso nel palato va pur sempre pagato …).
E chiudo questa mia visita alla Fitur 2018 con doveroso stop a SAO TOME’ e PRINCIPE, fosse solo perché è console in Italia di questa minuscola repubblica africana, incastonata nel golfo di Guinea, la mia amica Silvia Grosso, nonché quasi ‘paìs astigiana’ (ebbene sì, posso financo vantare i natali della mia ava materna nella città alfieriana…). Sao Tomè e Principe, leggo su un (bel) dèpliant del Turismo y Hosteleria (saotomeprincipe.org) … “Pequeño gran paìs en el centro del mundo … Simpatìa Cultura Alegrìa Aventura Sol y Playa Celebraciòn Naturaleza Exotismo…” ….
Viaggiate, cara gent, viaggiate ….

  per mondointasca.org