Un mio neoamico, noto vitellone di Challancey…. (nella foto di copertina: unico fungo trovato, quasi certamente letale…)

Prima di affrontare la descrizione dell’ultima tappa della mia vicenda Ferrarese – Romagnola (per la precisione una gita in grazia di dio, con Paolo, dal Lido di Spina alla Valle del Marecchia) narro brevemente il blitz compiuto in Val d’Aosta con il (e alloggiando dal) Nicola, vero e proprio Deus ex Machina (e mi riferisco alla titolarità delle sue magioni ospitantimi)  del mio agosto vacanziero, dapprima nella Bassa Ferrarese eppoi sulle alture alpine, monte Bianco sullo sfondo.
Per farla breve, sono finito in Val d’Aosta, campo base per sonni e ranci (Grappa inclusa) a Challancey (Frazione di La Salle). E parlo di ben  1,710 mt s.l.d.m. roba che, se proprio non emulo il Compagnoni e il Lacedelli (quelli del K2, se ben ricordo 8611 mt s.l.d.m.) quantomeno mi rende tale (scalato un dislivello di circa 1700 m.s.l.m., dai 10 mt s.l.d.m. di Ro Ferraresse e del Lido di Spina) da potermi definire un Piccolo Alpino (si parlava ultimamente di libri pallosi e arcinoiosi, e questa melensa opera del Salvator Gotta fa certamente la sua parte….).
Breve cronaca. Funghi, niente, salvo (falchettamene da me visto e acchiappato) uno che al 99,99% possiede molta più tossicità dei suoi simili (qualcuno potrebbe dimenticare, e qui rammento ancorchè non micologo, che anche il più innocuo dei funghi non brilla quanto a digeribilità e non dico tossicità etc etc etc). Ad ogn buon conto (come ricordava un magnifico sketch tivù di tanti anni fa) chi vuole comprar funghi faccia un salto sulla Cisa e colà troverà tanti ammiccanti venditori (di porcini & C. appena colti – qualche giorno prima – nei Balcani).

Grolla Valdostana (caffè e quant’altro beninteso di buon livello alcolico…).

Spero, invece, di più per la Fontina (e la toma), comprate in una profumata stalla (con dentro alcune ruminanti Vaches Valdotaines almeno a giudicare dal patois bofonchiato dal titolare delle mangiatoie) a non più di 10 mt dalla maison del Nicola.
Vabbè che a Berchidda (nel cuore della più rustica delle più contadine terre di Sardegna) fui costretto ad aggredire un povero furmagiat (tentava di vendermi  prodotti Galbani) ancorchè tra una vergata e un’altra lo sventurato tentasse di spiegarmi che da Melzo veniva servito con regolare efficienza eppoi ormai tutti i suoi compaesani vedevano la tivù con caroselli incorporati pertanto snobbando il cacio locale). Solo che, stavolta, nel mio acquisto di Fontina & Toma, ça va sans dire Valdotaines Doc, nutro una certa alpinistica fiducia ….
Ad ogni buon conto, informerò (anche sugli eventuali accadimenti viscerali che potrebbero prodursi dal latte appena munto e dallo scrivente contestualmente gargarizzato ….).
Dopodichè, C’al costa lo c’al costa, viva l’Aosta (non senza scusarmi per pessima grafica… preciso trattarsi di un antico urlo di battaglia delle locali genti ahiloro divenute Sabaude … e francamente posso solo commentare che – quanto a dinastie – ai valdostani, tra Re Tentenna, Sciaboletta, e quello di Maggio, non gli è certamente andata di lusso …. ma, come ben si sa, Nessuno è Perfetto….).