Predappio Alta, Cà de Sanzves

Predappio Alta, Cà de Sanzves

Finalmente anche il “Corriere” si è accorto che c’è (anche) Predappio (chicca di quella sfilza di tante belle località degli Appennini un pochino dimenticate solo perchè le Alpi sono… più alte).
Predappio, che (turisticamente e culturalmente parlando) andrebbe già bene al netto della vicenda mussoliniana, se non che (a parte il fatto che la Storia l’è quella che è, e che a Brescia sulla tomba del generale Haynau -‘jena’ delle 10 Giornate- è scritto “Oltre il rogo non va ira nemica”) è ormai (anche politicamente) più corretto e accorto parlare di “Predappio e il Ventennio” in cui divenne la capitalina del Belpaese.
Ed ecco appunto il Corriere di oggi (12 marzo) spiegare perchè Predappio vale ben più di una visita, come logico quando si parla di posti “turisticamente intelligenti” eppoi dotati di immense piacevolezze palatali, dopodichè, compiuta la visita (alle due Predappio, quella Bassa e quella Alta, con le le belle vestigia storiche, gli Appennini furono testimoni del più importante momento storico  dello Stivale, quello dei Comuni e delle Signorie, poi arrivarono gli stranieri ivi compresi i savoiardi) l’intelligente viaggiatore “innaffierà” (che brutto questo verbo antan assai usato, quasi si parlasse di giardinieri) i gustosi “Strozzapreti” con una bella ‘boccia’ di Sanzvès/Sangiovese.

Strozzapreti a Predappio

Strozzapreti a Predappio

Magnifici gli “Strozzapreti”, al netto dei miei entusiasmi religiosi, ma se si parla di clero anche il ‘primo Mussolini’ e non parliamo poi di suo padre, per certo non lo amarono epperò  -contrariamente al suggerimento contenuto nel citato, succulento piatto- mica l’avrebbero strozzato. Perchè i rumagnol si incazzano di brutto ma son gente umana, mentre è a tutti ben noto che da queste parti i monsignori tirarono il collo a più di uno che la pensava diversamente ….
E sempre a proposito di credi e di religioni, divina quella bottiglia che mi donò il sindaco (lodato dal Corriere di oggi) Giorgio Frassineti, conosciuto grazie ai Dolcini (il Vanni, rumagnol doc, aedo e cantore nonchè corifeo di tutto quello che turisticamente avviene in Romagna, e Lei, la Lina, azdora felicemente emigrata dal Vej Piemont pedemontano ma non per questo meno eccelsa). I Dolcini che a Predappio possiedono un incantevole non meno che ospitale Buen Retiro, come si dice oggidì, “da urlo”: perchè ti svegli (avrebbe detto Cechov “in un limpido e chiaro mattino”) hai di fronte verdi colline (e anche i calanchi non sono poi così brutti…) e cosa fai se non urlare (dalla gioia, dopodichè ti vesti e vai a Predappio Alta a schiarirti la gola col Sangiovese….)?