tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo…
per mondointasca.org dal 7/12/2007
n.b. queste note sono (forse) invecchiate e solo i cretini non cambiano idea….
n.b. these notes are a bit old and sometimes ideas & ideals could change….
n.b. estas meditaciones llevan unos años y solamente los tontos no cambian de idea….
ONU FRIVOLE MINISCHEDE ….1a puntata (Afghhanistan – Azerbajian)
Afghanistan – E’ il primo dei Paesi dell’Onu, ma solo alfabeticamente parlando. Donne, pochine, anzi: i Talebani, oltre a non avere nulla a che vedere con le quasi omonime piante gigliacee con bulbo tunicato e fiori dai vivaci colori (note anche come tulipani), proibiscono pure i Concorsi di Bellezza. Anche perché se la obblighi a sfilare con su il Burkha, valla a scovare la Miss Afghanistan. Zero turismo civile, nutrito quello militare (ma solo di gruppo: compagnie, battaglioni….).
Albania – L’Italia scoprì che c’era solo quando Ciano, genero del Duce, vi andò per cacciare e amoreggiare. Risultategli piacevoli le due incombenze, lo sposo di Edda Mussolini pensò bene di convincere il re bisnonno dell’Emanuele Filiberto a fregiarsi pure della corona d’Albania (bella roba; tenera comunque una foto del re Zogu vestito da pastore). Ultimamente attratti dal Belpaese che vedevano alla tivù (tutto fumo niente arrosto, apparire e non essere) gli albanesi invasero l’Italia coi gommoni. Molti di loro, fatti i soldi, son tornati là e adesso un minimo di economia c’è. A tal punto che (con il Belpaese mazziato dalla Finanziaria e dalla incontrollata spesa pubblica) adesso sono gli albanesi ad avvistare e stoppare gommoni di disperati ex manager italiani alla ricerca di un pezzo di pane. Con tutto ‘sto casino nell’Adriatico come fa il Turismo a svilupparsi?
Algeria – Sud Mediterraneo tra Marocco e Tunisia. Bella costa ma niente turisti per paura di essere presi per la gola (ma non nel senso gastronomico: accade infatti a qualche straniero occupato nell’estrazione del ga,s e a gente locale vittima di “punizioni”, di essere sgozzati).
Andorra – La San Marino dei Pirenei (solo che invece dei Due Capitani Reggenti residenti, è, almeno nominalmente, co-presieduta dal presidente franzoso Sarkò e dal Rey Juan Carlos. Ci si può andare a sciare (montagne a panettone con discesone dai 2.400 metri) Il mattino enormi code da Francia e Spagna, la sera enormi code al contrario. Ad Andorra impazza il Duty Free (da non confondere con il Beauty Case).
Angola – Africa atlantica sotto l’Equatore, enorme (tre volte l’Italia) ex colonia portoghese, 1.600 chilometri di spiagge ma per il turismo sono mica tanto organizzati (l’entroterra non è piaciuto nemmeno al Che Guevara, che, come si sa, “turisticamente” era di bocca buona).
Antigua e Barbuda – Carabi-Antille orientali, 443 chilometri quadrati (due volte l’isola d’Elba) consumo di energia elettrica per abitante 1.375 kWh (Calendario Atlante De Agostini); un dato che non fregherà nulla al lettore ma un paio di righe vanno pure scritte. Turismo (ovviamente) ce n’è (ma con intorno tante altre isole – forse – ancor più belle, resta poco da mungere). Per colpa del nome, Barbuda teme colpi di mano da parte di viaggi Incentive di venditori della Gillette.
Arabia Saudita – Posto vivamente sconsigliato alle femministe soprattutto se con la patente (ultimamente hanno ribadito: donne al volante pericolo costante, quindi nisba). E ai musulmani non osservanti. Figuriamoci ai non musulmani. Ma per chi volesse avventurarsi, un pieno di benzina costa meno di un caffè in Porta Romana a Milano.
Argentina – “Se vuoi diventare ricco compra un argentino per quello che vale e rivendilo per quello che dice di valere” e non basta: “I messicani discendono dagli Aztechi, i guatemaltechi dai Maya, i peruviani dagli Incas, gli argentini dalle navi”. Ciononostante l’Argentina va visitata perché bella, quindi andarci, ancorché la loro famosa carne “pampera”, diceva Bearzot durante il Mondiale Argentina ’78, contenga troppi acidi urici (forse per i “bifes” allevati allo stato brado? Mistero).
Armenia – Incastonato nel Caucaso tra Mar Nero e Mar Caspio, posto (grande come Piemonte e Val d’Aosta) forse un filino triste ma si può anche visitarlo (per storia, cultura e antiche tradizioni cristiane). Chi ci va non stia lì a contarla su dicendo che gli stanno simpatici i turchi. Rischia.
Australia – Terra non sconosciuta a molte vallette perché Bobo Vieri vi ha trascorso la fanciullezza. I suoi abitanti potranno anche essere stati galeotti, però, poi, di tempo per migliorarsi ne hanno avuto. Gente sportivissima (ma mai chiamare Canguri i suoi atleti, Rino Tommasi si incazza). Turismo: va assolutamente visitata ma stando attenti alle stagioni. Ci sono ad esempio dei pirla che vanno alla Grande Barriera Corallina nel nostro inverno quando in Australia è estate e nel nord del Queensland se la devono sfangare tra caldo umido e grandi piogge. Donne: belle (praticando molto sport) ma chi va per trovarle tutte come Nicole Kidman torna deluso.
Austria – E vai con gli stereotipi: la Sissi, il bel Danubio Blu, Mozart, la torta Sacher, il Concerto di Capodanno. Nomi importanti, visto che ci aiutano a dimenticare che da quelle parti (ancorché per pochi chilometri sennò sarebbe stato deutsch doc) è nato un certo Hitler. Profumo di Mitteleuropa (e vai con altri nomi: Joseph Roth, lo stile Biedermeier, Freud, Kafka). Turisticamente parlando, poi, ecco un “viaggio intelligente” (oltretutto il cosiddetto revisionismo sta scoprendo che gli un tempo odiati Cecco Beppe e Radetzky non erano poi così malvagi, eppertanto chi va in Austria non tradisce Casa Savoia e i suoi epigoni -e anche se lo facesse farebbe solo bene…-).
Azerbaijan – Sponda sud-occidentale del Mar Caspio, su la Georgia e la Russia, a sinistra l’Armenia, sotto l’Iran; meno di un terzo dell’Italia, si capisce qualcosa di più con la parola Baku. Città trasudante petrolio (agli inizi del ‘900 metà della produzione mondiale) nonché intrigante (almeno per chi legge “L’orientalista”, di Tom Reiis, Garzanti, affascinante biografia di un ebreo-musulmano ‘sic’!- consigliata da chi scrive). Andarci? Mah (forse non è il caso: della vita descritta nel sullodato libro non è rimasto un bel niente, Stalin ha cancellato tutto) ma qualcosa d’intrigante c’è di sicuro (quantomeno il Mar Caspio che poi è un lago).
(fine 1a puntata…)
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tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo…
ONU FRIVOLA MINIGUIDA ….2a puntata (Bahamas – Bielorussia)
Bahamas – Arcipelago di isolotti corallini nell’Atlantico davanti a Florida e Cuba, chilometri quadrati totali (scogli compresi) come la Campania, abitanti meno di Firenze.
Isole così piccole eppure vispe, vedi il pullulare delle cosiddette “attività offshore” dopodiché, sgridate dall’Ocse perché “paradiso fiscale” le Bahamas hanno pensato bene di emanare norme anti-riciclaggio. Con tutta quella lira di cui sopra e le foto di tante belle giovani supertettute ragassole ridenti a bordo di ricchi motoscafi “offshore” (pure loro) come fa a non fiorire il Turismo (mica tanti gli italiani, Sharm el Sheikh costa meno)?
Curioso dettaglio storico (ma secondario non trattandosi di un’Isola dei Famosi): proprio qui Colombo “Scoprì La Merica” sbarcando sull’isolotto che i miti nativi (erano Lucayos, non Caribi) avevano sempre chiamato Guanahani e d’improvviso se lo ritrovarono battezzato San Salvador (un po’ come quelli di Sterzing, un bel giorno arrivarono gli italici e divenne Vipiteno. Mah …).
Bahrein – Se qualcuno non ha proprio niente di meglio da fare (ma di sicuro qualcosa c’è, basta solo non vedere le tivù generaliste) può anche dedicare qualche giorno (tanto occorre, perché trattasi di un casino di minuscoli stati arabi dalla ricchezza inversamente proporzionale all’importanza e alla notorietà) per cercare di localizzare e distinguere questi nomi arabeggianti. Perchè, diciamoci la verità, di questi emirati, monarchie, sceiccati, califfati ex protettorati britannici ne facciamo sempre di ogni erba un fascio, li confondiamo, ci sembrano tutti la stessa cosa (anche perchè, probabilmente. non ce ne frega niente). Questi posti, affacciati sulla costa meridionale del Golfo Persico (che poi, divenuto Golfo di Oman, va a finire nel Mare Arabico, alias oceano Indiano) sarebbero poi (da nord a sud): il Kuwait, indi Bahrein, poi il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e infine (anche se un filino differente dai suesposti) il sultanato di Oman.
Bangla Desh – Bengala, ex Pakistan orientale. Poveracci, sono i destinatari delle più nere sventure esistenti al mondo (e chi può aiutarli con donazioni, sottoscrizioni – vedi la recente spaventosa inondazione – li aiuti). Perchè vabbene la sfiga, ma finisca questo accanimento. Ogni disastro nel Bangla Desh va moltiplicato per cento: scontro ferroviario, tremila morti; affonda un traghetto, diecimila annegati; scontro tra due pullman, mille vittime. La faccia triste dell’Umanità. Stanno persino meglio nella non distante Calcutta.
Barbados – La più orientale delle Piccole Antille, due volte l’isola d’Elba, trecentomila abitanti di cui circa una metà pare sbarbarsi tutte le mattine. Restano “barbudos”, invece, gli alberi autoctoni (dotati di lunghi filamenti pendenti, a mò di barba) notati da imitatori di Cristoforo Colombo. Di lì il nome.
Belgio – Dove “Bel” sta per Fiamminghi e “Gio” per Valloni (o viceversa) che ultimamente han deciso di andarsene ciascuno per i fatti suoi (una bella secessione, dovrebbero fare così anche l’Emilia e le Romagne). Morale: in quel di Milano sono già stati annunciati un Ufficio del Turismo Fiammingo e uno Vallone (con Bruxelles che parafrasando il detto latino, come la virtus, “Stat in medio”). Le città fiamminghe sono belle e vanno viste, mentre la Vallonia non è come i soldati di leva d’antan, rivedibile (basta una volta e forse avanza). Per i francesi i belgi sono i carabinieri delle barzellette italiane (la più tragica barzelletta “française”? “Sono belga, ma spero di guarire”).
Belize – Nel sud dello Yucatan, quindi Caraibi, grande come la Romagna-Emilia (ci vivono in poco più di duecentomila), ex Honduras Britannico, indipendente dal 1981. Solo il Guatemala ha aspettato dieci anni per riconoscerlo e tuttora non ci sta: continua infatti a rivendicare ai Belizani qualcosa come dodicimila chilometri quadrati (più della metà dello Stato, mica male) tant’è che, per via del litigio, invece del confine c’è una “fascia di adiacenza”. Turisti quasi tutti British (di sesso, quindi, non se ne fa granché) anche perché gli Italiani vanno sulla Riviera Maya (poco più a nord, ma sbagliano il periodo, andandoci sempre – vedi telegiornali – quando ci sono gli Huracanes o cicloni che dir si voglia).
Benin – Ex colonia francese, poco più di un terzo dell’Italia, sul Golfo di Guinea, tra Burkina Faso, Niger, Nigeria e Togo. Tiremm Innanz.
Bhutan – Nell’Himalaia, a destra del Nepal, tra Cina e India, quarantaseimila e cinquecento chilometri quadrati, due milioni e duecentomila abitanti, capitale Thimphu. Ha un re, lingua dzongkha (‘sta precisazione l’ha voluto un lettore, adesso legga), turismo poco anzi quasi niente. Meglio evitare la battuta goliardica che i suoi abitanti sono tutti figli di Bhutàn.
Bielorussia – Per loro Belarus, un tempo Russia Bianca, adesso tra Russia (a sinistra) Polonia (a destra), sotto Lettonia e Lituania, sopra l’Ucraina, grande due terzi del Belpaese, abitanti cinque volte meno, la loro Roma si chiama Minsk. Città (con tutto il rispetto) mica tanto interessante, talché chi scrive (che finì pure da quelle parti) chiese (tanto per far passare il tempo) di andare almeno a vedere la non poi tanto distante località sulla Beresina, in cui Napoleone ebbe alcuni problemi di ritirata. Ma nonostante lo scrivano viaggiasse al seguito di una quasi ufficiale Delegacjia turistica, tale sopralluogo (circa un centinaio di chilometri) risultò impossibile. Nessuno è perfetto, tantomeno turisticamente parlando (a Milano, poi, invece che ai turisti pensano solo a passare dai parchimetri al gratta e vinci e poi viceversa)….
fine 2a puntata
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tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo…
ONU, FRIVOLA MINIGUIDA, 3a puntata (Bolivia – Cambogia)
Bolivia – Incastonata nella parte centrale del Sud America tra (in senso orario) Brasile Paraguay, Argentina, Cile e Perù. Grande quasi tre volte l’Italia, ci vivono in nove milioni. Posto caro a chi scrive e va pertanto fatta la tara al suo caldo suggerimento di visitarlo. Perché la Bolivia contiene la quintessenza del continente sudamericano. A occidente paesaggi (picchi inquietanti, i 6.457 metri dell’Illimani) e genti (Aymarà e Quechua) delle Ande (il lago Titicaca, La Paz, la mitica Potosì). A oriente, verso il Brasile, le pianure della provincia di Santa Cruz de la Sierra (grande una volta e mezzo l’Italia) custodenti un meraviglioso, tenerissimo scrigno: le Misiones Jesuiticas nella terra dei Chiquitos (commuovono, davvero). Vedere per credere (e intanto consultare mondontasca.org Le Missioni Gesuitiche della Bolivia e/o gianpaolobonomi.it Archivio Mondo).
Bosnia-Erzegovina – Tra Croazia e Serbia, grande un sesto del Belpaese, abitanti che invece di crescere diminuiscono (da quattro mlioni e quattrocentomila nel ’92 a meno di quattro nel 2004) perché chi può smamma. Si tratta infatti del più misto cocktail di genti e religioni venuto fuori da quel folle shaker chiamato Jugoslavia (con barman “pirla” quali Onu e Unione Europea che pensavano di mescolare cristiani e musulmani, croati, serbi e albanesi, pura follia). I quali scappano perché appena via il contingente di pace europeo torna quella simpatica pratica chiamata “Pulizia Etnica”. Quanto al Turismo, pertanto, anche in questo caso “tiremm innanz” (per la serie: “Nel mondo i posti da evitare sono ahinoi tanti”). Bruci un Hitler e ne spuntano due (con tutto il rispetto – si usa dire – per quei due gentiluomini serbi rispondenti ai nomi di Mladic e Karadzic).
Botswana – Quasi due volte il Belpaese ma poca gente (un milione e settecentomila) tra Namibia, Zambia, Zimbabwe e Sud Africa; altro non è che l’ex Bechuanaland, protettorato British Empire. Indipendente dal 1966, da allora conserva pure un minimo di democrazia e sufficiente ricchezza (girandovi i soldi grazie a diamanti, manganese, nichel e oro). Turisti, niente male (quasi un milione) grazie alle bellezze di madrenatura nell’attraente Okawango e nel deserto del Kalahari.
Brasile – Uno dei pochi posti che tutti sanno dov’è e cos’è. Lo sanno le donne: per il tanga; lo sanno gli uomini: per le donne (locali) vedi lo show con garotas al Oba Oba (un tempo mecca dei venditori delle italiche aziende, poi si scoprì che per l’Aids non basta l’aspirina e così le “Incentive Houses” si misero a proporre altre destinazioni più pudiche o comunque meno impestate). E sanno cos’è O Brasil gli uomini e le donne balompedici: Didì, Vavà, Pelè, Kakà, Farrrrcao (per i romanisti, sennò Falcao e si legge Falcòun o quasi). Turismo: posti fantastici dove però i turisti (sbattuti dai t.o. su improbabili spiagge atlantiche oltretutto non protette dal reef) ci vanno pochissimo (salvo qualche viaggiatore). Amazzoni, Iguassù, Maranhao, Fernando di Noronha, Ouro Preto. Bere: Caipirinha. Mangiare: nelle Churrascarias la Piranha (carne marinata ai ferri) non è male.
Brunei-Darussalam – Due piccoli territori (nemmeno contigui perché divisi dal Sarawak, Malaysia) nel Borneo (citofonare Salgari o in assenza Khabir Bedi). Cinquemila settecentosessantacinque chilometri quadrati , sui quali vige una monarchia che più assoluta non si può (tranne il papa). Il sultano può vietare tutto, partiti politici non se ne parla nemmeno, per legge basta (e ne avanza) la coranica Sharia e per gli antipatici è in vigore la pena di morte. Capitale, Bandar Seri Bagawan, ventisettemila abitanti. Ricchezza da idrocarburi e petrolio, non da allevamento (solo seimila bufali e seimila e ottocento suini; ma essendo paese musulmano il 67,3% della gente, non si capisce, questi ultimi, a che pro).
Bulgaria – Tutti (o quasi, comunque in una percentuale “bulgara”) sanno dov’è ma non moltissimi ci vanno. Le ragioni? Mah! Forse perché Sòfia (e non Sofìa, come letto, a mò di Loren, dal 101% dei mezzibusto dei Tiggì) è meno bella di Parigi (e forse anche di Busto Arsizio, così, almeno, apparve al qui scrivente). E forse perché la più nota località balneare, Varna, è sul Mar Nero (e chi va al mare vuol tornare abbronzato ma non annerito dall’acqua). Ah, vi hanno inventato (così assicurano) lo Yogurt e l’Acqua di Rose. Rapporti di parentela tra la locale dinastia reale e i Savoia (e nemmeno questo depone a favore del Paese balcanico). Tutto ciò premesso speriamo che l’appeal turistico bulgaro migliori. Gastronomia: mah.
Burkina Faso – Africa occidentale, undici milioni di abitanti, tra Mali, Niger, Benin, Togo, Ghana, Costa d’Avorio. Turismo: meglio stare a casa (come si fa ad andare in un posto la cui capitale si chiama Ouagadougou?).
Burundi – Tra Tanzania, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo.
Turismo: home sweet home (nel senso che qualche volta può essere meglio starsene a casa).
Cambogia – Più o meno (turisticamente parlando) sanno (quasi) tutti dov’è perché vanta quello splendore chiamato Angkor Vat, città sacra. Meno tenero il ricordo di Pol Pot (Khmer rossi, fine anni Settanta). Un gentiluomo che donò centinaia di migliaia di colpi alla nuca a criminali colpevoli di portare gli occhiali eppertanto “colti borghesi”. Inquietante. Non quel che fece Pol Pot, ma il fatto che nel Belpaese il sullodato disinvolto “dimezzatore” del suo popolo trovò pure qualche estimatore in pubblici cortei stradali. Ma torniamo ad Angkor Vat (che è meglio) per ribadirne l’importanza culturale di una visita. Di lì si torna più intelligenti che dopo una serata al Billionaire. Vabbè non ci vuol tanto (e comunque non è poco).
fine 3a puntata
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tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo…
ONU FRIVOLA MINIGUIDA ….4a puntata (Camerun – Cina)
Camerun – Sul golfo di Guinea (Oceano Atlantico, zona equatoriale) trecentoquarantasettemila chilometri quadrati, dodici milioni di abitanti, capitale Yaoundè. Come tante ex colonie africane lamenta i soliti problemi (se va bene, l’unica magagna è il “partito unico”, se va male spunta il “machete”). I motivi? Una troppo rapida decolonizzazione avvenuta più per ragioni politiche che per reale maturità dei nuovi stati, creati artificialmente a tavolino, mischiando razze ed etnìe. Dopodiché, con i soldi dei Potenti mondiali (in Guerra Fredda) i Potenti oligarchi locali (più pittorescamente detti “Signori della Guerra”) hanno comprato kalashnikov e bazooka per scannarsi a vicenda. Vedi Sierra Leone, Tutsi e Hutu, Liberia, Somalia.
Canada – Prima di tutto l’origine del nome. Sembra che un esploratore spagnolo, vedendo una terra brulla e spelacchiata, abbia esclamato “Acà Nada – qui niente“. Potrebbe anche darsi. Poi gli abitanti: meno di trentacinque milioni in un posto grande trentatré volte l’Italia, da cui la possibilità di fare belle passeggiate in grazia di dio, senza rompiballe. Unico problema, il freddo (quindi poco turismo dal Belpaese, i cui gitanti hanno il coraggio di finire a Sharm El Sheikh e alle Maldive soprattutto in agosto). Bella la bandiera (ah, la foglia rossa campeggiante nel terzo centrale bianco è dell’acero, bella pianta locale che dispensa pure un piacevole sciroppo usato in cucina). Paese civile (poco foot ball, molto hockey, ça va sans dire – come dicono i francofoni del Quebec/Montreal – sul ghiaccio).
Capo Verde – Arcipelago (dieci isole principali, in totale quattromila e trentatré chilometri quadri) nell’Atlantico, tra Tropico del Cancro ed Equatore, dal 1975 indipendente (dal Portogallo) e, per un pò, “sposato” con la Guinea-Bissau (ma nel 1980 hanno deciso di divorziare). Conta più gente emigrata (settecentocinquantamila) che residente (mezzo milione). Un (tanto) tempo (fa) Cabo Verde era noto solo agli equipaggi Alitalia perché scalo (l’isola do Sal) dei voli per e dal sud America (a mò di riposo e in attesa di dare i cambi, piloti, hostess e steward se ne stavano, talvolta anche una settimana, belli sparapanzati al sole ad abbrustolirsi non senza, in misura generosa – così almeno riferirono allo scrivano un paio di hostess sue ex morose – concedersi abbondante attività sessuale). Più recentemente alcuni businessmen locali (sembrano molto svegli) hanno aperto alla finanza mondiale ed è così che l’arcipelago è divenuto oggetto di massicci investimenti turistici italiani (i soliti bresciani, ma non si sa se si tratta dei soci nordisti dei “furbetti del quartierino”). Per andare a Cabo Verde non occorre pertanto (basta “l’areclàm” dei sullodati finanzieri) il suggerimento dello scrivano (oltretutto ci scappano spesso molte svendite in extremis).
Ciad – Ex colonia francese (pertanto deliziata da colpi di stato à gogò stante – a differenza del British Empire – il mancato insegnamento di un filino di politica da parte dell’Empire Français … ma anche nel politically british Kenya non è che…) trovasi al centro del settentrione dell’Africa (Libia a nord, repubblica Centrafricana a sud) e prende il nome dal lago Ciad. Qui giunti si pensa che al lettore non interessino ulteriori info.
Cile – Nel mondo non c’è forse un altro Paese dalla geografia più bislacca, laddove si fa riferimento a una striscia di terra (mediamente larga solo centosettantacinque chilometri) che per ben quattromila e trecento chilometri si allunga verticalmente tra le Ande e il Pacifico. Tant’è che la sua strada più importante (la Panamericana) non può che misurare la bellezza di quasi tremila e quattrocento intrigantissimi chilometri (da Arica a Puerto Montt, ecco un’ottima idea per chi ama spaziare tra mare e montagne, incapace di fare le ferie in spiaggia sotto l’ombrellone). Meno lunga ma impegnativa, tra picchi sorvolati dai condor (quasi settemila metri il mitico Aconcagua) l’autostrada Transandina collegante con la (dai cileni) non amata Argentina (i due popoli si guardano un po’ in cagnesco, e vabbè, mentre i cileni stanno proprio sulle balle ai peruani). Qui giunti (e turisticamente parlando) sembra superfluo aggiungere che questo bislungo Paese va visto, eccome. PS. Chi in Cile va degusti – assoluta esclusiva gastronomica locale – il Loco, uno squisito mollusco gasteropodo (Concholepas Concholepas) noto anche come “Abalone cileno” (e chi mai desinò al Fisherman’s Wharf di San Francisco sa di che giulebbe si parla).
Cina – “La Cina è vicina” decise anni fa Piovene così titolando un suo libro. Vicina, forse, ma non ancora abbastanza conosciuta. Fatta eccezione per le grandi città (Pechino, Shanghai, la redenta Hong Kong, che quei dritti dei cinesi – minga pirla – hanno mantenuto capitalisticamente british, e pure la meneghina Chinatown di via Paolo Sarpi) quel che accade nel resto di questo enorme posto (grande trentadue volte l’Italia e abitato da un quinto dell’umanità) resta ancora un filino misterioso. E quanto al Tibet meglio glissare, far finta di niente. Tant’è che a Roma la recente visita del Dalai Lama ha dato un certo fastidio e tutti hanno fatto spallucce. D’altro canto un prezzo va pagato (e qualche rospo ingoiato, vedi la vicenda dei diritti umani e della pena di morte) pur di vendere qualche Ferrari, mutande e jeans firmati, e importare giocattoli fuorilegge, precari tessuti usa e getta e le squisite “pummarole” del Fiume Giallo. Né c’è da sperare molto (quanto a vera apertura, conoscenza della Cina al mondo) dalle Olimpiadi di Pechino 2008. Anche se molti turisti che vi presenzieranno, dopo aver visto soltanto un paio di partite di calcio e qualche lancio del giavellotto, sentenzieranno saccentemente “Sono stato in Cina”. Niente di male, già da tempo siamo abituati al “Sono stato in America” proferito da reduci da viaggi di tre giorni a New York, vissuti mercè l’intrigante pacchetto Low Cost “Volo+shopping” (a ‘sto livello di cretineria molto meglio quei naif milanesi che da Chiasso spediscono ai vicini di casa una innocente cartolina annunciante “Cordialità dall’estero”).
fine 4a puntata
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tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo…
ONU FRIVOLA MINIGUIDA … 5a puntata (Cipro-Croazia)
Cipro – Vi nacque Venere (o se si preferisce, e se si è ‘fatto’ il liceo classico, Afrodite). Terza isola del Mediterraneo (dopo Sicilia e Sardegna, più di novemila chilometri quadrati, meno di un milione di abitanti) tra Europa (membro dell’Unione dal 1/5/2004) Asia e Africa. Viste le etnìe della popolazione (Greci e Turchi) è più che ovvia un’eterna conflittualità, conclusasi trent’anni fa con una invasione turca che provocò una spartizione (un terzo gli ex Ottomani a nordest, due terzi gli ex Elleni al centro e sudovest) con i Britannici che -dopo averla colonizzata dal 1878 al 1959- se ne lavarono le mani (secondo l’ottima raccomandazione antico -romana che recita “Divide et Impera”). Invitato (e pertanto messo in grado di vedere e descrivere) dalla Cyprus Airways e dal Turismo di Cipro nella parte “greca” dell’isola, lo scrivano ne suggerisce la visita (te pareva: come si fa a dire la verità dopo aver mangiato e bevuto a sbafo?… invece no: a una certa età non sono certo una tartina o uno spumantino o una notte in albergo a farti cambiare idea e scrivere balle). Perché andarvi (a Cipro)? Per un cocktail di motivi culturali (cui aggiungere i piaceri balneari ovviamente presenti in un’isola mediterranea). Storia: di lì son passati tutti, pure Cicerone, Riccardo Cuor di Leone e Leonardo; Mitologìa: vedi la storia di Venere; Religioni: ortodossi doc forse più degli stessi greci; e Gastronomia (vini locali ok e sfiziosità mediorientali). Per saperne di più, lo scrivano annuncia la prossima uscita di un resoconto di viaggio, ovviamente in mondointasca.org.
Colombia – Vasta 1.141.000 kmq, più di 45.000.000 gli abitanti, compreso Ivàn Ramiro Cordoba, generoso terzino dell’Inter, e Tino Asprilla ex ala destra del Parma che adesso però posa nudo per la rivista colombiana Soho. Un Paese grande ma anche chiacchierato (vedi Cartello di Medellìn).
Dicono che vi si parli il miglior spagnolo del centro e sud America. A parte Cartelli e idiomi (e Ivàn Ramiro Cordoba) per suggerire una gita in Colombia bastano due sole mète: la storica Cartagena de Indias (fondata nel 1533 da Pedro de Heredia, maggior porto dell’impero spagnolo in America, appetito da corsari e bucanieri) e l’incredibile Museo del Oro a Bogotà. Rimborsati se insoddisfatti.
Comore – Arcipelago di isole tropicali (grandi come la provincia di Ravenna) capitale Moroni, tra Madagascar e Mozambico. Quando nel 1974 si celebrò un referendum (indipendenza o Francia) solo l’isola di Mayotte scelse Parigi. E forse non sbagliò. Perchè da allora i circa 600.000 “indipendenti” sono finiti nella povertà e caos di regimi autoritari (te pareva). Mentre chi restò français almeno suda poco perché (come accade a tutti i territori d’oltremare dei Paesi europei) viene praticamente mantenuto da Parigi (come più o meno accade alle olandesi isole ABC nei Caraibi). Il che non è poco.
Corea del Nord – Quelli a nord del 38° parallelo. Quando si dice la sfiga dei “Polentoni” nordisti della penisola asiatica: come se non fosse bastato Kim il Sung (il dittatore, amico di Mao), si devono pure sorbire il di lui rampollo Kim Jong Il, per la masse “Il Caro Leader”. Turismo: con tutti quei Kim lì, meglio lasciar perdere.
Corea del Sud – Contrariamente alla stolta diceria che i “Terùn” non lavorano, ‘sti coreani meridionali ci danno dentro di brutto e in una notte ti possono costruire una metropolitana (e per una breve tratta tipo Linate-Piazza San Babila impiegherebbero meno di sei ore, mentre a Milano ne parlano da quarant’anni). Andarvi? Chi scrive vi è andato, ma -a parte una loro meravigliosa predilezione per l’aglio e bei bordelli (ad esempio nel quartiere Texas a Seul) abitati da corpivendole dagli strani abitini color pastello al neon- proprio entusiasta non ne è tornato. Talché, se proprio deve essere onesto (sennò cambia mestiere) il potenziale turista faccia come fanno (‘italiano di Biella’, ndr) nel Basket Usa e consideri la Corea una “seconda scelta”.
Costa Rica – Il più tranquillo dei Paesi centroamericani (Cinquantunmila chilometri quadrati, tre milioni e mezzo di “costarricenses” e non “costaricanos”) sopra (a nord) il Nicaragua, sotto il Panamà (in spagnolo con l’accento), a sinistra il Pacifico, a destra il Caribe. Posto e gente calma (niente esercito, solo polizia, storia senza eterni Golpes o Pronunciamientos) tant’è che è chiamato “la Svizzera del Centroamerica” (ma qui fanno l’amore durante tutta la settimana, non solo il sabato sera -come garantiscono, a proposito degli svizzeri, quegli invidiosi degli italiani che credono che il franco sia forte solo per grazia divina-). Capitale, San Josè.
Costa D’Avorio – Ex Cote d’Ivoire francese, sul Golfo di Guinea, tra (in senso orario) Liberia, Mali, Burkina Faso e Ghana, un po’ più grande del Belpaese (ma solo dodici milioni i suoi sudditi, n.b. conteggio a spanne come in tanti altri posti del mondo). Andarci? Mah. A organizzarvi viaggi ci provò antàn un tour operator italiano che durò l’èspace d’une nuit (ma non è per questo che fallì subito alla grande). Ad ogni buon conto quel tour operator fece però in tempo a fare overbooking a capodanno e per questo fregò le camere a un mite mini tour operator di nome Squirrel. E fu così che chi scrive dormì in una “cage aux lapins” (in français, gabbia per conigli) e altre sistemazioni di fortuna. Pertanto, se in Costa d’Avorio l’incoming lavora ancora a questi livelli, meglio andare all’Isola dei Tafani sul Ticino (non un granché, ma più organizzata).
Croazia – Il Paese balcanico più vicino all’Italia (anzi quasi attaccato: sotto Trieste c’è solo un cicinin di Slovenia). Per i contorni dei suoi confini sembra un aquilone (o una farfalla) in volo verso la Mitteleuropa con due lunghe code, quella di destra diretta verso i Balcani e il Danubio (ma fortunatamente termina prima di Belgrado, Serbia, se invece proseguisse ci scapperebbe l’ennesima Pulizia Etnica) mentre la coda di sinistra costeggia l’Adriatico (in mezzo c’è la Bosnia Erzegovina mezzo serba e mezzo croata più alcuni albanesi, un bel casino). Secondo il risorgimentale Giusti (vedi poesia Sant’Ambrogio) i Croati erano gente un filino dura, mica (termine derivante dal dialetto milanese, da ‘nicht’, no) tanto carina. Qualcosa di buono i Croati ’hanno comunque fatto dando il nome alla cravatta -oggidì se dio vuole sempre meno esibita- che altro non era che il nastro di stoffa indossato intorno al collo dai loro soldati militanti (vedi il già citato Giusti) nell’asburgico esercito di S.M. I. Maria Teresa. Allora, bravi o cattivi? Mah, quel che è certo è che non annoverano i Serbi tra i compagni di merende, anzi, se ne trovano uno tra il lusco e il brusco lo festeggiano (nel senso di ‘gli fanno la festa’). Una prova? Eccola (lo scrisse Montanelli): durante la Seconda guerra mondiale gli Ustascia (i combattenti pro nazisti e fascisti) donarono un bel cesto di vimini a Ante Pavelic nel giorno del suo compleanno. “Ah” disse il dittatore croato “che pensiero gentile, mi avete portato fragole di bosco”. Macchè fragole di bosco: il cesto conteneva gli occhi di prigionieri serbi. Turismo: bravi o cattivi (i balcanici), Giusti (nel senso del poeta) e non giusti, resta il fatto che la costa adriatica (alias Dalmazia) della Croazia è deliziosa, anzi bellissima. E in Croazia si mangia benino, si beve meglio (Slivoviza ma anche alcuni vini sono ok, in primis la Malvazija) e Trogir/Traù è bella.
fine 5a puntata
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