tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo… per mondointasca.org dal 7/12/2007

ONU FRIVOLE MINISCHEDE …16ma puntata (Myanmar – Niger)

Il Faro di Alessandria, una delle 7 meraviglie

Il Faro di Alessandria, una delle 7 meraviglie

Myanmar – Che sarebbe poi la ex Birmania (per gli Inglesi Burma) delizioso posto (religiosamente parlando, vedi recentemente in tivù i pii monaci organizzanti sfilate meno arrabbiate di quelle di Capanna nel Sessantotto) abbastanza noto ai geopolitici dilettanti del Belpaese perché appartiene a uno dei tanti Paesi del sud est asiatico periodicamente visitati dalla sfiga (morti a gogò, ogni volta che si verifica – e accade sovente – un ciclone o un terremoto o un incidente ferroviario o uno tsunami o una feroce dittatura contro la quale nulla può nemmeno la perseverante non meno che eroica San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace).

Namibia – Un posto giusto, almeno turisticamente parlando. Anche se un po’ desertico (però che deserti, e che panorami!) non per niente su 825.000 chilometri quadrati (sulle spiagge Atlantiche dell’Africa meridionale, a nord Angola, a sud, Sud Africa, a est Zambia, Zimbabwe e Botswana, vi campano solo due milioni di Ovango, Kavango, Damara, Herrero e vai col lìssio (ce n’è per tutti). Protettorato tedesco 1884 -1920 (virtuale annessione al Sud Africa fino al 1990) costituì il banco di prova dei Lager nazisti (educande in confronto agli stermini commessi dai coloni del Kaiser). Ancorché arida la terra è ricchissima di minerali (uranio, zinco, piombo e soprattutto diamantoni a gogò grossi come noci) ma a Windhoek e dintorni di grana ne resta poca (ne finisce tanta nelle mani dei pochi e soliti noti, e il “poppolo” zufoli).

Nauru – Per la Serie “Ma cosa ci fanno mai all’Onu?” con sottotitolo “Ma cosa se ne fa l’Onu di questi qui?”. Trattasi infatti di un atollo nel Pacifico a 1° Sud dall’equatore (figurarsi il clima) grande come l’isola del Giglio (21,2 chilometri quadri, non per niente è la più piccola repubblica del mondo) contenente una dozzina di migliaia di poveracci messi male. Sono infatti finite le riserve di fosfati, eppertanto di soldi ne girano ormai pochi (e gli australiani, che li amministrarono fino al 1968, dicono che “hanno già dato”). E nemmeno basta più la cacca, pardon il guano (in spagnolo Huano, dal quechua Wanu) elargito dagli uccelli (in primis il cormorano Guanay). Questo fertilizzante escremento (azoto, fosforo, potassio) andava bene quando i campi non erano vasti (tant’è che Cavour lo importò per le sue coltivazioni nel vercellese) ma adesso che vige la globalizzazione e il mais sostituirà il petrolio hanno un bel da stare sul water, i cormorani.

Tennis a Katmandu

Tennis a Katmandu

Nepal – Repubblica federale (così ha deciso il Parlamento) dopo 239 anni di monarchia (mica male il nome dell’ultimo re, Gyanendra) e dal 28 maggio quello che ufficialmente si chiama Nepal Adhirajya (metà dell’Italia, ventiquattro i milioni di abitanti, comprende quasi tutte le più alte vette himalaiane, compresi gli 8848 metri sul livello del mare dell’Everest, in condominio con la Cina) repubblica è. Chi scrive (reduce da un match di Coppa Davis India/Italia a Calcutta) vestì (con qualche maglietta donata dai giocatori italiani) la locale squadra (si fa per dire) di tennis (ma la rete del campo aveva ‘più buchi del gruviera’). Turisticamente è un posto molto, molto valido e un viaggio (abbinando l’India) è pertanto suggerito.

Nicaragua – Nell’america centrale, a destra e a sinistra rispettivamente Atlantico/Carabi e Pacifico, sopra e sotto Honduras e Costarica, poco più di cinque milioni di abitanti in 131.000 chilometri quadrati, lardellati di vulcani e laghi (il più grande – se gli fosse praticata una breccia di pochi chilometri – diverrebbe la più valida alternativa al Canale di Panamà). Non per autocitarsi (ma solo per appagare ulteriore, eventuale curiosità del lettore) l’autore di queste schede semiserie sui membri dell’Onu segnala un paio di suoi scritti sul Nicaragua (ovviamente presenti nell’archivio di Mondointasca.org e nel suo sito personale). La capitale Managua non dice molto (salvo ricordare le vicende rivoluzionarie Sandiniste, dittatori tenuti su dalla Cia ecc) mentre sono (molto) belle Leòn (cultura) e Granada (folklore e storia; vi è stato pure Garibaldi, te pareva). Turismo? Eh sì, è il caso di andarci, vale la pena, la gente è buona e tranquilla. Magnifici (lo garantisce chi scrive, non solo perché ricevette questo ben di dio dalla viceministra del Turismo che li produce) i sigari e ancor più valido il Rum (eccellente il Flor de Caña) entrambi provenienti dai monti a nord, verso l’Honduras, di questo piccolo ma intrigante Paese.

Bellezze al bagno

Bellezze al bagno

Niger – Una delle tante ex colonie dell’Africa centro-settentrionale alle quali Parigi concesse l’indipendenza nel 1960. Con i risultati sotto gli occhi di tutti: tragiche condizioni politico-economiche, da cui fame, povertà, aiuti economici spesi per armi, rivoluzioni, golpes e stragi à gogò. Né poteva essere diversamente: i Francesi tirarono fuori tutto quel che c’era da mungere e poco o nulla diedero, tanto meno insegnarono ai “boveri negri” le a loro care Libertè Egalitè Fraternitè. Ah guà, va descritto il Niger: un milione e duecentomila chilometri quadrati, quattro volte il Belpaese (capitale Niamey, sul fiume Niger, ma il resto è, quasi, tutto deserto) con solo (mica allegro vivere da quelle parti) dodici milioni di abitanti, pochi ma variè: Hausa, Djerma, Fulbe, Kanuri, Songhai e ovviamente, visto che siamo nel Sahara ci sono pure i Tuareg.
Per i turisti curiosi e avventurosi, c’è anche un bel Parco naturale in condominio con Benin e Burkina Faso, il “W Park”, Patrimonio Mondiale dell’Umanità ma lasciato un po’ andare.

(Puntata numero 16, segue…)

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tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo… per mondointasca.org dal 7/12/2007

ONU FRIVOLE MINISCHEDE …17ma puntata (Nigeria – Palau)

Tè nel deserto....

Tè nel deserto….

Nigeria – Petrolio à gogò eppoi nient’altro. O meglio, tanti numeri un filino impressionanti: è infatti grande più di tre volte l’Italia per 130 milioni di esseri catalogati Yoruba, Hausa, Ibo, Fulani, Ibibo (ecc. ecc., ma quante etnie ci sono!?) che ogni tanto non vanno poi così d’accordo (qualche attento nonché anziano lettore alzerà le orecchie leggendo Biafra, di cui una tentata sanguinosa secessione con ovvia partecipazione mercenaria). Machete e kalashnikov ad libitum per periodici festival dello sgozzamento. Turismo? Un po’ le poche simpatie interetniche (forse il British Empire esagerò un filino a mettere insieme tanta gente diversa) un po’ l’orrida posizione (Golfo di Guinea, poco sopra l’Equatore coste lagunose nel delta del fiume Niger), morale: anche chi resta a Busto Arsizio non sbaglia.

Norvegia – Dalla Nigeria alla Norvegia, ma solo per motivi alfabetici. Perché non solo cambia la temperatura (che però in Norvegia non è mai tragica grazie alla benefica Corrente del Golfo, ma varia pure (e di molto) l’appeal turistico. E visto che tutti (si spera) sanno “dov’è e quant’è grande”, lo spazio previsto per il Paese scandinavo sia dedicato ai (raccomandati, meglio se in giugno e luglio) viaggi. Il primo lo compì il veneziano Querini a metà del Quattrocento, la sua vicenda, robb de matt: all’altezza del Portogallo si ruppe il timone della nave e si ritrovò alle isole Lofoti, e lì, oltre a svernare, imparò la intrigante faccenda del Merluzzo alias Baccalà alias Stoccafisso. E fu così che dopo quasi sei secoli a Sandrigo e dintorni (Festival a metà settembre) si mangia un Baccalà alla Vicentina da inginocchiatoio (procuri il lettore di vedere un eccellente documentario sulla vicenda di Querini, forse il Turismo Norvegese lo possiede). Baccalà a parte, Norvegesi sono oltretutto gente assai per bene (e un popolo serio, mica quaquaraquà).

Bocce agli Antipodi, roba, appunto, dell'altro mondo

Bocce agli Antipodi, roba, appunto, dell’altro mondo

Nuova Zelanda – Agli antipodi (quindi lontani dalle polveri sottili di via Juvara a Milano) in due isole (magnifica quella Meridionale che per il ribaltone australe è nordica e quindi piena di bei ghiacciai tra fantastiche montagne) grandi quasi come l’Italia e soltanto in poco più di quattro milioni: da ciò si evince che i Neozelandesi non possono non spassarsela alla grande (e difatti misurano l’immigrazione con il contagocce, mica scemi). E sono pure brava gente contrariamente alla “logica delle distanze” (se i già lontani Australiani discendono dai galeotti, chissà di chi sono figli gli ancor più lontani Neozelandesi). Invece no: sembrano bellicosi (vedi la danza degli All Blacks) ma lo fanno solo per gioco, nel senso del Rugby. Altri luoghi comuni, i Maori e il Kiwi (sia uccello che frutto). Buona la cinematografia (chi non ricorda Lezione di Piano, Jane Campion, 1993, film sporcato soltanto dalla tragica volgare battuta, quasi un sottotitolo “Lei suona il piano, lui la tromba”?). Per ora poco noti ma con grande avvenire, i vini. Nuova Zelanda: vale la pena farci un salto.

Oman – Sbaglia chi fa di ogni erba un fascio sbattendo questo sultanato sul Mare Arabico con gli emirati del Golfo Persico. L’Oman è bello grande, con una variatissima morfologia che fa godere un’infinità di panorami. Enormi investimenti (solito petrolio) fanno ritenere che come destinazione turistica l’Oman diventerà di moda. Ma fortunatamente sarà difficile rovinarlo con cemento e Villaggi di cartapesta all inclusive (più grande dell’Italia, solo due milioni e mezzo gli abitanti, coste à gogò, hai voglia a sparare dodici allineate e coperte file di ombrelloni come piace ai nostrani ricchi vacanzanti al versiliano “Forte”).

Paesi Bassi – E vabbè, diciamolo subito, Tulipani. Poi la Klm (il cui fallimento non ha insegnato niente all’Alitalia; ma ad Amsterdam è il loro mestiere far di conto mentre a Roma sperano ancora nel sacrestano che fa il giro dell’elemosina durante la messa) indi gli zoccoli di legno, il formaggio a palla e quanto a pallone (per i milanisti) Gullit, Rijkard, Van Basten (meglio non citare anche Van Gogh sennò il patron del Milan Galliani chiederebbe quanto costa). Grandissimi turisti, gli Olandesi.

Un olandese (quasi) sempre ciucco....

Un olandese (quasi) sempre ciucco….

Potete capitare nel più inaccessibile buco del sedere del mondo e – statene sicuri – vi troverete un’auto con la targa arancione. Non per niente (altro luogo comune) vige la vicenda dell’Olandese Volante. Meglio comunque che facciano i turisti piuttosto che i pirati (quanto oro hanno fottuto, arrembando i galeoni dell’Impero spagnolo).

Pakistan – Islami Jamhuriya-e-Pakistan 800.000 chilometri quadri e 150 milioni di abitanti. Sì, proprio il Paese della (povera) Benazir Bhutto e del (tristino) generale Musharraf. Posto incasinato. Andarci? Turismo zero (o uno, nel senso di un turista, Bin Laden, che però non si sa in che residence del Pakistan soggiorni).

Palau – In Micronesia (ce n’è anche una in Sardegna) l’arcipelago più occidentale delle Caroline (in onore di Carlo II di Spagna, 1686) da non confondere con le Marianne (Guam e Saipan, più a nord, in onore di Mariana d’Austria vedova di Filippo IV di Spagna). Palau, repubblica indipendente, in realtà protettorato Usa, è piccolina (meno di cinquecento chilometri quadrati per 21.000 abitanti) ed è pure bella assai (parola dello scrivente). Fantastiche le Rock Islands (valgono il viaggio) verdi rocciose semisfere, ricoperte di vegetazione, affioranti sul mare turchese. Per i sub (e non) meravigliosa la Blue Hole (fossa d’acqua dagli impensabili riflessi).
Il mitico Cousteau definì il mare di Palau “il più bello del mondo” (ma se è per questo lo disse di altri cinquanta o sessanta posti). Per i matusa, fans dei films di John Wayne, in circa mezz’ora di volo si va a Peleliu (sbarco dei Marines e tante tracce della battaglia con i Japs).

17° continua….

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ONU FRIVOLE MINISCHEDE …18ma puntata (Panamà – Portogallo)

Morgan il Pirata, terrore nei Caraibi

Morgan il Pirata, terrore nei Caraibi

Panamà – In spagnolo con accento sull’ultima “a”. E’ il posto del Canale e del cappello di paglia (che nel centro sud America si chiama Jipijapa ed è in realtà fatto nell’Ecuador, a Montecristi). Panamà, grande un quarto dell’Italia, solo tre milioni e mezzo di abitanti, era in realtà (fino a inizi Novecento) una provincia della Colombia, dopodiché gli Yankees (vogliosi di aprirvi il Canale e di tenerselo ben stretto sotto controllo, come accaduto fino allo scorso 2000) pensarono bene di “convincere” quelli del territorio a “staccarsi” da Bogotà. Andarci? Se si passa dalle parti del centro America, il posto va visto (in un paio di giorni); la metropoli è intrigante, il Canale è una Highlight turistica, a Portobello sul Caribe vestigia storiche della città spagnola distrutta da quel balosso di Morgan il Pirata.

PNG Papua Nuova Guinea

PNG Papua Nuova Guinea

Papua Nuova Guinea – “Sopra l’Australia”, sbrigativamente PNG alias Papua (ex colonia britannica) e (“metà destra” dell’isola) Nuova Guinea (ex colonia tedesca) il tutto finito all’Australia (di cui è tuttora una sorta di protettorato, ancorché formalmente indipendente dal 1975). Grande una volta e mezzo il Belpaese (ma sono in meno di sei milioni) capitale Port Moresby. Bella destinazione per chi ama conoscere le cose interessanti del mondo (folklore di variopinte tribù sugli Altipiani, immenso il bacino fluviale del Sepik, alcuni posti non ancora calpestati o solo parzialmente dal sedicente uomo civile); culture (ancora per quanto? ma fortunatamente i charter con turisti tarderanno ancora molto ad arrivarvi) ancora accettabilmente preservate. Alla PNG appartengono le isole Trobriand, celebri (per chi ama la scienza) perché laboratorio sperimentale dell’antropologo Bronislaw Malinowsky (1884-1942) alla scoperta di culture primordiali non occidentali.

Paraguay – Tra Bolivia, Argentina e Brasile, qualcuno forse lo ricorderà “grazie” al suo presidente Stroessner (modellino di virtù democratiche), quattrocentomila chilometri quadrati per quasi sei milioni di Guaranì (gente guerriera con le contropalle: a fine Ottocento si misero in testa di fare la guerra a Brasile, Argentina e Uruguay messi assieme – come un lattante che volesse menare Tyson – col risultato che -piuttosto di smetterla- quasi tutti i maschi tra i 12 e i 60 anni si fecero accoppare e fu così che si dovette cambiare la costituzione e istituire il matriarcato). A tale proposito leggere il bel libro di Manlio Cancogni “Francisco Solano Lopez, il Napoleone del Mar del Plata”). Quanto ad andarci, salvo paesaggi lungo il fiume Paraguay e le steppe desertiche del Chaco non possiede grande “appeal” (più interessanti i Paesi confinanti).

Perù – Una curiosità: quando si parla di ricchezze gli Italiani dicono (o almeno dicevano, antàn) “vale un Perù” mentre gli Spagnoli dicono “vale un Potosì”.
E hanno ragione gli Spagnoli, perché a Potosì (Bolivia) impiegarono secoli per ripulire un’intera montagna d’argento, mentre nel Perù non trovarono molto da cuccare (e il famoso tesoro degli Inca arrivava da tante altre parti dell’impero). Ma bando all’esecranda fame dell’oro e si pensi a un Paese quattro volte (e oltre) più grande dell’Italia, con solo ventotto milioni di abitanti, tra il Pacifico (a sinistra e, dall’alto in basso, in senso orario, Ecuador, Colombia, Brasile, Bolivia e Cile) e le maestose, vulcaniche Ande. Conta pure su una bella regione “amazzonica” (Iquitos) eppoi vanta le intriganti Cusco, Macchu Picchu, Arequipa e il lago Titicaca. Roba, quindi, da andarci prima possibile. A Lima, Plaza de Toros del Acho, la più antica del sud America.

Polonia – Ne sapevamo già qualcosa prima dell’arrivo di papa “Voitìua”, dopodiché non abbiamo più avuto segreti su ‘sto povero sfigato Paese (sistemato tra le “panzerdivisionen” tedesche e l’imperialismo russo, se i polacchi stavano attenti a est venivano invasi da ovest, o viceversa, e al tutto si aggiunse pure Hitler -vedi Danzica- che si mise financo d’accordo coi soviet e a quel punto, per i polacchi “non ce ne fu più per nessuno”, dopodichè c’è ancora chi si domanda se i polacchi sono o no sfigati). Per inciso, il Paese è grande quasi come lo Stivale, ma conta venti milioni di abitanti in meno. Polacchi noti oltre a Vojtyla, Walesa (Uauènsa, alias Solidarnosc), Maria Waleska (Greta Garbo, grande amore di Napoleone-Charles Boyer) e il calciatore Boniek (capofila dei polacchi che invece di attraversare l’Atlantico, l’America l’hanno trovata a Roma). Andarci? Mah (con tutto il rispetto, in Europa c’è di meglio). Anche perchè dal punto di vista gastronomico i polacchi sono pure battuti dai tedeschi (il che è tutto dire). Non male invece la Vodka Wyborowa (e c’è pure la Zubrowka, “bruciabusecche” con dentro un filo d’erba e l’etichetta con su un bisonte, no comment).

Azzorre, Ponta Delgada

Azzorre, Ponta Delgada

Portogallo – Prima di tutto meglio sapere (c’è ancora qualcuno che non la conosce) la nostrana storia del “portoghese” sinonimo di chi non paga (a Roma nel XVIII secolo l’ambasciatore del Portogallo invitò i connazionali ad assistere a uno spettacolo al teatro Argentina e per entrare bastava dire “portoghese”). Ciò premesso, il Portogallo (92.000 kmq e circa dieci milioni e mezzo di “portoghesi paganti” o “pagati”, taluni, l’allenatore dell’Inter Mourinho, profumatamente) è un gran bel posto (isole comprese, romantica Madera, ecologiche e piene di balene, delfini e tonni gialli – marca As do Mar come da spot tivù – le Azzorre). Giunti (come doveroso) in Portogallo, sarà ipso facto contata la storia delle 365 ricette (una al giorno per un anno) per cuocere il Bacalhau, ma nessuno è perfetto (e chi va in Lusitania invece del baccalà si regali una bella Sapateira, granchio gigante, la Açorda, zuppa di pane con prelibati pesci elargiti dal generoso Atlantico, e la Cataplana, casseruola con il meglio della pescheria e frutti di mare a gogò). Grande gente, i portoghesi, non meno che fantastici navigatori (secoli fa prendevano su e da Cabo Sao Vicente, Algarve, girando a sinistra dello scoperto Capo di Buona Speranza, se ne andavano in Giappone come se niente fosse; chi invece girò a destra fondò un “bestiùn” di impero oggi chiamato Brasile).

(Puntata numero 18, segue…)

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ONU FRIVOLE MINISCHEDE …19ma puntata (Qatar – Repubblica di Macedonia)

Dizionario gastronomico (per chi va nei Paesi 'de habla castellana')....

Dizionario gastronomico (per chi va nei Paesi ‘de habla castellana’)….

Qatar – Stesso panegirico dedicato al Bahrein (vedi tomo 2°) e agli Emirati Arabi Uniti: ‘sti ministati arabi del Golfo Persico sono tutti uguali, tanto petrolio e (ancor più) danée (non cambiano nemmeno le targhe dei cammelli).
Doha (la capitale, ma non è che nei dintorni ci siano tanti altri centri abitati) è comunque “sportivamente” famosa perché (oltre un mega-mega-mega-albergo di stra-stra-lusso) ha messo su perfetti campi di Calcio (ci sono andati a svernare a Capodanno Inter e Milan), un campo da tennis in erba sulla cima di un grattacielo e un ippodromo così “turfato” che Ascot se lo sogna.

Regno Unito – “Di Gran Bretagna e Irlanda”, ma gli italiani (forse perché in gran maggioranza non si spingono più in là di Londra, questa sì England) lo chiamano erroneamente Inghilterra (cosicché tutti quelli che ci vivono dentro invece di essere definiti British, Britannici, sono tout court Inglesi. E vabbè. Posto troppo noto (grazie soprattutto a Beckham, la regina Elizabeth II e Jack lo Squartatore) per star qui a descriverlo. Sesso? Si dice che gli inglesi, pardon i britannici, siano frigidi (secondo gli italiani anche più degli svizzeri). Turismo? Sterlina carissima, panino (pardon, sandwich) e birra, in piedi, non te la cavi con 20 euro. Ciò nonostante tantissimi italici traversano la Manica (ma solo fino a Londra, triangolo Piccadilly Circus, Buckingham Palace, Oxford Street, rari quelli fino alla London Tower).

Chef (e allievi cuoco) cucinando a Cuba

Chef (e allievi cuoco) cucinando a Cuba

Repubblica Ceca – Un bel casino di vicende storiche nell’ultimo secolo. Era Boemia e Moravia sotto l’impero Austro-Ungarico, dopo la Grande Guerra diventa Cecolovacchia però Hitler (con la scusa dei Sudeti) la smembra nuovamente e allora arriva Stalin che rimette tutto insieme ma il 1/1/1993 Cechi e Slovacchi decidono di separarsi consensualmente (vicenda molto civile, bravi loro).
Grande meno di 80.000 chilometri quadrati, meno di undici milioni gli abitanti, il Paese oggidì noto anche come Cechia (ahi ahi, che brutto termine) ha di ottimo la magnifica Praga (chi non l’ha mai vista vi corra subito e già che c’è non perda Karlovy Vary-Karlsbad e visiti pure la termale ed elegante località resa celebre dal film “L’anno scorso a Marienbad”, Alain Resnais, 1961). E da quelle parti sono buone anche le birre, che portano i nomi delle località natali (la Pilsen, la Budweiser nata a Ceske Budejovice eppoi emigrata negli States).
Meno buono è invece Nedved, che durante un Inter-Juve ruppe una gamba al nerazzurro Figo. Sempre a proposito di cechi famosi, si citino Alena Seredova e Franz Kafka (meno noto perché non è andato a letto con Buffon).

Repubblica Centrafricana – Sì, proprio quella dell’”imperatore” Bokassa e dei tanti bei diamantoni graziosamente omaggiati al presidente franzoso Valery Giscard d’Estaing (che di importante lasciò solo una zuppa di patate e tartufi a lui intitolata dall’inventore, il sommo Chef Paul Bocuse). Il Paese è al centro del Continente Nero (“basta la parola”) fu colonia francese (Oubangui-Chari) fino al 1960, misura poco più del doppio del Belpaese (con meno degli abitanti di Roma, un sesto nella capitale Bangui) e a parte i bokassiani diamantoni non vanta particolari attrazioni (tantomeno quelle turistiche) ma se il lettore proprio insiste, clicchi www.stat-centrafrique.com.

Albania, ai tempi di Hoxha, soldatessa e cittadino ....

Albania, ai tempi di Hoxha, soldatessa e cittadino ….

Repubblica del Congo – Trattasi di un posto (capitale Brazzaville, a ricordo di Pietro Savorgnan di Brazzà, valente esploratore, nato a Roma da un nobile friulano, naturalizzato francese) poco più grande del Belpaese eppure in grado di poter vantare in poco tempo tanta sfiga tipo: le imprese delle milizie ribelli Ninja (terrore e morte, machete e kalashnikov come se piovesse) l’81% di mortalità infantile e il morbo di Ebola (febbre emorragica). Mica male. Turismo? I parenti dei partenti (anche se andassero soltanto per cantare Bongo Bongo) dovrebbero essere avvertiti.

Repubblica Democratica del Congo – Posto noto per le vicende di Lumumba (e i casini successi nel Katanga, niente però a che vedere con i Katanghesi, che erano poi i nostrani giovinotti bianchi che giravano per le strade di Milano menando chi poteva anche sembrare un borghese). Lo stesso posto, dall’Ottocento, si chiamò Congo Belga, nel senso di un solo belga, perché proprietà personale (robb de matt!) del re Leopoldo II. Un pezzo di terra di 2.344.858 vhilometri quadri (pttp volte il Belpaese) con dentro spaventose ricchezze: legname pregiato a gogò, minerali a non finire, negri lavoranti gratis eppoi accoppati se solo provavano ad addormentarsi, per non parlare di una infinità di diamantoni (sennò perché mai il Savoia Umberto II avrebbe sposato la principessa Maria Josè, discendente del citato, regio miniproprietario terriero, se non per “tacà el capèl”?). Meno male che sono finite le descrizioni dei due Conghi (che tristezza, certe parti del mondo).
Repubblica di Macedonia – Dopo Filippo, appunto il Macedone e suo figlio Alessandro Magno, le dèluge (il diluvio) nel senso che in Macedonia (tra Albania, Kossovo, Bulgaria, Grecia, 25.000 chilometri quadri, come il Piemonte, due milioni gli abitanti) “non ce ne fu più per nessuno”; la storia non passò più da queste parti. Fin quando (1993) questa ex regione della Jugslavia diventa indipendente, prendendo il nome che fa incazzare i Greci (di Macedonia – lamentano – ce n’era già una, Atene-dipendente e vai con la menata dell’Ellenismo, del sullodato Alessandro Magno nonché del suo cavallo Bucefalo). Etnie? Proprio un bel casino (oltretutto per così pochi abitanti): Macedoni, Albanesi, Turchi, Romeni, Serbi, Bosniaci, Vlach (mancano alcuni Inuit e qualche Sioux, ma diamo tempo al tempo).

(Puntata numero 19, segue…)

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ONU FRIVOLE MINISCHEDE …20ma puntata (Repubblica di Irlanda – St Vincent & Grenadine)

Sorridente e balda ragazzina maldiviana

Sorridente e balda ragazzina maldiviana

Repubblica di Irlanda – Up the Rebels! Ribelli, gli Irlandesi, contro quella che il commentatore radiofonico fascista Mario Appelius definì la Perfida Albione. La quale Inghilterra (laddove in Italia si intendono anche Scozia e Galles) per alcuni secoli trattò l’Irlanda come uno scendiletto (e ci si aggiunse pure la componente religiosa, talché vai facile con gli odi a gogò). Fortunatamente, da quasi cent’anni, i matti e fieri devoti a San Patrick sono felicemente indipendenti (ma quanta fatica) per una anagrafe di poco superiore a quattro milioni di (quasi tutti) beoni (quelli che mancano, emigrarono a New York a fare le guardie che arrestavano gli Al Capone di Broccolino). Tutto ciò (più la birra Guinness) accade su una verdissima isola misurante meno di un quarto del Belpaese. Importante dettaglio, il quoziente di intelligenza degli Irlandesi risulta abbastanza alto perché da quelle parti nacquero James Joyce, Oscar Wilde e Bernard Shaw. Consiglio turistico? Andarvi, e in fretta (meglio se dopo aver imparato Danny Boy).

Repubblica Dominicana – Trattasi della parte orientale (a sinistra Haitì) dell’isola Hispaniola e lì Cristoforo Colombo cominciò a fare i primi dei tanti casini commessi nel governare la scoperta ‘Merica (perché, ma resti tra noi, tanto era bravo sulla nave, il Colòn, quanto era pirla e forse anche un filino disonestino a terra). Indipendente dalla Spagna (1844) i Dominicani si godettero 31 anni (1930-1961) di dittatura del generale Trujillo (ma non incantino i gradi, nell’America Latina basta un “pronunciamiento” azzeccato e si bruciano le tappe da sergente a Lìder Maximo; successe anche a Cuba a Fulgencio Batista). Grande meno di un sesto del Belpaese, nove milioni gli abitanti, capitale Santo Domingo; piove molto (clima tropicale), tanti gli Italiani che ci vanno (e quasi tutti tornano, tranne l’ex presidente del Perugia Calcio, Gaucci, e sembra ovvio, là non c’è l’estradizione). Se insoddisfatto (accade sovente) delle informazioni dei tour operator, il cliente può cliccare il sito www.one.gov.do (quantomeno non sarà assalito da svendite Last Minute).

Come si diventa a bere troppa birra romena ....

Come si diventa a bere troppa birra romena ….

Romania – Anche se il nome non ha niente a che vedere con i Rom (deriva dall’impero Romano e a quei tempi la regione latinizzata si chiamava Dacia) chi arriva da Bucarest (capitale) e dintorni preoccupa un filino i Brianzoli (e non) che fino a qualche anno fa erano abituati a lasciare aperta la porta di casa. La preoccupazione è aumentata da quando (2008) il Paese (240.000 chilometri quadrati, 24 milioni di abitanti) è entrato nella Ue, cosicché circa la metà dei sullodati 24 milioni di abitanti è entrata in Italia. Paese storicamente sfigato: fino al 1861 fu sotto i Turchi, poi si ritrovò governato da una dinastia tedesca, poi arrivò Stalin e siccome non c’è mai limite al peggio dal 1965 al 1989 finì (pure) feudo di Ceasescu. Turismo? A parte Dracula e una cittadina montana (Brasov) così così, non è che ci sia molto. Andare a fare il bagni nel Mar Nero (Costanza)? Molti preferiscono il Mar Rosso.

Ruanda – Nella vita un po’ di ironia non guasta mai. Ma in certi casi è imbecille far finta di niente, non meditare; occorre “provare vergogna”. Vedi quanto accadde nell’aprile del 1994 tra Tutsi e Hutu, stragi e stragi con l’Onu cinicamente alla finestra (se la faceva sotto: poco prima, a Mogadiscio, ne erano state dimostrate la bassezza degli egoistici interessi e l’inutilità. Turismo? Per favore…

Pionieri ex Urss

Pionieri ex Urss

Russia – Meno male che grazie a Stalin, Krusciov, Breznev, Gorbachov, Jeltsin (quello sempre ciucco) e Putin (ma anche lo Zar Nicola II Romanov diede una grossa mano) tutti i lettori sanno già tutto sulla Russia (che nello scorso agosto ha pure cercato di papparsi la Georgia). Se le vicende russe fossero invece poco note ci vorrebbero (si diceva una volta, prima del computer) fiumi di inchiostro per descrivere un Paese “grande undici fusi orari” (o giù di lì, sono così tanti che si perde il conto). Turismo (dall’Italia): almeno una volta a San Pietroburgo (almeno fin quando non tornerà a chiamarsi Leningrado) occorre andarci. Quanto a Mosca, adesso che l’ex Pci è divenuto Pd ossia (lamentano gli epigoni dei vetero comunisti doc) un moderato partito di destra, è possibile raccontare la vecchia barzelletta della riffa al Festival dell’Unità: 1° Premio: Una Settimana a Mosca, 2° Premio: Due Settimane, 3° Premio: 3 Settimane.

Saint Kitts e Nevis – Nelle Piccole Antille (come Saint Lucia e Saint Vincent and Grenadine che seguono) le mini isole Caraibiche che si protendono ad arco sull’Atlantico tra Puerto Rico e il Venezuela. Alla faccia che “l’unione fa la forza” e nonostante l’esiguità dello spazio (questo Stato membro dell’Onu è poco più grande dell’isola d’Elba) tra i meno di cinquantamila abitanti c’è pure (e non sono pochi) chi a Nevis vuole la secessione da Saint Kitts.
Come campano (e pure onestamente: dal 2003 vigono norme antiriciclaggio)? Tanta canna da zucchero e alcuni turisti (soprattutto English ricercanti una semplice e spartana way of life, dal che si evince che di Italiani ne vanno pochi).

Pick nick sull'erba (di rigore fragole alla panna) a Wimblrdon....

Pick nick sull’erba (di rigore fragole alla panna) a Wimblrdon….

Saint Lucia – L’isola più antropofaga delle Antille perchè fu posseduta da quei balossi dei Caribi che appena cuccavano un Arawak (popolo pacifico, le parole canoa, amaca, caimano provengono dalla loro lingua) se lo sbafavano senza nemmeno metterlo in menu. Gli attuali abitanti (più di centocinquantamila su 620 chilometri quadri) si guadagnano la vita grazie a un nutrito turismo (da Usa, Canada, Uk) e alla coltivazione delle banane, non essendo più permesso inscatolare la carne Arawak e riciclare capitali sporchi.

Saint Vincent e Grenadine – Solito mini Stato (389 chilometri quadrati per 120.000 isolani) delle già descritte Piccole Antille (vedi sopra Saint Kitts e Saint Lucia). Solita vicenda turistico-politica (100.000 turisti in prevalenza britannici perché, come tanti altri Stati-isola dei Carabi, Saint Vincent fa parte del Commonwealth). Curiosità (“lo dice” il De Agostini): detiene il primato mondiale della produzione della Maranta Arundinacea (da cui un’ottima fecola).

(Puntata numero 20, segue…)