Andare di là del “Charco” (l’Atlantico) per godere delle spiagge caraibiche? Nemmeno per sogno! Meglio, molto meglio, godersi l’effluvio di parole che il “Comandante” venezuelano spara giornalmente dalla Tivù di Stato (per mondointasca.org 9/2010)

Venezuela, La Tortuga, folla in spiaggia....

Venezuela, La Tortuga, spiaggia affollata….

Proprio un bel balosso quell’Hugo Chavez! Vado nel Venezuela e almeno due dei sette giorni vissuti nella gita sudamericana li ho amenamente trascorsi con Lui (beninteso in senso televisivo: Chavez parlava e io davanti al video ad ascoltare).
E a scanso di equivoci, preciso che questa mia full immersion Chavesiana è stata da me decisa, voluta e piacevolmente goduta (mica mi sono laureato per niente in Scienze Politiche, e ho pure letto un paio di libri!).

Una tivù nitida e chiara? Quella di Hugo, naturalmente!
Quarantotto ore complessive (o quasi) appetto al teleschermo contenente il Comandante Bolivariano sono (comunque) tanto eccessive da doversi una spiegazione (oltre alla già accennata passione per la Storia e lo studio della Polis, la politica).
In primo luogo due degli hotel che mi ospitavano sulla terraferma venezuelana erano privi di tivù satellitare, talché (come ogni bravo teledipendente) non mi restava che scegliere tra poco edificanti telepromozioni su disturbate reti locali, oppure ammirare la Tivù di Stato. Che invece – guarda caso – permetteva una visione nitida e chiara (ma ciò accadeva già alle radio che trasmettevano i discorsi del dottor Goebbels, pubblicitario ante litteram nonché organizzatore delle oceaniche nazi-adunate).

Colilla/mozzicone ... isola ecologica...

Colilla/mozzicone … la Tortuga, un’isola ecologica…

Finito poi nella sperduta non meno che “selvaggiona” Isla de la Tortuga (nel bel mezzo del Mar dei Caraibi) e verificandosi nuovamente l’assenza – costì più logica – di tivù Cnn, Sky, Espn, Rtve e compagnia cantando la full immersion di Hugo Chavez non poteva che proseguire.
Ma, chiederà il curioso lettore, perché poi tanta tivù invece di deporre oziosamente le antiche membra sull’eccellente (finissima, quasi cipria) sabbia delle paradisiache (per davvero, l’isola è posto così giusto da non occorrergli il solito Pirata Morgan per farsi le pierre) spiagge de la Tortuga? Ebbene sì, lo ammetto: ho fatto mio il cervantino motto “Meglio il Cammino che le Soste” eppertanto quando sono in giro non sono capace nè mi piace soffermarmi bighellonando a “ciapà el sol” (anche perché dopo qualche minuto mi rompo regolarmente le balle udendo i volenti abbronzarsi dissertare sulle maggiori prestazioni della “protezione 30” in confronto a quelle fornite dalla “protezione 44”).

Grande affabulatore. Un bel match con Mister B.

Hugo Chavez

Hugo Chavez

Ma sarei ingeneroso se cercassi giustificazioni di questa mia sorta di Chavez-mania (leggi: voglia di conoscerlo, capirne di più) nell’assenza di padelle satellitari e/o nella noia di sostare sulla battigia (quella che un valido omologo e precursore di Hugo, al secolo il Cav. Benito Mussolini, chiamò impropriamente bagnasciuga, che appunto non vuol dire la sabbiosa riva del mare, trattandosi invece della linea del natante che in navigazione vede alternarsi la presenza dell’acqua).
La verità vera è che Chavez merita tanto e approfondito studio, perché trattasi di un gran bel personaggio (nel “mundillo taurino” si direbbe una “figura”) perché di affabulatori della sua tempra ce ne sono in giro pochi: quello è uno che se si spara davanti alla telecamera va avanti ore, giorni, settimane, mesi senza accorgersene, senza provare fatica (facile, rivolgendoci all’italico lettore, ricordargli che oggidì nel Belpaese c’è un altro Grande Comunicatore, al cui confronto il Mandatario venezuelano è un’educanda … ).

Tra un saluto rivoluzionario e l’altro, l’invito a leggere (i suoi libri!)
Chavez è davvero bravissimo, parla-parla, habla-habla (beh, il mio mai troppo amato, rimpianto e grande Mago, Helenio Herrera era, si sa, ben altra cosa, ma nessuno è perfetto); sorride, convince (o almeno “ce prova”) dispensa ampi gesti delle mani, accattiva, elenca, dice, svaria (una volta si diceva “salta di palo in frasca”).
Ma il filo del discorso non lo perde mai e quando sembra andare in tilt, impantanarsi, eccolo salvarsi in corner con improvvisi collegamenti in diretta con la periferia: “compañeros” della provincia che dopo compiacenti “Saludos Revolucionarios” gliela contano su circa quel progetto, quei lavori, quelle opere, perché, buone o cattive che siano, le novità, le decisioni, le disposizioni, in breve, l’attivismo del nostro Eroe è innegabile.
Su tutte i provvedimenti campeggia, oltre alle svariate ed eccitanti nazionalizzazioni, il Prl (Plan Revolucionario de Lectura) che obbliga a “leer, leer, leer” (leggere) beninteso “todos los dias”, fosse solo per “desmontar el immaginario del capitalismo” eppertanto far trionfare “el socialismo del siglo XXI”.

Zittito (solo) da Re Juan Carlos di Spagna!
Non senza commentare che un bel corso forzato di lettura (invece di squallide schifezze tivù) sarebbe d’uopo anche in un Paese – che tutti conosciamo – da questa parte del “Charco” (la “pozzanghera”, per i latinoamericani affettuosamente l’Atlantico) fanno meditare un tantino i libri che hanno chavisticamente invaso le biblioteche (“El socialismo venezolano y el partido que lo impulsarà”; “Ideas cristianas y otros aportes al debite socialista”; “Discursos de Chavez”; “El codigo Chavez”; “Por què soy chavista?”).

Salvagente politicizzato

Salvagente politicizzato

Ah! Che Diavolo d’uomo, quell’Hugo! Ma non si vanti, Chavez, di aver inventato qualcosa di nuovo (vabbè, salvo qualche neologismo o diciture tipo: Socialismo Bolivariano, i citati Saludos e altri slogan che ricordano tanto il “Nudi alla mèta” o “Noi tireremo diritto” di duciana memoria). L’effervescente (e simpatico nonché “listo” – furbo) neo-Libertador Bolivariano (pure capace di abbozzare come fece quando re Juan Carlos lo sgridò per una sua sceneggiata dicendogli “Por què no te callas, de una vez?” – perché non taci una volta per tutte?) fa parte di quella casta di “tribuni” più o meno rivoluzionari, inventati ben più di due millenni fa dalla cosiddetta “latinità” eppoi trasferita da Colombo e Conquistadores nel centro e sud America a Criollos, Indios e quant’altro.
Prima di Hugo Chavez sulla ribalta storica sono transitati i Gracchi, Peròn, Masaniello, Fidel, Cola di Rienzo, Benito da Predappio e chi più ne ha più ne metta. E adesso poi, dopo che è stata pure inventata la televisione, il contatto col “poppolo” è ancor più facile e diretto.
Latini, dunque (o Indios con ascendenza culturale latina, non cambia) tanto bla-bla-bla e finisce lì. Tutto il contrario del tovarich Josif Vissarionovic Dgjugazvili (per gli amici Stalin). Quello era uno che parlava poco.
Grazie comunque, Hugo, per le belle ore trascorse. Cosa non si fa pur di non sentir parlare di “protezione 33”.