1 TOROS … ABC DELL’AFICIONADO …
Minidivagazioni su corrida e dintorni (scritte ‘tempo fa’….)

per mondointasca.org del 26/7/07 … (nella foto, Hemingway e Ordoñez)

Un bel 'capote de paseillo'

Un bel ‘capote de paseillo’

L’estate è stagione taurina per eccellenza (corride a gogò) ed eccomi pertanto impegnato in un breve minitrattato sulle vicende della “Fiesta Nacional” (non solo spagnola) sulle indubbie emozioni che suscita, sui pregiudizi, non senza accenni (nelle prossime puntate) alle “plazas de toros” e alle “ferias” più note……

Posso finalmente elargire al cortese lettore un pò di scienza cornupeta perché nel Belpaese le mode cambiano in fretta e foggidì,fortunatamente, i taurofili non corrono più certi rischi. Fino a qualche anno addietro accadeva infatti che tra la corrispondenza in arrivo spuntasse ogni tanto una missiva anonima.
La aprivo con curiosità inferiore solo alla speranzosa vanità (come detto, si parla di altri tempi) che mi scrivesse qualche balda non meno che desiosa ammiratrice alla ricerca di avventure galanti.
Quando mai. Si trattava invece dell’animalista di turno che – letti i miei scritti sugli imminenti viaggi estivi o a consuntivo delle corride visionate – si affrettava a coprirmi di minacce e contumelie. Constati quindi, il cortese lettore, quanti rischi ha corso l’umile scrivano per ispanica “aficiòn” alla tauromachìa che, come accennato, vive e vegeta pure nel sud della Francia, in Messico, Colombia, Perù, Venezuela e in differente versione, in Portogallo.

Cambiano i tempi e gli “umori”
E’ trascorso un po’ di tempo e le inquietanti missive sono ormai un lontano ricordo, tanto da ritenere che la demonizzazione della corrida – allora canonicamente officiata alla Bit il giovedì pomeriggio mediante irati slogan e vernice rossa sparata contro lo stand della Spagna – sia passata in secondo piano, nel senso che ha ceduto il passo ad altre mode (pur sempre, beninteso, “animaliste”). Mode (ricordate, ad esempio, la – anche quella ormai sfumata – contestazione delle pellicce?) andazzi che, apro un breve inciso, vertono su argomenti che sarebbe riduttivo definire quisquilie, ma per certo accantonano o relegano in secondo piano tanti altri veri e seri problemi del pianeta che ci ospita.
Con tutto il mio doveroso rispetto per gli animali (al punto che molto spesso sono
indeciso se nutrire più simpatia per il cane o per l’Uomo) non capisco perché certa gente scenda in strada a manifestare per l’allargamento della gabbia di uno zoo ospitante i cercopitechi, mentre si assiste al dramma di bipedi milanesi respiranti luride schifezze e polveri sottili senza che nessuno si muova, lanci un barattolo di vernice, faccia un plissé.
So benissimo che un problema ha diritto di esistere anche se è sovrastato da altri più importanti, ma, nel valutarli e nell’affrontarli, un certo senso della realtà e delle proporzioni non guasterebbe mai.
Qui giunti, debitamente dimensionate le mode e i falsi obbiettivi, non mi resta (ribadita la totale disponibilità a beccarmi i “vaffan..” da qualche epigono della Marina Ripa di Meana) che narrare quel che so sulle corride. Non senza due precisazioni.
Le “bestie” e l’uomo: antichi legami

Prima precisazione. La tauromachìa è nata con l’uomo e ha universalmente rappresentato la sfida, l’antitesi tra il bipede e la bestia, la fiera, in tante versioni succedutesi nella Storia: il minotauro a Creta, gli altri racconti della mitologìa, i gladiatori del Colosseo, i combattimenti coi tori in tutta l’Europa medioevale.
Anche in Italia si svolsero corride in posti che oggidì si escluderebbe essere stati plazas de toros: la piazza del Campo – quella del Palio – a Siena; quella Nuova a Bergamo Alta (c’è pure una cronaca del 6 febbraio 1567); le “cacce” nei primi anni dell’Ottocento nelle città marchigiane. Nel corso dei secoli vi fu aficiòn taurina persino tra i freddi piemontesi (spettacolo di tori a Novara, in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele I) e tra i pigri romani (verso la fine degli anni Venti del secolo scorso, una vera e proprio Feria de Toros allo stadio Flaminio, allora chiamato del Partito Fascista).

Nobiltà taurina di Spagna

Un "torirla" (si crede un torero è solo un pirla)

Un “torirla” (si crede un torero è solo un pirla)

Seconda precisazione. Per “toro bravo” non si intende il nostrano coniuge delle mucche Ercoline, pascolanti nella bassa lodigiana: si tratta invece di un signor bestione da combattimento appartenente a una razza speciale (destinata appunto alla corrida) che scomparirebbe lo stesso giorno in cui scomparisse la corrida stessa.
La “ganaderìa” (allevamento) perpetua la stirpe concedendo lunga e invidiabile vita (pascoli e aria pura della “dehesa”, pianura) a “sementales”, riproduttori, e “vacas bravas”, le mammine dei futuri toros. Quanto alla sorte del toro impiegato nella corrida, alla fine della “faena” (l’ultimo “tercio”, del matador con la “muleta”, preceduto da quelli dei “picadores” e dei “banderilleros”) viene soppresso; ma accade anche, peraltro raramente, da un certo tempo con maggior frequenza, che possa essere “indultado”, graziato) perchè ormai non più utile per future corride (ha già imparato tutto davanti alla “capa” e alla “muleta” eppertanto – come dicevano gli antichi toreri – “sa già il greco e il latino”, non starebbe più al gioco.
Ma la sua uccisione non è frutto di crudeltà o malvagità, né avviene gratuitamente per il puro piacere di uccidere. La carne del “toro bravo”, come il bollito di Carrù o il sapido brasato al Barolo, è usata per fini alimentari (e un tempo era in gran parte regalata in beneficenza). Nella gastronomìa spagnola il “rabo” (coda) di toro stufata e le “criadillas” (testicoli) sono piatti prelibati sempre presenti la sera della corrida nei menu dei ristoranti vicini alla “plaza de toros”.

per mondointasca.org del 26/7/07 … (nella foto, Hemingway e Ordoñez)

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2 TORO … DALLA PLAZA ALLE STRADE DI SPAGNA, LA SUA METAMORFOSI

Evviva! Anche stavolta ha la meglio il Gallo Romagnolo....

Stavolta ha vinto il Gallo ….

Chi – tra la cortese aficiòn lettrice – non è mai stato in Spagna? Pochissimi, se non nessuno. Ecco pertanto che la storia che segue potrà intrigare molti lettori, perché racconta le vicende di qualcosa forse dimenticata ma già vista, un vero e proprio personaggio per chi ha viaggiato in auto sulle strade spagnole, una semplice idea pubblicitaria divenuta un emblema del turismo e del folclore nazionale.
Si parla del grande, nero Toro (in Spagna detto de Osborne) che si staglia improvvisamente all’orizzonte, nitido e possente, nei punti di maggior visibiltà di una “carretera”, al termine di una curva o verso la fine di una salita. La sua storia compie quest’anno mezzo secolo, è curiosa e non cruenta e invece di essere stata vissuta nelle Plazas de Toros si è ritrovata coinvolta in combattimenti politico-legali financo internazionali.
Tutto comincia nel 1956, tempi “franchismi”, repressione, si sta gradualmente affievolendo la fame della Guerra civile, il turismo sta decollando mentre restano sempre ben radicati, a sud dei Pirenei, gli stereotipi, la passione per la Fiesta Nacional (il “mundillo taurino”sublimato nella corrida) il piacere e l’orgoglio di quel modo di vivere espresso dal celeberrimo pasodoble España Cañì.

Mezzo secolo di vita del Toro “Veterano”
La andalusa distilleria Osborne, produttrice di liquori dal 1772 a Puerto de Santa Maria, decide di fare pubblicità a uno dei suoi Brandy, il Veterano, e affida l’incarico a Manolo Prieto, collaboratore della Agenzia Azor. Casualmente – come sovente accade in occasione di scoperte e invenzioni – il pubblicitario risolve immediatamente il problema disegnando la sagoma di un Toro Bravo destinata ad apparire nella campagna stradale e sull’etichetta. Dire che con questa trovata pubblicitaria nacque anche un fenomeno culturale non è forse azzardato: Dalì, Almodovar e Bigas Luna si ispirarono al Toro in alcune loro opere.

La rivista degli aficionados taurini (!!!) di Milano

La rivista degli aficionados taurini (!!!) di Milano

I primi Tori Osborne di Manolo Prieto – con la scritta Veterano – apparvero sulle strade spagnole nel 1957, erano in legno e non superavano i 4 metri d’altezza. Quattro anni dopo la famiglia Tejada – costruttrice dei Tori – per una maggior durata e resistenza, sostituì i pannelli di legno con lamine di ferro e portò l’altezza a 7 metri. Ma nel contempo cominciavano le prime “grane” a livello normativo.
Nel 1962 una legge pubblicitaria impose una distanza minima di 125 metri dalla strada. Visto che il Toro si distanziava dall’automobilista, a Osborne non restò che raddoppiarne le dimensioni, raggiungendo in tal modo l’altezza di un edificio di 4 piani. A questo punto, non entusiasmanti ma non privi di una certa curiosità, è il caso di fornire altri dati tecnici: fondamenta di cemento, impalcatura di acciaio, 150 metri si superficie, 4 tonnellate di peso, 70 lamine di ferro di 1 metro e 90 tenute insieme da 3000 viti, 75 litri di vernice nera (con un tocco di quella azzurra –tra il posteriore e la coda- per fondersi con il colore del cielo sullo sfondo).

Toro in lotta contro leggi e gabelle
Ma – come è di moda dire – le mamme di burocrati e legulei sono sempre incinte.
E fu così che nel 1988 (in quegli anni le disposizioni dell’Unione Europea cominciavano a condizionare usi e costumi dei Paesi che ne facevano parte o si apprestavano a entrarvi) la proibizione di annunci pubblicitari sulle autostrade spagnole portò alla sparizione di scritte e immagini. A quel punto il Toro dovette entrare in politica e in sua difesa insorsero associazioni e singoli cittadini affinché fosse dichiarato simbolo culturale e artistico. E nel 1994 riecco il rischio di estinzione, voluta da un regolamento del ministero dei Lavori Pubblici inventante nuove regole pubblicitarie stradali. Che provocarono una nuova levata di scudi. Stavolta furono i Municipi e alcune Comunidades a richiedere il mantenimento della nera immagine, l’Andalusia ne invocò la catalogazione come Bene Culturale mentre la Navarra andò a pescare una legge sugli antichi Diritti medioevali per continuare a ospitare il Toro tra i suoi paesaggi. Ovviamente più si alzavano i toni delle polemiche più alte erano le istituzioni a doverle dirimere. Dopo il Parlamento che decretò l’ormai attempata creatura di Osborne “herencia/eredità cultural y artistica del paisaje español”, nel dicembre del 1997 il Tribunale Supremo sentenziava che il Toro “aveva superato il suo iniziale aspetto pubblicitario e si era integrato nel paesaggio”.

Un Toro (finto) nella storia di Spagna

Sevilla, Calle Pureza, vi abitò un famoso torero....

Sevilla, Calle Pureza, vi abitò un famoso torero….

Le chicche e gli aneddoti sulle vicende politiche, legali e di costume dell’unico Toro che quantomeno non ha generato polemiche sulla corrida, sembrano comunque non avere mai fine. Divenuto un simbolo dell’identità della Spagna ecco i nazionalisti di Catalogna, Comunidad Valenciana e isole Baleari boicottare e abbattere i Toros ospitati nel loro territorio. Non istero-nazionalista bensì solo bizzarro, lo stravagante artista di Caceres, Javier Figueredo, trasformò il Toro al km 535 della statale n° 630 in una mucca svizzera dipingendola “à pois” bianchi e appendendole le tette con alcune viti. Né mancano, al Cornupeta (così è definito il toro bravo in Spagna) ex insegna pubblicitaria, le beghe a causa di diritti e copyrights (rivendicati dalla Osborne trattandosi di un logotipo commercale). Al tutto dovrebbe aver posto fine (settembre 2005) un giudice dichiarante che (pur trattandosi di una ‘marca registrada’ dal gruppo Osborne) il Toro si è convertito in un “patrimonio cultural y artistico de los pueblos y campos de España”.
Alla fine di cotante vicende eccoci ai nostri giorni, a prendere atto che a mezzo secolo dall’apparizione più di novanta Toros di Osborne non solo pascolano su prati e colline spagnole ma – sulle orme dei Conquistadores e della lingua castigliana – hanno pure attraversato l’Atlantico per decorare alcuni panorami del Messico.
E come tutte le storie a lieto fine, si concluda informando che Osborne ha donato l’immagine del suo Toro a una Campagna per la Lotta contro la Fame.
Attori (Antonio Banderas), designers (Agatha Ruiz de la Prada), eccelsi cucinieri (Ferràn Adrià) hanno disegnato una collezione artistica di tori(Art Bulls) che saranno messi all’asta per fini benefici durante un giro negli Stati Uniti e attraverso Internet.

gpb per mondointasca.org del 8/02/2007 ...

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TOROS … COMINCIA LA TEMPORADA …

per mondointasca.org del 16/3/2006

rocio 45Finalmente … è cominciata la Temporada …. perché le Plazas coperte e soprattutto l’esasperata non meno che esecranda fame dell’oro possono anche aver violato le vecchie abitudini Taurine con corride fuori stagione, ma la Tradizione è dura a morire, soprattutto nella testa degli antichi aficionados penalizzati dall’anagrafe. Ecco allora che con la primavera arriva il profumo di corride.

Un tempo, ai primi tepori nelle strade milanesi, tanto per allenarsi ad andare a vedere qualche settimana più tardi il monstruo di turno, quel pazzerello che scrive compiva il pase de pecho facendosi sfiorare dalle automobili. E vabbè. Tradizione voleva poi che le corride (ma anche allora, ovviamente, si sforava) iniziassero il Lunedì di Pasqua a Siviglia e terminassero il 12 ottobre a Saragozza (festeggiando la Virgen del Pilar).
Eccoci quindi alla ripresa. E siccome questo sito intende essere un valido punto di informazione anche turistica e siccome Turismo in Spagna potrebbe anche fare riferimento alle tanto discusse corride, quanto segue segnala i principali, futuri acontecimientos taurinos (come sempre alla rinfusa, ma meglio alla rinfusa che niente, a differenza dei compitini di tanti sedicenti cantori della Spagna che la descrivono solo se interessati e a comando. Qui si viaggia per aficiòn e nient’altro).

Corride e spettacoli per tutti i gusti
Magnifico, davvero, il weekend 18-19 marzo a Espartinas (Siviglia). Il 18, toros di Nuñez del Cuvillo in un mano a mano (2 espadas invece di 3, quindi 3 tori a testa invece di 2) di Espartaco (gloria locale, appunto di Espartinas) e Morante de la Puebla. Sicuramente grande, il 19, l’Espectaculo la Corrida Moderna diretto da Salvador Tavora (regista di una fantastica Carmen recitata per tanti anni, nel fascino di notti stellate, nelle più belle Plazas spagnole). Espectaculo con i rejoneadores (corrida a cavallo) Josè Luìs Cañaveral e Pedro Calero e i matadores Juan Manuel Benitez e Antonio Fernandez Pineda. Gustosa ciliegina su tanta torta taurina, maghi del rejoneo, glihermanos Angel e Rafael Peralta Maestros de Ceremonia.
A chi piacesse Espartinas e vi si fermasse fino all’8 aprile mattina, non sfuggirà una novillada (tori di 3 anni) della ganaderìa (allevamento) di Maria Josè Barral.

Altri toros… A Madrid, Valencia, in Estremadura nell’ex-Portogallo!

Tarde de Toros a Pamplona....

Tarde de Toros a Pamplona….

Prima del Gran Finale di questa umile suite di informazioni cornupete, si segnali che a Madrid la Temporada a (la plaza de) Las Ventas comincia domenica 12 marzo (dopodiché si andrà avanti no stop con toros tutte le domeniche, salvo ovvii imprevisti). A Valencia nella storica Plaza (centrale e vicina a una bellissima stazione ferroviaria da non perdere) le eleganti Fallas offrono corride pomeridiane dall’11 al 19 marzo.
Se poi qualcuno facesse un salto nella splendida realtà primaverile dell’Extremadura (della cui Asociaciòn de Periodistas chi scrive è pure apprezzato e ascoltato – così sembra – socio, un saludo al presi Paco Rivero) il 2 aprile a Olivenza (portoghese fino a inizio ‘800 poi spagnola dopo una Guerra degli Aranci, tant’è che conserva gli unici monumenti in stile manuelino extra Portogallo) si godrà una accettabile corrida – cartèl, programma da definire – (in precedenza l’aficionado avrà degustato in una pasticceria locale l’eccellente Tècula Mècula, una torta dai sapori e profumi risalenti alle epoche morisca e judìa).
Ulteriori dimostrazioni che la corrida è radicata (sennò non sarebbe chiamata Fiesta Nacional) nella cultura popolare e nelle tradizioni della gente comune?
I tanti Festejos locali, avvenimenti che il jet set, i turisti dei charter, i presenzialisti mondani nemmeno conoscono (e che sicuramente intrigano chi ama le vicende vere e genuine di una terra). Nella piccola poblaciòn di Guillena (circa 15 km da Siviglia) una Feria de Novilladas intitolata La Granada de la Plata costituisce una sorta di torneo a eliminazione: il 26 marzo Gran Final con los 6 triunfadores qualificatisi in precedenti corride (che avevano visto affrontarsi quattro giovani speranze andaluse, un colombiano e un venezuelano).

Per finire, la famosa Feria di Siviglia
Ma ecco il Gran Finale, il “massimo” della prima parte della Temporada Taurina, l’Highlight del Toreo.
La Feria de Sevilla. Dal 16 al 30 aprile (eppoi si prosegue…). Superfluo commentare che non manca nessuna Figura, personaggio, ci sono tutti (toreri e ganaderìas): il 20 il celeberrimo Victorino con i suoi possenti e temibili tori, il 30 mattina i rejones e nel pomeriggio i mitici Miura. In maggio si comincia subito, il 1° (sembra ovvio) con unFestejo Mixto (a cavallo e a piedi) e si prosegue il 7, 14, 21, 28 e financo l’11 giugno. In più, tanto per festeggiare San Fernando, c’è pure una corrida martedì 30 maggio. E a Siviglia, anzi, in tutta l’Andalusia, comincia una festante stagione che ne dura “tre” (in maggio Feria di Cordoba, in giugno il Corpus a Granada, a metà e a fine agosto a Malaga ed Almerìa).
Que diòs reparta suerte!