Sta (ahimè) volgendo al termine la mia “gita pernambucana”, nel  senso che manca poco alla fine del viaggio (in questo  Stato del  nordest del Brasile) che “ho vinto” mediante sorteggio (ebbene sì: ke kulo!) durante un’agape che il Turismo di questa bella fetta della Terra di Pelè (ma anche di Jair,  grande ala della Grande Inter del mago HH, al secolo) Helenio Herrera) offrì –fata turchina della serata la muito bella Carolinna Ramalho- nello scorso, lontano ottobre a Milao (così si scrive in portoghese, più quella sorta di minionda sulla A -che però non riesco mai a sistemate- di modo che si legga una sorta di velocissima cantilena che ricorda, appunto, le poesie –messe in musica- del grandissimo Vinicio de Moraes, e –già che ci sono- perché non ricordare l’Orfeo Negro di Camus?).

Un periodo infinito (quello precedente) di cui mi scuso con il cortese lettore. Ma le sensazioni (e l’entusiasmo) che sorge durante un viaggio in Brasile sono davvero tante. E tali da farti dimenticare di apporre, almeno una tantum, un ‘punto’ di sosta. Starò più attento quando scriverò, narrando più seriamente, a proposito del’atlantico Pernambuco.
Sto, appunto, scrivendo da una di queste infinite (sia per estensione che per numero) spiagge. Per l’esattezza, una delle tantissime proposte da un magnifico (direbbero gli Yankees) sea side  resort, per l’esattezza Porto de Galinhas (sì, le galline, e spiegherò il perché) laddove l’hotel che mi ospita (l’Enotel) offre quel meraviglioso trattamento alberghiero detto all inclusive, col risultato che, ancorchè costì siano solo le 6 am (le ‘vostre’ 11am) corro subito a farmi le 1ma delle mie (ma come disse Rick in “Casablanca” non  azzardo mai previsioni…) X caipirinhas quotidiane.

Bom dia da… O Brasil  (e vai col Samba) ……. vosso GPB