Laddove in un reportage di 25 anni fa racconto le vicenda di una ipersessuata truppa nerazzura (rinforzata da allupati mercenari rossoneri e bianconeri) in una trasferta futballistica oltre la temuta (ma anche supersexi) Cortina di Ferro
per mondointasca.org del 12/11/11
Correva l’anno 1985 (ricordando un reportage vecchio di ben 25 anni) di una sedicente trasferta sportiva (poco turistica ma molto sessuata) oltre la temuta Cortina di Ferro……………….
………….“… Lo scontro decisivo tra il Legia Varsavia e l’Inter per restare in Coppa Uefa prometteva qualche emozione, al punto che decisi di andarmene nella capitale polacca con una pattuglia di aficionados nerazzurri messi insieme, sputando sangue, dalla mia dis-organizzazione viaggi.
Eh sì, son lontani i tempi delle spedizioni oceaniche, dei charter a gogò; adesso ‘l’è düra’ (salvo quando si tratta di mandare in giro gli ahimé tanti adoratori della Juve) e resta soltanto da sperare in motivazioni che poco hanno a che vedere col sinistro di Rummenigge o lo stacco di Hateley. In questa occasione, ad esempio, il tifo per l’undici meneghino era sicuramente inferiore alla Pasiòn Macha per quel frutto proibito posseduto in esclusiva dalle signore (che sarebbe poi la romagnola Pataca). Bastava dare un occhio alla eccessiva richiesta di camere doppie a uso singolo per capire che la partita di pallone era solo uno, e forse il meno importante, degli ‘appeals’ convincenti alla trasferta.
Gnocca e pallone, grande passione
Ben altri incontri, o almeno non solo quello sportivo tra maschi in mutande, erano riposti nei programmi dei miei allupati viaggiatori (da esperto tour leader avevo capito fin dalla partenza che i gentili clienti non avevano chiesto un secondo letto, sperando di ospitarvi Altobelli in babydoll o Pierino Fanna vestito soltanto di Chanel N° 5). Ma in Italia riusciamo a far convivere le cose più strane e differenti, quando non opposte, senza che nessuno faccia un plissé: vedi il Diavolo e l’Acqua santa, il mussoliniano Libro e Moschetto, le morotiane convergenze parallele. E a ciò si aggiunga il binomio “gnocca e pallone” (privi anch’essi di affinità elettive) allorquando i cosiddetti “viaggi sportivi” hanno come mèta i Paesi ‘al di là’ della churchilliana Cortina di Ferro.
I veri “motivi” di una trasferta sportiva
Ma perché, in queste trasferte nell’Est Europa, l’Eros prezzolato fa aggio sull’altro grande oggetto del desiderio del calciomane: la Coppa dei Campioni? Beh, per svariati motivi, tra i quali:
1) L’assoluta necessità di un “ricordo del viaggio”.
2) Il ‘frisson’ fornito dalla componente “esotica” (vuoi mettere, possedere una slava di Katowice invece di una traviata di Caronno Pertusella?).
3) Il costo contenuto (col cambio “al nero” cena e ‘regalino’ costano un paio d’ore di straordinario in ditta).
4) La facilità di cuccare.
Si, perché nell’Est non esiste soltanto il fiorente mercato delle professioniste. Un po’ per via del Libero Amore predicato ai primordi del comunismo, un po’, anzi, soprattutto perché nei Paesi del Socialismo reale la vita l’è mica allegra e certi piaceri che dalle nostre parti una ‘ragassuola’ considera normali laggiù diventano miraggi, ecco che un’impiegata, una commessa, non ci pensano su due volte – in cambio di una serata al Night con drinks occidentali preceduti in un ristorante da cena appetitosa – a soddisfare altri appetiti di un bancario nerazzurro di Voghera.
Tifosi di tutte le bandiere, all’Est Europa
E come si dice in cronaca, l’affare si ingrossa, nel senso che il business aumenta, perché in questa crescente, universale perdita dei valori, anche il cosiddetto ‘attaccamento alla maglia’ passa in secondo piano, cede ormai il passo alla tentazione, alla lubrica passione per il piacere. Basti ricordare che nella precedente trasferta dell’Inter a Varsavia – meno male che dall’urna non escono sorteggiate partite con il Lourdes o il Fatima Foot Ball Club – tra la aficiòn ‘bauscia’ si contavano pure alcuni ‘casciavit’ del Milan, spinti da ben chiari ideali per certo non sportivi, così dimostrandosi l’eterna validità del – ‘absit vulgaritas verbis’ – detto: “tira più un pelo di (bip!) che un gol di PietroPaoloVirdis”.
Identikit del “peccator sportivo” d’oltre Cortina
Di provenienza non raramente brianzola (nel caso dell’Inter, veneti piuttosto milanisti, romagnoli bianconeri); età sui 40, 50 anni e così di bocca buona da andargli bene financo le (tante) donne dell’Est renitenti alla depilazione (con il risultato che non di rado sulle zampe delle slave osservi coltivazioni di peli lunghi e spessi come gomene). Di carattere solitamente ridanciano (tra questi un cliente del lago di Como nonostante fabbrichi casse da morto) il paraturista amatore (in dollari) si esprime in un italiano stentato eternamente circoscritto a due soli e unici argomenti: “gnocca e Platini” se juventino, “gnocca e Baresi” se milanista, “gnocca e Rummenigge” se interista. Tanta carenza filologica è comunque compensata da una assidua lettura: ogni mattina apre infatti la ‘Bibbia’-Gazzetta dello Sport più religiosamente di quanto un prete sfogli il Breviario. Privo dunque di esigenze culturali (visite della città, nemmeno a parlarne, quanto all’architettura gli basta la tribuna coperta dello stadio) il sexy-sportivo in viaggio compensa però la decisa ignoranza con la conoscenza di alcuni dati dell’economia, leggasi i cambi “in nero”, lire per zloty, corone, lei, fiorini da spendere nei bar, ristoranti e per regali “sistema-coscienza” per la moglie rimasta a casa (peccato solo che le corpivendole accettino unicamente US dollars cash, prova a proporre rubli e non si tolgono nemmeno il paltò).
L’esito della partita? L’ultimo dei pensieri
Visto che non è fregato nulla, o assai poco, ai clienti accompagnati, non sto lì a narrare il risultato e tantomeno gli sviluppi di questa trasferta sportiva al cortese lettore. Però che brutta fine hanno fatto i miei “Viaggi sportivi” (ebbene sì, sono andati a puttane). E pensare che soltanto pochi anni fa si viaggiava all’estero soltanto per vedere il Luisito Suarez e il Fachetùn. O tempora, o mores…
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