Fasti e bellezza della Città Imperiale
gpb per ”Europa de Scoprire” Edizioni TCI – nella foto in hp: Sinagoga del Transito.
In Spagna tante città vantano grande importanza e si segnalano per alcune loro peculiarità: Madrid, lacapital, Barcellona, la Ciudad Condal, San Sebastiàn, dall’eleganza Belle Epoque, Siviglia, capoluogo della cultura e del folklore di Al Andalus, Salamanca, la dotta con la plurisecolare università.
Ma Toledo, volete mettere, Toledo è la Ciudad Imperial, punto e basta. Toledo è l’anima della Spagna, la sua Storia.
Delle città menzionate, Madrid era un anonimo villaggio arabo verso l’anno 1000. Barcellona, sua attuale ‘oppositrice’, visse alti e bassi nel corso della storia e comunque non fu mai capitale di un regno. La basca San Sebastiàn deve la sua notorietà a un sovrano dell’800 voglioso di importare in Spagna l’architettura, la bella vita e i passatempi della vicina Francia. Siviglia, se non si vuole considerarla diretta discendente della romana, non lontana, Hispalis, circoscrisse i suoi fasti nei soli secoli in cui operò come porto delle navi provenienti dalla neoscoperta America. Infine, Salamanca: tanto ingegno e cultura, ma quanto alle vicende politiche e militari che contano, è sempre stata un filino isolata dal resto della Spagna.
L’imperiale Toledo, invece sì, può vantare un’ininterrotta presenza nei più importanti momenti della storia spagnola, dal più lontano passato fino al recente (1936) assedio dell’Alcàzar (divenuto un tale simbolo, come tante altre istituzioni toledane, da fare preferire a Franco la sua immediata liberazione alla conquista di Madrid, con conseguente ritardo nella fine della Guerra Civile).
Si parla di un passato assai remoto perché non è difficile pensare che un promontorio roccioso, circondato da un fiume -quindi un’eccellente punto strategico e di difesa naturale- non sia stato abitato dall’uomo fin dalle sue origini.
Plinio informa sull’esistenza di Toletum, capoluogo della Carpetania, già nel IV secolo A.C. e ne segnala la conquista da parte di Roma nel 192 A.C., data di inizio di un fiorente sviluppo economico -dovuto in gran parte alla lavorazione del ferro e alla coniazione delle monete- testimoniato dai resti di costruzioni tuttora visibili (circo, anfiteatro, una villa, impianti di approvvigionamento dell’acqua). Prima della caduta dell’impero romano Toledo fu occupata da Alanni (411 D.C.) e Visigoti (418) del cui regno divenne la capitale, per volere di re Atanagildo, a metà del VI secolo (573).
Appartengono a questo periodo storico i Concili di Toledo, coinvolgenti le vicende religiose (crisi
tra arianesimo e cattolicesimo) e quelle politiche (successione della corona, codici di leggi romane e visigote). La Toledo musulmana –dall’inizio dell’VIII secolo al 1085, anno della Reconquista da parte del re Alfonso VI di Castiglia- non brillò particolarmente ma favorì quantomeno lo sviluppo della cultura dell’Islam che nei due secoli successivi (fino al regno di Alfonso X El Sabio) si fuse mirabilmente con quella cristiana e l’ebraica. Grazie alla pacifica convivenza (unico momento nella loro storia) delle tre religioni monoteiste, Toledo divenne il centro intellettuale dell’Europa: basti citare gli scambi culturali favoriti dalla famosa Scuola dei Traduttori (opere di Aristotele, testi scientifici, letterari, di medicina, tradotti dalle lingue antiche nell’appena nato castellano -l’attuale spagnolo-, in arabo, ebraico). Nei secoli XII e XIII a tanta cultura Toledo aggiunse altrettanto benessere con il fiorire di molte attività (il conio della moneta, le armi destinate a divenire famose e a restarlo fino a oggidì al momento dello shopping, la seta, l’industria tessile e l’artigianato). Inizia alla fine di quel periodo la costruzione dell’immensa cattedrale (terminata nel 1493), voluta dall’arcivescovo Ximenez de Rada a comprova del potere economico e religioso.
Toledo fu città prediletta da Carlo V, ancorché gran parte sua nobiltà si fosse opposta (Ribellione dei Comuneros, 1522) alle pretese fiscali dell’imperatore. Il sovrano, che precedette il figlio Filippo II nel dominio del famoso impero sul quale non tramontava mai il sole, ingrandì e abbellì l’Alcàzar (in arabo fortezza, e la sua costruzione risaliva appunto ai tempi dell’Islàm) e lo scelse spesso come sede della corte (a quel tempo, itinerante). Nei secoli che seguirono Toledo –Patrimonio Mondiale dell’Umanità- condivise e ovviamente soffrì la progressiva decadenza della Spagna, ma riuscì comunque a mantenere un grosso centro di potere, quello religioso: è infatti sede dell’arcivescovo
Primate di Spagna oltre che recente capitale (circa 80.000 abitanti, più di 500 metri sul livello del mare, 70 km a sud di Madrid) di una delle 17Comunidades Autonomas -quella della Castilla La Mancha- sorte con la Costituzione postfranchista.
Capitale della Spagna religiosa e della donchisciottesca regione, Toledo lo è anche –secondo i tanti elogi profusi nel tempo- della gastronomìa. Lope de Vega, principale esponente del Siglo de Oro della letteratura spagnola, ne La noche Toledana elogia le tante locande cittadine, da cui il detto Cocinero (cuoco) y cochero (vetturino) tòmalos (prendili) de Toledo. L’epicureo Alessandro Dumas confessò che il posto in Spagna dove aveva mangiato meglio era la Ciudad Imperial. Se si considera che la gastronomìa locale è tuttora basata sulla semplicità e ricorre soltanto a quanto passa la natura circostante, anche oggidì sedersi a tavola a Toledo è una festa. Ricca è l’offerta di selvaggina (quaglie, tordi, piccioni, lepri), succulenti gli agnelli e i maialini arrosto, non mancano il cinghiale e il cervo, il tutto condito con olio locale e il celebre azafràn(zafferano) della vicina Consuegra. Se mai la bontà e la tradizione dello stufato di pernice a la toledana necessitassero referenze, non c’è che da ricorrere al Don Quijote del gatronomo, non meno che poeta, Cervantes. Quanto alla Reposterìa (pasticcerìa), a Toledo non può ovviamente mancare –tradizione tuttora esistente in tante località della Spagna- la vendita dei dolci preparati dalle monache di clausura: nel convento di Santa Ursula, si avanza la richiesta attraverso una grata e poco dopo, dalla ruota, spuntano pasticcini e biscotti, dolcetti e Yemas (tuorlo d’uovo glassato con zucchero). Entremeses (antipasti), secondi e dolci innaffiati –si diceva un tempo- dai vini della zona, il Mèntrida, lo Yepes, il Malpica del Tajo (grandi i loro recenti progressi). Toledo Imperial -dallo stemma con l’aquila bicipite di Carlo V- non possiede soltanto un grande passato storico e culturale: è anche capace di affascinare chi dal piazzale del Paseo del Transito ammira i tramonti all’imbrunire (quando sono partiti i pullman dei turisti in escursione giornaliera da Madrid, carichi di spadine e piastrelle) e di regalare una romantica passeggiata notturna nelle sue stradine misteriose.
LA VISITA
Cattedrale Primada
Si fa risalire la sua fondazione addirittura al I secolo (san Eugenio, primo vescovo di Toledo). Divenuta moschea sotto gli arabi, fu convertita in cattedrale da Alfonso VI. L’attuale costruzione data dal 1227 e vanta uno stile gotico solido e monumentale, forse un filino pesante (vedasi l’unico
campanile) ma certamente notevole per originalità e singolarità. Ovvia la presenza di nuovi stili e nuove opere inseriti nel corso dei secoli (coro rinascimentale, vetrate del XV e XVI secolo, nelle ben 22 cappelle si va dal mozàrabe ad alcuni mirabili esempi del barocco spagnolo spinto fino al rococò). La sacrestia più che un luogo adibito alla regìa di culto e liturgìe, è un museo: El Greco, Luca Giordano, Van Dick, Goya. Splendido un baldacchino (inizi VXI secolo) di Enrique de Arfe nella Sala del Tesoro. Gotico anche il chiostro, cui si accede da belle porte (del Reloj, delMollete, de La Torre, del Infierno, del Perdòn, la Llana, dei Leones).
Parrocchia di Santo Tomè
Presente in alcuni documenti del XII secolo, ne è certa la ricostruzione agli inizi del XIV. Bello il campanile Mudèjar a pianta quadrata con pietra greggia e mattoni (compete in bellezza con il campanile della chiesa di San Miguel). Ma la grande attrazione della chiesa consiste nel famoso quadro de El Greco, El Entierro del Conde de Orgaz, dipinto nel 1586 dall’artista cretese. La guida non mancherà di indicare i volti di Carlo V, dello stesso El Greco e di suo figlio, dipinti dal maestro per la curiosità di chi ammira.
Casa e museo de El Greco
Ricostruzione, con mobili e oggetti d’epoca, di una tipica casa toledana (ben anteriore al periodo in cui –secondo tradizione- visse El Greco: nel sottosuolo fu scoperto un bagno cerimoniale ebreo). Notevole (ma il meglio delle opere di Domenica Theotocopulos è esposto altrove) l’esposizione di 20 quadri del pittore (celebri la Vista y plano de Toledo e Un Apostolato). Bella la cucina con pregevoli maioliche, suggestiva la stradina e le costruzioni che precedono l’ingresso.
Monastero di San Juan de los Reyes
Monastero (XV secolo, ultimo gotico, l’Isabelino, con elementi Mudèjar) ordinato dai Re Cattolici a Juan Guas per commemorare la battaglia di Toro (1476). Assai bello e suggestivo, il chiostro, con ampie gallerie e spaziosa scala di accesso.La facciata nordovest è opera del Covarrubias. Eccellente la posizione, con vista, sul Tago.
Sinagoga de El Transito
Risale al XIII, più certamente al XIV secolo, fu eretta da Samuel Halevì, tesoriere di Pedro I di Castiglia. Di grande bellezza soprattutto per la struttura semplice, pianta rettangolare, evidenti alcune influenze arabe Almohades, vanta un bellissimo soffitto in legno e muri di bianco gesso. Da visitare le gallerie riservate alle donne. Sede del Museo Sefardì, è fonte di dati e informazioni sulle vicende del popolo ebraico, soprattutto dopo la diaspora che seguì all’espulsione dalla Spagna (1492).
Sinagoga di Santa Maria la Blanca
La più antica, al centro del quartiere ebraico, la Juderìa, risale alla fine del XII secolo e racchiude tanti elementi dell’architettura araba (archi e i capitelli Almohades, ma sono anche presenti molta ceramica, piastrelle e oggetti di legno dell’artigianato Mudèjar). Trasformata in chiesa (1550) vi furono costruite tre cappelle. Semplice ma suggestivo il giardino di accesso (per i patiti dello shopping, curiosa una piccola bottega prima dell’ingresso).
Alcazar
Enorme costruzione quadrata dominante la città, è il primo edificio che si presenta alla vista di chi si avvicina a Toledo. Fu fortezza romana, visigota, araba e castigliana (governata dal mitico Cid, si assicura). Carlo V lo volle palazzo reale per una radicale ricostruzione alla quale collaborarono Covarrubias, Vergara, Vega Villalpando e -sotto il regno di Filippo II- Juan de Herrera, architetto dell’Escorial. Devastato nel 1710 durante la Guerra di Successione, fu ricostruito nel 1775 e posteriormente subì incendi (1810) e la distruzione durante l’assedio nella Guerra Civile (1936).
Le Porte, i Ponti, altri monumenti, panorami
Le Porte: Bisagra, in realtà due porte (la vecchia, XI e XII secolo e quella più recente, disegno del Covarrubias, 1550, voluta da Carlo V); deiDoce Cantos; di Bab Al Mardum (araba, forse la più antica); del Sol; di Alcàntara (araba); del Cambròn (XVI secolo, torre Cambronera); di San Martìn (sul ponte omonimo). Antichi ponti sul Tago: di Alcàntara (di probabile origine romana) e di San Martìn (citato in documenti del XII secolo). La chiesa di San Romàn (XIII e XV secolo) ospitante il Museo dei Concili e della Cultura visigota. Nel Taller del Moro, palazzo del 1366, caratteri ebraici tuttora visibili e mostra dell’artigianato Mudèjar. In Santo Domingo El Antiguo (Juan de Herrera, XVI secolo), museo conRetablos di El Greco. Nell’Ospedale di Santa Cruz (primo decennio del XVI secolo, fondazione del potente Cardenal Mendoza, stile Plateresco) bei soffitti Mudèjar a cassettoni e motivi rinascimentali.
Fuori le Mura, l’ospedale di Tavera o Afuera (1541, facciata rinascimentale e due cortili gemelli, nel Museo del Duca di Lerma la famosa Donna Barbuta del Ribera).
Bellissimo, infine, il panorama dai Cigarrales (migliore punto per fotografare, la terrazza del bar del Parador), l’altura sulla riva opposta del Tago, percorrendo la Carretera de Circunvalaciòn che collega il ponte di San Martìn a quello di Alcantara.
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