TRA FARO E L’ANDALUSIA, LAGUNE E SPIAGGE INFINITE

Tavira, Santa Maria

Tavira, Santa Maria

Mi chiama la Liseta del Turismo Portoghese e mi fa: “Vuoi venire in gita all’Algarve?”. “Certo che ci vengo”, le rispondo con eccitazione. Eh sì, d’altro canto non è difficile immaginarsi l’entusiasmo che pervade un anziano, sedicente scrittore ogniqualvolta un cireneo gli propone di fuggire dai tiggì riportanti le suggestive dichiarazioni dell’on. Casini ed esibente le dentature di Galliani e Giraudo nonché le gonfianti guance di Prodi. Incazzoso e qualunquista, dirà di me l’adorato lettore.

Sarà anche. Ma provi qualcuno ad arrivare a un’età quasi veneranda e a ritrovarsi con le stesse gnagnere udite agli albori della vita.

Orsù, dunque, si parta, meglio il Portogallo!
Breve inciso: anche politicamente? Beh, qualcosa ho letto e mi sembra proprio che i bravi Lusitani siano gente seria. Il loro Stato è meno cicala del nostro, hanno affrontato con enorme dignità la tremenda crisi delle loro colonie e ancorché latini sanno badare al sodo, con sano pragmatismo, invece di perdersi in bizantinismi verbali.
Affrontata con rischi di perdita-aereo la parte più lunga e cretina del viaggio (da Milano alla Malpensa, non impieghi mai meno di 2 ore da casa al check in, stavolta 34 minuti d’attesa della mitica 94 per andare in Cadorna, e no taxi per il Salone del Mobile: è civile tutto ciò?) zompo in zona Cesarini sul volo Tap e già mi ritrovo un’altra emergenza.
Affamato per le suesposte vicende spingo giù verso il piloro un paninozzo lunch ma tutto si blocca dalle parti dell’esofago, complici il pane molle (è come una palla da tennis dopo un servizio di Federer) e un melmoso impasto ghiacciato di forse tonno con chissà cosa d’altro (dal sapore poteva trattarsi di pece paramasticabile con ascendente colla di pesce).

Spiaggia di Tavira

Spiaggia di Tavira

Fortunatamente mi ricordo che la Tap fornisce vino gratis già dai tempi in cui la Iata obbligava a farlo pagare. L’antico (roba di almeno 35 anni fa) Capo Tap milanese, il bravissimo Carlos Dos Reis, mi aveva infatti raccontato che (onde evitare di fare i barboni chiedendo soldi per una minibottiglietta di rosso) la compagnia aerea aveva dimostrato (idem fece la Csa cèca per la birra) che della dieta giornaliera di un portoghese faceva parte il vino, eppertanto questa sana e gioiosa bevanda doveva essere servita gratuitamente a bordo. Qualche sorso di buon vino dell’Alentejo permette a quell’impossibile coso sedicente snack di oltrepassare il piloro.

Algarve differente da scoprire
L’Algarve mi accoglie sofferente per un ancorché impercettibile movimento peristaltico dello stomaco (dovuto, spiegano i medici aeroportuali, al ben noto singhiozzo da snack, leggi sopra) ma tutto si sistema al primo contatto con una magnifica brezza atlantica e all’accecante biancore della vecchia Faro (presente Sesto San Giovanni alle 6 in gennaio? beh, tutto il contrario).
Mèta della gita non è l’Algarve più noto e stereotipato, quello occidentale (da Faro a Cabo Sao Vicente tanto caro a Enrico il Navigatore) inventato dai British gentlemen che – insoddisfatti di aver fregato i portoghesi nei secoli scambiando tanto vino di Porto con poca lana delle Midlands – comprarono per pochissimi escudos enormi distese di terra su cui costruire golf e alberghi da commercializzare con charter da Luton e Manchester.

Tavira, Santa Maria

Tavira, Santa Maria

Si va invece (peraltro Liseta, come si fa con i parenti delle vittime, mi aveva previamente avvisato) nell’Algarve orientale, tra Faro e l’Andalusia (opportunamente – perché se è vero che Lusitani e Castigliani non si odiano è altrettanto vero che si ignorano – separata dall’ampio rio Guadiana). Sbaglierebbe però chi volesse definire della mutua quest’altra costa dell’estremo sud del Portogallo, sempre provvidamente esposto al sole di un’intera giornata.
Mancano i famosi faraglioni su spiagge dorate dell’Algarve dei Lords, questo sì, in compenso si ammirano paesaggi diversamente intriganti , vedi la zona lagunare tra Faro e Tavira eppoi le belle spiagge a perdita d’occhio da Tavira a Vila Real de Sao Antonio.
Senza tanti fronzoli (salvo nella un po’ ricercata ed elegante Monte Gordo) e tanto meno le eleganti ubbìe dell’altro Algarve, questa costa è consigliata a chi ama il mare così come al freddoloso italiano che trema all’idea di un semicupio oltre le Colonne d’Ercole ( la temperatura dell’acqua era già di 19°) e a chi se lo vuole godere in grazia di dio non meno che in famiglia, in alberghi la cui camera-vista-mare è divisa da un’enorme e linda spiaggia da soli 100 metri di passeggiata sulle dune. E per chi non vive soltanto di “O Sole mio in fronte a me” peraltro geograficamente disponibile, come detto, per tutta la giornata?

Lungo il Guadiana
Da girare ce n’è. Si risale il Guadiana per una trentina di chilometri (curiosità, belle barche divenute dimore galleggianti di globetrotters marittimi nordeuropei) fino a Alcoutim (con un bel Estalagem suggerito a viaggiatori per relax e a coppie ricercanti tranquillità per il rilancio di passioni in ribasso). Ovviamente non mancano i golf (per quel che ne capisco buoni – e per quel che ho visto meno snob – quindi meno cari appetto a quelli dell’altro Algarve).
Poco pubblicizzato (ma perché, gentili promotrici turistiche di questo estremo lembo di Lusitania? Vale invece moltissimo!) il Parco Naturale da Ria Formosa con panorami che incantano, saline dai riflessi accecanti, orizzonti vastissimi.
Prima si visita Tavira, dedicandovi almeno 3 ore nella zona storica e lungo le rive del rio Gilao (mi attendevo invece di più, dopo anni di assenza, da Vila Real ormai cheap suk di poco abbienti andalusi). Poi si vada in battello (10 minuti) alla antistante Ilha de Tavira, controllatissimo centro turistico e balneare del citato Parco Naturale. Mare blu lambente una spiaggia a perdita d’occhio, infrastrutture e costruzioni di umane dimensioni, silenzio nella pineta proteggente una manciata di anziane case coi merlettati camini dell’Algarve.

per mondointasca.org aprile 2009