Belle (e riuscite) serate, ma se si parla di enogastronomia (pardòn, Cucina) perchè mai non commentare ciò che si propone (e il poppolo invitato non conosce)?
gpb per www.mondointasca.org del 18/11/09
Serata ok, ma perché mai, in queste manifestazioni mangerecce organizzate dagli Enti del Turismo, manca sempre un esperto che spieghi e commernti quanto è servito in tavola?!?!
Ormai vecchio (quando non antico) cronista, tendo, come tutti i vecchi, alla ricerca della perfezione (che dicono non esista, ma se la rincorri fai almeno passare il tempo, oltre a dare un senso a “quel che resta del giorno”). Informo pertanto che, se dalla cortese aficiòn lettrice sarò considerato un rompiballe, opporrò una richiesta delle attenuanti motivandole con la voglia e il piacere di fare le cose o di vederle fatte estremamente bene.
E vengo alla “serata” di presentazione dei Pirenei Spagnoli a Milano, promossa dai Turismi di Navarra, Aragona, Catalogna, non senza premettere che a codeste manifestazioni (laddove mi riferisco a quelle dove si mangia) vado ormai raramente, perché la succitata ricerca della perfezione mi porta a incazzarmi facilmente. E preciso pure (con indegna prosopopea, boria e presunzione, e me ne scuso) che sulle vicende eno-gastronomiche spagnole “posso dire la mia”.
Mangiar bene in Spagna? “Sont chì mì” (ci sono io!)
La curiosa insegna del ristorante Gregorio Martin di Bilbao, specializzato in “bacalao”.
Se si parla di gastronomia a sud (appunto) dei Pirenei, posso infatti vantare una milizia ormai più lunga di mezzo secolo. Perché non saprei davvero quante volte, in Spagna, ho “messo i piedi sotto il tavolo”, per non aggiungere che dei centotrenta resoconti di viaggio da me redatti su quel Paese, più di una ventina di articoli hanno avuto come oggetto “cibi & vini”.
E se quanto sopra non bastasse, ho scritto pure una Miniguida “Dove mangiare in Spagna”, riportante più di cinquecento posti, il 90% da me direttamente collaudati, e ho financo redatto un Dizionario Gastronomico spagnolo-italiano e viceversa (innegabilmente utile, eppertanto… non interessante chi dovrebbe facilitare le escursioni dei nostri turisti in Spagna, ma lasciamo perdere). Ecco dunaue perché “posso dire la mia”.
Cucina spagnola con pasta italiana e zuppa inglese La zuppa inglese. Un dessert notoriamente spagnolo…
E datosi per scontato che la cosiddetta enogastronomia (e a tale proposito rompo nuovamente le balle: basta con ‘sta parolona, usiamo il termine “cucina”) costituisce una delle principali voci nei “messaggi turistici” di un Paese, ne rappresenta un valido “appeal”, richiamo, attrazione, va da sé che se un Paese possiede un filino di enogastronomia (pardon, Cucina) è il caso che lo sfrutti. E la Spagna, vivaddio, ben si sa quanta Cucina possiede. Mi era però recentemente accaduto (a me, perfido ricercatore della perfezione!) di constatare che nel presentare il loro Turismo i miei amici spagnoli non sempre usano convenientemente la deliziosa “arma del Buon Mangiare”, caricata di piacevoli sapori e gusti. Un caso, un esempio, un precedente? Alcuni mesi fa nel ristorante di un albergo milanese (pure di proprietà spagnola!) chi si attendeva di degustare qualcosina che conducesse a sapori ispanici, si ritrovò una pasta che più Barilla non si poteva, due fettine di insulsa fesa tipo menu da clinica non della mutua, e infine (e questo no! con quella fine del mondo di dolce che hanno gli spagnoli, leggasi l’eccelso “Tocino de Cielo”!) come “postre”, dessert, la Zuppa Inglese (oh Yes, Sir….).
Specialità pirenaiche gustate “al buio”…
I pimientos del piquillo sono dei particolari peperoni dolci, leggermente piccanti
Ma rieccomi sui Pirenei. Per la loro presentazione in un altro albergo “spagnolo” (ma “afortunadamente”, non quello della cena spagnola con zuppa albionica, con contorno di italica pasta). Si inizia con il solito workshop (sempre tristarelli, sia chiaro, lo sono tutti i workshop, ma mica si può inventare qualche diavoleria informativa un filino più allegra?) dopodichè si passa al buffet, ricco, evviva, come da annuncio (sennò mica ci sarei andato) di tipicità palatali di Navarra, Aragòn e Catalunya. E bravi quindi i Pirenei perché assai buona risultò la pappata (in Spagna si sarebbe detto di aver mangiato “de puta madre” o “de pelicula” o “como un cura”).
Ma se non ricercassi la perfezione (il cosiddetto “pelo nell’uovo”, in spagnolo dicono “buscarle tres pies al gato”) che razza di antico cronista incazzoso sarei mai? E allora, commento e lamento: perché mai, mentre i gentili ospiti stanno pappando, in queste manifestazioni mangerecce non c’è mai un esperto, o sedicente tale, che – compito invero non difficile, l’ho svolto tante volte e se richiesto l’avrei ben potuto sostenere anche in questo frangente – spieghi e commenti quanto è stato servito? Concordo sulla eccessiva lungaggine del fornire la ricetta di un piatto, ma, suvvia, nominare almeno gli ingredienti non è poi così impossibile (e interesserebbe chi va a queste manifestazioni non soltanto per risparmiare i soldi della cena casalinga).
… e “doverosamente” spiegate! Le briciole di pane secco sono l’ingrediente principale delle Migas
Ciò non è ahimè avvenuto (nemmeno) alla “cena tipica pirenaica” (c’erano sì alcune info in un foglietto-menu, ma a mio giudizio assai limitate). E datosi che (vedi sopra) ho financo scritto il già citato Dizionario Gastronomico, provvedo io alla bisogna – seppur a digestione avvenuta – aggiungendo “cosa c’era dentro” in alcune delle tante buone cose ammanniteci (e non “spiegateci”).
Adobo – Marinatura con (secondo le regioni) peperoni verdi, aglio, aceto, paprika, pepe, cumino, limone, scorza d’arancia, timo, origano, finocchiella.
Chilindròn – (agnello, ma si fa anche il pollo): Umido con cipolla, aglio, peperoni, pomodoro, prosciutto, vino bianco.
Migas – Briciole di pane secco bagnate in acqua o latte e (secondo regioni) fritte con olio, aglio e altri ingredienti (salsiccia, pancetta, uova).
Pacharàn – Liquore (navarro) di Endrina (prugnolo selvatico) anicizzato.
Picadillo – Verdure sminuzzate condite in insalata.
Piquillo – (pimento del): Varietà di peperoni rossi leggermente piccanti.
Xolìs – Insaccato di Leida a forma di 8.
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