(“Il Tennis è musica”, Adriano Panatta con Daniele Azzolini, Sperling & Kupfer).
Subito, una confessione. Se, lustri fa, durante uno dei tantissimi viaggi “per tennis” (Wimbledon, Roland Garros, Tennis Clinics per non parlare della Coppa Davis: India, Brasile, Sud Africa, Australia, Usa, Cile, Corea etc etc etc) mi avessero detto che di lì a un po’ di lustri avrei assistito alla presentazione di un libro di (nel senso di scritto da…) Adriano Panatta, beh, il tempo di chiamare l’ambulanza e il mio interlocutore l’avrei spedito al Neuro.
E sia chiaro, non intendo assolutamente contestare ad Adriano incapacità letterarie: anche perché, ormai, se vai a spulciare quello che dicono, e peggio ancora scrivono, gli attuali ministri, non escluso (just in case) quello della Pubblica Istruzione, ti disperi a tal punto che dopo un paio di matitate blu (e buu vocali) li “rimanderesti” in Quarta Elementare.
No, più semplicemente, si era così impegnati a vedere Tennis, e ‘anche’ a vedere il mondo (nb: con tutto il doveroso rispetto, il quoziente medio di intelligenza, quindi voglia di vedere e imparare, di un viaggiatore tennisofilo supera del 92,7% quello di un Calciomane… e quando si va in giro è sempre il caso di imparare qualcosa…), a tal punto – si viaggiava intensamente – che non avrei davvero mai pensato al futuro letterario di Adriano (nel suo libro, coadiuvato da Daniele Azzolini, che bello rivedere anche lui dopo una quasi eternità, e per di più essere stato da lui cordialmente ricordato).
Anche perché, nelle trasferte di Davis (in un torneo, protagonisti e comparse sono tanti, in un match di Coppa la vicenda si restringe a due o tre players, oltre ad abbondare l’isteronazionalismo caro al soldato Chauvin) oltre alla anamnesi di tante vicende tennistiche si dedicava giudiziosamente gran parte del restante tempo a notare, e commentare, altre non meno importanti vicende umane, nel senso di politiche, artistiche e vabbè pure gastropalatali (a tal punto che sto raccogliendo foto ‘mangerecce’, ma quante, roba da Alka Seltzer…).

Antan (tanto… tempo fa…) in qualche aeroporto del mondo. (In copertina – sempre, tanto tempo fa… – un umile campo da Tennis a Kathmandu, Nepal).
Tante emozionanti trasferte di Davis, si diceva. Tipo, nel Cile di Pinochet, ivi incluso il Canje, lo storico scambio Corvalàn – Bukowski.
E in Corea la gita al 38° Parallelo laddove ognuno di noi (ebbene confessiamolo) si sentiva un po’ il generale McArthur.
E anche a Johannesburg mica si scherzò, con tutti quei cronisti della racchetta che volevano fare lo Sgùb andando a Soweto (e quelli dell’apartheid che sconsigliavano… suggerendo, invece, una visita agli…. ottimi vini di Stellenbosch).
Ma se proprio dobbiamo autarchicamente restare Chez Nous, quanto orrido caldo (più Tiriac e Nastase) a Mestre.
Evviva la presentazione del libro di Adriano, dunque! Anzi, doppio evviva!
Perché la presentazione milanese del libro di Adriano ha costituito un flashback mica da poco, con tutto quel Tennis alle mie spalle.
(E tra parentesi, trattandosi di ‘fatto personale’, il mio Summit con Panatta mi aiuta a ricordare una vicenduola fors’anche carina. Non possedevo ancora la canonica tessera stampa dell’Ong e per entrare nell’areopago Press di Wimbledon mi feci redigere due righe di presentazione da una rivista tennistica milanese ormai alla canna del gas, nel senso che la sua tiratura non superava le 20, 30 copie, giusto quelle da inviare come giustificativi di pubblicità. Dopodichè vado a Wimbledon ed esibendo il citato ‘doc’ ottengo il pass nell’Areopago letterario del Tempio del Tennis mondiale, roba
che conobbi financo, e divenni amico, del grande Bud Collins, negli States, e oltre, Guru assoluto del Tennis narrato. Accadde però che, contestualmente – per fortuna solo per breve tempo grazie

Adriano presentatore (vallo a pensare un pò di lustri fa…).
all’intervento chiarificatore del corrispondente londinese del giornale – fu negato il pass al mè amìs D.P. inviato del più importante quotidiano del Belpaese. Motivo del rifiuto del pass da parte del capo ufficio stampa – se ben ricordo, di cognome McE… – , la sua scarsa conoscenza di questo unknown Italian quotidiano – “What is Corriere della Sera?” – ricordo benissimo le sue incertezze. P.S. Dovere di cronaca e voglia di precisione, mi impongono anche di aggiungere alla vicenda un importante dettaglio. Mi era giunta voce che al citato Press Room Manager piaceva trincare, e fu così che sull’aereo per Londra comprai una bella bottiglia di Scotch e a Wimbledon mi presentai con questo Accredito che migliore non si poteva….t’è capì D.P. e segreteria di redazione del Cds?…).
Ma torniamo alla rimpatriata con l’Adriano Panatta autore e al doppio Evviva ricavato.
In primo luogo, per quanto concerne il suo scritto, “Il Tennis è musica”, rinunci l’aficionado in s. p. e. a qualche ora sul Court, e quello giubilato ad addormentarsi davanti al video, e leggano quel che combinò (tennisticamente parlando, tantissimo) Adriano il Grande.
Quanto, invece, all’Adriano nel senso di human being, beh (e lo lodo mica solo perché mi ha riconosciuto dopo anni luce) non ricordano in lui tanta simpatia ricavata da tremenda spontaneità (ogni tanto, anche per un milanès, qualche rumàn non poi così …. romano, c’è…).
per mondointasca.org
QUESTA è STORIA !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Perchè hai cancellato quel proverbio in patois novarese che ben si adattava a un revival come questo e alla nostra anagrafe ?