Allegra gita nel nord del Belpaese dopo attenta consultazione dello Scansaetilometro ….
gpb per mondointasca.org del 23/9/10
Prosecco, Spritz e Grappa. In Veneto il bicchiere chiede di essere sempre riempito. Occhio però all’etilometro, “nemico” inflessibile del bere in compagnia
Alla vigilia di una intrigante non meno che lunga trasferta in Messico ed Ecuador, che mi vedrà affrontare impegnativi distillati (superalcolici) quali il Tequila (nome ispiratore della nota Margarita) e il Pisco (nasce dall’uva e solitamente si beve Sour, con il limone; ma se si parla di sud America il frutto è la Limetta, in spagnolo Lima, in inglese Lime) ho pensato conveniente andare ad allenarmi nel Veneto, per raggiungere la giusta forma fisico-etilica. E questo non tanto in relazione al contenuto alcolico del bere, quanto per l’ottenimento dei giusti ritmi nel tracannare, leggasi quel giusto ritmo, cadenza e continuità che nel ciclismo contraddistingue i cosiddetti ‘passisti’, implacabili macinatori di chilometri. Perché se è vero che nella regione veneta si combatte la sete con liquidi di gradazione inferiore (Prosecco e Spritz non superano gli 11° e solo una massiccia dose di Campari nella seconda bevanda può farla salire di qualche grado) a quella dei due citati, inebrianti liquori nazionali centro-sudamericani, è altrettanto notorio che i veneti sono (vedi sopra, l’esempio ciclistico) grandi ‘passisti’ del bicchiere.
Varietà “liquide” del Veneto
Bicchiere che nel Veneto, in una percentuale bulgara dei casi, contiene il Prosecco (amato nelle terre pedemontane, in pianura va anche molto l’ ‘Ombra’ di bianco) o lo Spritz (né va dimenticata l’importanza della Grappa, il mattino per la correzione del caffè e dopo i pasti per favorire i processi digestivi). Rari, invece, nella regione, i bicchieri contenenti Boario o Ferrarelle mentre la birra (dice Giulio mio amico venexian) è usata prevalentemente per ‘lavare’ lo stomaco, una sorta di liquido sgorgante, a fine pasto. E mentre il Prosecco, che nella sua versione più raffinata diviene il divino Cartizze (un gran bel bere, dalla richiesta che supera di gran lunga la produzione, si vende da un anno all’altro senza problemi per i produttori) è abbastanza noto all’utente non veneto, sullo Spritz è forse il caso di aprire un documentato inciso, ancorchè ne abbia recentemente parlato il Corriere (un’intera pagina di commenti, descrizione e dosaggio) lodando il successo che sta prepotentemente ottenendo all’ora dell’aperitivo nei bar della birraiola Germania.
Nascita dello Spritz
Un tempo, nei Bàcari veneziani (le mitiche osterie ammannenti i ‘cichèti’, piattini e assaggi tipici, cugini se non fratelli delle ‘tapas’ spagnole) a chi chiedeva uno Spritz veniva posto un bicchiere contenente due terzi di Bianco, un terzo di seltz e una scorzetta di limone. Si è poi passati a insaporirlo con alcune gocce di Aperol (aperitivo assai poco alcolico fatto a Padova) dopodiché si è passati al Bitter Campari con un dosaggio aumentante in rapporto direttamente proporzionale al crescente costo (uno Spritz oggidì costa da 2 euro in su, sicché il nostalgico scoprirà che si parla di 4000 lire, mah).
Prosecco, Soppressa e Pastìn
A Belluno, si diceva, si va a Prosecco, per meglio dire si va alla grande. Non c’è padrone di casa in cui capiti inatteso ospite, a tutte le ore, che non si precipiti verso il frigo per estrarre una bella bottiglia del biondo nettare. E a tavola non si comincia un pasto senza la liturgica stappata di qualche bottiglia di Prosecco che apra la strada a Soppressa e Pastìn.
Davvero gustoso, il Pastìn, per me una novità, specialità bellunese, somigliante alla salsiccia, che alla carne di maiale vede aggiunta quella di una vecchia mucca non più da latte, sale e pepe, dopodiché il tutto può essere mangiato crudo con pane o polenta, o grigliato (“L’era ‘na festa, se magnea pastìn kru e kot”).
Spritz e altro a Malamocco
Chiudo col Prosecco, non per disaffezione ma solo per lasciar posto allo Spritz, perché nelle more mi sono trasferito al Lido di Venezia, a mio modesto parere il più bel posto balneare del mondo per i seguenti motivi: lunghissime spiagge rese belle dalla bassissima presenza umana soprattutto in agosto quando gli indigeni vanno in montagna sulle Dolomiti; una incredibile, fantastica città monumento universale a 10 minuti di un ahimè carissimo vaporino (ma le cose belle si pagano); ‘last but not least’ la presenza di alcuni Bacari (ormai anche a Venezia stanno scomparendo vittime di bar eruttanti pizze e insalatone) che ti propongono, Spritz, Ombre e Cichèti, su tutti quello di Malamocco.
Etilometro, l’allegria cede il passo al terrore
Ma l’allegria non è mai troppa, ogni tanto il sorriso cede il passo alla perplessità per non dire a un preoccupato terrore. Accade quando si parla della nuova Legge ADA (Anti Dissetamento Alcolico) penalizzante poveri cristi rei soltanto di qualche colpo di sete (non meno che anticostituzionale, perchè non riconosce le diversità tra esseri umani, quello, ad esempio, che non sopporta un bicchiere e quello che scola una boccia senza problemi comportamentali). Nel Veneto, e dico sul serio, si parla solo di questa Legge Vinocida (probabilmente voluta dai Poteri Forti, forse la Lobby della Coca Cola e della Boario), con il risultato che pranzi e cene sono rovinati dai timori dell’etilometro, dai racconti di gente ritrovatasi d’amblè con amici privati di patente e pure dell’auto.
A Belluno chi vive in campagna ricorre a strade interne alternative, a percorsi nei boschi che molto spesso ingoiano chi vi si è addentrato e ne provocano lo smarrimento. Ma al Lido di Venezia c’è una strada sola che taglia tutta la lunga isola, come puoi sfuggire ai controlli? Dramma (a meno di ricorrere ad ardite operazioni anfibie, sembra infatti che la Guardia Costiera che ferma i natanti non sia ancora provvista della Macchinetta SvelaDissetati).
Pure a Chioggia si beve, ma tra un Bacaro e l’altro si fa anche un filino di cultura. E visitando la bella chiesa sull’isola di San Domenico conosco pure una stramba guida, un prete laico 89enne, ma pare un ragazzino, che vanta la sua città dissociandone le sorti da quelle della Serenissima. Marco Polo, venexian, chi era costui? Provate a scoprire cosa fece il chioggiotto Nicolò de Conti e l’autore del Milione può andare a nascondersi.
Si informi dunque il cortese lettore (solito Google).
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