di Milin Bonomi per mondointasca.org (5/2007)

tunisia 15 levar sole bSanto Domingo, la capitale della Repubblica Dominicana, ospiterà dal prossimo 23 luglio, per una settimana, un festival di merengue in cui gli appassionati del genere potranno sfidarsi nelle numerose gare di ballo per le strade della città, in particolare sul Malecòn, il famosissimo lungomare e cuore pulsante della capitale che, per l’occasione, verrà chiuso al traffico e da dove prenderà il via la festa con una coloratissima parata inaugurale.
Un appuntamento che si ripete dal 1967, rivolto non solo agli aficionados di questi ritmi, ma anche a chi saprà sfruttare l’evento per entrare nel vivo dell’esplosiva atmosfera caraibica che questa manifestazione incarna, lasciandosi trasportare dalla frenesia dei suoni e dei movimenti del baile nacional, assistendo alle numerose esibizioni di carattere folcloristico che animeranno la festa, alle diverse mostre di pittura, scultura e caretas (le maschere della tradizione carnevalesca) e ultimo, ma non per importanza, per assaporare le prelibatezze della gastronomia locale (da segnalare la Feria del dulce criollo e il Concurso Nacional Cocteles).

Simbolo dell’identità nazionale
Considerato una delle rappresentazioni culturali dominicane più importanti, il merengue nasce fra gli schiavi africani che lavoravano nelle piantagioni di canna da zucchero ed erano legati a catene che non consentivano loro grandi movimenti, da lì nacque il tipico passo trascinato che caratterizza questo ballo.
Il nome deriverebbe da una voce creola, merenghè, un dolce a base di uova e zucchero, frivolo e spumeggiante proprio come il carattere della danza.
Nato negli ambienti più umili, si è poi allargato a tutti gli strati della popolazione, tanto che il dittatore Trujillo, resosi conto del consenso di cui il ballo godeva presso la popolazione, lo scelse come simbolo dell’identità nazionale, favorendo la nascita di alcune orchestre e promuovendolo all’estero. Fu così che a partire dagli anni ’50 iniziò a diffondersi negli Stati Uniti e in Europa riuscendo, a differenza di altri ritmi latinoamericani come il mambo o la salsa, a rimanere immune da modifiche dovute all’incontro con altre sonorità.
Originariamente era interpretato con gli strumenti della tradizione popolare: le bandurrias, la tambora (tamburo di pelle di capra) e la güira (zucche grattate o grattugie metalliche). Verso la fine del XIX secolo la fisarmonica sostituì la bandurria e si aggiunsero poi bongos e maracas.

Vera anima del Caribe
Quali che siano le sue origini, il merengue continua a rappresentare lo spirito dell’isola, il cui ritmo echeggia tutto l’anno come un sottofondo inarrestabile a ogni angolo di strada, dalla radio del baracchino a quella del taxi, dal bar alle orchestre per strada, scandendo i movimenti dei suoi abitanti.
Non stupisce dunque che per una settimana la capitale si fermi per dedicarsi “anima e corpo” a trasformare il Malecón in un enorme pista da ballo dove si catalizzano la solarità e la sensualità dominicana e dove, più che nelle grandi strutture del turismo di massa e nelle difficoltà legate allo sfacelo economico e politico, si racchiude la vera anima del Caribe.