Viva i laboriosi ”Tripeiros” ….
Per gran parte degli Italiani Porto (o Oporto, che poi, con l’articolo portoghese “o” corrispondente al nostro “il” altro non significa che Il Porto) è una città meno nota di quanto meriti, fatta eccezione per gli appassionati di Storia e gli aficionados di Casa Savoia.
In questa città del Portogallo settentrionale (la carducciana mèta ultima Oporto), si recò in esilio re Carlo Alberto dopo avere abdicato nella fatal Novara a favore di Vittorio Emanuele II. La Villa Romantica ove abitò e morì il re Tentenna è oggi un museo e merita una visita non tanto per gli oggetti che appartennero al sovrano e altri cimeli storici di relativo interesse, quanto per la bellezza della costruzione e l’eccellente vista panoramica sul Duero (Douro in portoghese).
La scarsa (o per meglio dire, inferiore al dovuto) notorietà di Porto è spiegata dalla regoletta Ubi major minor cessat applicato al turismo, nel senso che Lisbona –capitale e unica metropoli del Portogallo- fa la parte del leone nelle statistiche degli arrivi turistici.
Questo ‘gap’ non è giusto perché Porto –nel 2001 capitale europea della cultura- vale davvero una visita, al termine della quale si parte soddisfatti di aver scoperto qualcosa di piacevole quanto di poco conosciuto, per non dire nascosto (i “nordici” di tutti i Paesi sono sempre un filino più “riservati” dei connazionali ‘sudisti’).
La città vanta notevoli tradizioni storiche, oltre ad aver dato il nome all’attuale Portogallo (fu città romana chiamata Cale, con un porto sul Douro, da cui Porto-Cale). A Porto nacque il grande Enrico il Navigatore, sponsor di quell’eccellente scuola nautica che inviò in ogni angolo del mondo gli esploratori marittimi (Vasco da Gama, Cabral, Bartolomeo Diaz, Magellano) che fondarono un impero di colossali dimensioni.
Città principale del Portogallo settentrionale, più ricco rispetto al meridione –per maggior tempo dominato dai Mori invasori- Porto contribuì con molti sacrifici alla grandezza del Paese. Lo dimostra il solo soprannome dei suoi abitanti, tripeiros, dovuto al fatto che -durante l’assedio dell’africana Ceuta- da Porto era inviata alle truppe la carne di miglior taglio, sicchè ai locali non restavano che frattaglie e trippa.
Quanto alla laboriosità dei Tripeiros basti citare un vecchio detto portoghese Coimbra canta, Braga prega, Lisbona si diverte, Porto lavora.
Fiore all’occhiello di Porto e per lungo tempo primario cespite dell’economia locale, il celeberrimo vino proveniente dai vigneti degradanti lungo la bellissima Valle del Douro. Un’escursione in vaporetto, con ritorno in treno, è sinonimo di una giornata spesa bene, nel percorso finale del fiume più enologico del nostro pianeta (fin dalle sue origini, in Spagna, bagna vigneti e paesaggi bucolici). Di fronte a Porto, sull’opposta sponda del Douro, Vila Nova de Gaia è sinonimo di vino. Ammirate le tradizionali barche cariche di botti dondolanti sul fiume, si passa alla visita delle cantine delle tante case vinicole, per assaggi, cene e show con l’immancabile Fado (che comunque, con buona pace di Lisbona, nacque nella seriosa Coimbra). Particolare curioso delle bodegas del Porto, la maggioranza di nomi anglosassoni: come accadde in Sicilia, a Marsala, e in Spagna, a Jerez de la Frontera, evidentemente i compratori inglesi di vini dovevano essere particolarmente abili nel conquistare i cuori delle ereditiere delle case vinicole, portando con successo a compimento quell’operazione che nel Vej Piemont era coloritamente chiamataattaccare il cappello.
Un visita di Porto inizia dalla Sé, la cattedrale gotica, prosegue nella città vecchia con belle case dai colori pastello alternate a chiese e palazzi nobiliari di grigio granito, intriga nelle vecchie strade storiche (Rua das Flores, de Belmonte) e si completa con tre chiese (Sao Francisco, gliazulejos del Carmo, la torre dei Clerigos). Non meno interessante i ponti di Porto: quello più ardito e non meno fotografato, simbolo della città, fu costruito da Eiffel nel 1876, quasi una copia della Torre parigina deposta tra le rive dell’inebriante Douro.
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