Baltico, catena umana tra le 3 capitali
Che bello, partire e andare nel nord EuropaLe motivazioni di tanta aficiòn? Ebbene, sì, lo confesso, le tras…. ferte nel nord Europa non contenevano un marcato ascendente turistico/viaggiatorio trattandosi bensì di (tentativi di appagamento di) voglie turistico/sessuali.
E tanto per giustificare e assolvere le diffusissime (in luglio le autostrade tedesche erano intasate di auto ricolme di giovinastri italiani diretti a settentrione, percorso inverso a fine agosto) sessosmanie nordiche della mia generazione aggiungo che – quanto a sesso – nel Belpaese si era ancora all’età della pietra. Per noi, giovani, assatanati virgulti, l’era dura: i casini erano appena stati chiusi dalla Merlìn; prima di diventare presi della Repubblica Scalfaro aveva schiaffeggiato la signora Toussan colpevole di esibire un eccessivamente generoso decolletè; e quanto alla apostolica censura cinematografica (se ben ricordo ispirata dal democristiano Gonella, il potente ras veronese che fece chiudere le balère sulla costa est del lago di Garda) di vedere come dio comanda un bel paio di tette manco a parlarne. Una prova? Sempre a proposito di Svezia, giunse in Italia (1952) un film di Mattsson, Ha ballato una sola estate (Hon dansade en sommar, parlavo pure un pò di svedese) in cui la splendida Ulla Jacobsson ballava (al suono della Rapsodia Svedese) col seno al vento per una benedettissima durata – nella versione originale – di almeno 40 secondi, divenuti però 2 dopo la folle italica sforbiciata di chi voleva a tutti i costi mandarci in paradiso. Ma beninteso anche in tanto importante frangente si riuscì a fregare la diccì e il Vaticano: all’apertura del cinema Faraggiana di Novara, proiettante il peccaminoso film, uno di noi, al termine di faticata colletta, pagava il biglietto di ingresso e correva ad aprire la porta dei cessi aperta su strada, dopodiché, orologio alla mano era un gioco da (appunto) ragazzi correre al Faraggiana e – sia pur per soli 2 brevissimi e fottuti secondi – per il resto della giornata ammirare le tette della Ulla. Ho abusato della pazienza del cortese lettore – e mi scuso – narrando oltremisura le ansie che mi/ci spingevano al nord, almeno fin quando scoprimmo che nel frattempo anche le nostre italiche morose (ancorchè in maggioranza prive delle tette della Ulla Jacobsson) erano modernamente divenute, se non generose come le svedesi, quantomeno più “aperte”. E se, ahinoi, non si trattava ancora di sesso a gogò (la disinibizione – per la disperazione dei pastori delle nostre anime – giunse solo negli anni ’70) quantomeno si risparmiava un bel po’ andando a morose da Novara a Vercelli, 20 km, appetto ai più di 2000 da coprire per ballare a Skansen, epicentro notturno dei divertimenti estivi di Stoccolma).
Svezia, dunque, oltre a Danimarca e Finlandia, le mie frivole mète giovanili non soltanto galanti (mica si può pensare solo a quello) tant’è che poi organizzai anche serie gite a scoprire il loro alto livello di civiltà. Questi gli a me cari Paesi affacciati sul mar Baltico, ai quali andavano aggiunte la Germania e la Polonia nonché le cosiddette tre Repubbliche Baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania. Che però – e in questa congiunzione il malevolo pensi pure a pregiudizi politici – “a quei tempi”, parimenti alle già citate Germania Est alias Ddr e Polonia, facevano parte del cosiddetto Blocco Sovietico, laddove, si sapeva ormai bene, col cavolo che fosse praticato il libero amore tanto decantato dalla intellighentsia comunista. In quei tre Paesi Baltici si stava compiendo un immane dramma storico – tra l’incudine e il martello – che li vide a turno oppressi e occupati dagli espansionismi tedesco (antan più noti come Teutoni) e russo (prima gli Zar eppoi i Soviet). Col risultato che nel corso dei secoli, le poco numerose ma civilissime genti di Estonia, Lettonia e Lituania conobbero pochi decenni di libertà (un paio, nella prima metà del secolo scorso di indipendenza), un po’ meglio stette la Lituania che per un paio di secoli condivise i destini – in quello scorcio di storia, felici – della Polonia).
Una mia recente gita (finalmente decisa dopo tanta attesa) nei tre sullodati Paesi Baltici mi permette di raccontare all’attento lettore quanto ho visto e pensato visitando Estonia, Lettonia e Lituania, da più di vent’nni finalmente liberi (e pure divenuti “Europei” con tanto di euro come unità monetaria).
E poiché la geografia politica è poco considerata (o studiata da persone disattente) anticipo la descrizione dei tre Paesi Baltici con alcuni dati ricavati dal mai troppo lodato e da me sempre consultato Calendario Atlante De Agostini 2015.
L’Estonia (il più a nord dei 3 Paesi, ‘sopra’ la Finlandia, ‘a destra’ la Russia, leggasi San Pietroburgo) il Paese più piccolo del terzetto) “è grande” 45.227 kmq (più di un settimo dell’Italia) per 1.294.455 abitanti (tanti i russi) e la capitale è Tallinn.
A sud dell’Estonia nei 64.573 kmq della Lettonia (capitale Riga) gli abitanti sono 2.070.341 (importanti nelle vicende storiche non solo locali le regioni della Curlandia e della Livonia).
La Lituania, infine, la più grandicella, vanta 3.043.429 abitanti su una (mica piccola) superficie di 65.300 kmq (più di un quinto del Belpaese).
Nella prossima puntata narrerò quel che ho visto nella gita ai tre Paesi Baltici.
Gian Paolo Bonomi

p.s. per doverosa chiarezza …. il viaggio narrato è stato compiuto totalmente a proprie spese dal redattore del resoconto (giornalista con tessera dell’Ong e carnè della stampa turistica spagnola e sudamericana) da cui la sua piena facoltà/libertà, non ‘condizionata’ da contributi vari, di scrivere quel che ha visto ….