1 TURISMO INCOMING? AY AY AY…..
PARASTATO (INVENTATO DAL CAV. BENITO MUSSOLINI) NEL TURISMO DEL BELPAESE: ALITALIA E CIT, UNA PRECE….
gpb x mondointasca.org del 23/10/13
Occuparsi di turismo in modo serio rischia di generare polemiche, laddove si lamentano vicende turistiche presenti e passate del nostrano paraStato. Due casi di ieri e di oggi: CIT, Compagnia Italiana Turismo, e Alitalia
Non senza chiedere scusa per l’insistenza mi affretto a informare la cortese aficiòn lettrice che questa è l’ultima delle tre puntate dedicate al Turismo. Oltretutto esamino (e condanno) un Turismo serioso (per questo scusomi) per via degli scabrosi argomenti trattati (d’altro canto un magazine turisticomica può sempre, solo e soltanto, descrivere belle gite, dire dove mangiare e dove dormire, cosa comprare, e vai con gli altri consumismi, sai che noia, eppoi, che poco edificante fuga dalla realtà, dalle vicende quotidiane).
Un Turismo più serioso non meno che pericoloso in quanto potenziale generatore di polemiche (rischiandosi di sconfinare nelle vicende economiche e politiche del Belpaese, ma a tale riguardo, si sa, tutto è Polis, forse alcuni non se ne accorgono ma si fa politica, o la si subisce, anche andando al ristorante o parlando bene di un posto invece che di una altro).
E sempre a proposito del Turismo che passo a commentare (con una conoscenza che mi vede dentro da quasi sessant’anni), quanto sto vanagloriosamente affermando – con riferimenti a vicende, esperienze e stati d’animo da me professionalmente vissuti – mi spingerebbe a chiedere a questo spettabile magazine di essere ospitato per fatto personale.
Turismo tra scandali e sprechi
È però vero che le vicende che narro costituiscono argomento di interesse generale (e rieccoci alla Polis) col risultato che i miei lamentanti commenti, oltre che personali, saranno condivisi e lodati da chi legge (a me riservandosi solo l’umile piacere di avere, immodestamente da sempre, visto giusto e deprecato).
Tutto ciò premesso, si parli di Turismo. Laddove mi riferisco a CIT e Alitalia, fosse solo perché balzate agli onori della cronaca, la prima in questi giorni, la seconda, in realtà, chiacchierata fin dai primi vagiti, 67 anni fa, o subito poco dopo.
La CIT, Compagnia Italiana Turismo
La Repubblica, 3 ottobre: “Crac Cit, 18 anni per Gandolfi, in tutto 9 condannati”.
Già la CIT, e a chi è (molto) in là con gli anni verrebbe automaticamente da pensare “Viva il Duce!”. Perché la Compagnia Italiana Turismo fu voluta a fine anni ’20 dal cavaliere (un altro…) Benito Mussolini, come tanti altri carrozzoni di Stato che, alla faccia del dichiararsi tutti antifascisti, sono rimasti vivi e vegeti dal ’45 ai nostri giorni. E la ricordo bene, la CIT, quando, oltre a eccellere già come scrivano, mi davo da fare pure come tour operator, segnatamente di viaggi sportivi. E regolarmente mi ritrovavo la CIT per le balle, nel senso che (Stato, paraStato, Coni) la CIT giocava in casaquanto a virtuale monopolio dei Viaggi & Sport (nel senso che godeva un occhio di riguardo, leggasi precedenza nel cuccare i biglietti, chiave di volta di un viaggio sportivo).
Non sto lì a narrare la lotta che dovevo sostenere con la CIT per estirparle i cosiddetti “preziosi tagliandi” (e se alla fine vincevo quasi sempre io non è tanto per superiorità di materia grigia quanto per la famosa storiella della maggior velocità della lepre, che corre per sé stessa, appetto al cane, che invece corre per il padrone). Solo che un bel giorno, nonostante giocasse in casa e oltretutto non avesse bisogno (garantendo per lei lo Stato sovrano) di andare settimanalmente a lisciare il direttore di banca affinché non ti togliesse il fido, la CIT fallì. E siccome (un classico nelle vicende del paraStato) si parlò di un salvataggio del sullodato carrozzone al costo di circa 1400 lire (un espresso al bar) a cranio di ogni cittadino italiano, eccomi a scrivere per la allora amata dis-Guida Viaggi del mè compianto amìs Bertagni (senior) un articolo titolato “Offrire un caffè alla Cit? Mai!”. Passati un po’ d’anni quanto restava della zompata Cit finì al Gianvittorio Gandolfi (vedi La Repubblica) un signore che ammirai in una conferenza stampa in una Fiera del Turismo svizzera italiana, ma del carrozzone Cit più nulla seppi, né del Gandolfi, fino alla citata, corposa condanna del tribunale di Milano. Una prece.
Alitalia: una lacrima sul viso
E quanto a (mamma) Alitalia, che dire? Parafrasando il Bobby Solo sarebbe il caso di farci scendere una Lacrima sul Viso pensando a quanto la (ex) compagnia di Bandiera si è ciucciata nei 67 ultimi anni di storia patria. Pure essa paraStato (stavolta trasportatore invece che pasticcere) vai coi ripianamenti, ripianamenti, ripianamenti, roba da tirar su un grattacielo. Solditrasà via, rotte tremendamente deficitarie (ricordo la Milano/Boston, un Jumbo perennemente con pochi intimi e bordo) e nessuno faceva un plissé, Milano (lamentavano tour operators e agenzie viaggi che a quei tempi non potevano nemmeno dirsi leghisti) ridotta a colonia/schiava di Roma nel senso che tutto il traffico doveva passare per Fiumicino, solo che, un bel giorno, vanno a inventare due Hubs (Malpensa, ecco altridanèe trasà via) ma ecco il quasi fallimento e allora il Berlusca, invece di lasciare la sigla AZ al suo destino (presente Swissair? sparita in una notte) va a inventare patrioti che la salvano (e quella volta, almeno sembrava, coi soldi loro).
E adesso che Alitalia sta ri-zompando (TTG 8/10, “Alitalia all’ultimo giro”), succede (“lo dice” ilCorriere e Antonella Baccaro di AZ sa tutto) che quelli che antan accusarono (giustamente) il Berlusca di averla voluta salvare invece di (come economicamente giusto) lasciarla fallire (le mele marce mica le puoi tenerle eternamente nel cesto), adesso (invece), sono loro a volerne salvare l’italianità (tutti in piedi, sull’attenti, inno, lacrime, e una domanda, che si è posto anche il Corriere: ma quei Paesi senza una compagnia sbandierante la Bandiera nazionale, e ce ne sono tanti, e tutti civili – Iberia, ad esempio, in pratica non è più spagnola, e la Klm è ancora olandese o è diventata francese? – che dovrebbero fare? harakiri?). E come se non bastasse, tanto per tirar su un’altra bella paraStatalizzazione, si parla financo di dare in sposa l’Alitalia alle ex FFSS, ipotesi subito tramontata, per incorporare Poste Italiane. Turismo italiota, ahi ahi ahi!
P.s. Scrivo queste amarezze l’8 ottobre, domani volo a Brindisi con Alitalia e sempre con AZ dovrei tornare a Milano domenica 13, ma sembra che – con le finanze alla canna del gas – la compagnia abbia benzina solo fino a mezzogiorno di sabato 12. Metto in valigia un litro di kerosene, non si sa mai…
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2 NEL BELPAESE IL TURISMO FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI….
Tragica panoramica (”lo dicono” i giornali) sulle magagne (‘Schettinate’ e pipì di gondolieri incluse) sulle vicende del (Fu)Turismo incoming italiano…
gpb x mondointasca.org del 2/10/14
Eh sì, alla luce di quanto scrivono i giornali e dicono le tivù (nel Tirreno l’Acqua ha invaso e affondato la Costa Concordia; a Venezia continuerà l’Acqua Alta che il Mose non potrà impedire per colpa delle ruberie; a Milano la chiacchieratissima Expo finirà in vacca per il continuo accorciamento delle Vie d’Acqua, che alla fine della diatriba si ridurranno a un rigagnolo) è proprio il caso di dire che in Italia il Turismo Incoming “fa Acqua” da tutte le parti”. Se poi si aggiunge l’Acqua) venuta giù nella quanto mai piovosa estate scorsa (“Governo ladro!”, dicevasi antan, e se sull’onestà delle belle gnocche dell’Esecutivo si può anche sperare, è invece assodato è che di Alì Babà e correi è pieno il Paese) ecco che allo Stivale (almeno “turisticamente parlando”) non resta che galleggiare, ridotto ahilui a un’Arca di Noè (ed è già una fortuna che Iddio non l’abbia affidata al comandante Schettino).
Eccessivo pessimismo con velo di catastrofismo? Mah!
Catastrofismo? Eccessiva Vis Polemica lardellata di voluto pessimismo? Troppo burbera, bartaliana teoria del Tutto Sbagliato Tutto da Rifare?
Giudichi il cortese lettore, beninteso previa lettura di quanto segue … e visto che quanto riporto parmi tragicamente non meno che pesantemente negativo, addolcisco la pillola con, almeno, una buona notizia: il Monferrato e la Langa (come diceva Pavese, non Langhe) sono stati proclamati Patrimonio dell’Umanità e i loro vini Eccellenza del (sempre a noi caro) VejPiemont (che però va sgridato perché “non sa vendersi”, imperocché in tante altre parti del Belpaese producono imbevibili vinacci che però vengono divinizzati da mode e pubblicità pagate da Regioni ed enti privi di buon gusto e palato). Un bel brindisi, orsù, al nuovo Patrimonio dell’Umanità. Per il resto …
Cosa accade al Sud: Sicilia e Puglia
In Sicilia … Corriere, 10/9, G. A. Stella, titolo “La Sicilia, simbolo della disfatta turistica”, prosegue … “aL Sicilia? ‘tu culu la Sicilia, risponderebbe Cetto Laqualunque … per strategia di Alitalia – Etihad AirOne dal 1° ottobre non solo chiude sede di Catania ma pure cancella voli diretti a 8 città europee e i voli a Bologna, Torino, Venezia, Verona … stesso discorso a Palermo … nonostante l’isola non abbia treni veloci né autostrade all’altezza del terzo millennio sembra che il problema non tocchi i politici locali …. Il turismo sta vivendo il più spettacolare boom mondiale senza che il meridione intercetti qualche viaggiatore in più e fatica ad arrivare a un ottavo dei ricavi del turismo straniero, tutto insieme, secondo il Touring Club, raccoglie molto meno degli arrivi e delle presenze del solo Veneto …
In Puglia … (sempre Corriere della Sera, Michele Farina) titolo: “Così la Puglia ha perso i miei soldi” e prosegue … “l’americana che voleva investire 70 milioni in un resort: la burocrazia spaventa chi fa affari”…. Alison Deighton american business woman moglie del sottosegretario al Tesoro britannico Paul … Nel Salento a Nardò, progetto di Ecoturismo fermo da 6 anni per colpa della Regione” … conclusione finale: “stanno eliminando le Regioni ma sarebbe il caso che eliminassero anche chi le dirige, sennò quelli vanno a far danno da un’altra parte”…).
Roma e Napoli sotto scacco
A Roma … “Attenti ai furti” (!) e non “l’ha detto” una circolare interna delle Orsoline in gita bensì (“lo dice” il Corriere) il Governo britannico a chi si apprestasse a partire per la Città Eterna laddove (“l’avranno detto” tutti i giornali del mondo), appena aperto/inaugurato, il Mausoleo di Adriano ha pensato bene di andare a mollo (allagarsi, e già che c’era è pure rimasto senza luce) e seppoi tra i turisti ci fosse pure (e ce ne sono) qualche melomane ecco che, stufo non meno che inkazzato, per il kaos sindacale esistente nell’orchestra e nel resto del locale Teatro dell’Opera (tempo fa per vicende di bottega la Bohème è stata “suonata” da un solo pianoforte, uno, invece che, come ovunque accade, da tanti musicisti) il maestro Muti ha pensato bene di andarsene fuori dalle balle (ha fatto solo bene, ndr).
A Napoli … C’era una partita di Coppa Uefa tra la squadra che fu di Maradona e lo Spartak di Praga e allora la stampa ceca ha ritenuto coscienzioso suggerire ai turisti sportivi, in partenza per O Paese do Sole, di non girare da soli in molti quartieri di Napoli (che due secoli fa l’ammiraglio Nelson definì una città africana con un quartiere europeo…) da cui si evince che già allora giravano in Europa maldicenti cattivacci.
Al Nord la situazione non è meno preoccupante
A Venezia …. Oltre alle (tante) foto di bivaccanti (e altre schifezze turisticamente perpetrate in piazza San Marco senza che, almeno fino alla 11.00 del mattino, nessun vigile appaia a dare un occhio) i giornali hanno pure pensato bene di pubblicare la foto di un gondoliere che piscia tranquillamente sul muro di una calle che sbocca sul Canal Grande …
Nel Veneto e nel Trentino … Corriere 16/9 a proposito dell’orsa accoppata: “Guerra di Marketing Cortina e Trento, venite in Veneto, non abbattiamo le mamme orsa…”.
Nel (solo) Veneto … Corriere 13/9: ”Italia – Croazia, il Veneto rinuncia alla guida, la Regione non gestirà i 200 milioni della cooperazione Ue” … le opposizioni: “Una figuraccia internazionale”.
E (infine) a Milano … c’è l’Expo … ma ‘sta vicenda (ancorché più mal/affaristica che viaggiatoria) sarà materia di una vera e propria Edizione Straordinaria (arrivederci quindi alla prossima puntata).
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3 TURISMO INCOMING, UNA FACCENDA COMPLICATA
In Italia sempre snobbato, quello del Turismo fu sempre (quando c’era) la sfigata cenerentola dei dicasteri da cui si evince che…
gpb x mondointasca.org del 18/10/13
Seguono le ‘riflessioni’ stimolate dalla Giornata Mondiale del Turismo. Dopo le considerazioni espresse sull’Outgoing (turismo in uscita) ecco quelle relative all’altro aspetto ‘primario’ del turismo: l’Incoming, vale a dire aspettative e problemi collegati a coloro che scelgono il nostro paese per trascorrervi le vacanze…
Commentato nella precedente puntata il Turismo Outgoing (gli italiani in viaggio all’estero), provo a descrivere (dicendone peste e corna perché è davvero finito male causa pessima gestione) quello Incoming (gli stranieri che vengono nel Belpaese). Due Turismi molto differenti quando non opposti e contrari. E ce ne sarebbe anche un terzo, cosiddetto interno, gli italiani in giro in Italia, ma non frega niente a nessuno) Tanto diversi da essere: uno, l’Incoming, lodato (porta i danée); l’altro, l’Outgoing, criminalizzato (almeno secondo gli sciovinisti da strapazzo). E non sono pochi quei pirla che (commentando che l’Italia è il più bel posto del mondo, cosa ci vai a fare all’estero?) condannano i curiosi connazionali che vanno a vedere il resto del pianeta. La colpa più gettonata? Portare (stavolta solo nel senso di andare a spendere) i soldi all’estero (quindi il contrario dell’Incoming, c.v.d.) da cui il loro patriottico evviva a quegli italici che, nulla fregandogli delle Piramidi e del Taj Mahal, sciupano i loro soldi in semicupi e balli del Quaquà tra ‘Bagni’, Capannine e Balère più o meno chic del Belpaese (de gustibus …).
Cosa ‘dare’ a chi arriva in Italia
Liquidato l’Outgoing passo all’Incoming, una faccenda complicata, nel Belpaese. Parmi infatti chiaro che, se si parla di Turismo nel senso di saper attirare i turisti, farli arrivare, dargli cose da vedere (monumenti comodamente visitabili, posti ben tenuti e puliti, orari giusti), dove e come sistemarli (tranquilli e sicuri, niente scippi, furti e patacche), cosa dar loro da mangiare e da bere e quanto fargli pagare (niente conti furbetti, esagerati) eccetera eccetera, beh, in Italia è notte fonda. Meno fonda, ma di poco, se si parla dell’iniziativa privata: basta pensare all’incoming nella Riviera romagnola (e ovviamente non solo lì), pensioni, alberghi che da decenni si sbattono a cercare clienti e una volta arrivati inventano qualcosa di nuovo per farli divertire, farli tornare). Il tutto nonostante leggi, leggine, distinguo e pandette pubbliche burocraticamente inventate “contro”. E’ invece notte non fonda ma fondissima se si parla del “pubblico”, le istituzioni (la politica) preposte a promuovere, gestire, regolamentare, dirigere il Turismo Incoming.
Italiani, “tardivi” esperti turisti
Ma perché tanti problemi per entrambi i “Turismi”? Per tanti motivi, equivoci (e ignoranza) spazianti dalla economia alla politica, dalla religione all’educazione civica e al sociale, dalla cultura alla storia. Qualche prova, considerazione, esempio, dimostrazione? Tante, prese così, a caso. In primis la parola Turismo (viaggi) è stata a lungo poco usata (salvo una ristretta èlite gli italiani cominciarono ad andare in giro solo nel secondo dopoguerra, quando il mondo anglosassone e del nord Europa viaggiava già da un paio di generazioni) e quando si cominciò a parlare di viaggi il pensiero andava ai ricchi (contesto sociale), ai sciùr (e guarda caso anche oggidì non c’è mezzobusto tivù che, recensendo viaggi, non commenti “per quelli che se lo possono permettere”). E nel Belpaese (oltre che per i suesposti motivi socioculturali) il viaggio non andava bene nemmeno al prete perché girare il mondo poteva essere sinonimo, oltre che di spendere denaro (“sterco del diavolo” l’ha detto pochi giorni fa papa Francesco) di divertimento (quindi l’esatto contrario del “ricordati che devi morire”) da cui il rischio di peccare.
La ‘politica’ snobba il turismo
Quanto sopra lamentato si riferisce soprattutto all’Outgoing, ma è l’Incoming (fosse solo per la Bilancia Commerciale, vedi storia dei soldi che vengono invece di andarsene) che più importa e in tal caso le critiche maggiori, più gravi e pesanti vanno rivolte al “pubblico” , alle istituzioni che dovrebbero gestirlo. Quindi la politica. La politica, che peraltro – come la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, economisti, imprenditori – ha sempre creduto che i soldi venissero fuori solo dall’industria, dagli altiforni, dalla fabbrichetta. Fin quando, recentemente, ecco chi definisce il Turismo “Industria senza Ciminiere” e fatti due conti scopre che il Turismo produce il più grande fatturato nel mondo (e pure, signori ecologisti, senza inquinare). Ma il Turismo (però) politicamente conta poco, non solo perché pensa soltanto al tempo libero, al divertimento, alla cultura (cosa astratta) ma anche per altre motivazioni variè (ad esempio non coinvolge grandi masse quindi pochi voti e quei pochi sono dispersi nel territorio).
Mete incoming. Sempre quelle?
Una prova? Il Turismo è stato sempre tanto svilito e sottostimato al punto che nel passato il relativo ministero – dopo l’abbuffata di assegnazioni dei dicasteri più importanti ai boss più potenti dei partiti al governo – alla fine della fiera veniva regolarmente affibbiato al peòn più pirla della più sfigata delle correnti della Diccì. E parimenti l’Enit finiva come contentino a gente da accontentare, rampolli eccellenti, amici degli amici, gente che, in generale, dei viaggi&turismo conosceva solo il top, caviale e hotel 5 stelle, mica sapeva come si viaggia con un budget in low cost (che oltretutto costituisce il Turismo più numeroso, ma se è per questo nella testa dei sedicenti esperti nostrani il Turismo nazionale si circoscrive a Roma, Venezia e Firenze, posti che, lo san tutti, ‘si vendono da soli’).
Bella e inefficiente (l’Italia)
E fu così che oggidì, retrocessa l’Italia al 4° posto della classifica dell’Incoming, si scopre che i siti archeologici sono tenuti da far pena, i musei sono gestiti male, i treni (salvo quellideluxe del Luca e delle ex FFSS) fan schifo, quanto a Wifi ce n’è di più nel Botswana, nei ristoranti ti fan la cresta sul conto (e l’Italia è l’unica in Europa a fregarti col ‘coperto’) e – quanto a pierre & immagine – ci si è messo pure Schettino (ma questa, avrebbe detto Kipling, è un’altra storia).
Qui giunti, non è il caso di stupirsi se a proposito di Turismo Beppe Severgnini scrive sul Corriere della Sera (domenica 11 agosto, pag. 19) un accorato articolo titolato (basta e avanza): “Cartoline dall’Italia così bella e inefficiente, che spreca un tesoro”, sottotitolo “Perché non c’è un vero ministero del Turismo?”.
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4 ACCADE IN ITALIA, TURISTI E RISTORANTI (IN CORTESE OMAGGIO ”10 COMANDAMENTI” PER DIFENDERSI)….
Poareti ‘sti ristoratori, devono pur ”far giornata”…..
gpb x mondointasca.org del 6/9/12
Nel Belpaese l’arte di arrangiarsi ha coinvolto anche i ristoranti. A farne le spese i turisti che in qualche caso subiscono dei veri e propri furti, sul conto. Mondointasca ha stilato un decalogo per arginare questo malcostume
La fregatura è servita…
Il Turismo in Italia non solo fa (quasi) pena ma costa pure assai. E non dica il critico lettore che sbaglio perché nello Stivale, di turisti, ne arrivano tanti. Bella forza, rispondo: qualsiasi viaggiatore mica può fare a meno di conoscere bei posti tipo Firenze, Venezia e Roma. Eccolo pertanto obbligato a venire costì, laddove, però, oltre a godere monumenti tenuti e presentati assai male (nella città di Alemanno crollano pezzi di Colosseo e mura varie; su Pompei e dintorni leggansi i giornali; non so se adesso a Piazza Armerina i magnifici mosaici sono civilmente esposti, antan che schifo) rischia pure di essere furteggiato.
Il conto è salato se hai l’aria del turista
Furti che stranamente non avvengono in strada o sui tram: bensì nei ristoranti. E non parlo della trattoria sotto casa o della pizzeria in cui sfami i figli o del locale in cui porti i clienti per i pranzi di lavoro: mi riferisco invece al posto in cui mangi mentre sei in viaggio, quando “sembri un turista” (e infatti lo sei, e vieni trattato come un limone da spremere). E se mai stonasse il termine furto si parli di furbizia perpetrata dal ristoratore mediante il conto. Che solo un cliente inesperto non meno che incazzato contesterà. Perché questa Sfida all’Ok Corral la vince sempre, e dico sempre (o quasi), l’esercente (lui i conti sa da una vita come redigerli, tu sei soltanto uno sprovveduto capitato lì per caso/errore). Da cui il mio consiglio (posso umilmente vantare lunga milizia ristorantesca) a chi si ritenesse fottuto: paghi e smammi. Perché alla fine della fiera tutto si concluderà con un nulla di fatto (non nel senso sportivo tipo un pareggio tra Inter e Milan, bensì col cliente che bestemmiando paga e se ne va, perché, come si diceva del duce, “il conto del ristorante ha sempre ragione”).
Ristoratori ammazzaturismo
“Ce l’ho su” coi ristoranti”? Ma quando mai! Ce l’ho con quei “ristoranti ammazzaturismo” che sovente ti mandano a puttana un viaggio in auto, il più bel modo di fare turismo (un tempo molto praticato, adesso molto meno, colpa del caro-benzina e del ‘mangiare’). Posso dimostrare questa mia gastroeconomica incazzatura? Ma certo! Sono appena tornato da due gite in Sardegna ed Emilia in cui col Nicola (accademico della Cucina, mica un pirla) si è girato per ristoranti. Meglio glissare. Entri, ti squadrano e poi decidono quanto “devi rendere” (Nicola dice “35 euro” e forse ha ragione perché su alcuni conti è apparso questo importo, tanto o poco che si fosse mangiato). Comincia poi la manfrina e intanto (memore di quel che succede a Venezia laddove gli indigeni pagano la metà di quel che esborsi tu) dai un occhio agli altri tavoli e la tua esperienza ti dice che quei due operai dell’Enel e, al tavolo vicino, quei due tecnici della Telecom, di euro, per un normale pasto, è già tanto se ne pagano una dozzina.Sarà anche stato agosto, ma che tragedie mangerecce!
Da cui l’idea di consigliare al cortese lettore un’autodifesa basata sui seguenti …
….. 10 Comandamenti del turista nel Belpaese
1) Se mai vi sarà portato, consultate attentamente il Menu e ordinate (per porzione) solo quanto elencato (se vi offrono piatti non in lista o – ascoltando voglie varie – vi propongono “misti” tipo grigliate o arrosti, potendo così fare il prezzo che vogliono, per certo ve lo ritrovate in quel posto).
2) Oltre all’aggettivo “bel” applicato a quanto vi vogliono far mangiare, diffidate anche (stupidamente padroni & C. li ritengono convincenti) dei vezzeggianti diminutivi (si scusi la volgarità ma quando mi sento proporre un “bel prosciuttino e meloncino” mi assale tanta voglia di suggerire all’ammiccante cameriere come destinare il suo “sederino”).
3) Non accadrà mai, ma l’utente abbassi la difesa (è stranamente finito in un ristorante per bene) se (mai) gli fosse suggerito un piatto dal costo medio/inferiore.
4) Chi (stoltamente) legge le recensioni della stampa turistico/gastronomica si fidi (ma non più di tanto) solo se il “critico”: a) precisa di avere mangiato ‘sotto mentite spoglie’ (barba e baffi finti, se è persona nota, o senza presentarsi, sennò casca l’asino); b) precisa pure di avere (o lui o il giornale) pagato il conto (chi mangia a sbafo ha poi la coda di paglia quando scrive).

La Bruyère, Les Caractères, 1688, attualissima, con in giro tanti bofonchianti tuttologi, soprattutto di cucina … blablabla…
5) Sempre a proposito della stampa turistico/gastronomica fidarsi di quei giornalisti che recensendo un ristorante forniscono (o almeno ‘ce provano’) il costo medio di un pasto (facile: si prendono il prezzo più alto e il più basso dei ‘primi e dei ‘secondi’, si divide per 2 e la spesa indicativa è fatta). Dove invece una recensione non segnala prezzi, stare in campana (il ristoratore ha vergogna a dirli e il giornalista ha probabilmente mangiato “a gratis”).
6) Nella sfida (ormai) infernale con (certi) ristoranti, oltre alle tattiche si ricorra anche a convenienti strategie (è ad esempio da pirla sperare di mangiare il pesce – solo perché si è al mare – quando si sa che c’è il “fermo pesca”).
7) Non si ceda a stupide credenze/sogni alias “gastro-luoghi comuni” (“al mare il pesce”, vedi precedente comandamento; a Napoli “pizza buona”, ma ormai tutti i pizzaioli sono egiziani (e per inciso va meglio così: “là” impastano farina da 4000 anni); in Valtellina si mangia la Bresaola (che però nel 70% dei casi arriva dai culacci di bestiame brasileiro).
8) Attenti alla scritta Nuova Gestione! Il locale può anche essere migliorato, ma in tanti posti turistici può pure accadere che ‘ristoratori-pirati’ aprano, ‘fanno stagione’ fottendo chi capita – tanto che je frega, mica devono affezionare la clientela – dopodiché spariscono).
9) Evitare ristoranti vuoti o con poca gente! La necessità di “fare giornata” (vedi sopra, i 35 euro che tu devi ‘rendere’) e la scarsità di prede rendono più famelico il ristoratore.
10) Più che alla sciccheria di un ristorante (è venuta qui per mangiare o per pisciare? chiese antan Chilone di Lugo a una principessa Savoia lamentante lo stato dei cessi) date importanza a come vi trattano. Se ordinate un piatto e vi dicono che non c’è – ma non l’hanno cancellato da menu o non vi hanno avvertito – quel locale è poco serio.
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