Bellissima cittadina medioevale nel cuore della Cantabria
GPB per ”Europa, Città da Scoprire” Edizioni TCI – nella foto in hp: San Juan de Gatxelugatze (foto El Mundo)
El tranquillo paso de la historia …il lento scorrere della Storia… così inizia, in un dèpliant turistico, la presentazione di Santillana del Mar, una località che di sbagliato ha solo il… nome (questa cittadina-museo non è sul mare, per trovarlo occorre andare a Suances, animata località balneare –con magnifiche spiagge e non inferiore gastronomia- distante poco meno di 10 kilometri).
Una Storia così importante da detenere –per dirla in gergo sportivo- il primato mondiale di antichità grazie alle policrome incisioni rupestri nella vicina Grotta di Altamira, testimonianza di almeno 20.000 anni di continua presenza dell’uomo in questo angolo del nord della Spagna.
Santillana del Mar è la reginetta, della Cantabria, regione o Comunidad Autonoma che con il Principato delle Asturie, la Galizia e il Paese Basco si affaccia sul Mar Cantabrico (parimenti Cantabrica sono chiamate la costa -un tempo nota come Cornisa- e la Cordillera, il sistema montagnoso che protegge dal freddo queste regioni che recentemente hanno dato vita a una sorta di Santa Alleanza Turistica). Considerato infatti che l’unione fa la forza e soprattutto che l’Andalusìa, Madrid e Barcellona fanno la parte del leone nelle statistiche degli arrivi del turismo straniero, gli uffici di promozione delle citate Comunidades hanno intrapreso una stretta collaborazione mediante la presentazione di un unico prodotto chiamato Spagna Verde. Curiosamente, in questa parte nordoccidentale della Spagna solo in Cantabria e nelle Asturie si parla unicamente lo spagnolo o castellano, mentre in Galizia è divenuto lingua ufficiale anche il Galego e nel Paìs Vasco il basco, o Euskera,oltre a rappresentare una orgogliosa bandiera per i nati nelle tre province, continua a intrigare i linguisti per la sua assoluta diversità da ogni altro idioma europeo.
Nonostante tante beghe linguistiche, cambiamenti politici, evoluzioni del costume e nel turismo, Santillana sfida il tempo secondo il già accennato … Tranquilo paso de la historia … ed è divenuta una splendida cittadina-museo e tale vuole restare. Un esempio –della vita di una nobile cittadina spagnola medioevale- come sempre finto, inventato, una ricostruzione disneyana che appunto gli americani chiamano Mickey Mouse? Niente di tutto ciò. Santillana è vera, genuina, ‘tale e quale’ fu, identica a come la lasciarono hidalgos e Maestri del romanico, caballerose artigiani che scolpirono nella pietra gli stemmi nobiliari all’ingresso di tanta case nobili, solariegas.
Grotta di Altamira a parte, la storia ‘moderna’ di Santillana comincia nel IX secolo con l’arrivo di alcuni monaci in possesso delle reliquie di una santa di nome Juliana (martirizzata dal marito Eulogio per non aver voluto rinunciare alla verginità e alla fede). Grazie a quelle che oggidì chiameremmo sponsorizzazioni dei nobili e ai contributi dei vassalli (documentati dall’anno 870), il monastero fondato dai monaci non tardò a divenire l’abbazia più importante della Cantabria.
Nel 1045 re Ferdinando I di Castiglia, concede privilegi ed esenzioni al complesso religioso e riconosce il suo abate come signore della cittadina, Santillana, (contrazione dei nomi Sancta e Juliana) sorta intorno all’attuale Collegiata. Nel XII secolo il benessere economico di Santillana tocca il vertice, grazie anche al nutrito passaggio di pellegrini diretti a Santiago de Compostela lungo un Camino che, invece di passare all’interno attraverso la Navarra e la Castiglia, conduceva alla tomba dell’apostolo costeggiando il Mar Cantabrico e passando per Oviedo.
Cent’anni più tardi il piccolo centro cantabro assunse tale importanza, anche giuridica, da vedersi concedere un proprio Fuero (Corpo di leggi). Sfortunatamente, con il passar del tempo abate e monaci preferirono vivere di rendita rinunciando ai commerci e allo sfruttamento della terra (pozzi di sale, pesca nel fiume, mulini e allevamento), per una decadenza che incontro l’opposizione della nobiltà locale. Vinsero i laici e don Iñigo Lopez de Mendoza, buon letterato, fu nominato da Juan II primo Marquès de Santillana (1445), con poteri che solo all’inizio del XIX secolo finirono di essere pressoché totalmente feudali.
A tavola, Santillana, la vicina (30 kilometri) elegante Santander e le altre principali località rivierasche della Cantabria (San Vicente de la Barquera, Santoña, Laredo, Castro Urdiales) allietano il visitatore con una gastronomìa resa eccellente dal matrimonio di un pescoso mare con una ricca terra. Rombi e naselli, sogliole e branzini sono sapientemente cotti in abbinamento a ortaggi e verdure, coltivati nel rispetto di madrenatura nel montagnoso retroterra cantabro (curiosamente somigliante, ma siamo nella Spagna Verde, a un angolo della lattifera Svizzera).
LA VISITA
La Collegiata
Eretto nel XII secolo, il monastero diviene Collegiata con il passaggio dai Benedettini all’ordine di Sant’Agostino. La struttura presenta tre absidi e tre navate irregolari, sul modello di San Martìn a Fromista e di altre chiese romaniche costruite nella Castilla y Leòn lungo il Camino de Santiago. Eccellenti le sculture sulla facciata –sormontata da una elegante loggia e da una torre rotonda- evocanti i fondamenti della religiosità medioevale: la penitenza, perdono, la lotta tra il Bene e il Male rappresentati attraverso allegorie, simboli animali (colombe, corvi, serpenti, leoni) e vegetali (uva, acanto, felci, mele). All’interno, al centro, il sepolcro di Santa Juliana custodisce le reliquie in un’urna con gli scudi della Casa de la Vega. Notevole la pala dell’altare maggiore, opera in stile hispano-flamenco del XV secolo. Da non perdere, il Chiostro con 42 capitelli che costituiscono uno splendido esempio dell’evoluzione della scultura romanica (motivi geometrici e vegetali con scene bibliche e allegoriche).
Il Centro Storico
Ammirare i tanti palazzi (pressoché intatti nei secoli grazie a rigide ordinanze di un Consiglio cittadino che fin dal 1575 ne disponeva la preservazione) è facile, grazie alla planimetrìa della cittadina, praticamente sviluppata su due strade, e non richiede molto tempo.
Punto di riferimento e di partenza, la Plaza Mayor (un tempo piazza del Mercato e nota anche come Plaza Ramòn Pelayo) sulla quale si affacciano la Torre del Merino (rappresentante del re), un gioiello dell’architettura medioevale montañesa (della montagna cantabra), la Casa Barreda-Bracho (divenuta Parador), la torre gotica Don Borja, l’Ayuntamiento (municipio) e le case del Aguila e della Parra.
Sulla calle del Cantòn e la Calle del Rìo che conducono alla Collegiata e al palazzo rinascimentale dei Velarde (del ‘500), le case (gotico del XV secolo) di Doña Leonor de la Vega madre del marchese di Santillana, de los Villa o de los Hombrones, di Cossìo e Quevedo e dell’Arciduchessa d’Austria.
Nella Calle de la Carrera la casa dei Bustamante e –affiancati, in Calle Santo Domingo- il palazzo Barreda-Peredo e la casa degli Alonso, di fronte la casa dei Villa con eleganti balconi semicircolari. Sulla stessa strada, all’ingresso nel centro storico, il Monasterio Diocesano all’interno del Convento Regina Coeli de las Clarisas, XVI e XVII secolo, con il museo di arte popolare religiosa montañesa (delle tradizioni della montagna cantabra).
La Grotta di Altamira
A 2 kilometri da Santillana, la grotta fu scoperta nel 1879 da Marcelino Sanz de Sautuola e da sua figlia Maria, nel 1924 divenne Monumento Nazionale e nel 1985 fu dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Ma prima di ottenere un riconoscimento di autenticità le polemiche tra esperti e archeologi furono lunghe e accese: si escludeva che uomini preistorici fossero in grado di realizzare dipinti così belli. Basti ricordare che la Sala de los Policromos o Gran Techo è stata definita la Cappella Sistina dell’Arte del Quaternario, con la volta costellata da circa un centinaio di animali e altri disegni. Oltre a 21 bisonti in diverse posizioni, sono ‘esposti’ con tecniche diverse (incisione, pittura, raschiatura con effetti di ombreggiatura) cervi, cavalli, cinghiali e tori, per una visione di insieme di gran movimento e bellezza.
La grave necessità di preservare (una eccessiva presenza di persone alterava le condizioni di calore e umidità) questa incredibile testimonianza dei primordi dell’umanità condusse nel 1982 a una rigorosa limitazione dell’accesso dei visitatori (8500 all’anno). Solo pochi fortunati –dopo aver prenotato con largo anticipo- potevano godere il piacere e il privilegio di ammirare tanta bellezza.
Un’eccellente progetto, divenuto realtà, ha risolto questo problema dai risvolti culturali e turistici mediante l’apertura –costata tre anni di lavoro e un enorme investimento economico- di una ‘nuova’ grotta, la Neocueva, a soli 300 metri da quella ‘vera’. Con tutto il rispetto verso chi coltiva dubbi, non nasconde preconcetti e prova un certo imbarazzo di fronte alla copia di un’opera d’arte, non è azzardato commentare che le moderne tecnologie e una quanto mai attenta opera di artisti e pittori ha permesso una perfetta riproduzione della originale Cappella Sistina del Quaternario. Per guastare appieno ed emozionarsi di fronte a indimenticabili dipinti occorre solo superare un piccolo blocco psicologico.
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