1 Il suo romanico e la poesia di Machado

per ”Europa, Città da Scoprire” Edizioni TCI …. nella foto di copertina: San Pedro

Soria, un angolo misterioso....

Soria, un angolo misterioso….

Ubi maior, minor cessat, categorica locuzione latina rivolta soprattutto alle vicende umane ma senz’altro riferibile anche a posti e luoghi. L’aficionado ai viaggi, ad esempio, in partenza per la Castilla y Leòn –cuore e culla della Spagna- non può certamente collocare Soria ai vertici di una ideale ‘classifica turistica’ dei 9 capoluoghi della Comunidad.

Bella forza: con tre ‘colleghe’ (Avila, Salamanca e Segovia) elevate al rango di Patrimonio dell’Umanità, Burgos che ha ottenuto lo stesso prestigioso riconoscimento per la sola cattedrale, Leòn che oltre alle bellezze artistiche vanta lo status di ex capitale dell’omonimo regno e Valladolid che, ultima capitale della Spagna prima di Madrid, adesso lo è della più vasta regione autonoma d’Europa, si può facilmente concludere che Soria può essere bella pur senza costituire un “must” (obbligatorio visitarla, come dicono gli americani) negli itinerari turistici spagnoli.

E bella lo è, grazie a un’ampia sufficienza da assegnarle in ciascuna delle componenti che rendono una località meritevole di una visita: l’arte, la natura e la storia.
Il passato, anche remoto, di Soria è infatti molto importante.Basti ricordare che a solo 8 kilometri da questa minuscola città (poco più di 30.000 abitanti) prosperò e si consumò la tragedia di Numancia, nome che i soriani pronunciano con giustificato orgoglio. Importante centro dei Celtiberi Arevaci, nella seconda Guerra Celtiberica (153 A.C.) Numancia fu attaccata dalle legioni romane del console Quinto Fulvio Nobilior per una sconfitta imperiale che fece tremare il Senato di Roma. Seguirono ininterrotti non meno che vani assalti romani, con l’unico risultato di far rifulgere la nobleza y el sentido del honor de los numantinos. Solo dopo vent’anni un massiccio assedio di 60.000 legionari agli ordini di Publio Cornelio Scipione, il vincitore di Cartagine, piegò il loro valor y la fortaleza.

Trascorsi alcuni secoli bui, vicino alla Numancia prima celtibera e poi romana sorse Soria, di cui si hanno tracce certe nel 868 quando, con l’intera penisola iberica divenuta da un secolo e mezzo musulmana (salvo l’estremo nordovest), il figlio dell’emiro Muhammad conquistò la città e la annesse al lontano Califfato di Cordoba. Ma è dopo la Reconquista, con la nascita dei regni cristiani nel nord del Paese, che Soria si ritagliò un ruolo importante nella storia spagnola. Incorporata nel regno di Castilla (1136) ne divenne l’estremo baluardo orientale grazie alla sua eccellente posizione strategica, affacciata sul regno di Navarra a nord, su quello di Aragona a est.

Castilla y Leòn, quanti castell ... lo dice il nome...i

Castilla y Leòn, quanti castell … lo dice il nome…i

L’avamposto-fortezza fu particolarmente caro a due re, Alfonso VIII e Alfonso X. Il primo, salvato dai soriani che lo protessero giovanetto dai tentativi dello zio Fernando III di Leòn di soffiargli il trono, si sdebitò accordando a Soria un Fuero (corpo di leggi) e ne fu ricambiato anche simbolicamente (appare, a cavallo e in corazza, al centro dello stemma di città, circondato da dodici scudi nobiliari). Alfonso X, a sua volta, nel 1266 le concesse il titolo di città (cui generalmente fa seguito, per le ciudades spagnole più meritevoli, la qualifica di muy noble y muy leal).

Dopo che gli orizzonti della Spagna unificata, ai primi del ‘500, si spostarono dalla penisola agli altri continenti, Soria, che già aveva sofferto economicamente per l’espulsione degli Ebrei, si trovò ad affrontare un decadente oblio dai risvolti non totalmente negativi, almeno per chi la visita oggi. Preservata da guerre o altre vicende politiche, motivo principale la sua posizione defilata dalle grandi vie di comunicazione, Soria ha infatti potuto preservare nel tempo i suoi tesori artistici, grazie anche a un clima favorevole e alle sparagnine caratteristiche della gentecastellana, che più parca e conservatrice non si può.

Dai pochi cenni relativi alla geografia e al clima, si può dedurre con buona facilità che Soria e il suo territorio godono le bellezze di una natura invidiabile. A 1.056 metri sul livello del mare (record dei capoluoghi di provincia spagnoli, superato soltanto, e solo per poche decine di metri, dall’altitudine di Avila) la città è abbellita dal passaggio del Duero, nella parte alta di un percorso “vinicolo” che terminerà soltanto a Porto. Aria pura e limpida, pertanto, clima rigido in inverno ma gradevole d’estate, certamente benefico per l’uomo (e, vista la scarsa umidità, per la preservazione delle sue opere), il tutto per una vivibilità che nella bella stagione trasforma la città e i suoi dintorni in località di villeggiatura. Amata e odiata da Antonio Machado, suo cantore per eccellenza, Soria elargisce al viaggiatore -assordato da chiasso e rumori tanto vantati dal folklore di altre località iberiche- quella tranquillità che solo una città della provincia della Castilla y Leòn può garantire. Oltre allo struscio –‘officiato’ in un quieto brusìo nel Collado, la strada per antonomasia- e a robuste mangiate di asados (arrosti), il sussiegoso e tradizionalista soriano (come gran parte dei corregionali castellanos) non è che si permetta gran che d’altro, e non per ristrettezze economiche. Una spiegazione c’è: chi vive in una regione interna, vocata al lavoro nei campi, lontana dal mare e ‘arroccata’ su un altopiano con 700 metri di altitudine media, è parco, riservato, parsimonioso, bada al sodo. Uno stato d’animo forse non esaltante, che comunque fu oggetto di ammirazione anche da parte dell’andaluso Machado: “Contro l’anima ridondante e barocca, che aspira soltanto all’esibizione e all’effetto, il miglior antidoto è Soria, maestra in castellanìa che sempre ci invita a essere ciò che siamo, nient’altro”.

Tranquillità nelle strade di Soria, silenzio tra la natura che la circonda: boschi di pini, riposanti
panorami nei dintorni, dai Picos (Cime) del Urbiòn al Moncayo, mentre il Duero si apre faticosamente la strada verso le pianure (“tra plumbei poggi e macchie di corrosi querceti”, Machado). Siamo nella terra delle Cañadas, dei Tratturi Soriani Orientali -tra i più importanti della Meseta centrale spagnola- Caminos e pascoli delle greggi di pecore Merinos che ai primi caldi della pianura, condotti da pastori con Capa(tabarro) Blanca, muovono verso i monti del Sistema Iberico.

La capitale di una provincia dedita all’agricoltura, circondata da paesaggi bucolici e lontana da modernismi e innovazioni, non può che vantare una gastronomìa estremamente valida per la sua naturalezza, semplicità e schiettezza. Chi visita Soria gode i già citati asados di cochinillo(maialino), cordero (agnello), cabrito (capretto), con alubiones (fagioli) del Burgo de Osma, per non parlare delle trote di Ucero, i granchi di fiume ‘a la soriana’, le migas (pane sbriciolato fritto) ‘a la pastora’, codornices y perdices escabechadas (quaglie e pernici in scapece), gli insaccati stagionati nell’aria dei monti. Al momento del postre (dessert) non c’è che da scegliere tra il lascito moresco, le yemas (tuorlo d’uovo zuccherato e glassato), pasticcini con sciroppi e quanto sfornato giornalmente –e messo in vendita sull’antica ruota, nei conventi delle suore di clausura- torte, budinetti, biscotti, per non parlare della mantequilla dulce (burro dolce) di Soria.

LA VISITA

Santo Domingo

Monumento nazionale (anticamente chiesa di Santo Tomè) Santo Domingo vanta una facciata che può essere definita la più bella del romanico spagnolo, con ordine e geometrìa estremamente accurati: splendidi il rosone e il portale sovrastato da un giro di 4 archivolti (impressionante la bellezza delle numerose sculture dei personaggi raffigurati, l’Apocalisse, i Santos Inocentes, la Vergine e il Bambin Gesù, la Passione di Cristo). Notevoli, nella parte inferiore, rettangolare, due serie di archi ciechi –bellissimi i capitelli di quelli più bassi- di influenza francese (Notre Dame di Poitiers). Pur bello e interessante, con tre navate gotiche con ogiva, del ‘500, un ricco retablo (pala d’altare) del ‘600, l’interno non può valere la splendida facciata.

Concatedral de San Pedro

Prima di essere dichiarata cattedrale, San Pedro fu Collegiata, costruita dagli Agustinos nel 1152. Nel 1520 furono attuati importanti restauri in stile rinascimentale (anteriore alla ricostruzione la magnifica facciata plateresca, con San Pedro, seduto, nella nicchia). L’interno, ultimato da Rodrigo Perez nel 1573, presenta 3 navate con cappelle laterali, sostenute da eleganti colonne cilindriche con volte ramificate. Ulteriore e splendida attrazione di San Pedro, il chiostro romanico (XII secolo, monumento nazionale) con influenze musulmane e bizantine.

San Juan de Rabanera

Monumento nazionale, prezioso gioiello del romanico di fine XII secolo, pianta in croce latina, è arricchito da elementi (timpano, la porta di ponente) appartenenti alla chiesa di San Nicolàs (rovine lungo la Calle Real). All’esterno, molto bello l’abside, con due finestre ornate di foglie di acanto e un’interessante cornice. All’interno, tiburio sulla crociera, un prezioso retablo plateresco del pittore Juan de Baltanàs e dello scultore Francisco de Agreda.

Palacio de los Condes de Gomara

Maestoso palazzo rinascimentale (1592), senza dubbio il più bel monumento dell’architettura civile

soriana, con una facciata doppiamente interessante: per la lunghezza, più di 100 metri e per la differenza di stili. Sul lato sinistro si ammira un disegno ispanicamente herreriano, con ricco portale, un gigantesco scudo sostenuto da due giganteschi mazzieri, balconi con frontone e finestre con inferriate. Sulla destra, una doppia galleria di archi a tutto sesto (12 in quella inferiore, 24 nella superiore) con colonne ioniche. Bella la torre d’angolo su 3 piani.

Plaza Mayor

Centro storico e politico nonché cuore pulsante (come tante altre Plazas Mayores di Spagna) della vita cittadina. L’attuale Ayuntamiento(Municipio) corrisponde all’antica casa dei Doce Linajes de Soria (Dodici Lignaggi di Soria), la dozzina di famiglie nobili (altrettanti scudi appaiono sulla facciata) dalle quali discese la tanta nobleza che abbondò nella Castilla y Leòn imperiale. Non manca una chiesa, Santa Maria la Mayor, un tempo San Gil, contenente, quanto a stili architettonici, la storia di Soria: resti romanici della seconda metà del XII secolo, la Capilla Mayor del XVI con nervature gotiche e qualche elemento barocco e neoclassico. I portici e l’orologio della Casa della Audiencia, anticoayuntamiento (1769), fanno ormai parte della letteratura spagnola (“Soria fria! La campana de la Audiencia da la una, Soria, ciudad castellana, tan bella!, bajo la luna”, Machado).

Monastero de San Juan de Duero

Monumento nazionale, sulla riva sinistra del Duero, rappresenta una delle opere più peculiari del romanico in Spagna. Dell’antico monastero dell’Ordine dei Monaci Ospedalieri di Gerusalemme si conservano solamente il Chiostro (XIII secolo) con influenze mudèjar e siculo-arabe, e la chiesa (XII secolo): una sola navata, pianta irregolare con presbiterio e abside semicircolare, pregevoli due altari romanici su ciascun lato.

Ermita de San Saturio

Eremo del XVII secolo, dedicato al patrono di Soria, costruito in una caverna sovrastante uno spuntone di roccia affacciato sul Duero. L’edificio principale, di pianta ottagonale, è decorato dal pittore soriano Antonio Zapata. Il Camino che conduce all’Ermita fu uno degli itinerari prediletti da Machado.

Museo Numantino

Vicino alla Dehesa, inaugurato dal re Alfonso XIII nel 1919, costituisce il compendio archeologico e storico della provincia di Soria e presenta come importante attrazione i reperti degli scavi di Numancia, in particolare gli oggetti delle attività quotidiane delle popolazioni celtibere.
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2 Soria, bella di Spagna senza essere un must

La piccola città della comunità autonoma di Castiglia y Léon difficilmente si trova negli itinerari turistici. Anche se poco conosciuta, Soria è bella e meritevole di essere visitata per l’arte, la natura, la storia. Mondointasca la presenta in due puntate. In questo servizio presentiamo la storia antica

Nei dintorni di Soria, Berlanga de Duero....

Nei dintorni di Soria, Berlanga de Duero….

Ubi maior, minor cessat, categorica locuzione latina rivolta soprattutto alle vicende umane ma senz’altro riferibile anche a posti e luoghi. L’aficionadoai viaggi, ad esempio, in partenza per la Castilla y Leòn, cuore e culla della Spagna, non può certamente collocare Soria ai vertici di una ideale ‘classifica turistica’ dei 9 capoluoghi della Comunidad.
Bella forza: con tre ‘colleghe’ (Avila, Salamanca e Segovia) elevate al rango di Patrimonio dell’Umanità, Burgos che ha ottenuto lo stesso prestigioso riconoscimento per la sola cattedrale, Leòn che oltre alle bellezze artistiche vanta lo status di ex capitale dell’omonimo regno e Valladolid che, ultima capitale della Spagna prima di Madrid, adesso lo è della più vasta regione autonoma d’Europa, si può facilmente concludere che Soria può essere bella pur senza costituire un “must” (obbligatorio visitarla, come dicono gli americani) negli itinerari turistici spagnoli. E bella lo è, grazie a un’ampia sufficienza da assegnarle in ciascuna delle componenti che rendono una località meritevole di una visita: l’arte, la natura e la storia.

Una storia millenaria
Il passato, anche remoto, di Soria è infatti molto importante. Basti ricordare che a solo 8 kilometri da questa minuscola città (poco più di 40.000 abitanti) prosperò e si consumò la tragedia di Numancia, nome che i soriani pronunciano con giustificato orgoglio. Importante centro dei Celtiberi Arevaci, nella seconda Guerra Celtiberica (153 a.C.) Numancia fu attaccata dalle legioni romane del console Quinto Fulvio Nobilior per una sconfitta imperiale che fece tremare il Senato di Roma. Seguirono ininterrotti non meno che vani assalti romani, con l’unico risultato di far rifulgere la nobleza y el sentido del honor de los numantinos. Solo dopo vent’anni un massiccio assedio di 60.000 legionari agli ordini di Publio Cornelio Scipione, il vincitore di Cartagine, piegò il loro valor y la fortaleza.
Trascorsi alcuni secoli bui, vicino alla Numancia prima celtibera e poi romana sorse Soria, di cui si hanno tracce certe nel 868 quando, con l’intera penisola iberica divenuta da un secolo e mezzo musulmana (salvo l’estremo nordovest), il figlio dell’emiro Muhammad conquistò la città e la annesse al lontano Califfato di Cordoba. Ma è dopo la Reconquista, con la nascita dei regni cristiani nel nord del Paese, che Soria si ritagliò un ruolo importante nella storia spagnola. Incorporata nel regno di Castilla (1136) ne divenne l’estremo baluardo orientale grazie alla sua eccellente posizione strategica, affacciata sul regno di Navarra a nord, su quello di Aragona a est.

Soria avamposto fortezza caro a due re

Paesaggi sulla meseta della Spagna centrale

Paesaggi sulla meseta della Spagna centrale

L’avamposto-fortezza fu particolarmente caro a due re, Alfonso VIII e Alfonso X. Il primo, salvato dai soriani che lo protessero giovanetto dai tentativi dello zio Fernando III di Leòn di soffiargli il trono, si sdebitò accordando a Soria unFuero (corpo di leggi) e ne fu ricambiato anche simbolicamente (appare, a cavallo e in corazza, al centro dello stemma di città, circondato da dodici scudi nobiliari). Alfonso X, a sua volta, nel 1266 le concesse il titolo di città (cui generalmente fa seguito, per le ciudades spagnole più meritevoli, la qualifica di muy noble y muy leal).
Dopo che gli orizzonti della Spagna unificata, ai primi del ‘500, si spostarono dalla penisola agli altri continenti, Soria, che già aveva sofferto economicamente per l’espulsione degli Ebrei, si trovò ad affrontare un decadente oblio dai risvolti non totalmente negativi, almeno per chi la visita oggi. Preservata da guerre o altre vicende politiche, motivo principale la sua posizione defilata dalle grandi vie di comunicazione, Soria ha infatti potuto preservare nel tempo i suoi tesori artistici, grazie anche a un clima favorevole e alle sparagnine caratteristiche della gente castellana, che più parca e conservatrice non si può.
(1-continua – mondointasca.org 27/03/2015)

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3 Soria, una natura invidiabile

Continua il racconto di Soria, capoluogo di provincia della comunità della Castilla y Léon. In questo servizio gli aspetti naturali del territorio: boschi di pini e riposanti panorami, le bellezze artistiche e la bontà della cucina

La Ruta del Duero, Soria

Soria, san Juan

Soria, san Juan

Dai pochi cenni relativi alla geografia e al clima, si può dedurre con buona facilità che Soria e il suo territorio godono le bellezze di una natura invidiabile. A 1.056 metri sul livello del mare (record dei capoluoghi di provincia spagnoli, superato soltanto, e solo per poche decine di metri, dall’altitudine di Avila) la città è abbellita dal passaggio del Duero (il terzo fiume della Spagna) e nella parte alta di un percorso “vinicolo” che terminerà soltanto a Porto. Aria pura e limpida, pertanto, clima rigido in inverno ma gradevole d’estate, certamente benefico per l’uomo (e, vista la scarsa umidità, per la preservazione delle sue opere), il tutto per una vivibilità che nella bella stagione trasforma la città e i suoi dintorni in località di villeggiatura.

Soria, maestra in “Castellanìa”: struscio e robuste mangiate
Amata e odiata da Antonio Machado, suo cantore per eccellenza,Soria elargisce al viaggiatore – assordato da chiasso e rumori tanto vantati dal folklore di altre località iberiche – quella tranquillità che solo una città della provincia della Castilla y Leòn può garantire. Oltre allo struscio – ‘officiato’ in un quieto brusìo nel Collado, la strada per antonomasia – e arobuste mangiate di asados (arrosti), il sussiegoso e tradizionalista soriano (come gran parte dei corregionali castellanos) non è che si permetta gran che d’altro, e non per ristrettezze economiche. Una spiegazione c’è: chi vive in una regione interna, vocata al lavoro nei campi, lontana dal mare e ‘arroccata’ su un altopiano con 700 metri di altitudine media, è parco, riservato, parsimonioso, bada al sodo. Uno stato d’animo forse non esaltante, che comunque fu oggetto di ammirazione anche da parte dell’andaluso Machado: “Contro l’anima ridondante e barocca, che aspira soltanto all’esibizione e all’effetto, il miglior antidoto è Soria, maestra in castellanìa che sempre ci invita a essere ciò che siamo, nient’altro”.
Una provincia dedita all’agricoltura e alla gastronomia

Gregge di pecore Merinos
Tranquillità nelle strade di Soria, silenzio tra la natura che la circonda: boschi di pini, riposanti panorami nei dintorni, dai Picos (Cime) del Urbiòn al Moncayo, mentre il Duero si apre faticosamente la strada verso le pianure (“tra plumbei poggi e macchie di corrosi querceti”, Machado). Siamo nella terra delle Cañadas, dei Tratturi Soriani Orientali -tra i più importanti della Meseta centrale spagnola- Caminos e pascoli delle greggi di pecore Merinos che ai primi caldi della pianura, condotti da pastori con Capa(tabarro) Blanca, muovono verso i monti del Sistema Iberico.
La capitale di una provincia dedita all’agricoltura, circondata da paesaggi bucolici e lontana da modernismi e innovazioni, non può che vantare una gastronomia estremamente valida per la sua naturalezza, semplicità e schiettezza. Chi visita Soria gode i già citati asados di cochinillo(maialino),cordero (agnello), cabrito (capretto), con alubiones (fagioli) del Burgo de Osma, per non parlare delle trote di Ucero, i granchi di fiume ‘a la soriana’,le migas (pane sbriciolato fritto) ‘a la pastora’, codornices y perdices escabechadas (quaglie e pernici in scapece), gli insaccati stagionati nell’aria dei monti. Al momento del postre (dessert) non c’è che da scegliere tra il lascito moresco, le yemas (tuorlo d’uovo zuccherato e glassato), pasticcini con sciroppi e quanto sfornato giornalmente – e messo in vendita sull’antica ruota, nei conventi delle suore di clausura – torte, budinetti, biscotti, per non parlare della mantequilla dulce (burro dolce) di Soria.

Soria, otto posti da visitare

Castelli di Spagna....

Castelli di Spagna….

Santo Domingo. Monumento nazionale (anticamente chiesa di Santo Tomè) Santo Domingo vanta una facciata che può essere definita la più bella del romanico spagnolo, con ordine e geometrìa estremamente accurati: splendidi il rosone e il portale sovrastato da un giro di 4 archivolti (impressionante la bellezza delle numerose sculture dei personaggi raffigurati, l’Apocalisse, i Santos Inocentes, la Vergine e il Bambin Gesù, la Passione di Cristo). Notevoli, nella parte inferiore, rettangolare, due serie di archi ciechi –bellissimi i capitelli di quelli più bassi- di influenza francese (Notre Dame di Poitiers). Pur bello e interessante, con tre navate gotiche con ogiva, del ‘500, un ricco retablo (pala d’altare) del ‘600, l’interno non può valere la splendida facciata.
Concatedral de San Pedro. Prima di essere dichiarata cattedrale, San Pedro fu Collegiata, costruita dagli Agustinos nel 1152. Nel 1520 furono attuati importanti restauri in stile rinascimentale (anteriore alla ricostruzione la magnifica facciata plateresca, con San Pedro, seduto, nella nicchia). L’interno, ultimato da Rodrigo Perez nel 1573, presenta 3 navate con cappelle laterali, sostenute da eleganti colonne cilindriche con volte ramificate. Ulteriore e splendida attrazione di San Pedro, il chiostro romanico (XII secolo, monumento nazionale) con influenze musulmane e bizantine.
San Juan de Rabanera. Monumento nazionale, prezioso gioiello del romanico di fine XII secolo, pianta in croce latina, è arricchito da elementi (timpano, la porta di ponente) appartenenti alla chiesa di San Nicolàs (rovine lungo la Calle Real). All’esterno, molto bello l’abside, con due finestre ornate di foglie di acanto e un’interessante cornice. All’interno, tiburio sulla crociera, un prezioso retablo plateresco del pittore Juan de Baltanàs e dello scultore Francisco de Agreda.

Palacio de los Condes de Gomara…… Maestoso palazzo rinascimentale (1592), senza dubbio il più bel monumento dell’architettura civile soriana, con una facciata doppiamente interessante: per la lunghezza, più di 100 metri e per la differenza di stili. Sul lato sinistro si ammira un disegno ispanicamente herreriano, con ricco portale, un gigantesco scudo sostenuto da due giganteschi mazzieri, balconi con frontone e finestre con inferriate. Sulla destra, una doppia galleria di archi a tutto sesto (12 in quella inferiore, 24 nella superiore) con colonne ioniche. Bella la torre d’angolo su 3 piani.
Plaza Mayor……. Centro storico e politico nonché cuore pulsante (come tante altre Plazas Mayores di Spagna) della vita cittadina. L’attuale Ayuntamiento(Municipio) corrisponde all’antica casa dei Doce Linajes de Soria (Dodici Lignaggi di Soria), la dozzina di famiglie nobili (altrettanti scudi appaiono sulla facciata) dalle quali discese la tanta nobleza che abbondò nella Castilla y Leòn imperiale. Non manca una chiesa, Santa Maria la Mayor, un tempo San Gil, contenente, quanto a stili architettonici, la storia di Soria: resti romanici della seconda metà del XII secolo, la Capilla Mayor del XVI con nervature gotiche e qualche elemento barocco e neoclassico. I portici e l’orologio della Casa della Audiencia, anticoayuntamiento (1769), fanno ormai parte della letteratura spagnola (“Soria fria! La campana de la Audiencia da la una, Soria, ciudad castellana, tan bella!, bajo la luna”, Machado).

Monastero de San Juan de Duero……. Monumento nazionale, sulla riva sinistra del Duero, rappresenta una delle opere più peculiari del romanico in Spagna. Dell’antico monastero dell’Ordine dei Monaci Ospedalieri di Gerusalemme si conservano solamente il Chiostro (XIII secolo) con influenze mudèjar e siculo-arabe, e la chiesa (XII secolo): una sola navata, pianta irregolare con presbiterio e abside semicircolare, pregevoli due altari romanici su ciascun lato.
Ermita de San Saturio. Eremo del XVII secolo, dedicato al patrono di Soria, costruito in una caverna sovrastante uno spuntone di roccia affacciato sul Duero. L’edificio principale, di pianta ottagonale, è decorato dal pittore soriano Antonio Zapata. Il Camino che conduce all’Ermita fu uno degli itinerari prediletti da Machado.
Museo Numantino. Vicino alla Dehesa, inaugurato dal re Alfonso XIII nel 1919, costituisce il compendio archeologico e storico della provincia di Soria e presenta come importante attrazione i reperti degli scavi di Numancia, in particolare gli oggetti delle attività quotidiane delle popolazioni celtibere.

(2-fine – 30/03/2015) Soria, bella di Spagna senza essere un must