IL ROMANICO DEI PIRENEI (ISPIRATO DAI MAESTRI LOMBARDI)
Nella Vall Boì … il risveglio dai Secoli Bui …
Se per il grande critico d’arte Eugenio D’Ors il barocco ha rappresentò una costante nel mondo della cultura, il romanico potrebbe essere definito l’inizio del risveglio dell’Europa dal un lungo sonno cominciato alcuni secoli prima con il declino dell’impero Romano.
Nel XII secolo la Spagna settentrionale, da poco ritornata cristiana con la Reconquista che spinse i musulmani al sud della penisola iberica, riprese i contatti con l’Europa, soprattutto, come ovvio, con quella parte centro-occidentale cui era legata nella comunanza della lingua latina e della religione cristiana. A dare impulso a questa linfa culturale furono i pellegrinaggi sulla tomba dell’apostolo Santiago a Compostela, all’estremo nordovest della Spagna, al termine di quel Camino che nei secoli ha svolto le funzioni di autostrada del sapere occidentale. Un risveglio, anche culturale, non può che avvenire lentamente, sommessamente, senza tanti fronzoli. E così accadde anche per il romanico, uno stile semplice, estremamente pratico, lineare ed escludente (vista l’enorme povertà derivata da secoli bui di abbandono) fronzoli e orpelli.
A creare il romanico furono semplici muratori che oggidì si potrebbero definire ‘specializzati’, dei capomastri in attesa di divenire -qualche secolo dopo- i sublimi architetti del rinascimento. E nel caso del romanico a sud dei Pirenei si professi pure un filino di orgoglio lumbard. Notevole fu infatti l’apporto dei Maestri (Comacini, Campionesi) nella costruzione di chiese e chiostri ai piedi delle montagne che separano il Mediterraneo e l’Atlantico. Chi avesse dubbi in merito non ha che da recarsi a la Seo de Urgel e ammirare la cattedrale di Santa Maria, di cui fu -per la precisione nel 1175- ‘Maestro de Obras’ tale Ramon Llombard.
Il romanico fiorì soprattutto in Catalogna (la regione iberica più vicina al nord del Belpaese, segnatamentela Lombardia), fino a parlarsi di ‘romanico catalano’. Oggidì nelle quattro province catalane di Barcellona, Lerida, Tarragona e Girona, si contano circa 1.900 chiese romaniche, 200 castelli o casoni fortificati con elementi romanici, residenze nobiliari e palazzi urbani, curiosi edifici come le mikwà ebraiche, ponti, mulini e altre costruzioni che portano a più di 2.000 le testimonianze dell’epoca romanica.
Tanta abbondanza di esempi in una regione dalle dimensioni non modeste ma nemmeno enormi, fa pensare che per conoscere e ammirare il romanico non si debba fare tanta fatica, leggasi strada. E’ invece vero che tutto ciò che é bello e buono vada conquistato con fatica e a questa regola aurea non si sottraggono nemmeno le opere di Ramòn Llombard e dei suoi umili allievi. Le chiese e i monasteri romanici -quantomeno gli esempi più puri e validi- sono infatti raggiunte dopo percorsi automobilistici dai panorami incantevoli (boschi, praterie, pascoli e corsi d’acqua) ma su strade che non riparmiano curve e pendenze. E’ peraltro ovvio che per motivi di sicurezza (i luoghi di culto sono tollerati dall’occupante di un altro credo se distanti, meglio se inaccessibili) e religiosi (la preghiera e la meditazione si sublimano nell’isolamento, lontano da ciò che è terrestre e mondano) le costruzioni del romanico catalano avvenissero nelle valli più isolate e recondte.
Ecco quindi l’aficionado del romanico pernottare a Seo de Urgel e dopo aver visitato la ‘Llombarda’ cattedrale di Santa Maria, affrontare un centinaio di kilometri in direzione ovest. Giunto a Sort, scende per poco fino a La Puebla de Segur per risalire (lungo la strada che porta a Vielha e quindi in Francia) fino a El Pont de Suert. Si entra nella Vall de Boi, uno scrigno con sei località che propongono alcuni bellissimi esempi dell’arte romanica. Incredibile a Taull. Due chiese del 1.123, consacrate nello spazio di un giorno. Si avvista Santa Maria per la massiccia mole del campanile, interno alla costruzione, e si passeggia per le tre navate ammirando -tra i dipinti murali- la Virgen y el Niño. Lo stupore diventa entusiasmo visitando Sant Climent e sostando davanti al Cristo Pantocrator benedicente. Si parte salutati dall’agile campanile di Sant Climent, sei piani, “también (scrive una guida) de tipo lombardo”.
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