Sul “Corriere della Sera” un giornalista ‘ce l’ha su’ con il Feldmaresciallo Radetzky von Radetzk (vabbè, nessuno è perfetto eppertanto, in precedenza, il giornalista ha scritto per un quotidiano juventino ex sabaudo e viene dalla Langa, deep south del Vej Piemont, gente beninteso perbenissimo, e che gran vino, ma forse troppo legata a quei “pidocchiosi” – non lo invento io, “l’ha scritto” il Giuanìn Brera – dei Savoia….).
‘Ce l’ha su’ col Radetzky, il giornalista sabaudo, nel senso che, scrive, “detesta” il nome del “più bel” – lo dice lui’ – caffè di Milano solo perchè si chiama, appunto, ‘Radetzky’ (un pò come “avercela su” con il Louvre o il Prado solo perchè si chiamassero “Petain” o “Francisco Franco”….).
“Ce l’ha su” (il savoiardo, e con tante scuse per i biscotti) perchè il feldmaresciallo “ha fatto sparare con i cannoni (vabbè, a quei tempi non c’erano gli ‘Scuds’ e i ‘Patriots’…) sui popolani milanesi in rivolta”. Strana, ‘sta storia, anzi ‘la Storia’, e in effetti curiosa, imperocchè pochi decenni dopo, sempre a Milano, un altro militare, per la cronaca monsù Bava Beccaris, fece ‘sparare a zero’, non su ‘stranieri’ – beninteso, e per inciso, dettaglio comunque sempre ininfluente…. – bensì su connazionali, nel senso di milanès, pover crist “colpevoli” soltanto di aver dimostrato perchè avevano fame. E la faccenda diventa viepiù strana se si rammenta che, subito dopo la vicenda, il re sabaudo Umberto I (eppoi ahinoi ce ne fu pure un Secondo, ma questa, avrebbe detto Kipling, ‘è un’altra storia’), pertanto conterraneo del giornalista del “Corriere”, pensò bene – quel sovrano che poi, appunto per tale vicenda venne accoppato – di nominare Cavaliere il suesposto Bava Beccaris (appunto Cav. Fiorenzo, e sembra che parlando a proposito del citato sparatore, il suddetto monarca aggiungesse pure “Bravo ufficiale, neh?….”).
Vabbè che la Storia la scrivono i vincitori, ma io sono anche un filino stanco di difendere il Maresciallo Radetzsky. L’altra volta fu quando in piazza Cinque Giornate, durante le celebrazioni a ricordo della omonima vicenda, cercai di far capire a un gruppetto di esagitati facinorosi che, vabbè la nascita di Hitler in quel Paese, ma, alla Milano che tutta Italia da sempre ammira (mentre attualmente Roma è zozzeria di cartacce e monnezza nelle strade) la settecentesca, ‘Illuminata’ monarchia absburgica donò – oltre a leggi ‘moderne’ – due cosine diverse ma entrambe abbastanza importanti, leggasi il Catasto e la Scala.
E quanto al Radetzky (che bella la ‘sua’ Marcia, ogni Capodanno me la godo con una lacrimuccia…) sarebbe anche il caso di commentare al langarolo corifeo sabaudo che il citato Feldmaresciallo ogni mattina, uscendo dalla abitazione in via Brisa, si premurava di dotarsi di spiccioli da dare ai poveri. Quelli stessi popolani che al passaggio della sua bara verso la stazione Centrale (allora a metà della attuale via Vettor Pisani) salutarono il Radetzsky urlando “In stà i sciur”, sono stati i signori.
Quegli stessi ‘sciur’ (per info citofonare Casati…) che appena sentito l’odore di pericolo pensarono bene di zompare oltre il Ticino lasciando nella cacca il popolino … fa pure rima…, (ma se è per questo, c’è pure da ricordare, più o meno un secolo dopo, un eroico “La guerra continua”… seguito da un più salutare “Coraggio fioei scapuma”… da cui il ben noto “Tutti a casa”).
Quel Radetzky (e poi ho finito) che a Milano convisse tranquillamente non meno che serenamente con una lavandaia monzese, la Giuditta Meregalli, e a Milano volle concludere la sua vita.
Altro che la dinastia (probabilmente) amata dal langarolo che scrive per il “Corriere” ….
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