Andalucia - Casares 10Come miraggi, sulle sommità o incastonati tra monti andalusi, appaiono bianchi Pueblos (molti ‘de la Frontera’) a lungo contesi da Moros e Cristianos
Sono molti, nelle estrema regione meridionale della Spagna: ben conservati, vivaci e, naturalmente, bianchi. Case abbacinanti sotto il sole, aggrappate a rocce scure, ingentilite da una flora più che mai mediterranea. Luoghi carichi di storia e di pura bellezza da gustare

 

Il bianco e il verde, disposti come il giallo e il rosso in quella spagnola, colorano la bandiera della Comunidad dell’Andalusia. Bianco e verde predominanti e caratteristici nei paesaggi dell’estremo sud della penisola iberica. Soprattutto in quella parte dell’Andalusia tra Atlantico e Mediterraneo, nelle province di Cadice e Malaga, che custodisce i Pueblos Blancos de la Frontera.

Andalusia: Arabi prima e Re Cattolici in seguito
In primavera e in autunno, le stagioni migliori per la dolcezza del clima, il viaggiatore percorrerà strade sinuose su colline e montagne ricche del verde propiziato dall’umidità proveniente dall’Atlantico e macchiate dal bianco dei centri abitati. Si ammirano i Pueblos Blancos de la Frontera, tali fino al 1492 perché avamposti di confine tra il nascente regno di Spagna dei Reyes Catolicos e quello di Granada dell’emiro Abu Abd Allah, occidentalizzato in Boabdil. I Pueblos Blancos, grazie a Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, trovarono finalmente un po’ di pace con la fine di scontri armati ma non si liberarono del retaggio lasciato dall’Islam. D’altro canto la riprova è a portata di mano: da Tarifa, Pueblo Blanco sullo Stretto di Gibilterra (lì sbarcarono gli arabi nel 711) si raggiunge Tangeri in meno di un’ora di navigazione e si incontrano le stesse stradine tortuose, incrociate, gli identici chiaroscuri, giochi d’ombra, gli effetti luce, i finestroni arricchiti da inferriate in ferro battuto.

Pueblos Blancos: da visitare come si vuole
Nonostante le ricchezze in arrivo nelle non distanti Cadice e Siviglia la vita è sempre stata dura e sofferta nei Pueblos Blancos, per la precarietà delle vie di comunicazione, cammini impervi, la posizione isolata e una terra avara e difficile da coltivare non meno che bella e affascinante. Non esiste un vero e proprio itinerario per visitare i Pueblos Blancos, scopribili in un territorio compreso tra Arcos de la Frontera a ovest, Ronda a est, Olvera a nord e Castelar de la Frontera a sud. Una ventina di paesi, solo Arcos e Ronda contano più di quattromila abitanti. Nel ricordare Chiclana de la Frontera, Tarifa, Conil, va chiarito che la caratteristica peculiare del Pueblo Blanco è la posizione collinare, montana, tra i saliscendi della catena del Pinar e la Serranìa de Ronda. Arcos de la Frontera affascina per la collocazione su un promontorio dominante il rio Guadalete, oggi magnifico per i panorami, un tempo per la difesa. Un posto antico quanto l’età dell’uomo, quindi, e ricco di bei monumenti, chiese la Casa del Corregidor, Parador. Tra Arcos e Ronda chi ama la guida sportiva si diverte affrontando curve e dislivelli della Catena del Pinar. Correvano meno rischi per la propria incolumità, ma molti di più per il portafoglio e altri averi, quei viaggiatori che un tempo percorrevano questa terra infestata dai Bandoleros.

Non è un Pueblo Blanco,ma non mancano case bianche a Corfoba...

Non è un Pueblo Blanco, ma (ovviamente) non mancano case bianche a Cordoba…

Villaggi d’impronta araba e la magnifica Ronda
A Grazalema, in un tripudio di gerani, basilico, garofani e rosmarino, i commercianti ambulanti garantiscono al turista che gli indumenti in vendita erano appartenuti a qualche temibile fuorilegge (i tempi di Carmen non sono poi così lontani). Da queste parti il tempo scorre lentamente, può essere compiuta una deviazione a Ubrique, fosse solo per vedere come campa un Pueblo Blanco un filino isolato eppertanto meno vessato dalla caciara e dai ritrovati della vita moderna (la cittadina è oltretutto una vera e propria fucina dell’artigianato del cuoio, grande shopping). Ecco poi Ronda, che proprio Pueblo non è (ed essendo città, per di più abbastanza grande e comunque magnifica, di Blanco ne è rimasto poco). Compiuto l’itinerario ovest-est, da Arcos a Ronda, chi vuol proseguire la scoperta dei Pueblos punta verso Zahara (de la Sierra, per non confonderla con quella marinara de los Atunes, dei tonni). Un Pueblo, circondato da agrumeti, mandorli, profumi di timo e rosmarino, pittoresco, intrigante e storico (oltre che Blanco doc): la dominante, e ben conservata, fortezza ne ha viste di tutte, in primis il medioevale incontro tra re Alfonso X e il sultano del Marocco.
La poca distanza obbliga a fare un salto anche a Villamartìn, Alcalà de los Gazules, Algodonales e Torre Alhaquime (quando mai un nome più arabo di questo?) ma le soste dovute (gli americani dicono i ‘must’) devono aver luogo a Setenil e Olvera.

Medina Sidonia

Medina Sidonia

Sole, case bianche e “pinsapos”
La curiosa attrazione del primo Pueblo sorprende, non solo perché non è Blanca, è solo stranissima. Una parte di Setenil è infatti costruita non tra bensì sotto pareti rocciose, scavate da un corso d’acqua in tali dimensioni da permettervi la costruzione di abitazioni e persino una strada, una sorta di minipaese – con bar, negozi, botteghe – al riparo pioggia e sole. In arrivo a Olvera il viaggiatore si fermerà più di una volta, attratto da uno ‘scenario fotografico’ comprendente il Blanco Pueblo e il quasi millenario castello riservante uno dei più bei panorami dell’Andalusia (monti trapuntati di sugheri, noci, pini e gli ‘strani’ Pinsapos, conifera autoctona dalle forme non armoniose). Chi è venuto in Andalusia (anche) per il mare (ne dispone addirittura di due, il Mediterraneo della Costa del Sol e l’Atlantico sulla Costa de la Luz) completa il giro dei Pueblos Blancos scegliendo tra Casares, Medina Sidonia, Vejer de la Frontera. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma quando andarci? Sempre: d’estate non troppo caldo (o comunque secco, non si parla della valle del Guadalquivir); d’inverno può anche andar bene (ma dall’Atlantico arrivano nuvole che sono… più nuvole di quelle mediterranee).