Per dimenticanza o disinteresse a volte quasi ci si scorda di valorizzare il proprio patrimonio culturale. Accade anche in Portogallo, in alcune Pousadas, le splendide strutture storiche in cui si può soggiornare, e fare delle belle scoperte…..
(x mondointasca.org 2/7/2009 …. nella foto di copertina, Enrico “il Navigatore”….)
Da sempre appartengo alla “minoranza”, nel senso che se si parla di pensare, interpretare la vita, mangiare, giudicare, bere, campare, la penso sempre come la minoranza (per non dire la minoranza della minoranza) della cosiddetta gente.
E non è che voglia andare controcorrente né, come si dice a Torino, fare il “bastian contrario”: accade solo che nella maggioranza dei casi i miei punti di vista, gli interessi, i piaceri, non collimano con quelli della maggioranza (e tanto meno rincorro – come fa un mio coscritto – percentuali bulgare di consensi).
Viva la “storia”! Anche quando non la si conosce…
Un esempio? Mi piace, intriga, affascina, attrae, la storia: mi interessa assai anche se non le riconosco la validità di fungere da cosiddetta “maestra di vita”. Tutte balle: da Adamo ed Eva l’uomo compie regolarmente non meno che periodicamente le stesse vaccate, a nulla servono casi ed esempi precedenti, talché la storia è come l’esperienza (non serve a nulla, sennò, una volta preso il primo raffreddore – e imparato come ce lo siamo buscato – non dovremmo più prenderne per il resto della nostra esistenza).
Ma ecco che a piacerci, ad amare la storia si è in pochi, se non pochissimi: e se un tempo si credeva che il massimo dell’ignoranza storica allignasse negli States (si raccontava che gli studenti delle High Schools confondevano Giulio Cesare con Mussolini) si è più recentemente scoperto che quanto a nozioni storiche anche in Italia non se la passano bene (e oltretutto si parla di italiani eccellenti, perché un’inchiesta ha informato che molti parlamentari ignorano cosa sia stato il Risorgimento e non sanno dare una data alla Scoperta dell’America).
Portogallo, il Paese delle “descobiertas”
E forse nemmeno nel Portogallo eccelle la passione per la storia, fatta eccezione per il culto delle fantastiche “descobiertas” dei grandi esploratori marini allevati alla Scuola di Sagres del principe Enrico il Navigatore.
Quantomeno la scarsa “attenzione storica” che narro, ha luogo nelle splendide Pousadas, che nel Portogallo costituiscono il fiore all’occhiello della Hotellerie, nonché (in gran parte, con riferimento a quelle “storiche”) un patrimonio culturale di grande importanza. E nel caso di una prestigiosa catena alberghiera (gestione Pestana, proprietà lo Stato portoghese) il culto o la passione per quanto custodito significherebbe anche valorizzazione (per non dire volgarmente di “sfruttamento”) delle proprie strutture.
A nessuno sfuggendo l’importante presenza del Portogallo nelle umane vicende (iberi, fenici, romani, visigoti, arabi, financo vikinghi, ordini cavallereschi, regno indipendente in quasi eterna lotta con l’ingombrante vicino ispanico, nonché impero – vedi Brasile -, Napoleone a far tragici danni ecc ecc) passo a narrare i miei “disappunti storici” in tre delle (più belle, e per davvero)Pousadas del Portogallo meridionale.
Pousadas: “dormire” nel passato
Al Castelo-Pousada di Palmira mollo il poco bagaglio (che bello rispettare gli “ukase” imposti dai Low Cost e volare con scarni ricambi sia pur ricorrendo a notturni mini-bucati) e corro ad ammirare quanto (ed è tantissimo, chiesa, torrioni, casa del priore, baluardi, convento) appartenne all’Ordine di Santiago dal 1136 al 1834. Sparo foto, vedo, mi entusiasmo e prima di salire alla sontuosa camera chiedo “info” (verbali o scritte, va bene lo stesso) su quanto goduto, ma, ahimé, quanto a “verba” ascolto solo impacciati commenti del giovane receptionist e se cerco stampati è meglio lasciar perdere (breve inciso: evviva la libreria della Fortaleza di Sagres, da me saccheggiata per la tanta documentazione sulle citate descobiertas portoghesi).
Nella non meno bella (appetto a Palmira, stavolta non si tratta di un appollaiato castello, bensì dell’ex Convento da Nossa Senhora da Graça) Pousada della a me cara e attraente Tavira, sto per congedarmi, chiacchiero in attesa che scenda la compagna di viaggio (accade, a molti sovente, a me sempre) e vengo a sapere per caso, ma proprio per caso, che “sotto il bar” sono visitabili e grazie al mio sopralluogo posso garantirne l’importanza e il buon livello di presentazione, reperti di alcune abitazioni dei Moros (IX e X secolo) con alcuni pregevoli oggetti della vita quotidiana.
Alcàcer do Sal: mamma mia che scoperte!
Ma il maggior disappunto (tanto per non usare l’ormai, finalmente, sdoganato termine “incazzatura”) è stato da me vissuto nella (altrettanto bella, ma a ‘sto punto basta sviolinare, però “quando ce vò ce vò”, tenuto anche conto che il poco abbiente che scrive non è che dorma sovente in posti “da sciur”) Pousada di Alcàcer do Sal.
Anch’essa un Castelo, con magnanimi lombi: si parte dal VI secolo a.C. (castro e necropoli) per passare alle lotte tra Cesare e Pompeo nella romana Salacia Urbes Imperatoria, poi arrivano gli arabi (la località diviene Al-Kasr Abu Danis) e via via – incluso un tentato assalto dei Vikinghi nel 966 – si giunge ai nostri giorni non senza trascorsi come avamposto dell’Ordine di Santiago e Convento Carmelitano di Aracoeli.
Nella Pousada dormo, ammiro un bel tramonto sulle verdi risaie contornanti il fiume Sado. Il dì seguente sto per partire e invece di incazzarmi per colpa della solita (già accennata) “attesa muliebre” faccio due passi, o per meglio dire scendo una rampa di scale sotto l’ingresso della Pousada. E vi scopro un bellissimo e istruttivo piccolo museo voluto dalla locale Municipalità, un gioiellino di informazioni (audiovisivo di otto minuti incluso) che di Alcàcer do Sal aiuta a percorrere la storia plurimillenaria (magnifici alcuni reperti, vedi la bronzea statuetta di un preistorico miniguerriero e la marmorea testa dell’imperatore Claudio). E scopro pure, ohibò, che “di sopra” (alla Receptiondella Pousada) nulla sapevano (o quantomeno nulla avevano detto o risultava visivamente scritto, segnalato). Peccato.
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