SAGRES (Portogallo) —Con l’Umanesimo, anticipante i fasti del Rinascimento, l’Europa esce definitivamente dal tunnel dei Secoli Bui, da quel Medio Evo che aveva fermato la Storia dopo gli splendori delle civiltà greca e romana. E se l’Umanesimo costituì soprattutto un movimento letterario, contestualmente nacquero e presero vita altre attività e aspetti del sapere, le arti, i commerci e le invenzioni.
Ma furono soprattutto le spedizioni marittime, sinonimo di esplorazioni geografiche, a svilupparsi per appagare le nuove esigenze culturali ed economiche. All’uomo del ‘400 il borgo natio andava oramai stretto in alcuni settori del Mediterraneo, oltretutto divenuto off limits per le genti cristiane con l’avvento dei Turchi musulmani a sud e a est, stava facendo il suo tempo. Cominciavano a contare gli oceani, solo solcando le Ioni immensità si sarebbe raggiunto l’altra par- te del mondo allora noto, l’Oriente di Marco Polo e il Cipango, odierno Giappone.
Si è scritto ‘si sarebbe’ perché il condizionale è dovuto all’incertezza della parte inferiore del continente africano (né poteva ormai bastare lo sbrigavo Hic Sunt Leones usato dai Romani per descrivere le terre a sud della colonia libi- ca).Alla fine del XV secolo dominavano infatti due teorie. Secondo Gaudio Tolomeo (e a dimostrazione del lungo stop culturale nel Medio Evo si pensi che le teorie tolemaiche resistevano da tredici secoli) non esisteva concessione marittima tra Europa eAsia
per il semplice movo che l’oceano Indiano era un mare chiuso. L’astronomo latìno Macrobio, invece, rappresentava l’Africa come un geometrico rettangolo sotto il cui lato inferiore, più o meno all’altez- za del’equatore i due oceani congiungevano le acque. Néfu di grande aiuto, trascorsi alcuni secoli dai due citati saggi, il Mapamundi di San Isidoro di Siviglia(dal’Etimologiarum Libri Vigen, fine XIII secolo, gioiello custodito nella Biblioteca Nazionale di Lisbona) riproducente i 3 continenti conosciuti (Europa, Africa e Asia) circondato dal mare.
Gli interessi e il futuro dell’Europa si spostano dun- que a ovest, oltrepassato le Colonne d’Ercole. Quindi del Portogallo —luogo di incontro tra Europa e Africa, Atlantico e Mediterraneo – mentre la Spagna, in attesa delle spedizioni dei Conquistadores dalla costa atlantica dell’Andalusia, continuava a coltivare gli interessi della corona aragonese nel Mare Nostrum, in Sicilia, Sardegna e nel sud del Belpaese.
Il Navigatore
Per istruire, organizzare e inviare i suoi esploratori marittimi nel 1338 Dom Alfonso IV accordò privilegi ai mercanti fiorentini. che si fossero stabiliti nel Portogallo. L’Infante Dom Henrique per la Storia, “il Navigatore”, nasce a Oporto quinto dei 9 figli del re Joao I di di Fìlipa di Lancaster (si perdono nel tempo i tanti legami che unirono nei secoli Portogallo e Inghilterra). Per fortuna di Enrico (e del Portogallo) l’accorto re Joao, non per niente definito il Grande, ignorò le abitudini del tempo procurando non solo all’erede, ma anche al resto della prole, buona istruzione e cultura e in seguito ascoltando i consigli dei figli divenuti adulò. Ecco pertanto, nel 1415, la conquista ai Moros dell’africana Ceuta (l’altra Colonne d’Ercole, di fronte a Gibilterra) suggerita dal ventenne Enrico. Non è azzardato ritenere che le esperienze nel trasferimento dalla settentrionale Oporto allo Stretto di Gibìlterra fornirono al giovane principe esperienze e conoscenze che lo convinsero a fondare la celebre Scuola della Navigazione.
La Scuola
Per allestire quella che sarebbe divenuta una sor- ta di Cape Canaveral del XV secolo scelse il promontorio di Sagres, poco distante dalla punta estre- ma dell’Europa sud-oicidentale, Cabo Sao Vicen- de, sulla costa dell’Algarve, oggidì paradiso turistico.
L’edificio costruito per il principe (nei secoli successivi divenuto possente fortezza per il controllo di questo punto strategico dell’Atlantico) non servl soltanto per ospitarlo ma divenne anche un ve- ro e proprio Centro di Studi spaziante dalla geografia alla marineria, dall’astrologia alle costruzio- ni navali. Dati e informazioni venivano valutati, confrontati, verificati, si ingaggiarono esperti di tante branche del sapere, da Maiorca giunse il celebre cartografo ebreo Yehuda Cresques a insegnare a disegnare le mappe.
E datosi che nelle umane imprese gli aspetti economici non vanno mai trascurati, è il caso di precisare che perle fortune della Scuola risultò assai utile la nomina di Enrico il Navigatore a Gran Maestro dell’Ordìne del Cristo. Questa istituzione, più militare che monastico-ieligiosa,era stata creata nel 1319 dal già citato re Dìnis per sostituire il soppresso Ordine dei Templari e contestualmente — a pensar male si sbaglia raramente – incamerare le enormi sostanze dei chiacchierati monaci guerrieri. Ne consegue che, in aggiunta alle disponibilità della corona, peraltro esiti a causa delle guerre con i Mori, Enrico dispo- neva di ottìme risorse economiche per finanziare le sue ardite imprese marittime. A sua volta, a dimo- strazione che il sacro e il profano possono convive- re tranquillamente, l’insegna de1l’Ordine del Cristo — una croce greca con grandi bracci decorati da un vìstoso trapezio — sarà portata intanto angoli del mondo divenendo simbolo di conquiste e sopraffazioni, crudeltà (i portoghesi eccelsero nel commercio de- gli schiavi) e cultura(grande cantore delI’epopea delle Scoperte fu Luis de Camoes con il poema Os Lusiadas.
Nello stesso tempo, poco distante da Sagres, fu allestito un arsenale per la progettazione e la costruzione delle navi. Per affrontare mari infidi e tempestosi non bastavano più le barche del piccolo cabotaggio mediterraneo e dopo qualche decennio di onorevole servizio anche l’affidabile caramella (due vele latine, circa 15 metri di chiglia, stazza da 50 a 60 tonnellate) fu sostituita dai panciuti e maestosi galeoni (tre alberi, 2 vele quadrate e una latina, fino a 50 metri di chiglia e a 700 le tonnellate di stazza). Si trattava ormai di affrontare le impegnative spedizioni alle Indie, a bordo occorreva spazio in entrambi i viaggi: all andata si trasferivano uomini d’arme e materiale per edificare fortini e fondaci; al ritorno le stive dovevano accogliere mercanzie, spezie e pezzi di arte esotici dall’importante valore commerciale.
E una volta in mare nuovi strumenti e applicazioni facilitano la navigazione. Importante fu l’istituzione dei Roteiros (descrizione delle rotte), profondamente differenti dai portolani medioevali, nuovi strumenti dì navigazione e di nautica astronomica, ricchi di da- ti oceanografici, meteorologici e idrografici.
Le scoperte
Tante furono le esplorazioni e le scoperte marittime dii ascrivere a merito della marineria portoghese, d‹i suggcrire una forse pedante ma necessaria elen- cazione cronologica, tenendo come punto di rìten- mento gli anni intercorrenti dal 1420 (Enrico istitui- sce la Scuola di Sagres) al 1460 (morte del principe NavigatoreJ.
Risale al 1341 una spedizione alle Canarie che, si po— trebbe dire, furono riscoperte dopo secoli di igno- ranza’ (erano state infatti dimenticate le isole Fortu- nate e Giardino delle Esperidi descritte dai geografi dell’antichità). Nel 14ì 5 la conquista di Ceuta lavo- rì le esplorazioni portoghesi sui litorali atlantici del Marocco e l’insediamento militare e commerciale mediante la fondazione di fortezze. Il pìccolo villaggio di poco più di 3000 abitanti non offre molti aspetti di visita culturale se non fosse per i monu- menti relìgiosi e per I’ eredità storico-simbolica lasciata da
Enrioo il Navigatore. Sagres è più che albo un simbolo: essa infatti nd XV secolo era considerata il punto estremo del mondo e oggi in tutta l’area rimane vivida un’atmosfera antica di magi
Il paesino di Sagres è veramente molto piccolo ma sorprendente- mente vivo. Qui nelle tre vie principali ci sono numerose taverne e ristorantini spesso pie- ne dl saccopelieti {backpackers), pescatori e turisti.
Nelle vicinanze (a circa un chilometro da Vita do Bispo) si ammira un sito megalitico, o ancora nel villaggio di Raposeira la semplice cappella di Nossa Senhora de Guadalupe del XIII secolo che tanto cara fu allo stesso Dom Henrique.
Nella costa a sud di Sagres si ammira la bella spiaggia di Martinhal, nota in particolare tra i surfisti.
LA STORIA
La progressiva esplorazione delle coste atlantiche africane condusse Gil Eanes a Cabo Nao e Cabo Bojador (1434) e pochi anni dopo (tra il 1456 e il 1560) l’insegna dell’Ordìne del Cristo fu esposta nelle odierne Sierra Leone e Cabo Verde dopo che (nel 1450) l’intera costa della Guinea fu visitata e dotata di magazzini commerciali. E in una ebbrezza di scoperte e conquiste — prima delle grandi imprese che cambiarono i destini del mondo — le navi portoghesi ap- prodarono anche a Sao Tomè (1471). Successivamente (1485) Diogo Can scoprì il fiume Zaire inviando fmanco una missione diplomatica al re del Congo.
Tante proiezioni a sud, ma altrettanta attenzione a risolvere i misteri geografici a ovest della ex romana Lusitania. Risale al 1419 l’occupazione di Porto Santo e Madera, isole – destinate a cambiare la vita non solo sentimentale di Cristoforo Colombo — che con l’ordinamento amministrativo dei Capitanati divennero in breve una appendice del territorio metropolitano (nel 1455 si contavano già 800 colonizzatori). Poco dopo, probabilmente nel 1427, Diogo Silves avvista le isole orientali delle Azzorre (che nel 1439 cominciano apopolarsi) ma occorre un quano di se— colo per la scoperta di quelle occidentali, Flores e Corvo, da parte di Diogo de Teive. Eolne a supera- re Madera (identica la suddivisione in Capitanati) nella produzione di grano, allevamento, l’arcipelago si rivela un eccellente punto di riferimento nell’Atlantico, con una posizione strategica che lo pone al centro delle rotte dell’Africa, del Brasile e dell’America centrale.
A causa dei favorevoli Alisei (soprattutto nei viaggi di ritorno) e delle correnti propizie, nonché per necessità di rifornimento, le navi dovevano passare per le Azzorre (lo stesso Colombo — e la vicenda insospetti la corte di Castiglia visti i precedenti legami del genovese con la marineria portoghese – vi transitò do- po le scoperte nelle ‘Indie’). E ben prima che Angra sull’isola Teiceira (oggi Patrimonio dell’Umanità per la sua eccellente architettura) divenisse fiorente centro commerciale (1534) nel cuore de1l’Atlantico, le Azzorre operarono come base di lancio delle ope— razioni marittime e commerciali nella fredda America del Nord. Si ritiene più che probabile, tra il 1472 e il 1474, la presenza a Terranova di navi comandate da Joao Vaz Corte Real alla pesca dell’alimento che i portoghesi vantano di saper cucinare con 365 ricette, il Bacalhau. Più certamente, nel 1501, il figlio di Joan, Gaspar, raggiunse la Groenlandia e l’America del Nord. Ed è altrettanto certa la scoperta (1495) del Labrador e della Baia di Hudson a opera di Joao Femandes Lavrador e Pedro Barcelos.
Fu appunto negli ultimi anni del ‘400 che le scoperte dei naivigatori portoghesi raggiunsero l’apogeo trasferendo al mito i nomi di Pedro Alvarcz Cabral, Bartolomeo Diaz c Vasco de Gama. E ad essi si aggiungono Fernando Magalhanes, ‘colpevole’ soltanto di aver compiuto il Giro del Mondo sotto il vessillo del — dai portoghesi — mal sopportato impero di Spagna, Cristoforo Colombo che nel Portogallo completò la conoscenza delle scienze nautiche, e — ancorché esploratore non marittimo — Pero de Covilhà, che nel 1492 intraprese una spedizione terrestre fino al misterioso regno del Prete Gianni, terra cristiana nel- l’attuale Etiopia circondata da genti islamiche.
Ne 1457 il re Joao Il invia Bartolomeo Diaz con tre navigli all’estremità meridionale dell’Africa, alla ricerca dell’ormai quasi certo passaggio dall’oceano Atlantico all’Indiano. E il 3 febbraio 1498 Diaz giunge all’odierna Mossel Bay. Questo punto chiave ‹lella geografia mondiale non poteva che chiamarsi Capo di Buona Speranza.
LA STORIA
Vasco da Gama salpa da Lisbona l’8 luglio 1497 al comando di 4 navi con 150 uomini. Su incarico del re Manuel deve scoprire la via marittima alla introvabile ‘India delle spezie’. Oltrepassa- to le Canarie e dopo una sosta a Cabo Verde, il 22 novembre il navigatore doppia il Capo di Buona Spe- ranza e tra iJ Natale dello stesso anno e il 24 aprile del 1498 esplora la costa orientale dell’Africa. Infine, il 18 maggio, raggiunge l’lndia al nord di Cananor stabilendo contatti, inizialmente non positivi, con il Samorim, principe di Calicut.
Aperta la Carriera da India, o Rota do Cabo, al ritor- no di Vasco da Gama a Lisbona, ìl 10 luglio 1499, ìl Portogallo poteva vantare un ruolo da protagonista nelle future relazioni mondiali.
Per non dire un dominio intercontinentale facilmente dimostrabile con i soli nomi delle località possedute: il Mozambico, Malindi e Mombasa, Ormuuz e d suo strategico Stretto, nello Stato dell’India Goa, il Malabar, Cochin, Ceylon, Malacca, Gìava e le Molucche, Timor,eppoi la Cina, a Macao, fino allo sconosciuto Giappone. Con Nagasaki che dal 1571 diviene centro del commercio. E a Lisbona affluiva ogni ben di dio, ricchezze a non fìnire, talvolta, purtroppo, disdicevoli(mala sto- ria, si sa, è anche tragedia) vedi l’orrida tratta degli schiavi, iniziata sulle coste occidentali dell’Africa. Grazie ai suoi intrepìdi navigatori il Portogallo ricevevano, sete, tappeti, perle, pepe, noce moscata, chiodi di garofano, canfora, mandalo, rame, oro, pietre preziose, seta, porcellana.
Chissà se Enrico ìl Navigatore aveva mai previsto tanto incredibile fìituro alla sua Scuola di Naviga- zione. Laggiù a Sagres, all’estremo ovest dell’Algarve.
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