1 Puglia, “Rooting” inglese per un SALENTO GRECO (1)

 

il castello di Corigliano d'Otranto

il castello di Corigliano d’Otranto

Tour nel Tacco d’Italia alla scoperta delle radici etniche e linguistiche della penisola Salentina, a due passi dalle splendide architetture barocche di Lecce. Mondointasca in questo viaggio accompagnerà il lettore attraverso un territorio ricco di arte, architettura, sapori ….


Accingendomi a descrivere la sua terra, dedico queste mie goffe note (comunque redatte con diligenza pari all’incapacità) al mè gran amìs Mimì (Ricapito), uno degli uomini più buoni da me conosciuti al mondo, terùn (per quelli della nordica Bari dove si trasferì a operare nel turismo) di Lecce nonché tifoso della locale squadra di football, fede però abiurata – per essermi viepiù amico – divenendo fratello nerazzurro (ricordi Mimì: Lecce 0 – Inter 3; Diaz, Brehme, Berti; 31/12/1988 … un trionfo!) Gli giunga un bel basìn…

Prima di addentrarmi nelle descrizioni di una gita di estremo interesse è d’uopo procedere ad alcune spiegazioni, segnatamente in cosa consiste il Rooting e chi l’ha ideato (nonché  presentato alla pattuglia di scribi turistici in cui sono stato arruolato).
Il Rooting altro non è (e riporto papale papale quanto scritto nella email di arruolamento) che “Un nuovo modo di approcciare il territorio e la scoperta dei luoghi, per coglierne le radici, le tradizioni e le emozioni, mantenendo alti standard di qualità”. E affinché il citato Rooting fosse noto al mondo eccomi partecipare al“Viaggio esperienziale, una narrazione dei luoghi alla ricerca delle vere radici” (come noto agli anglofoni,Root vuol dire radice). Non senza precisare che il turista (in questo caso lo scrivente) sarebbe diventatorootista, si è inoltre aggiunto che “Il territorio sarà raccontato in tutte le sue declinazioni: dall’arte, l’architettura e i simboli del potere, ai sapori e racconti tradizionali; dalla narrazione della tradizione in musica all’immersione nella natura, attraverso escursioni e laboratori a tema”.

Nella “Ellade” pugliese, la Chiesa di San Vito a Calimera ….Una parlata che viene dalla Storia
Un ‘programma ambizioso’, avrebbe commentato il gèneral De Gaulle, sempre un filino dubbioso sulle novità e i progetti di grandeur non suoi. Ulteriori dettagli: similmente a uno spettacolo teatrale il Rooting era diviso in tre atti, uno al giorno, e da palcoscenico fungeva un territorio tanto minuscolo quanto interessante, la Grecìa (me racumandi, accento sulla I) Salentina; ebbene lo ammetto, ben poco, o niente, sapevo di questo fazzoletto di terra a sud di Lecce, tutt’al più l’avrei confuso con le colonie albanesi presenti in Puglia e in altre regioni del sud.
Per la precisione le località che avrei visitato durante il tour nella mini (antica) Grecia sarebbero state Soleto, Corigliano, Galatina, Marina di Stigliano, Zollino e Calimera (e ancorché non elencata dai nostri ospiti nella suesposta Ellade pugliese si sarebbe visitato anche la bella, monumentale Martano).

A Galatina, la meraviglia di santa Caterina di Alessandria

A Galatina, la meraviglia di santa Caterina di Alessandria

Ideatori e trasformatori del Rooting in realtà, infine, i due demiurghi (o se si preferisce arconti, visto che di Grecìa ex Grecia si parla) della barese Agrifeudi (tour operator con “Servizi per lo sviluppo territoriale”) l’affascinante Letizia Sinisi & (non saprei catalogarlo, di uomini mi intendo meno) Rosario Turrisi. E Rosario, sulle ali di un giustificato entusiasmo, mi informa che sta progettando un Rooting nel nordest della sua Sicilia, segnatamente nella zona (ah rieccoci con l’Ellade, derivando il nome dalla parola greca cerbiatto) dei monti Nebrodi (un posto che mi attira in quanto residenza di un maiale autoctono assai simile all’ibericopata negra).

Ma torniamo in Puglia, anzi nel Salento, anzi nella Grecìa (accentare la I, a me fa un certo effetto). Laddove lo sbandierato Genius Loci ellenico, le vantate origini e tradizioni mutuate dall’altra sponda del Canale d’Otranto non sono una bufala (capita sovente di visitare una terra che dovrebbe contenere vestigia e ricordi del passato e invece poco offre, è il caso, nella Spagna del Sefarad, delle rare huellas, tracce degli ebrei espulsi nel 1492). E a dimostrarlo non sono tanto le scritte in greco di segnalazioni turistiche e persino di insegne di locali pubblici, quanto la parlata locale, il Griko, un dialetto discendente dalla antica lingua di saggi, filosofi, politici che da secoli insegnano al mondo (tanto indietro nel tempo da risultare quasi incomprensibile a chi parla il greco moderno).
Una curiosa chicca, quella dell’idioma, che può costituire un divertente plus etimologico per il visitatore nella Grecìa salentina che ha studiato al liceo classico (nel mio piccolo, e avendo oltretutto frequentato soltanto la 4a ginnasio – sembra folle ma emigrai al liceo scientifico per stare insieme a una morosina – durante la gita nella Grecìa che passo a raccontare, mi sono dilettato a leggere, ricordare, comparare parole dell’antico greco studiato tra i banchi di scuola.
Ciò premesso, con un sentito parakalò, grazie, per l’attenzione.

La seconda puntata della gita nella Grecìa (sempre accento sulla I) salentina continua giovedì 7 novembre.

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2 Puglia, “Rooting” inglese per un SALENTO GRECO (2)

Tarantolata ... a Galatina

Tarantolata … a Galatina

Prosegue la scoperta della provincia tra due mari. Palazzi nobili, Chiese dalle architetture romane e gotiche, terre coltivate, freschi boschi e accoglienza da re. Un ‘Rooting’ interessante come pochi

A Martano, effluvi d’Aloe e ricchezze architettoniche
Riepilogo in breve che nella precedente puntata ho narrato i prodromi (scusomi, ma recandomi in una terra in cui si parla greco, oltretutto antico, non posso che esibire termini risalenti ellenistici) di una gita nella Grecía per cercarne e scoprirne le radici (in inglese Roots, talché ecco la gita diventare Rooting). E preciso che passo a descrivere anche il Rooting, altrettanto telegraficamente, datosi che nei 3 giorni (anzi, 3 atti, secondo Letizia Senisi e Rosario Turrisi) di cose viste, vissute, apprese, mangiate e bevute nonché gradite, ce ne sono state davvero tante. Efkaristò (grazie) per l’attenzione.

10 ottobre – Atto primo. A Martano sveglia nel Bio Resort Naturalis, che dal nome ti farebbe pensare a un covo della Spectre tanto osteggiata da 007 e invece è una signora masseria (c’è stata pure Helen Mirren!). Ti svegli e hai davanti un mare di verde con ascendente ecologico. Suo arconte (siamo o non siamo in Grecía?) è Domenico Scordari, che più che massaro – dopo un sopralluogo da lui orchestrato nella piantagione eppoi nell’azienda del Beauty – nominerei Re dell’Aloe. Per ora dell’Aloe italica, in attesa dei risultati della cura a cui mi sottoporrò con quanto da Domenico omaggiatomi, debitamente comparati con quelli dell’Aloe messicana e di quella indiana, finora a me più note (e vai con l’Aloe salentina!). A Martano grande piacere e non meno piacevole sorpresa: conosco Paolo Protopapa (e la di lui sciura Anna, attrice brava quanto bella) e da tanto colto prof apprenderò parecchio (efkaristò) nel tour della cittadina (10.000 abitanti, se ben ricordo, palazzi e altri monumenti a iosa, roba che – con tutto il rispetto – Busto Arsizio e tanti altri centri urbani lombardi se li sognano, e vabbè, ma sarà bel far solo i danée?). E a Martano incontro un tour operator incoming, Borgoterra, che dà da dormire a turisti non ricchissimi in linde case arredate in antico stile contadino (lamento infatti che, come logico, e giusto, la lussuosa bellezza va pagata, col risultato, però, che alcune masserie da me visitate costicchiano). 

Galatina, patria della ‘Taranta’ e reminiscenze storiche

A Martano, dall'agave di Naturalis elisir di lunga vita (sembra il Messico....)

A Martano, dall’agave di Naturalis elisir di lunga vita (sembra il Messico….)

Si prosegue, tiremm innanz, per Galatina. Che bello!  E non solo chiese (la romanica e gotica Santa Caterina di Alessandria, affreschi, roba fina) ed eleganti palazzi (ma nel XVIII° secolo quanta ricchezza  – lo so, forse non ben distribuita – come nella Spagna che qui governò). A Galatina si gode pure lo show (Anna regista) spiegante le intricate vicende della Taranta. Si procede (distanze minuscole, in tutta la Grecía Salentina vivono in non più di 45.000) per Corigliano d’Otranto, visitandone il castello (ben ricostruito, chapeau, vale una visita) ripasso un po’ di storia: quel che combinarono quei balossi dei turchi a Otranto (1480, accopparono 800 povercrist), le gesta di Gonzalo Fernandez de Cordoba, el Gran Capitàn (statua antistante il castello). Cena (e roba giusta in quanto tipicissima, viva il purè di fave e cicoria!) e notte alla Masseria Appidè in quel di Corigliano d’Otranto (bel ‘700 salentino, proprietari i Rota, miei paìs in quanto bresciani). 

Tra ‘Pagghiare’ e Patriarchi, che bel vivere!

11 ottobre – Atto secondo. Non si può non morire dalla curiosità avvicinandosi alla Masseria San Biagio, Calimera, dopo aver letto il programma di Agrifeudi recitante quanto segue: “Nel Bosco Antico Querce e Ulivi: il profumo del tempo, Silenzio e Respiro, Tensione e Rilassamento, Sensazioni ed Emozioni, Meditare, con il corpo e con la mente”. Tra tanta introspezione trovo il tempo per un giretto nel bosco e finalmente ammiro da vicino una Pagghiara salentina, tronco conica, pietre faticosamente estratte dal campo e utilizzate (tutto serve al contadino) al riparo di chi suda nei campi, pensi subito ai nuraghi eppoi ai più elaborati, ormai sciccosi trulli. Una bella famiglia, quella che a Cutrofiano ci attende alla Masseria l’Astore, e non lo asserisco per l’eccellente qualità dei suoi vini (mercenario sì, ma con juicio, però, come van giù bene il Negramaro, il Primitivo e da ‘ste parti ho pure trovato la Malvasia nera). E bevendo faccio amicizia (accade) con il patriarca (da patrià, stirpe, tribù, e àrchein, essere primo, meglio fare un po’ d’ordine tra vino, terra antica ed etimologìa). 

Cibi vegani, pietre forate, ulivi tra due mari

A Castrignano dei Greci (ah rieccoli), incuriosisce il Parco delle Pozzelle (ma quant’è carsico il Salento) e chapeau a un Centro Sociale che mi coccola (degusto caffè al cardamomo) e mi racconta quel che fanno per i poveracci locali (che bella la beneficenza non pelosa). All’imbrunire cena vegana (al londinese Foreign Office usano sovente la locuzione No Comment, la faccio mia, beninteso con tutto il rispetto) e riposo del guerriero (in fondo in fondo quella contro la sete è pur sempre una battaglia) all’Agriturismo Biologico Samadhi (a Zollino, preciso per quei tanti yogamanti filosofie, relax, religioni, cibi del dotto oriente).
12 ottobre, Chiesa di San Vito a Calimera, tra gli ulivi non senza boschetti di quercette, Marenna  medio mattiniera merenda contadina, eccellente anche perché entusiasmata dal ricordo di quanto visto poco prima: sul pavimento della chiesetta la Pietra Forata, intorno (scrivono Letizia e Rosario) “Rito del cerchio caldo e la fertilità, cantatrice, suoni e antiche credenze”. Il tempo di digerire la Marenna sulla strada per Corigliano d’Arco e ci rimpinza Rocco, finto burbero dominus della Masseria Sant’Angelo, un posto che più cuntadèin (per dirla in romagnolo) di così non si può (ma c’è pure una sorta di museo della pietra e un miniteatro per spettacoli e tragedie (greche, ça va san dire). “Vacanze nella campagna tra i due mari” (azzeccato, quanto segnala Rocco sul dèpliant della masseria).  

Palazzi, orecchiette, cime di rapa, masserie … per il ‘galop’ finale!

13 ottobre. Terzo e ultimo atto.  Eccellente Coup de thèatre e Galop Final, la conclusione della gita. A Sternatía non credo alla vista di un palazzo (Granafei) che nemmeno a Roma, dopodiché mi attende la welcomizzante (sono o non sono in rooting?) banda e seguendola mi accolgono nel cortile del palazzo (un altro! e che meraviglia pure lui) Comunale. E ceno, non senza, però, dire la mia (mica si vive dicendo solo signorsì): ma sono proprio così necessarie, fanno così tanto chic le “Rivisitazioni gastronomiche”? È così folle che un povero scriba nordico giunto nel campesino deep south della Puglia non sogni di ritrovarsi davanti a un bel piatto di sapide (e tante!) Orecchiette e Cime di Rapa? Suvvia!  E sempre a Sternatìa affido a Morfeo (figlio di Ipno e Notte) la mia  ultima noche, per la cronaca in una sciccosa camera della non meno deluxe Masseria Chicco Rizzo.
Il padrùn, Donato, seguace (in quanto medico) di Esculapio alias Asklepiòn (e con la Grecía ho finito) commenta che la masseria è agognata per il confort e il relax (gli Yankees dicono Away from it all mentre da noi a Milano si dice Fora dai Bal…). E gli credo, la sua proprietà è proprio un gran bel eremo da sciur. In fede, dalla Grecìa.

per mondointasca.org