E’ davvero encomiabile la campagna promossa dall’Unesco per la preservazione di quel che rimane del nostro povero pianeta dopo guerre mondiali, buchi nell’ozono, cementificazioni, petroliere alla deriva, acidi, micropolveri e quant’altro ammorba e distrugge tesori e tradizioni costruite nei secoli.

Ouro Preto, antico Brasile quando capitale era Bahia...

Ouro Preto, antico Brasile quando capitale era Bahia (facile, un paragone con una città portoghese del ‘700….)

Tra le varie benemerenze dell’Unesco, organizzazione delle Nazioni Unite, va annoverata l’assegnazione del titolo di Patrimonio dell’Umanità a importanti città, località, comprensori di particolare valore artistico, culturale e ambientale. Il riconoscimento non è regalato, concesso a tutti e senza contropartite.

Il candidato deve infatti produrre precise e dettagliate garanzie sulla massima protezione  e mantenimento del contesto architettonico o paesaggistico, impedendo abusi e scempi edilizi, violazioni e garantendo lavori di miglioria e di preservazione.

Evora, città del Portogallo centromeridionale (siamo nell’Alentejo, al di là del Tejo, il Tago) è da tempo città Patrimonio dell’Umanità e mantiene la promessa di offrire al visitatore ciò che la Storia (più che Madrenatura: la regione che contorna Evora è piuttosto piatta e si muove con qualche rilievo solo verso la frontiera spagnola) le ha regalato nel corso dei secoli.

Raggiungere Evora è facile, soltanto un centinaio di kilometri la separa da Lisbona e meno ancora dall’Estremadura spagnola (nella quale la medioevale Caceres vanta anch’essa il titolo di Patrimonio dell’Umanità).

Come tutti i centri urbani eretti su posizioni facilmente difendibili, ad esempio una collina conica, la storia di Evora comincia con quella dell’uomo. Fu importante città della Lusitania, estrema provincia occidentale dell’impero Romano, lo testimonia lo splendido tempio di Diana (bastino le quasi intatte colonne corinzie scanalate per restare sorpresi), monumento  risalente ai primi decenni del I° secolo A.C., sull’Acropoli, tuttora centro vitale della moderna Evora (oggidì abitata da poco meno di 40.000 abitanti).

I piaceri della vita epicurea goduta dagli antichi romani sono visibili nelle Thermae o Balnea (ritrovate nelle fondamenta dei Palazzi, Paços do Concelho) comprendenti il Laconicum (bagno a vapore, divenuto poi turco), il Praefurnium (riscaldamento dell’acqua) e la Natatio (piscina di acqua fredda).

Alla conquista visigota che cristianizzò il Portogallo seguì l’occupazione dell’Islam, quattro secoli che lasciarono in eredità una fiorente agricoltura, una sapiente artigianato dei tappeti tuttora riscontrabile nella vicina Arraiolos e i famosi azulejos (le piastrelle prevalentemente dipinte in azzurro, che decorano case, chiese e palazzi del Portogallo).

Trascorrono i secoli ma non termina il viavai di popoli e genti. Già dai tempi dell’antica Roma, inoltre, era inoltre presente una numerosa comunità ebraica, culturalmente importante ed economicamente fiorente (fino all’espulsione che la monarchia portoghese decretò poco dopo quella promulgata in Spagna dai Re Cattolici nel 1492). Nella vasta Judiarìa –di cui sono tuttora visibili molte tracce- esistevano due sinagoghe, la Midrash, i bagni, l’ospedale, un lebbrosario.

Con la Reconquista iniziata nel nord del Portogallo (culla dello Stato nazionale) tornano i cristiani e la loro cultura, che in architettura si identifica nel Gotico Alentejano e  Mendicante (presente a Evora con l’imponente mole di Sao Francisco). Nonostante l’assenza del mare, l’Alentejo svolse una parte importante nella grande storia delle esplorazioni e delle imprese marittime dei Portoghesi (il cui massimo navigatore, Vasco da Gama, era appunto alentejano). A Evora cominciarono le trattative che portarono Portogallo e Spagna alla spartizione del continente sudamericano, e poco prima, nel 1490, l’Infanta di Spagna sposò l’erede al trono portoghese.

Nella bella cattedrale romanico-gotica –quasi una chiesa-fortezza come si usava quando non si stava tranquilli nemmeno tra cristiani- va visitata la cappella con il sarcofago di Joao Mendes de Vasconcelos. Il titolare di sì nobile nome fu inviato in Spagna da re Manuel I del Portogallo affinchè convincesse l’imperatore Carlo V a restituire Ferdinando Magellano, che a Siviglia stava allestendo la spedizione della circumnavigazione del mondo (scherzi della Storia: se il grande navigatore fosse stato estradato o quantomeno convinto a tornare nella madrepatria oggidì le carte geografiche del nostro pianeta sarebbero alquanto diverse).

Tra i tanti monuenti dell’Acropoli non vanno dimenticati il palazzo dei Duchi di Cadaval e soprattutto il convento de los Loios, fondato nel 1485 come Panteon di don Rodrigo de Melo, conte di Tangeri e di Olivenza. Da questo storico monumento la catena alberghiera delle Pousadas de Portugal ha ricavato una delle sue più belle strutture (pernottarvi una notte ha un costo accettabile vista la tanta Storia contenuta nell’edificio).

Evora va comunque vissuta nella Praça de Giraldo, suo cuore pulsante, teatro dei più  importanti avvenimenti, mondani e religiosi.  La piazza deve i suoi monumenti a re Dom Duarte che vi volle il gotico palazzo Estaus, la fontana Henriquina e la chiesa di San Antao (Antonio da Padova, ma nato a Lisbona).

La sera, dopo tante belle cose godute nelle strade e piazze di Evora, si ringrazi l’Unesco al termine di una romantica cenetta nei ristorantini di fianco a Sao Francisco (magico l’effetto se, dietro la possente mole del monumento, spunta una rossa luna piena).

Gian Paolo Bonomi