TOH, CHI SI VEDE…  ALLA BIT 2017. …
Recita un vecchio adagio british che An apple a day keeps the doctor away, dopodichè se mai ricorressi alla stoltezza di adattarlo pro domo mea potrei commentare che A tourism fair a month (per chi non è stato alla Berlitz: ‘una fiera del turismo al mese’…) rende l’umile cronista esperto di Viaggi, Gite & quant’altro). Per spiegarmi, siamo solo al secondo mese dell’anno e già posso vantare di aver calpestato i sacri suoli della madrileña Fitur, gennaio scorso, nonché, nel pieno del carnascialesco febbraio, della milanese Bit.
Già, la Bit, che secondo i soliti beninformati doveva essere alla canna del gas, e invece “è apparsa” dando quantomeno un segnale di vita. Pertanto chapeau!  a questa rassegna del Turismo, in un Paese che sembra tanto in braghe di tela, tipo Fiat a Torino ormai ridotta al lumicino e Mamma Alitalia che pare (ma se è per questo, è dal giorno successivo alla sua fondazione che se ne spiffera il fallimento ….) tirare – e chissà che stavolta sia definitivamente – le cuoia (a tener duro resta  solo – ahimè! – quella Juve, alias Impero del Male, che nemmeno la sullodata crisi Fiat, né la potenza Interista riescono a debellare..).  

Ma come dicevo, eccomi scarpinare tra gli stands . Mica una gran prova podistica datosi che han pensato bene di bigiare i Paesi che, di riffe o di raffe, restano pur sempre la mèta più calpestata dei belpaesani in gita. E mi riferisco a querida España e alla thatcheriana Swinging London  nonché a quegli sciovinisti dei Francesi peraltro giustamente perplessi sulla italica Nouvelle Cuisine televisiva (che palle). E anche Lugano  Bella (fortunatamente ben più vicina alla Fiera della Bit della bossiana Roma Ladrona) almeno uno stand poteva noleggiarlo, fosse solo per la lingua comune parlata nella Terra della Bit (mica l’italiano, mi riferisco al lumbard sussurrato sulle rive del Ceresio).
Deambulo tra gli stands che vado pedissequamente a elencare (con doveroso commento). 

Viva questa gourmet aficionada alla “Bologna” (detta anche Mortadella nel senso di Prodi…)

In primis  la ROMAGNA – EMILIA (col babbo di Lugo trovo giusto dar la precedenza…). Da sempre (non parliamo, poi, quando era presidiata dai magnifici non meno che indimenticabili coniugi Dolcini, e vada loro un gran bel basìn) mèta primaria delle mie bitiane visitazioni, in quanto, comme d’habitude, in quel benedetto stand ti rendono importante dandoti da magnèr (eccellente usanza). Magnèr ‘semplicemente normale’ (perché la base della bontà è la “semplicità”) da suggerirmi di apporre un’ancorchè minima aggiunta al noto… inno di battaglia del Belpaese post gloriosa epoca dei Comuni (Franzia o Spagna, purchè se magna … mia modesta postilla, meglio se in Romagna).

Con il console dell’Uruguay a Milano, Ricardo Duarte,

Dopodichè, dalla (diletta) terra di Romagna – Emilia eccomi zompare (magìe della Bit, eppoi le solite malelingue del turismo nostrano dicunt che “sono più brave” le sue perfide concorrenti di Bergamo e Remmìn/Rimini…) addirittura in URUGUAY. Fin là, nella a me cara Republica Oriental,  (ahimè ormai antan detta anche la Svizzera del sud America…, eppoi i Charruas e la loro garra, il mitico Peñarol  alias Pinerolo Vej Piemont, e ci metto pure quel baloss del Recoba, sovente maldito puntero interista, altre volte no …). E vi penso senza dovermi sciroppare le tantissime ore di volo altrimenti impostemi, per ovvii motivi tariffari, dal el mè amìs, nonché colega, Julio Debali. Quando mi convocava per gite tanto charming quanto un filino cansadoras (nel senso di stanchevoli: sgaruppatevi voi un trasferimento in bus, no stop, dal suo feudo uruguayo, La Paloma, alla brasileira località natale dell’unica vera eroina dell’italico Risorgimento, laddove mi riferisco all’Anitona Garibaldi). E nell’Uruguay della Bit tengo el placer di conoscere Ricardo Duarte, console a Milano, nonché (ma penso solo, provvisoriamente, e in via eccezionale non meno che umilmente signorile, alla Bit) coppiere dispensatore di vini del suo Paese (col permesso di Maradona, mica solo ci sono soltanto i vini argentini di Mendoza…). Dopodichè chiedo e ho conferma da Duarte che “un altro Bonomi”, sigue a lo grande, prosegue nella vita politica, e mi riferisco al mio omonimo (nonché Eduardo), Bonomi, oggidì ministro del Interior.

Giro d’Italia in… Israele…

Qui giunti, dall’Uruguay mi trasferisco (solo un paio di stand più in là) in GRECIA, per far contento quel malàka dell’Anghelos Linardatos. Lo conobbi (l’Angelo) ai tempi, turistici, di Typaldos (quindi, più o meno, subito dopo le Termopili…) e alla Bit vado per conto suo (ozioso a Parigi) nello stand della di lui natia Cefalonia a chiedere se ci sono novità, dopodichè lo informo. Proseguo per i booths del Dodekanisos ma ahimè manca Meghisti, che sarebbe poi l’attuale Kastelorizo (per gli invasori italiani Castelrosso) di cui al celebre film “Mediterraneo” (ma io approdai sull’isola ben prima di Abatantuono).
Dagli Appennini alle Ande….e, alla Bit, il mio trasmigrare… dalla CAMBOGIA (l’Irrawaddy Dolphin, ma che sarà costui?) eppoi che belli quei templi, alla MOLDOVA (mai coverta, direbbero nel Veneto eppertaanto un curioso salto lo farei, fosse solo – e dico una kazzata – per migliorare la classifica dei 118 Paesi già ammirati nell’orbe). Da CIPRO (già stato, ma vorrei tornare per quel bel dèpliant sulla cucina) alla REPUBLICA DOMINICANA (ho visto tutti gli altri posti scoperti dal xènese Cristobal Colòn, mi manca solo questo….). Dalla cartaginese TUNISIA (già stato, ma vorrei imparare ad ammannire il Brik à l’Oeuf, e approfitto per salutare Frej Fekih, bravo corifeo di quel mediterraneo Paese), alla GEORGIA (mi intriga – e non per Stalin – anche per quei confinanti Paesi caucasici, per certo poco noti pure al nostrano buon conoscitore della geografia mondiale … ) …..

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