VENERDI’ 1 LUGLIO, Grande Festa della Riviera Romagnola e Marchigiana
Nell’infinita non meno che dibattuta vicenda del Turismo del Belpaese sostengo da sempre che il ministro designato ad affrontare i problemi di questo importantissimo settore produttivo (detto anche “Industria senza Ciminiere”) deve assolutamente essere un romagnolo. Della costa. (Mentre a dirigere il ministero dell’Agricoltura sia designato un romagnolo dell’interno, a proposito: grande il Sanzvès/Sangiovese di Noelia Ricci degustato durante la manifestazione che sto narrando!).
E sarebbe ancor meglio –e non me ne vogliano i cosiddetti politici, ammirevoli soprattutto nell’arte della parola, mentre il Turismo esclude i blablabla essendo sinonimo di Fare, Inventare-, se il ministro (romagnolo) del Tempo Libero fosse un tranquillo ed esperto bagnino di Remmin/Rimini (o in subordine il direttore di uno di quegli alberghi che non se la tirano). Perché, parmi chiaro, se vuoi far arrivare la gente a casa tua –a parole gradita ospite ma beninteso a pagamento- di ‘sta gente devi conoscerne i gusti, le vacanziere esigenze e almeno approssimativamente la lingua, mentre, mentre, ay ay ay, sono assai rari i politici italiani (e pure i giornalisti e/o tanta altra gente di mondo) che sappiano cosa vuol dire Thank You e/o Merci. Sono, poi, oltretutto ben certo che un bravo rumagnòl ministro del Turismo rimetterebbe sulle spiagge quei meravigliosi mosconi (nel resto del Belpaese detti pattìni) che ancor ricordo, bambino vacanziero a Remmin. E mi chiedo: ma perché son scomparsi (salvo pochi esemplari usati per il salvataggio), ‘sti mosconi, magnifici complici nel portare morose austriache o bavaresi a limonare in acquatica camporella, sottofondo le lontane note di un Lìssio?
E’ passato tanto tempo (commentava Rick/Bogey in ‘Casablanca’) e adesso la Romagna me la ritrovo in una (pardòn, ma fa tanto fino dirlo) “location” di Milano, tanti managers, esperti, sindaci, ça va sans dire rumagnòl, ad annunciare, a fare “l’areclàm” a una (e qui la parola straniera occorre proprio, vista la varietà e la ricchezza di quanto organizzato) “kermesse” che già attira per il solo (azzeccatissimo) nome: la “Notte Rosa 2016” (per la cronaca, venerdì 1 luglio).
E non solo è estremamente intrigante il titolo della kermesse romagnola, “Notte Rosa”, ma pure il sottotitolo, “Capodanno dell’Estate Italiana”, mi sembra geniale. Oltretutto questa 11ma edizione della “Notte Rosa” (che belli i manifesti di quelle precedenti, e alla vista di Mastroianni e dell’Anitona ti pervade un certo frisson) contiene un’importante novità, una eccellente testimonianza che i rumagnòl (almeno quelli della costa, quelli di collina, tipo di Predappio, forse un filino meno) possiedono, sì, il deamicisiano sangue caliente ma alla fine della fiera –oltre che schietti- sono pure aperti e generosi. Tant’è che la “Notte Rosa” varcherà liberalmente i confini di quella che il conte Rognoni chiamò la “Libera Repubblica di Romagna” per far godere pure le genti dei Lidi ferraresi nonché i marchigiani del nord. Se non che (breve inciso) secondo quelli del deep south rumagnòl, leggasi quelli di Lugo, tipo il mio babbo, “marchigiani” sarebbero già –non me ne vogliano gli anfitrioni del meeting che sto narrando- quelli di Remmin/Rimini, e non parliamo poi, quelli di Cattolica.
Gente brava, lavoratrice, soprattutto estremamente inventiva, quella che ha inventato quell’ambaradam del divertimento e del piacere da loro battezzato “Notte Rosa”. Un happening lungo (ben) più di 100 km, su tante spiagge adriatiche, al quale sarò per certo presente con lo spirito, e va a sapere se di persona (in tal caso una tardona bavarese la cuccherò certamente, più dura trovare un moscone per una camporella acquatica … e dalla riva le struggenti note del Vai col Lìssio casadeiano …. questa è vita!).
Ahhhh della felliniana “Notte Rosa” (e cosa state a fare a casa, milanesi popol mio, a cuntà i danèe? orsù … vita vita! sarà bellissimo!) trovate (proprio) tutto in www.lanotterosa.it (e c’è pure www.aptservizi.com).
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