Tunisia fstival sahara Douz rid qNella precedente puntata …. oltre ad aver abbozzato una ministoria della Tunisia, e trattato argomenti più ‘prosaici’ (scadendo financo alla descrizione del Brik à l’Oeuf, l’uovo fritto in un deliziosa pastella), ho ritenuto doveroso fornire anche alcuni dati sulla geografia del Paese. Ritengo infatti che un po’ di info sui posti che il cronista si accinge a descrivere dovrebbero obbligatoriamente precedere gli articoli di viaggi & turismo, quantomeno quelli dedicati ai Paesi meno conosciuti. Che, ahimè, ritengo essere molti, se non … quasi tutti: mi spiace commentarlo, ma nutro fieri dubbi sulla cultura geografica (laddove mi riferisco alla geografia politica e a quella fisica) del cosiddetto italiano medio. Una disperazione forse giustificata, dovuta al fatto che da sempre mi abbevero (pur continuando ahimè a   scoprirmi ignorante) a quella dotta pubblicazione annuale che è il Calendario Atlante De Agostini. Provi, il curioso lettore, a confrontare dati, superficie, popolazione che pensa di assegnare a un Paese, con quelli riportati sulla mia “bibbia” del viaggiatore (non meno che dell’economista) e per certo scoprirà qualche lacuna.

…. Ma veniamo al Sahara, e per farla breve, si arriva a Douz, alloggiando al Sahara Douz, un buon hotel 4*, camere ok, nella hall colonne un filino troppo egizie (tipo XIV dinastia, piaceranno comunque assai ai turisti russi), piscina coperta e un bel parco. L’ideale, pertanto, per una sosta del viaggiatore che desidera approfondire la conoscenza della Tunisia, estesa… al Sahara (e ‘lo dice’ il nome stesso dell’hotel…). C’è infatti chi non si accontenta (in tal caso scadrebbe al livello di turista…) di sguazzare in qualche località marina (dalla quale, comunque – modesto consiglio – vorrà fare un salto a El Djem ad ammirare quel Colosseo che da una vita non mi stanco di lodare). 

Tunisia festival deserto Douz ridDettaglio importante, il Festival del Sahara ha già una sua storia, non si tratta della solita manifestazione inventata da poco per promuovere turisticamente una località o un territorio. Mi sono infatti recato alla 49ma edizione di questo evento folkloristico che pertanto, tenuto conto di qualche mancata effettuazione nel tempo, può essere fatto risalire alla prima metà del secolo scorso (per l’esattezza il 1906). E beninteso si parla di una Kermesse internazionale, pertanto importante se si tiene conto delle distanze su cui si estende il mitico Sahara. Al Festival hanno infatti partecipato, oltre, beninteso, alla Tunisia, e alla presenza di cavalieri del Belgio, l’Algeria, la (poco distante) Libia, l’Egitto e la Giordania. Per uno show che, ça va sans dire, ha visto, come grande interprete, quel cavallo arabo che da secoli meraviglia il mondo (e nella versione ‘purosangue’ costituisce un sogno per ogni amante dell’equitazione).

Chatt el Jerid

Chatt el Jerid

Su una sorta di retta d’arrivo di un ippodromo come palcoscenco (beninteso son riuscito a infiltrarmi nel parterre dei protagonisti, nel gergo delle Sei Giorni, detto Zeriba, nome arabo?) si è assistito a esibizioni di ogni genere (sfilate, corse, parate, caroselli, ardimento e bravura) protagonisti veri e propri maestri di equitazione e i citati cavalli, un tutt’uno tra uomo e animale. Eppoi, spettacolo a parte, i finimenti, i costumi, le decorazioni, gualdrappe e casacche, un’orgia di colori. Che bello! Nel centro di Douz l’animazione tipica delle fiere e delle sagre paesane, manifestazione e folklore.  

Il Festival del Sahara ha pertanto costituito quella che gli Yankees chiamano la Highlight, la grande attrazione della gita in Tunisia. Ma pare ovvio che Frej Fekih – angelo custode della stampa turistica italiana a nome e per conto del Turismo tunisino – avesse esteso i confini della nostra gita (oltre, ovviamente, a Tunisi) ad altre località del Paese. Oltre a un imprevisto (lunghi tempi di ‘recupero’ di una macchina fotografica non dichiarata alla dogana: turisti, dichiarate pertanto fotocamere di un certo pregio, beninteso non i telefonini fotografanti e le macchinette della mutua…) quindi improvvisato sightseeing tour (al lunch, solito, gradito Brik à l’Oeuf, evviva) alla canonica non meno che “turistica” Sidi Bou Said, sono stati compiuti interessanti stop nella a me cara El Djem (il già lodatissimo Colosseo) e a Sousse (sosta gastronomica nel restaurant più à la page del raffinato Port de Plaisance, quasi quasi sembra quello di Cannes…).
Tunisia festival sahara Douz y ridE si è stati anche a Tozeur (ok l’hotel Ras El Ain), con tanto di conferenza stampa con la ministra del Turismo tunisino (per certo “turisticamente più preparata” del suo omologo italiano, che pensa solo alla cultura…) e rituale shopping di datteri (che, aggiunti a quelli gentilmente omaggiati fanno ascendere a qualche milione le  calorie trasportate a domicilio). E in avvicinamento a Tozeur che bello (intrigante sosta quanto mai fotografica) quell’accecante, argenteo minideserto salato di Chott el Jerid.

Ma tra le varie località ammirate durante la gita, dedicherei un filino di importanza a Ksar Ghilane un’oasi “in riva” al deserto, laddove si è dormito nella sciccosa tendopoli Diar. E mentre i compagni di gita imitavano i meharisti di Douz cavalcando la paciosa (mica vero, sono incazzosissimi) Nave del Deserto, ho fatto in tempo a visitare il “Residence” (la sposa del padrone è italiana): un posto ‘genuino’, in cui sostare almeno una notte, più per il viaggiatore che per il turista, a due passi dalle dune. Proprio una bella gita, bravo Frej (e i pavidi viaggiatori e turisti italiani, la facciano una gita in Tunisia …. cos’è questa sciocca paura?….).

per mondointasca.org