per mondointasca.org (9/11/2006)
Non si può negare la densità di personaggi storici che nacquero nella cittadina romagnola. Il più noto è Mussolini, ma a solleticare la voglia di tornare nei luoghi del padre del ‘Fasismo’ è la storia del suo babbo, il fabbro ‘Sandrein’, focoso politico che più a sinistra di così non si può ….

Predappio 'alta'

Predappio ‘alta’

Qualcuno può pensare che amo scherzare, o a una provocazione, ma io (facendomi pure forte di una laurea in Scienze Politiche) affermo che politicamente parlando Predappio può essere definita una sorta di capitale mondiale o comunque “la più prolifera località del mondo” per quanto concerne la “densità” (beninteso rapportata alla popolazione e delle dimensioni del comune) di personaggi storici che lì nacquero. E che personaggi! Ben due primi ministri del XX secolo, nati a Predappio a breve distanza di tempo: il democristiano Adone Zoli e il cav. Benito Mussolini. Quest’ultimo, poi, per non correre rischi di ribaltoni e mozioni di sfiducia pensò bene di creare il Fasismo (da queste parti si dice così, non è ancora nato il romagnolo che pronunci correttamente parole con ‘sci’ o ‘sce’ o il francese “Je”), grazie al quale campò abbastanza anni per poter costruire quel po’ po’ di monumentali edifici che tuttora si visitano a contorno della sua casa natale.

Alessandro Mussolini il “rosso”
E se vogliamo, Predappio – fosse solo per vantare di aver generato rappresentanti dell’intero ‘arco costituzionale’ – di politici ne espresse anche un terzo (per non parlare di tanti altri politici minori, in Romagna, si sa, la ‘pulètica’ è nell’aria e la respiri dalla nascita), ancorchè meno illustre dei due sullodati Premier. Prima del “centrista” Zoli e del (si fa per dire) “destrorso” Mussolini, Predappio visse infatti le gesta di un altro Mussolini, Alessandro, babbo (in Romagna non esiste la parola padre) di Benito e focoso politico che più “a sinistra” di così non si può. E di “Sandrein”, Vittorio Emiliani (pure lui predappiese, imparentato con i Mussolini) ha recentemente scritto una biografia (Il fabbro di Predappio, Il Mulino) così coinvolgente e avvincente da spingermi – appena terminatane la lettura – a tornare a nella cittadina cullata dalle dolci colline appenniniche.

Svolta a destra

Casa natale di Mussolini

Casa natale di Mussolini

A rivedere in loco, direbbero gli yankees ‘on the spot’, i luoghi dove il fabbro e babbo del duce (forgiatore del più caduco impero della Storia, proclamato nel ’36 meno di 4 anni dopo se l’erano in gran parte già ricuccato gli stramaledetti albionuici) sognò nobili non meno che quasi irrealizzabili ideali, prima anarcoidi eppoi socialisti. E sulle prime Mussolini senior tirò su bene il ‘burdèl’ Benito. Che, poi, però, visto che con quelli di sinistra si spendeva tutto il tempo a litigare e a leticare e non se ne trovava mai per quagliare, combinare qualcosa, pensò bene compiere una decisa svolta a destra per andare a cuccare il potere (secondo Emiliani il suo unico obbiettivo, poco gli fregava come e con chi ottenerlo).

Predappio, oggi
Rieccomi nuovamente a Predappio, dunque, dopo un recente blitz estivo più curioso che colto. Stavolta, invece, arrivo ben documentato, ho appena finito e porto meco la lettura della citata biografia del babbo di Benito (che fu tale mangiapreti, il fabbro Alessandro – mica il duce che nel ’29 finì pappa e ciccia col Vaticano – da chiamare il primogenito Benito in onore di Benito Juarez, lìder messicano che ‘los curas’ li trattò di brutto, e il secondogenito Arnaldo, a ricordo di Arnaldo da Brescia, “tuffato” nel Tevere previa impiccagione e ‘bruciatura’ – come sempre si dice il peccato e non il peccatore -). Il tasso culturale (e di ‘importanza politica’) di questa mia ulteriore trasferta a Predappio è poi accentuato e consacrato da un lungo colloquio accordatomi dal sindaco.

Un programma di studio “ciclopico”
Accompagnato e presentato dal Vanni Dolcini (frattanto la Lina è salita alla loro bella casa dominante colline e calanchi del tenero appennino romagnolo, e da brava ‘arzdora’ preparerà una giusta merenda di piada, squaquarone e Sangiovese) conosco il prof. Giorgio Frassineti. Un geologo che dopo aver studiato le viscere del pianeta adesso deve affrontare più terreni problemi e vicende, importanti quelle future, di una Predappio davvero sconosciuta (a udirne il nome tutti pensano solo alla nostalgica cripta nel cimitero di San Cassiano con contorno di saluti romani). Perché la (antica, romana) Prè (degli) Appii, comunica entusiasta il sindaco all’ignorante scriba, è sede del Programma Ciclope (80% degli investimenti della Comunità Europea, finalmente c’è qualcuno che ‘li usa’) dedicato allo Studio degli Effetti Turbolenza. Un laboratorio unico al mondo (!) dalle dimensioni a dir poco inquietanti (4000 mq, una galleria di 120 metri che dal ’38, ospitò la mussoliniana Caproni, industria aerea che a Predappio occupò 1200 persone).

Nella casa natale del figlio di “Sandrein”

Un bel piatto di "Strozzapreti"

Un bel piatto di “Strozzapreti”

Presentata la Odissea nel Futuro (prossimo, nel 2011 il Programma Ciclope entrerà nella fase esecutiva) il sindaco – non senza avermi donato un libro sul predappiese Adone Zoli, primo ministro, ’57-’58 e lìder diccì, diede l’ok per la sepoltura di Mussolini nel cimitero locale – mi conduce alla casa natale del… figlio di “Sandrein” (sono o non sono venuto attirato dal libro il “Fabbro di Predappio”?). La famosa casa, con i non meno famosi 17 scalini conducenti alle umili camere del Fabbro e della Maestra, è oggi un piccolo museo che il sindaco cerca di rendere sempre più invitante e documentato; in una camera in allestimento mi mostra un bronzeo busto di Alessandro (che il suo rampollo durante il Fascismo da lui creato non poteva certo magnificare). “Sono di sinistra” commenta Giorgio Frassineti quasi a volere giustificare il ricorso a reperti “fasisti” pro la sua amata Predappio. Non si preoccupi, signor sindaco. In primo luogo, come diceva Bogart/Rick in Casablanca, “è passato tanto tempo”. Eppoi è il caso di ricordare che al cimitero di Brescia sulla tomba dell’austriaco generale Haynau, ‘aguzzino’ delle 10 Giornate, i bresciani hanno sentenziato “Oltre il rogo non va ira nemica”.
At salut, Sandrein (e sempre Evviva Benito, Juarez).