Stasera si gioca a Jedda la (Corriere della Sera, 16/1)  “Supercoppa d’Arabia” che, a giudicare dal nome delle due contendenti, Juventus & Milan, potrebbe anche chiamarsi la “Supercoppa Italia”. NB Per i non addetti ai lavori, trattasi del match tra chi ha vinto il Campionato (in ’sto caso quello italiano non quello arabico) e chi ha vinto la Coppa Italia, epperò, anche in ‘sto caso, non tutto quaglia imperocchè la maldita Giuve ha vinto ambo le tenzoni e allora c’è il Milan, che è arrivato 2° nella Coppa.

Niqab e telefonino. In copertina: Bellezze al bagno (e vabbè… un filino di fantasia…).

(NB E datosi che in questi spazi è sempre il caso di parlare, preferibilmente, di Viaggi & Turismo – anche se tutto è vita di tutti i giorni, usi & costumi, quindi polis, quindi politica… – si chiarisca subito che in ‘sto caso di Turismo se ne fa/verifica poco, nel senso di, tifosi from Italy, fin laggiù, niente o quasi zero).
Oh bella, e allora perché, invece di giocare la partita in un (almeno ragionevolmente, e sportivamente, parlando) giudizioso “campo neutro” (che so, un posto tipo lo stadio di Vercelli, giusto a metà strada, tra le due città, con la comodissima Mi – To a due passi…), le due contendenti si sono spostate fin là  (direbbe el mè amìs  Paolo, che almeno stavolta avrebbe ragione, non trovandosi Jedda esattamente girato l’angolo …)?
Ma per la grana, danèe, svanziche, dinero, money… baby.
E fin qui, ok, vale, no problem
Solo che, se si parla di civiltà & diritti civili, di umano progresso e ‘modernità’, di democrazia e suffragette, di parità tra sessi (di cui, nel Belpaese, si fa un grande bla bla bla) non è che nello stadio in cui si gioca il citato match di football si farà un grande sfoggio di  “modernismo” (come chiamarla, ‘sta vicenda tra maschietti & femminucce in certe – oltretutto non pochi né piccoli, e oltretutto riccastri – Paesi del globo?). Tant’è che, in queste settimane, s’è molto discusso, chiacchierato, parlato di, sul dove mettere gli eventuali spettatori dell’altro sesso detti anche donne. Con il risultato che (come usa dirsi) alla fine della fiera, da qualche parte, dello stadio, ‘ste cose strane, almeno da certe parti, dette anche donne, hanno deciso di metterle… (in un settore ‘particolare’, in fondo, antan, nella mitica Costantinopoli, non c’era forse il Serraglio)?
Pertanto, per dirla col poeta, donne allo stadio, sì, o donne allo stadio, no?
E qui finisce tutto l’ambaradam (perché la faccenda che la vicenda è stata “utile” imperocchè “ha servito per svegliare certe genti”, p.f. la vadano a contare ai gonzi….).
Finisce (l’ambaradam) con la latineggiante, non meno che giusta, morale che (come ben titolato) Pecunia non olet.
Con una (modestissima) morale (si fa per dire), risalente ad anni luce fa, allorquando chi scrive compiva quotidianamente il canonico struscio sotto i portici in quel di Novara. E frequentemente incontrava un pittoresco signore che sapeva raccontare con molto humour le sue travagliate vicende sentimentali, e non, i suoi complicati rapporti con moglie, figlie, morose & amante. Concludendo invariabilmente, con eccellente dimostrazione di filosofia spicciola, con un sospirato non meno che rassegnato “In dòni, ìn mìa gent”  (che, tradotto per i nativi a sud di Mortara, suona: “Son donne, non sono gente”).
Orbene, la pensi come vuole, il gentile lettore. Ad ogni buon conto resto ben certo che, ove mai possibile (E’ passato tanto tempo …. direbbe il Rick/Bogart di Casablanca)  quel mio conoscente nello struscio novarese, a proposito di quanto sopra (a Juve – Milan, donne Sì o donne No, e, se in subordine, recintate? e siamo ‘già’ nel 2019….) commenterebbe – sconsolatamente – (tanto….) “In dòni, ìn mìa gent” .

per mondointasca.org