
Mica sempre si viaggia in Business Class… (in copertina, padre De Agostini … arrivò fino alla Tierra del Fuego….).
Come accade in tutte le umane vicende, eppertanto anche nel mundillo del Turismo, se si parla dei Fam tours (trasferte e gite organizzate per far conoscere, rendere edotti, agenti di viaggi, tour operators e giornalisti narranti gite & trasferte) a Milano direbbero che gh’è el so bel e el so brut, nel senso che ci sono i Pro e i Contro.
Tra gli aspetti positivi v’è il contenuto costo del viaggio (e una volta si era pure invitati, nel senso che andavi in gita gratis, a sbafo: adesso questa simpatica usanza è, ahinoi, meno praticata). Segue, poi, il pregevole dettaglio che durante la gita sei mimado (in spagnolo, coccolato), oggetto di tante attenzioni affinchè tu possa dire (e scrivere) il meglio possibile del posto e delle genti che hai visto.
Se, invece, si vuol parlare en contra dei Fam tours, oltre al fatto che durante il viaggio si chiacchiera troppo spesso di fatturati (della propria bottega), di norme della Iata (quelli che regolano i trasporti aerei) e di costi nei duty free (che son ovunque bassi, e finisce lì), può capitare che talvolta (per ovvi motivi, in alta stagione viaggiano i sciur, quelli a tariffa piena…) siano proposti in una stagione non ottimale.
Ad esempio, nel sud est asiatico si alternano mesi con il sole e altri con la pioggia.
Per farla breve, vado nel Myanmar allorquando la stagione secca sta lasciando spazio a quella monsonica, non restandomi pertanto che far mia quella sospirata invocazione del padre di famiglia in attesa della nuova donna di servizio (“Che dio ce la mandi buona…”).

Fatti non foste per viver come bruti ma per servir virtude e conoscenza….
Già, il Myanmar. Che poi (non informo per saccenteria, ma qualche don Abbondio poco conoscitore dell’orbe terracqueo non manca mai) sarebbe la Birmania (per noi adulti, perchè il nome è cambiato or non è molto, per la precisione nel 1989) alias (per i british) Burma. E anche a proposito della sua città principale, è d’uopo precisare che ‘una volta’ si chiamava Rangoon e oggidì è diventata Yangon. E per concludere, la capitale si chiama (informo, non per scarsa fiducia nella cultura geopolitica della mia amata aficiòn lettrice, ma penso proprio che solo l’1,22%, e forse meno, dei lettori ne conosca il nome…) Naypydaw.
Vado ‘nel Myanmar’ (per spiegarmi a chi è stato bocciato in geografia: tra India, Cina e Thailandia) soprattutto perché terra di grande cultura e tradizioni religiose.
Ma ‘ci vado anche’ (ebbene, lo confesso) perché da un po’ di tempo non ‘muovevo’ la mia personale (nonchè matta, nessuno è perfetto) classifica di “Paesi visti”. (Beninteso, Paesi visti benino, sul serio, mica certe sciurette milanesi che vanno a Ponte Chiasso per dire di ‘essere state all’estero’).
Una classifica, dicevo, che da qualche mese si era fermata a quota 118 (conteggio basato su consultazioni del mai troppo amato, e iperconsultato, Calendario De Agostini, e confermato dall’Annuario dell’Onu, la nota Organizzazione delle Nazioni Unite…).
In attesa di narrare, saluto, garantendo (e chi vuole la interpreti pure come una minaccia) che al ritorno spiegherò meglio tutto quello (del Myanmar, antan Birmania, per i british, Burma), più sopra sommariamente menzionato. Ciao ….
p.s. sono graditi consigli, segnalazioni, suggerimenti da chi conosce la mèta di questo mio ennesimo sopralluogo…
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