1 SI FA PRESTO A DIRE TURISMO….
Laddove (chiarita la differenza tra Outgoing e Incoming) si parla (Outgoing) di luoghi comuni e ignoranze assai diffusi tra riccotti, sciurette e ‘gente bene’ (e non)….
gpb x mondointasca.org del 10/10/13 … nella foto: ti danno più retta* gli scolari etiopici di tante sciurette milanesi (*forse perchè sono più intelligenti, gli scolari etiopici)
Si fa presto a dire Turismo …
di Gian Paolo Bonomi
Dopo la Giornata Mondiale del Turismo (27 settembre scorso), qualche accorata e scorata meditazione sui controsensi (prevedibili e inflazionati) dei viaggiatori e dei vacanzieri e, soprattutto, sul “senso” del “fare turismo”. Cominciando dall’Outgoing….
Il 27 settembre si è celebrata la canonica “Giornata Mondiale del Turismo” (canonica trattandosi di una delle solite, tantissime “Giornate del ecc ecc” che non ho ancora capito bene cosa sono, cosa vi fanno, cosacombinano o se trattasi solo di un’idea a capocchia di qualche ispirato funzionario dell’Onu?) eccomi pure io a dire la mia su questa recente (nemmeno due secoli) attività umana coinvolgente il costume e talvolta anche la cultura (mica tutti vanno a perdere il tempo su una spiaggia). Il Turismo. E non per pignoleria preciso che sarebbe meglio parlare di Turismi perché a mio modesto parere ne esistono due, quasi (se non totalmente) opposti: l’incoming, i viaggiatori in arrivo dall’estero (a cui aggiungere, se non per la statistica, per il business, il cosiddetto turismo interno); e l’outgoing, alias gli italiani in viaggio all’estero. Ed entrambi i Turismi possiedono, ovviamente, le loro brutture, che passo a esporre in due puntate.
Outgoing. Viaggiare per imparare (anche)
Non sono molte le magagne (e i luoghi comuni negativi) del Turismooutgoing ma almeno un paio meritano un cenno. Trovo, ad esempio, stupidina la condanna di chi compie viaggi all’estero appioppata dai mezzibusti delle tivù nostrane e culminante con l’immancabile, gnagneroso “per quelli che se lo possono permettere” (chissà perché non esternato quando fanno vedere un paio di infradita o mutande firmate costanti indegni importi). E non si dimentichi il j’accuse rivolto a chi va a spendere i danée all’estero, facente il paio (in ossequio al populismo e ai princìpi autarchici predicati dal cav. Benito Mussolini) con il biasimo rivolto a chi nel Belpaese gira in Citroen o Volkswagen e non in Fiat. Solo che, per la proprietà transitiva dell’uguaglianza, potrebbe accadere che i tedeschi girino solo su Volkswagen (e restino a godersi le ferie in Germania) e parimenti ciò accada a francesi (in giro in Francia su Citroen) e così via (inglesi su Rolls Royce e svizzeri tutti in vacanza a Zermatt … ecc. ecc.). O solo i sudditi del Belpaese devono stare a casa loro beninteso girando soltanto su auto fabbricate dalla famiglia Agnelli? Mah!
Bla-bla-bla turistici
Altro problemino dell’outgoing: l’estrema sicumera della cosiddetta gente quando si parla di viaggi & vacanze: tutti lì a dire la loro, tutti sanno tutto, bofonchiano, declamano. E a ‘sto punto chiedo come può psichicamente reagire un anziano signore che, dopo più di mezzo secolo di giri nel mondo, una sera si ritrova a cena la solita sciuretta (ma può anche capitarti un vicedirettore reduce da un viaggio a Parigi col Cral della sua banca) tornata da una settimana alle Maldive (era stanca, la filippina non basta in casa) che, ascoltato il nome di una città, un Paese, ti conta dov’è, cos’è e com’è quel posto, nonché come, quando e quanto costa andarci. Ma non basta! All’ascolto di tanto sfizioso argomento ecco zompare il resto dei commensali a dire/dare i numeri, nel senso di sparare cifre, massime delle tariffe aeree, la cui conoscenza è di gran moda nei salotti, non parliamo poi se si tratta di loucost. Da cui si evince che ogni volta che sento “parlare di Turismo” ricordo ammirato quel magnifico aforisma di La Bruyère dedicato ai saccenti, oggidì più noti come tuttologhi;“Avec cinq ou six termes de l’art, et rien de plus, l’on se donne pour connaisseur en musique, en tableaux, en batiments et en bonne chère; l’on croit avoir plus de plausi qu’un autre à entendre, à voir et à manger; l’on impose à ses semblables, et l’on se trompe soi-mème” (Con cinque o sei parole appropriate, non di più, ci si fa passare per conoscitori di musica, pittura, architettura e gastronomia; si crede di avere più piacere di altri ad ascoltare, vedere, mangiare; ci si impone ai propri simili e si inganna sé stessi). Grande!
I cosiddetti “esperti”? Puah!
Povero Turismo, dunque, e proseguo a parlare dioutgoing, ridotto a modesto argomento di discussione nelle solite cenette, eppure trattasi del più importante business del mondo, la cosiddetta Industria senza Ciminiere. E povero anche chi col Turismo ha a che fare, ci bazzica: tour operator, agenti di viaggi, scribi (e per fortuna nel Belpaese non esistono i travel consultants,chissà perché assai considerati nei Paesi anglosassoni, guarda caso in quei posti dove cominciarono per primi a viaggiare). Persone, campanti sui viaggi, ridotte a mere comparse quando si parla del loro know how, expertise o quel che l’è. Ma se si parla di professionisti che ne sanno meno del volgo, quelli del Turismo non sono soli. Nel caso dei farmacisti, ad esempio, se a tavola si parla di unguenti e medicine (non parliamo poi di sonniferi e tranquillanti) tutti sanno tutto (solo che, poi, i farmacisti i loro prodotti li vendono – provate voi a farvi un’aspirina o un preservativo – mentre lasciuretta i viaggi se li organizza da sola o almeno ci prova).
A ciascuno la sua (specialità)
Solo dei Nesci, dunque, gli esperti di Turismo e poco serve incazzarsi constatando che, invece, sono da sempre consultatissimi professionisti (oltre alle ragazze manipolanti e dipingenti le unghie delle signore, di gran moda a Milano, new entry, negozi affollati), coiffeurs (con tutto il rispetto) e pedicures (non conosco infattti madame che si fanno la messa in piega da sole e tanto meno si affettano la pelle morta dei piedi). E si noti bene che i consigli dei sullodati esperti di peli e unghie sono considerati autorevolissimi: ti consigliano di tagliarti una ciocca o di scolpire un’unghia e la sciuretta obbedisce … tu -vecchio marpione dei viaggi – consigli un albergo, e loro vanno in quello di fronte…)…
(segue puntata sull’Incoming….)
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2 (TURISMO) INCOMING, UNA FACCENDA COMPLICATA
In Italia sempre snobbato, quello del Turismo fu sempre (quando c’era) la sfigata cenerentola dei dicasteri da cui si evince che…
gpb x mondointasca.org del 18/10/13 (nella foto, turismo d’èlite, pensione completa)
(Turismo) Incoming, una faccenda complicata
di Gian Paolo Bonomi
Seguono le ‘riflessioni’ stimolate dalla Giornata Mondiale del Turismo. Dopo le considerazioni espresse sull’Outgoing (turismo in uscita) ecco quelle relative all’altro aspetto ‘primario’ del turismo: l’Incoming, vale a dire aspettative e problemi collegati a coloro che scelgono il nostro paese per trascorrervi le vacanze
Commentato nella precedente puntata il Turismo Outgoing (gli italiani in viaggio all’estero), provo a descrivere (dicendone peste e corna perché è davvero finito male causa pessima gestione) quello Incoming(gli stranieri che vengono nel Belpaese). Due Turismi molto differenti quando non opposti e contrari. E ce ne sarebbe anche un terzo, cosiddetto interno, gli italiani in giro in Italia, ma non frega niente a nessuno) Tanto diversi da essere: uno, l’Incoming, lodato (porta idanée); l’altro, l’Outgoing, criminalizzato (almeno secondo gli sciovinisti da strapazzo). E non sono pochi quei pirla che (commentando che l’Italia è il più bel posto del mondo, cosa ci vai a fare all’estero?) condannano i curiosi connazionali che vanno a vedere il resto del pianeta. La colpa più gettonata? Portare (stavolta solo nel senso di andare a spendere) i soldi all’estero (quindi il contrario dell’Incoming, c.v.d.) da cui il loro patriottico evviva a quegli italici che, nulla fregandogli delle Piramidi e del Taj Mahal, sciupano i loro soldi in semicupi e balli del Quaquà tra ‘Bagni’, Capannine e Balère più o meno chicdel Belpaese (de gustibus …).
Cosa ‘dare’ a chi arriva in Italia
Liquidato l’Outgoing passo all’Incoming, una faccenda complicata, nel Belpaese. Parmi infatti chiaro che, se si parla di Turismo nel senso di saper attirare i turisti, farli arrivare, dargli cose da vedere (monumenti comodamente visitabili, posti ben tenuti e puliti, orari giusti), dove e come sistemarli (tranquilli e sicuri, niente scippi, furti e patacche), cosa dar loro da mangiare e da bere e quanto fargli pagare (niente conti furbetti, esagerati) eccetera eccetera, beh, in Italia è notte fonda. Meno fonda, ma di poco, se si parla dell’iniziativa privata: basta pensare all’incomingnella Riviera romagnola (e ovviamente non solo lì), pensioni, alberghi che da decenni si sbattono a cercare clienti e una volta arrivati inventano qualcosa di nuovo per farli divertire, farli tornare). Il tutto nonostante leggi, leggine, distinguo e pandette pubbliche burocraticamente inventate “contro”. E’ invece notte non fonda ma fondissima se si parla del “pubblico”, le istituzioni (la politica) preposte a promuovere, gestire, regolamentare, dirigere il Turismo Incoming.
Italiani, “tardivi” esperti turisti
Ma perché tanti problemi per entrambi i “Turismi”? Per tanti motivi, equivoci (e ignoranza) spazianti dalla economia alla politica, dalla religione all’educazione civica e al sociale, dalla cultura alla storia. Qualche prova, considerazione, esempio, dimostrazione? Tante, prese così, a caso. In primis la parola Turismo (viaggi) è stata a lungo poco usata (salvo una ristretta èlite gli italiani cominciarono ad andare in giro solo nel secondo dopoguerra, quando il mondo anglosassone e del nord Europa viaggiava già da un paio di generazioni) e quando si cominciò a parlare di viaggi il pensiero andava ai ricchi (contesto sociale), ai sciùr (e guarda caso anche oggidì non c’è mezzobusto tivù che, recensendo viaggi, non commenti “per quelli che se lo possono permettere”). E nel Belpaese (oltre che per i suesposti motivi socioculturali) il viaggio non andava bene nemmeno al prete perché girare il mondo poteva essere sinonimo, oltre che di spendere denaro (“sterco del diavolo” l’ha detto pochi giorni fa papa Francesco) di divertimento (quindi l’esatto contrario del “ricordati che devi morire”) da cui il rischio di peccare.
La ‘politica’ snobba il turismo
Quanto sopra lamentato si riferisce soprattutto all’Outgoing, ma è l’Incoming (fosse solo per la Bilancia Commerciale, vedi storia dei soldi che vengono invece di andarsene) che più importa e in tal caso le critiche maggiori, più gravi e pesanti vanno rivolte al “pubblico” , alle istituzioni che dovrebbero gestirlo. Quindi la politica. La politica, che peraltro – come la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, economisti, imprenditori – ha sempre creduto che i soldi venissero fuori solo dall’industria, dagli altiforni, dalla fabbrichetta. Fin quando, recentemente, ecco chi definisce il Turismo “Industria senza Ciminiere” e fatti due conti scopre che il Turismo produce il più grande fatturato nel mondo (e pure, signori ecologisti, senza inquinare). Ma il Turismo (però) politicamente conta poco, non solo perché pensa soltanto al tempo libero, al divertimento, alla cultura (cosa astratta) ma anche per altre motivazioni variè (ad esempio non coinvolge grandi masse quindi pochi voti e quei pochi sono dispersi nel territorio).
Mete incoming. Sempre quelle?
Una prova? Il Turismo è stato sempre tanto svilito e sottostimato al punto che nel passato il relativo ministero – dopo l’abbuffata di assegnazioni dei dicasteri più importanti ai boss più potenti dei partiti al governo – alla fine della fiera veniva regolarmente affibbiato al peòn più pirla della più sfigata delle correnti della Diccì. E parimenti l’Enit finiva come contentino a gente da accontentare, rampolli eccellenti, amici degli amici, gente che, in generale, dei viaggi&turismo conosceva solo il top, caviale e hotel 5 stelle, mica sapeva come si viaggia con un budget in low cost (che oltretutto costituisce il Turismo più numeroso, ma se è per questo nella testa dei sedicenti esperti nostrani il Turismo nazionale si circoscrive a Roma, Venezia e Firenze, posti che, lo san tutti, ‘si vendono da soli’).
Bella e inefficiente (l’Italia)
E fu così che oggidì, retrocessa l’Italia al 4° posto della classifica dell’Incoming, si scopre che i siti archeologici sono tenuti da far pena, i musei sono gestiti male, i treni (salvo quellideluxe del Luca e delle ex FFSS) fan schifo, quanto a Wifi ce n’è di più nel Botswana, nei ristoranti ti fan la cresta sul conto (e l’Italia è l’unica in Europa a fregarti col ‘coperto’) e – quanto a pierre & immagine – ci si è messo pure Schettino (ma questa, avrebbe detto Kipling, è un’altra storia).
Qui giunti, non è il caso di stupirsi se a proposito di Turismo Beppe Severgnini scrive sul Corriere della Sera (domenica 11 agosto, pag. 19) un accorato articolo titolato (basta e avanza): “Cartoline dall’Italia così bella e inefficiente, che spreca un tesoro”, sottotitolo “Perché non c’è un vero ministero del Turismo?”.
(17/10/2013)
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3 PARASTATO (INVENTATO DAL CAV. BENITO MUSSOLINI) NEL TURISMO DEL BELPAESE: ALITALIA E CIT, UNA PRECE….
gpb x mondointasca.org del 23/10/13
Occuparsi di turismo in modo serio rischia di generare polemiche, laddove si lamentano vicende turistiche presenti e passate del nostrano paraStato. Due casi di ieri e di oggi: CIT, Compagnia Italiana Turismo, e Alitalia
Non senza chiedere scusa per l’insistenza mi affretto a informare la cortese aficiònlettrice che questa è l’ultima delle tre puntate dedicate al Turismo. Oltretutto esamino (e condanno) un Turismo serioso (per questo scusomi) per via degli scabrosi argomenti trattati (d’altro canto unmagazine turisticomica può sempre, solo e soltanto, descrivere belle gite, dire dove mangiare e dove dormire, cosa comprare, e vai con gli altri consumismi, sai che noia, eppoi, che poco edificante fuga dalla realtà, dalle vicende quotidiane).
Un Turismo più serioso non meno che pericoloso in quanto potenziale generatore di polemiche (rischiandosi di sconfinare nelle vicende economiche e politiche del Belpaese, ma a tale riguardo, si sa, tutto è Polis, forse alcuni non se ne accorgono ma si fa politica, o la si subisce, anche andando al ristorante o parlando bene di un posto invece che di una altro).
E sempre a proposito del Turismo che passo a commentare (con una conoscenza che mi vede dentro da quasi sessant’anni), quanto sto vanagloriosamente affermando – con riferimenti a vicende, esperienze e stati d’animo da me professionalmente vissuti – mi spingerebbe a chiedere a questo spettabilemagazine di essere ospitato per fatto personale.
Turismo tra scandali e sprechi
È però vero che le vicende che narro costituiscono argomento di interesse generale (e rieccoci allaPolis) col risultato che i miei lamentanti commenti, oltre che personali, saranno condivisi e lodati da chi legge (a me riservandosi solo l’umile piacere di avere, immodestamente da sempre, visto giusto e deprecato).
Tutto ciò premesso, si parli di Turismo. Laddove mi riferisco a CIT e Alitalia, fosse solo perché balzate agli onori della cronaca, la prima in questi giorni, la seconda, in realtà, chiacchierata fin dai primi vagiti, 67 anni fa, o subito poco dopo.
La CIT, Compagnia Italiana Turismo e Benito Mussolini
La Repubblica, 3 ottobre: “Crac Cit, 18 anni per Gandolfi, in tutto 9 condannati”.
Già la CIT, e a chi è (molto) in là con gli anni verrebbe automaticamente da pensare “Viva il Duce!”. Perché la Compagnia Italiana Turismo fu voluta a fine anni ’20 dal cavaliere (un altro…) Benito Mussolini, come tanti altri carrozzoni di Stato che, alla faccia del dichiararsi tutti antifascisti, sono rimasti vivi e vegeti dal ’45 ai nostri giorni. E la ricordo bene, la CIT, quando, oltre a eccellere già come scrivano, mi davo da fare pure come tour operator, segnatamente di viaggi sportivi. E regolarmente mi ritrovavo la CIT per le balle, nel senso che (Stato, paraStato, Coni) la CITgiocava in casa quanto a virtuale monopolio dei Viaggi & Sport (nel senso che godeva un occhio di riguardo, leggasi precedenza nel cuccare i biglietti, chiave di volta di un viaggio sportivo).
Non sto lì a narrare la lotta che dovevo sostenere con la CIT per estirparle i cosiddetti “preziosi tagliandi” (e se alla fine vincevo quasi sempre io non è tanto per superiorità di materia grigia quanto per la famosa storiella della maggior velocità della lepre, che corre per sé stessa, appetto al cane, che invece corre per il padrone). Solo che un bel giorno, nonostante giocasse in casa e oltretutto non avesse bisogno (garantendo per lei lo Stato sovrano) di andare settimanalmente a lisciare il direttore di banca affinché non ti togliesse il fido, la CIT fallì. E siccome (un classico nelle vicende del paraStato) si parlò di un salvataggio del sullodato carrozzone al costo di circa 1400 lire (un espresso al bar) a cranio di ogni cittadino italiano, eccomi a scrivere per la allora amata dis-Guida Viaggi del mè compianto amìsBertagni (senior) un articolo titolato “Offrire un caffè alla Cit? Mai!”. Passati un po’ d’anni quanto restava della zompata Cit finì al Gianvittorio Gandolfi (vedi La Repubblica) un signore che ammirai in una conferenza stampa in una Fiera del Turismo svizzera italiana, ma del carrozzone Cit più nulla seppi, né del Gandolfi, fino alla citata, corposa condanna del tribunale di Milano. Una prece.
Alitalia: una lacrima sul viso
E quanto a (mamma) Alitalia, che dire? Parafrasando il Bobby Solo sarebbe il caso di farci scendere unaLacrima sul Viso pensando a quanto la (ex) compagnia di Bandiera si è ciucciata nei 67 ultimi anni di storia patria. Pure essa paraStato (stavolta trasportatore invece che pasticcere) vai coi ripianamenti, ripianamenti, ripianamenti, roba da tirar su un grattacielo. Soldi trasà via, rotte tremendamente deficitarie (ricordo la Milano/Boston, un Jumbo perennemente con pochi intimi e bordo) e nessuno faceva un plissé, Milano (lamentavano tour operators e agenzie viaggi che a quei tempi non potevano nemmeno dirsi leghisti) ridotta a colonia/schiava di Roma nel senso che tutto il traffico doveva passare per Fiumicino, solo che, un bel giorno, vanno a inventare due Hubs (Malpensa, ecco altri danèe trasà via) ma ecco il quasi fallimento e allora il Berlusca, invece di lasciare la sigla AZ al suo destino (presente Swissair? sparita in una notte) va a inventare patrioti che la salvano (e quella volta, almeno sembrava, coi soldi loro).
E adesso che Alitalia sta ri-zompando (TTG 8/10, “Alitalia all’ultimo giro”), succede (“lo dice” ilCorriere e Antonella Baccaro di AZ sa tutto) che quelli che antan accusarono (giustamente) il Berlusca di averla voluta salvare invece di (come economicamente giusto) lasciarla fallire (le mele marce mica le puoi tenerle eternamente nel cesto), adesso (invece), sono loro a volerne salvare l’italianità(tutti in piedi, sull’attenti, inno, lacrime, e una domanda, che si è posto anche il Corriere: ma quei Paesi senza una compagnia sbandierante la Bandiera nazionale, e ce ne sono tanti, e tutti civili – Iberia, ad esempio, in pratica non è più spagnola, e la Klm è ancora olandese o è diventata francese? – che dovrebbero fare? harakiri?). E come se non bastasse, tanto per tirar su un’altra bella paraStatalizzazione, si parla financo di dare in sposa l’Alitalia alle ex FFSS, ipotesi subito tramontata, per incorporare Poste Italiane. Turismo italiota, ahi ahi ahi!
P.s. Scrivo queste amarezze l’8 ottobre, domani volo a Brindisi con Alitalia e sempre con AZ dovrei tornare a Milano domenica 13, ma sembra che – con le finanze alla canna del gas – la compagnia abbia benzina solo fino a mezzogiorno di sabato 12. Metto in valigia un litro di kerosene, non si sa mai…
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4 NEL BELPAESE IL TURISMO FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI….
Tragica panoramica (”lo dicono” i giornali) sulle magagne (‘Schettinate’ e pipì di gondolieri incluse) sulle vicende del (Fu)Turismo incoming italiano…
gpb x mondointasca.org del 2/10/14
Rilanciare il turismo incoming in Italia sembra essere una impresa ardua. Tra disastri naturali e incapacità gestionali, il nostro Stivale continua a galleggiare in attesa che si tracci la giusta rotta…….
…………..Eh sì, alla luce di quanto scrivono i giornali e dicono le tivù (nel Tirreno l’Acqua ha invaso e affondato la Costa Concordia; a Venezia continuerà l’Acqua Alta che il Mose non potrà impedire per colpa delle ruberie; a Milano la chiacchieratissima Expo finirà in vacca per il continuo accorciamento delle Vie d’Acqua, che alla fine della diatriba si ridurranno a un rigagnolo) è proprio il caso di dire che in Italia il Turismo Incoming “fa Acqua” da tutte le parti”. Se poi si aggiunge l’Acqua) venuta giù nella quanto mai piovosa estate scorsa (“Governo ladro!”, dicevasi antan, e se sull’onestà delle belle gnocche dell’Esecutivo si può anche sperare, è invece assodato è che di Alì Babà e correi è pieno il Paese) ecco che allo Stivale (almeno “turisticamente parlando”) non resta che galleggiare, ridotto ahilui a un’Arca di Noè (ed è già una fortuna che Iddio non l’abbia affidata al comandante Schettino).
Eccessivo pessimismo con velo di catastrofismo? Mah!
Catastrofismo? Eccessiva Vis Polemica lardellata di voluto pessimismo? Troppo burbera, bartaliana teoria del Tutto Sbagliato Tutto da Rifare?
Giudichi il cortese lettore, beninteso previa lettura di quanto segue … e visto che quanto riporto parmi tragicamente non meno che pesantemente negativo, addolcisco la pillola con, almeno, una buona notizia: il Monferrato e la Langa (come diceva Pavese, non Langhe) sono stati proclamati Patrimonio dell’Umanità e i loro vini Eccellenza del (sempre a noi caro) VejPiemont (che però va sgridato perché “non sa vendersi”, imperocché in tante altre parti del Belpaese producono imbevibili vinacci che però vengono divinizzati da mode e pubblicità pagate da Regioni ed enti privi di buon gusto e palato). Un bel brindisi, orsù, al nuovo Patrimonio dell’Umanità. Per il resto …
Cosa accade al Sud: Sicilia e Puglia
In Sicilia … Corriere, 10/9, G. A. Stella, titolo “La Sicilia, simbolo della disfatta turistica”, prosegue … “aL Sicilia? ‘tu culu la Sicilia, risponderebbe Cetto Laqualunque … per strategia di Alitalia – Etihad AirOne dal 1° ottobre non solo chiude sede di Catania ma pure cancella voli diretti a 8 città europee e i voli a Bologna, Torino, Venezia, Verona … stesso discorso a Palermo … nonostante l’isola non abbia treni veloci né autostrade all’altezza del terzo millennio sembra che il problema non tocchi i politici locali …. Il turismo sta vivendo il più spettacolare boom mondiale senza che il meridione intercetti qualche viaggiatore in più e fatica ad arrivare a un ottavo dei ricavi del turismo straniero, tutto insieme, secondo il Touring Club, raccoglie molto meno degli arrivi e delle presenze del solo Veneto …
In Puglia … (sempre Corriere della Sera, Michele Farina) titolo: “Così la Puglia ha perso i miei soldi” e prosegue … “l’americana che voleva investire 70 milioni in un resort: la burocrazia spaventa chi fa affari”…. Alison Deighton american business woman moglie del sottosegretario al Tesoro britannico Paul … Nel Salento a Nardò, progetto di Ecoturismo fermo da 6 anni per colpa della Regione” … conclusione finale: “stanno eliminando le Regioni ma sarebbe il caso che eliminassero anche chi le dirige, sennò quelli vanno a far danno da un’altra parte”…).
Roma e Napoli sotto scacco
A Roma … “Attenti ai furti” (!) e non “l’ha detto” una circolare interna delle Orsoline in gita bensì (“lo dice” il Corriere) il Governo britannico a chi si apprestasse a partire per la Città Eterna laddove (“l’avranno detto” tutti i giornali del mondo), appena aperto/inaugurato, il Mausoleo di Adriano ha pensato bene di andare a mollo (allagarsi, e già che c’era è pure rimasto senza luce) e seppoi tra i turisti ci fosse pure (e ce ne sono) qualche melomane ecco che, stufo non meno che inkazzato, per il kaos sindacale esistente nell’orchestra e nel resto del locale Teatro dell’Opera (tempo fa per vicende di bottega la Bohème è stata “suonata” da un solo pianoforte, uno, invece che, come ovunque accade, da tanti musicisti) il maestro Muti ha pensato bene di andarsene fuori dalle balle (ha fatto solo bene, ndr).
A Napoli … C’era una partita di Coppa Uefa tra la squadra che fu di Maradona e lo Spartak di Praga e allora la stampa ceca ha ritenuto coscienzioso suggerire ai turisti sportivi, in partenza per O Paese do Sole, di non girare da soli in molti quartieri di Napoli (che due secoli fa l’ammiraglio Nelson definì una città africana con un quartiere europeo…) da cui si evince che già allora giravano in Europa maldicenti cattivacci.
Al Nord la situazione non è meno preoccupante
A Venezia …. Oltre alle (tante) foto di bivaccanti (e altre schifezze turisticamente perpetrate in piazza San Marco senza che, almeno fino alla 11.00 del mattino, nessun vigile appaia a dare un occhio) i giornali hanno pure pensato bene di pubblicare la foto di un gondoliere che piscia tranquillamente sul muro di una calle che sbocca sul Canal Grande …
Nel Veneto e nel Trentino … Corriere 16/9 a proposito dell’orsa accoppata: “Guerra di Marketing Cortina e Trento, venite in Veneto, non abbattiamo le mamme orsa…”.
Nel (solo) Veneto … Corriere 13/9: ”Italia – Croazia, il Veneto rinuncia alla guida, la Regione non gestirà i 200 milioni della cooperazione Ue” … le opposizioni: “Una figuraccia internazionale”.
E (infine) a Milano … c’è l’Expo … ma ‘sta vicenda (ancorché più mal/affaristica che viaggiatoria) sarà materia di una vera e propria Edizione Straordinaria (arrivederci quindi alla prossima puntata).
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5 IL TURISMO NEL BELPAESE NON RIPARTA DA FLAIANO
I numeri non mentono mai. Naturalmente a patto che siano onestamente allineati. Quelli che si riferiscono al prodotto Turismo del nostro amatissimo Paese sono, perlomeno, deprimenti. Ce la faremo a migliorare, ora che abbiamo un governo che “corre”?
Nel Belpaese – diceva Flaiano – si comincia coi drammi e si finisce in farsa. Nel caso del Turismo in Italia (in yankee noto come incoming, gli arrivi dall’estero eppoi ci sono gli italici in giro a casa loro) è eccessivo parlare di drammi (ancorché a mio avviso la situazione sia, se non proprio drammatica, quantomeno grave). E nemmeno è scaduto nella farsa. Anzi,tutto va ben madama la marchesa, se si sta a sentire gli addetti ai lavori. E non ho scritto gli esperti perché inesistenti, vedi il caso dell’ultimo ministro, che forse non sapeva nemmeno di essere stato incaricato a far venire i turisti in Italia per il semplice motivo che il suo ex ministero si chiama, in primis, dei Beni Culturali (un tesoro beninteso importante mabusiness poco) dopodiché, ma solo se c’è spazio o qualcuno se ne ricorda, alla suddetta dizione viene talvolta aggiunto “e del Turismo”. D’altro canto (sempre a proposito dell’ex ministro) mica puoi essere esperto di viaggi o di alberghi o di aerei dopo che hai sempre insegnato tutt’altre cose e invece della tassa di soggiorno ti sei trastullato con libri ed enciclopedie (per la meneghina serie, offelé fa el tò mestée, che potrebbe tradursi: se sei pasticciere non fare il ministro del Turismo).
Da Totò alle “Spending Reviews”
Sarebbe però sciocco far cadere in farsa il Turismo (che, lo scrivo da sempre, costituisce la seconda industria nel mondo, oltretutto non inquinante perché senza ciminiere), è forse meglio metterla sul ridere (ridendo castigat mores, diceva il principe Antonio De Curtis nel film Totò sceicco, e poco importa se – male interpretando Orazio – schiaffeggiava beffardo i Mori invece di criticare i costumi e le umane vicende). O no? Più seriamente, di fronte a tanto intrigante dilemma (Il Turismo Incoming in Italia: Dramma o Farsa?) penso che non resti che leggere quanto “dicono” noti quotidiani e gazzette del trend), dopodiché al cortese lettore l’ardua sentenza…
Il “pianto greco” dei numeri
Corriere della Sera, 9/2, pag 17, Gian Antonio Stella: “Il ‘marchio’ Italia perde punti nell’anno magico del turismo globale, maglia nera in Europa: pernottamenti scesi del 4,6%…
Vi pare possibile che ‘Il paese più bello del mondo’ perda turisti nell’anno del boom mondiale del turismo? Va sotto del 4,6% mentre perfino la Grecia cresce del 11%… Da un immenso tesoro di arte e ricchezza ricava solo il 4,1% del Pil, Prodotto interno lordo… Niente alibi (crisi ecc), mai si erano visti tanti benestanti in vacanza quanti nel 2013: 1.087 milioni, dati Uwtb, 52 in più rispetto al 2012, nel 1980 erano 280 milioni).
Il turismo globale è divenuto una delle più importanti industrie del mondo…
Abbiamo più siti Unesco, 49 (diventeranno 50 con le Langhe) di chiunque altro nel pianeta…
La “vallis lacrimarum” delle statistiche
Macché: spiega l’ultimo dossier Unwtb che siamo al 5° posto per arrivi ma per fatturato siamo scivolati giù al 6°, dietro Macao e tallonati dalla Germania.
Per competitività turistica la classifica ci vede arrancare al 26° posto nel mondo e al 17° in Europa.
Il turismo contribuisce al Pil italiano con appena il 4,1% e con l’indotto arriva a malapena al 10,3%, lontanissimo dal 18,5% immaginato dalla Confindustria. Nei prossimi 10 anni solo 9 Paesi su 181 cresceranno meno dell’Italia.
Pernottamenti nel 2013: Ungheria + 5%, Gran Bretagna + 6,5%, Grecia + 11% e Italia – (meno) 4,6%.
N.B. “Dalle tabelle pubblicate: Paesi con più turisti (milioni, dati 2012): Francia 83, Stati Uniti 67, Spagna e Cina 57,7, Italia 46,4.
Paesi più a misura del turista: 1° Svizzera, 2° Germania, 3° Austria, 4° Spagna, 5° Gran Bretagna, 26° Italia. Per peso economico dell’e-commerce sul turismo: 1° Gran Bretagna, 2° Islanda, 3° Irlanda, 4° Repubblica Ceca, 5° Lituania, 17° Italia. Nel rapporto economia e turismo, il contributo del turismo al Pil (2012) 161,2 miliardi di euro, persone nel settore turistico (diretto e indotto) 1.099.500.
“Allegrie” varie
Corriere del mezzogiorno, 8/2: “Aeroporto di Napoli Capodichino, cacca sui muri, cessi schifosi (sciopero delle pulizie da 70gg), viaggiatori schifati e indignati”
Corriere della Sera, 13/2 (sempre Gian Antonio Stella): “Castelli, mura del ‘600, monumenti, il patrimonio italiano si sta sbriciolando …. dalle fortificazioni di Palmanova ai bassorilievi della Galleria Umberto I a Napoli”
Corriere della Sera, 26 e 27/2: “Affondano le vie d’acqua dell’Expo. Ecco perché si faranno solo a metà. Erano il fiore all’occhiello del progetto”… “Ci sono stati sabotaggi”… “Vie d’acqua, Pisapia: occasione persa ….affossato, il Decreto SalvaRoma fa saltare anche i 35 mil previsti per l’Expo” … (Giangiacomo Schiavi): “La suggestione di un canale dalla darsena all’Expo aveva un innegabile fascino….”.
La Repubblica, 3/3: “Pompei, altro crollo, il responsabile Unesco: un piano globale o viene giù tutto”.
Frattanto, a Volterra, vengono giù le mura etrusche che è una bellezza. E vabbè, hanno più o meno due millenni e mezzo. Pensate invece al più o meno ventennale hotel costruito sulla tangenziale di Milano per il Mondiale di Calcio: potrebbe essere, ad esempio, un valido albergocheap per la gioventù, vedi prossima Expo – ma è ormai un inutile rudere.Cuntent?
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6 TURISMO NEL BELPAESE, STRANE GASTROVICENDE COSI’ COSI’
DI UN BLITZ ENOGASTRONOMICO AGOSTANO (MA MAI ANDARE IN GIRO IN QUESTO MESE) QUALCOSA DI VALIDO E’ RIMASTO, PERO’, ”ALLA FINE DELLA FIERA” UNA DOMANDA: MEGLIO MANGIARE A CASA?
gpb per mondointasca.org del 12/9/12
“L’uomo è ciò che mangia”, sentenziò Ludwig Feuerbach (mi scuso per la citazione di questo usato aforisma – più inflazionato delle sentenze di Casini in tivù – ma sembra che faccia ancora colpo, l’aforisma, non il verbo dell’onorevole). E visto che di mangiare si parla, rieccomi a dire la mia (con riferimento ai posti in cui si mangia)
Nel precedente scritto avevo scagliato unJ’accuse a certi ristoranti lamentando l’eccessiva furbizia (scrissi furteggio salvo poi derubricare) dei loro padroni. Mediante la narrazione che segue intendo invece sottopormi a un (intrigante non meno che curioso e impossibile) “giudizio gastrico” del citato filosofo tedesco, vate della sinistra hegeliana, relativamente a quanto capitatomi di mangiare in alcuni ristoranti durante una buontempona gita agostana. E datosi che a mio giudizio una recensione è più valida e seria se corredata dal costo di quanto descritto (due uova al burro o un paio di scarpe o un quadro: il lettore interessato all’acquisto sa almeno quanto deve scucire) ho pensato bene di precisare gli importi pagati per le leccornie degustate (detto tra noi, mica tante).
Quattro amici in trattoria tra tortelli, lumache e Lambrusco
Parto da Milano per una zingarata unisex composta da quattro amici vittime di una tragica involuzione culturale maturata nel tempo (il malevolo lettore ha pertanto facoltà di pensare che si sta praticando una sorta di “turismo da castrazione”). Perché un tempo – questa la mutazione genetica – eravamo noi maschietti a decidere, comandare. Oggidì, invece (capriccio degli astri? rincoglionimento? quieto vivere suggerito da meno robusti appetiti sessuali? solo mera sfiga nella scelta del partner? va a sapere …) i modi e i tempi li impongono ahinoi le mogliere. Ma siamo al dejà vu (così fan tutti, o quasi), tiremm innanz, anzi scappiamo.
Può invece maggiormente intrigare lo sbarco del disperato Commando Gastronomico a Isola Serafini (Monticelli d’Ongina, Pc) con occupazione di un tavolo alla Antica Trattoria “da Cattivelli”. Un locale recentemente citato – per doverosa cronaca, mica per la solita ‘marchetta’ – da Paolo Rumiz (“La Repubblica”) nel suo racconto a puntate sul Po (il “suo fiume, quindi pensiero riverente al Giuanin Brera, feci bingo mangiando c”on Lui un paio di volte al – ai tempi mitico – “Riccione” di via Taramelli, Milano). E da come il padrùn/trattore ricorda Rumiz con simpatia c’è da subodorare che il sullodato giornalista (evento raro tra gli scribi, non parliamo poi di quelli di turismo) abbia pure pagato il conto delu magnare.
Quanto all’Alka Seltzer, si è mangiato: antipasto coppa e salame (11 €), anguilla affumicata (12 €), tortelli piacentini ricotta e spinaci (10 €), lumache in umido (14 €), (per dessert) cappelletti in brodo (10 €), il tutto (dicevasi antan) innaffiato da Lambrusco di Rinaldini (10 €). E per ‘sgroppino’ (offerto, grazie) l’indigeno Brugnolino (o Prugnolino amaro, che, aggiungendosi un pò di anice, diventa il sosia dell’amato Pacharàn navarro brindante a San Fermìn).
La gita continua nel reggiano
Non allontanandoci più di tanto dal Po, la gita prosegue a oriente, verso l’amato Adriatico dopo aver risolto un importante problema esistenziale. Andare a far rifornimento sulla riva nord (del fiume caro non solo al Bossi), nel senso di preferire il deciso e inchiostrato Lambrusco mantovano? Oppure scendere south of the border (del Po) per il meno scuro Lambrusco doc (per spiegarci, il Salamino di Bomporto – un tempo nota per i mitici fratelli Sentimenti, 6 su 6 dediti al football -)? Entrambe terre, ahiloro, devastate da quel balosso – impensabile in zone tanto piatte e terrose – del terremoto. Forse ‘opinionati’ dall’appena gustato Lambrusco dei “Cattivelli” si va a fare il pieno da Rinaldini, nel reggiano.
Sognando pesci arrosto e fritti misti
Ma ecco il mare! Lì diverranno realtà i fanciulleschi sogni (siam tutti Over 65) di selvaggi Paesaggi Marini, sapide Anguille comacchiesi, visite a Musei e Monumenti della cultura di Romagna, Pesci arrosto e Fritti Misti con trionfo di croccanti calamaretti. Solo che poi, la realtà che schifezza. I Paesaggi Marini del delta, col cacchio: a Porto Barricato, trovi solo qualche yacht da sciur (non ancora scappato in Croazia) e consumistiche casette turistiche. E quanto alla Pesca del Tonno l’ultimo pinnato l’han tirato su a fine anni ’60 (se becco chi scrive su internet…). Le sapide Anguille: ciao Pepp, bello il centro documentazione di Comacchio (davanti il magnifico Porticato dei Cappuccini), ma dal Mar dei Sargassi arrivasse ormai una di ‘ste scivolanti bestie. Ah, i musei romagnoli: a Sant’Alberto la casa di Stecchetti/Guerrini, chiusa (per la serie “Turista in giro impediscigli di vedere”). E i pesciolini arrosto + fritti misti: vige il Fermo Pesca e mentre leggi il menu (scoprirai poi che ha ragione l’Andreotti a pensar male) ti viene in mente la reclàm di Findus.
C’è del buono … in casa propria
Per farla breve. Da ‘Primòn’ a Goro (Fe): Spiedini Scampi e Seppie, Cozze e Vongole, Fritto Misto (vedi sopa), vino bianchino del rubinetto (35 € a cranio, mah). E da “Aligi” a Crespino (Ro): “antipastino” e Anguilla (anche qui, stranamente, 35 €, ma che combinazione: forse che, mangi o non mangi, devi sempre rendere una certa cifra? mah).
Non sempre, però, risultarono drammatiche le Gastrovicende del misogino Commando. Almeno due i soddisfacenti riscontri del palato. Buoni cappelletti al ragù (in tremenda quantità) alla “Tenuta Augusta” alle Madriole (Ra) e gloriosi i cappellacci ferraresi (eppoi – cibo squisitamente estivo- saporita salama con purè alla Sagra della Miseria (Ro Ferrarese). Ma, ebbene lo ammetto, massimo godimento delle papille gustative mi fa dato dalla maionese (olio d’oliva – cos’è ‘sta balla dell’olio di semi? – e aglio, quasi un aiolì) del Nicola e dalle Cozze al Gratin, queste sì, finalmente croccanti, ammannite dal Paolo. Il tutto cucinato nella casa di Ro Buen Retiro del Commando.
Morale: cara gent, mangiate in casa.
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7 TURISMO QUANTE VACCATE SI COMMETTONO…
Improvvisazione, incapacità, incompetenze. In tanti hanno scoperto il valore dell’industria senza ciminiere però non si trova la ricetta per farla crescere. Il Turismo è “fare arrivare la gente” che va anche al Colosseo. Turismo è “anche” controllare e suggerire una valida politica dei prezzi, studiare l’allargamento della stagionalità, promuovere le località minori
Scimmiottando la celeberrima massima (con la sola sostituzione di Libertà con Turismo, e di Delitti con Vaccate) spero di non fare la stessa fine della autrice della versione originale, Marie-Jeanne Roland de la Platiére, meglio nota come Madame Roland alias “La Musa dei Girondini”, ghigliottinata durante la Rivoluzione Francese. Tanto per far lacrimare quei pochi fortunati che ancora giurano sull’esistenza dell’amore coniugale preciso pure che – alla notizia che la moglie aveva perso la testa – il di lei marito pensò bene di suicidarsi.
Non si preoccupi la mia balda aficiòn lettrice: dando alla stampa un così sfidante titolo non corro rischi di finire ghigliottinato, non tanto perché dallaRèvolution i tempi sono cambiati (in peggio, ‘allora’ qualcuno pagava, adesso finiscono ai domiciliari con donna di servizio, menu à la carte, giornali e tivù dopodiché patteggiano e/o vanno a contare barzellette a qualche coetaneo) quanto per il semplice fatto che gli Addetti ai Lavori Turistici sono fin troppo impegnati a commettere (appunto) vaccate à gogo per pensare ai J’accuse di un pover pirla come me.
Pover pirla (e ormai tutti sanno, isole comprese, quanto di meschino designa ‘sta parolamilanèsa) dopodiché spunterà pure chi mi accuserà di falsa modestia (che a miomodesto parere è più condannabile della franchezza fosse pure un filino esagerata) commentando che di Turismo, potrebbe anche intendersene un vecchio signore che – se si parla di viaggi – per quasi 6 decenni li ha, prima, accompagnati (in tal modo imparando 4 lingue anzi quasi 5), poi organizzati, poi ancora (da oltre quarant’anni) descritti in più di 1000 articoli, non senza essere stato in tutti i 6 continenti dell’orbe terracqueo fino a sommare circa 140 (dei 193 facenti parte dell’Onu) Paesi visti; beninteso abbastanza approfonditamente, mica come quel signore milanese che vantava “di essere stato all’estero” solo perché era andato a comprare le sigarette a Chiasso. E, aggiungerebbe, per concludere, il mio lodante incensatore, uno che ha girato il mondo (mica come mozzo di navi cargo né come cameriere di bar o albergo) non potrebbe forse forse saperne – non certo di più ma almeno – quanto un avvocato (tanto per dire, di Ferrara) o un peraltro ottimo manager di moda (e qui, vengo allo scoperto, mi riferisco a una polemichetta, beninteso civile e subito chiarita, che sostenni antan col Matteo Marzotto a quel tempo Capo dell’Enit)? Mah, vai a sapere.
Le tre mosse per mettere in vetrina l’Italia del Turismo
Eccomi pertanto titolato (vedi sopra) a dire la mia (oltretuttosfruculiato da quanto scritto sul Corriere della Sera del 27/12: “Le tre mosse per mettere in vetrina l’Italia del Turismo”, Lorenzo Salvia). E commento contestualmente (in corsivo) quanto esposto nell’articolo.
1 – “Vendita di immobili pubblici da convertire in hotel”. Ma mi faccia il piacere! Vabbè vendere muri dello Stato, ma “metter su” un hotel (e poi gestirlo) è roba troppo seria (e complicata) da essere lasciata a gente che non è del mestiere (notoriamente professato dalla “iniziativa privata”, gente con la testa “tutto il contrario di quella degli statali”).
2 – “Integrazione di Enit, Commercio Estero e parte di Invitalia – Ministero dell’Economia che si occupa di investimenti” (e l’autore sentenzia: “In Italia, oltre al Colosseo c’è soprattutto da valorizzare il Made in Italy”). Ma quando mai???? Vabbè l’arte e la storia (ma lo sanno ormai tutti cos’è com’è dov’è il Colosseo e perché andare a vederlo), vabbè le magliette Armani e/o di D&G (ma lo sanno ormai tutti che sono carissime e quindi fanno “chic”). Monumenti e mutande, sia chiaro, “Importantissime” e quanto mai valide per una (ulteriore) buona immagine di un Paese, ma, ma, ma il Turismo “è un’altra cosa”!!!!
Il Turismo è un’altra cosa!
Il Turismo è “fare arrivare la gente” che magari non compra mutande però va anche al Colosseo ma solo una volta e invece tornerebbe altre 2 o 3 o 4 volte alla Pensione Conchiglia di Torre Pedrera o Varigotti.Turismo è “anche”(virgolettato, così gli addetti ai lavori di Roma e il Solone del Corriere sono contenti) controllare e suggerire una valida politica dei prezzi, studiare l’allargamento della stagionalità, suggerire ‘offerte’ intriganti, promuovere le località minori (“vendere” Roma o Venezia o Firenze, bella forza!). Tutte cose (le suesposte a proposito di Turismo) che vanno lasciate a chi “le fa” di professione. Fare mutande o slip che siano, è invece un’altra cosa….
Pompei chiuso a Natale e Capodanno
P.S. Il TG Sky (del potente Gruppo Murdoch, roba che fa il giro del mondo) del 27/12 fa vedere Pompei (una delle principali mete turistiche del Belpaese) ma ‘da fuori’ perché (informa) a Natale e Capodanno questo sito archeologico unico al mondo è “chiuso” (e commenta: “per mancanza di soldi e decisione sindacale”) dopodiché si ammirano tanti bei turisti delusi (e si presume umanamente incazzati) disperatamente vogliosi di scattare – tra le maglie della rete di recinzione – almeno una foto ricordo della loro triste vicenda viaggiatoria in Italia. In considerazione di quanto suesposto si evince che il Turismo nostrano vorrà/dovrebbe:
1) Chiedere scusa agli incazzati tour operators stranieri che “hanno mandato in Italia” i succitati “turisti pompeiani” ricavandone gravi danni di immagine professionale (ma perché mai ci hai mandato in un Paese così del menga?) e di sostanza (lavoro contabile, ridare i soldi della mancata visita a Pompei compresa nel ‘pacchetto di viaggio’).
2) Ringraziare i “Turismi concorrenti”, dei Paesi con potente appeal turistico (Spagna, Francia, Stati Uniti, Grecia….) qualora fossero così cortesi e gentili da non pubblicizzare la “faccenda pompeiana” nei più importanti “mercati viaggiatorii” (sai che bella figura ci farebbe l’incoming italiano?).
(15/01/2015)
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