tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo… per mondointasca.org dal 7/12/2007

ONU FRIVOLE MINISCHEDE …11ma puntata (Iraq – Italia)

Essendo l'Iraq uno dei (pochi) Paesi al mondo che non ha visto, l'autore pubblica una foto della Tunisia (che ha visto)

Essendo l’Iraq uno dei (pochi) Paesi al mondo che non ha visto, l’autore pubblica una foto della Tunisia (che ha visto)

Iraq – Se si parla di Iraq (purtroppo) tutti sanno (grazie a George W. o, come dice da “Niùiorch” il mezzobusto Rai Borrelli, “daboliù Bush”) cos’è, dov’è, e com’è mai che purtroppo non scompare? Perché, con tutto il rispetto per chi vi abita, e ammesso il bieco egoismo che spinge a questo commento, di ‘sta vicenda irachena ne abbiamo tutti le palle un po’ piene. Meglio quindi ricorrere al tranquillo ordine alfabetico e passare al Paese che segue (la più compassata e meno mortifera Irlanda). Non prima, però, di commentare che in arabo l’Iraq si chiama (prima di leggere sistemare bene la lingua) Al-Jumhuriyah al-Iraqiyah, che è grande una volta e mezza l’Italia e che nel Paese sono rimasti in venticinque milioni, ma erano quasi il doppio prima della recente guerra contro il citato “Daboliù” e in quella precedente contro l’Iran dell’ “abate” Khomeini. Una tragica, milionaria (di morti) scaramuccia durata alcuni anni e inventata solo perché i musulmani Sciiti iraniani dicevano di avere più ragione dei musulmani Sunniti iracheni, o viceversa (poco cambia), da cui si evince che le religioni hanno fatto (e stanno tuttora facendo) più danni delle sigarette senza filtro. Turismo? Si suggerisce di contemplare Inclusive Tours a Baghdad di sola andata.

Gli irlandesi bevono molto

Gli irlandesi bevono molto

Irlanda – “Up the Rebels” viva i ribelli. Gli Irlandesi che dopo un po’ di secoli si stufarono di essere trattati come uno scendiletto da quei rozzi vicini isolani degli Inglesi (ivi compresi Scozzesi e Gallesi). Gente gaelica (per dire Irlanda dicono Poblacht Na h’Eireann, complicati) che vive su un’isola che più atlantica non si può, grande settantamila chilometri quadrati, con più di quattro milioni di abitanti (non compresi i protestanti del Nord dipendenti dalla regina Elisabetta e futuri sudditi di Camilla). Pochi gli Irlandesi, ma tanti tra loro i grandi scrittori: Bernard Shaw, Oscar Wilde, James Joyce. Morale, sono gente in gamba, che tutti conosciamo anche perché mandiamo i figli in Irlanda a imparare l’inglese (quindi si passi al Membro Onu successivo).

Islanda – In nordico-vichingo “Terra del Ghiaccio”, quindi brrrr che freddo! Invece no, almeno un po’ meno di quel che si crede perché sotto i 102.819 kmq di superficie (un terzo dell’Italia) più di duecentoventi vulcani – quindi bei paesaggi e panorami – provvedono al riscaldamento del clima (e pure delle case nonché all’illuminazione). Solo trecentomila (anche meno) gli abitanti, ma grazie al celebre detto “poca brigata, ecc.” sembra che vivano in grazia di dio. Turismo: andarci intriga, ma il costo della vita è assai caro (meglio però un Capodanno lì che a Cortina a dissanguarsi in costosissimi giri di aperitivi nei bar degli hotels “bene”).

Isole Marshall – Arcipelaghino (181 chilometri quadri, abitanti quanto Rivoli, Torino) tra i tanti della Micronesia, comunque da segnalare, sia perché è appunto membro dell’Onu, sia perché tra i tanti suoi atolli vanta Bikini, nome celeberrimo fin quando fu soppiantato dal Topless. Le Marshall trovansi, per così dire, nel buco del sedere del Pacifico, ma anche lì l’umile estensore di queste semiserie minischede c’è andato (almeno in transito) in occasione di un interminabile volo “a salto della quaglia” della Continental Micronesia tra Guam e le Hawaii; che palle, ore e ore di decolli e atterraggi (alla faccia degli amici d’antan che consideravano un “viaggio” la trasferta da Novara a Milano).

Nonostante il nome le isole Salomone non sono ebree

Nonostante il nome le isole Salomone non sono ebree

Isole Salomone – Arcipelago della Melanesia (“a destra” della PNG-Papua Nuova Guinea e a nordest dell’Australia) grande quanto Piemonte e Vallèe d’Aosta ma con solo 400.000 abitanti. Deve il nome all’oro trovato dal primo visitatore bianco, tanto abbondante da fargli pensare di aver scoperto le mitiche miniere di Re Salomone. Finito l’oro è rimasta la malaria, a gogò, quindi turismo poco. Per doverosa info degli storici della WWII, World War Two, e dei seguaci dei Film Cult dei Marines di John Wayne, cominciò nel 1942 nella salomonica Guadalcanal la riscossa Yankee che si concluse tre anni dopo sulla Ginza di Tokyo.

Israele – Si dice Israele e si pensa agli Ebrei; e qui la faccenda si complica perché c’è chi è pro e chi è contro, meglio glissare. Dopodiché sentendo Israele, tutti pensano ai luoghi sacri; e anche qui la faccenda si complica perché a “come andarci” provvedono i tour operator (preti, suore e loro alleati) detentori di una sorta di “monopolio della fede”. Ma siccome nel far viaggiare “hanno la loro convenienza”, eccome, ecco che si potrebbe parlare di simonia (laddove concedi cose sacre che possono anche salvare le anime, ma invece di farlo con cristiana pietà escludente il lucro, ci picchi sopra il tuo bel ricarico, come quelli che a Roma – l’ha fatto chi scrive – vendevano, o tuttora vendono?, le benedizioni papali). Pertanto anche a proposito di Turismo, meglio glissare e passare a un altro Membro dell’Onu. Visto però che siamo ancora a Israele, può giovare sapere che “è grande” poco più di ventimila chilometri quadrati e conta sette milioni di abitanti. Abitanti ammirati da chi scrive, al di là di polemiche e pregiudizi, e cita un’esperienza diretta: mentre negli anni Sessanta le cicale italiche gozzovigliavano già alle prime avvisaglie del miracolo economico, nel torrido deserto del Negev razionavano l’acqua ai neonati per rinfrescare, inaffiando, i tetti degli allevamenti di pollame producenti uova e carne.

Italia – Un giorno chiesero al generale De Gaulle cosa ne pensava dell’Italia. E lui, laconicamente, sollevando al cielo i due lunghi avambracci, sospirò: “Ah, les Italiens”. (Forse) aveva ragione.

fine 11ma puntata……

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ONU FRIVOLE MINISCHEDE …12ma puntata (Kazakistan – Lesotho)

Kazakistan, il colle delle misteriose pietra sferiche....

Kazakistan, il colle delle misteriose pietra sferiche….

Kazakistan – Tra Russia, Cina, Uzbekistan, Kirghizistan e Turkmenistan, enorme Membro dell’Onu, 2.724.000 chilometri quadrati (nove volte il Belpaese) capitale Astana, solo quindici milioni gli abitanti, “connazionali” del famoso “giornalista kazako” di cui al recente ilare film “Borat”, interpretato dal baffuto e bravo attore newyorchese Sacha Baron Cohen. E mentre Hollywood li prende per il sedere loro si arricchiscono alla grande, estraendo petrolio e gas a gogò. Tant’è che quelli dell’Eni fanno un filo tremendo al presidente (dal 1990, ma c’è democrazia? Vabbè, l’è quel che l’è) Nursultan Nazarbayev Altissimo il tasso di crescita. Da cui si evince che il futuro del mondo è lì (in questi Paesi emergenti e con immense risorse energetiche) mica a Porto Marghera o nell’Oltrepò pavese (ma almeno qui c’è l’aria buona e si vive in grazia di dio). Turismo: per i curiosi (viaggiatori e non turisti) può essere un’idea (questa terra, l’alto e il basso Volga intriganol per razze, genti, usi, costumi, religioni. storia).

Kenya – Come il panettone Motta, “non è più quello di una volta”. Chi scrive conobbe il mitico Kenya coloniale del Treetops (originale), dei veri Masai (prima che chiedessero la mancia per farsi fotografare ascoltando musica dalla radio a transistor appesa al collo) della maestosa e fertilissima Rift Valley, del tudoriano Norfolk hotel di Nairobi, dei White Hunters e dei leoni dell’Amboseli che stavano a debita distanza, mentre adesso vengono a leccarti le mani sperando di ricevere in cambio un Supermac della McDonald. Adesso per Kenya si intende soltanto un pezzo di costa lardellato di ville e bungalows, costruite da italici palazzinari per arricchiti del Belpaese che Nairobi (e il resto del vero, magnifico, indimenticabile Kenya) nemmeno sanno cos’è e dov’è. Tutto ciò che si commenta la sera nelle cene equatoriali è che al supermarket è arrivata la Ferrarelle e che la servitù mora non costa una fava. Se non ché è un po’ di tempo che i negri a basso costo rapinano, menano e sgozzano.

Sempre nel Kazakistan (mai stato nel Kirghizistan ma spero di andarvi)

Sempre nel Kazakistan (mai stato nel Kirghizistan ma spero di andarvi)

Kirghizistan – Che sarebbe poi lo “Stan”, la terra, dei Kirghizi. Popolo praticante uno sport così raffinato da meritare un articolo dell’estensore di questa miniguida (vedi www.gianpaolobonomi.it Archivio Mondo, Kirghizistan e www.mondointasca.org Archivio). Lo sport: si taglia la testa a una capra, se ne mette da parte il resto, dopodiché si organizza una bella partita di Polo con il cranio del quadrupede al posto della solita palla. Chi vince si cucca e “on the spot” si magna il resto della capra messo da parte. Sport tipicamente locale (facile capire il perché); se ne è tentata l’esportazione a Buckingham Palace, ma Carlo ha fatto sapere di essere debole di stomaco. Quanto al resto (del Paese, non della capra, già “giocata” e magnata, non ne è rimasto più nulla): è vicino a Tagikistan e Uzbekistan, duecentomila chilometri quadrati, cinque milioni di abitanti, capitale Bishkek. Ricchissimo di petrolio e gas naturali (forse è per questo che Carlo d’Inghilterra non gli fa la guerra per la storia del Polo giocato con la testa della capra, barbaracci!). Turismo: prevalentemente outgoing (si tratta soprattutto di capre che tentano di scappare).

Kiribati – Si pronuncia Kiribas, posto alquanto sfigato (prima o poi se sale acqua scompare: massima altezza territorio, meno di tre metri) nel Pacifico a cavallo dell’equatore, ex isole Gilbert, solo ottocento e undici chilometri quadrati, per meno di centomila poveri abitanti (qualche noce di cocco e pesca del tonno che però non hanno soldi per pagarlo, quindi aiuti da Giappone e Usa); unità monetaria dollaro “aussie”, turismo niente o quasi (solo due, si fa per dire, alberghetti); unica curiosità su atollo Tarawa dell’isola Betio, grande battaglia Marines-Japs del 20-28 novembre del 1943. Ci si arriva con Air Nauru e ci si domanda perché mai l’Onu li ha presi (e come loro facciano a fare arrivare e mantenere un rappresentante a New York. Mah).

Paesaggio chiaramente non kuwaitiano (forse è il sud del Cile)

Paesaggio chiaramente non kuwaitiano (forse è il sud del Cile)

Kuwait – In cima al Golfo Persico, più piccolo del Veneto ma ha il petrolio eppertanto Saddam Hussein lo preferì a Venezia, permettendo al lettore (ed evitando così allo scriba fredde “info”) di sapere già da tempo “dov’è il Kuwait, cos’è e di cosa campa”. Non resta quindi da aggiungere altro che due chicche. Il sovrano si chiama (se nel frattempo non eliminato da concorrenza interfamiliare o eredi Saddam) Jaber al-Ahmed al-Sabah. Ma affascinano anche (almeno quanto a vocali e consonanti) le generalità del suo primo ministro: Sabah al-Ahmed al Jabir al-Sabah (e alla fine questo nome infinito c’è da pensare che i due siano parenti; per la Serie: il Potere – meglio se assoluto – ancor meglio spartirlo in famiglia). Non è vero? Controllare cliccando www.mop.gov.kw

Laos – Un bel casino, nel senso che anche gli aficionados alla geografia fanno una certa fatica a sistemare Laos, Cambogia e Viet Nam nel puzzle costituito da questa area del sud est Asiatico un tempo chiamata Indocina francese e prima ancora Cocincina (intorno al tutto, Cina e Thailandia). Quel che è certo è che campano tutti mangiando quasi soltanto riso (60% delle coltivazioni). Ah, il Laos è grande 236.800 chilometri quadri, ha sei milioni di abitanti e la capitale è Vientiane. Turismo? Mah.

 Autofoto nell'UzbekistanLesotho – Ex Basutoland protetto dalla regina Victoria poi (1966) indipendente; enclave del Sud Africa, grande quanto Piemonte e Liguria con due milioni e duecentomila abitanti, tra Sotho (80%), Zulu (14%) e “altri” (6%) con speranza di vita (2002) di soli quarantasei anni per i maschi e quarantotto per le signore. Turismo, folclore (guerrieri, centri abitati) per esserci, c’è; ma con quei nomi delle località lesothane così difficili, la gente preferisce stare a casa. Una prova?
Mahale’s Hoeg,Mokhotlong, Qhacha’s Nek, Thaba Tseka, Teyateyaneng.
Fai un Fly & Drive e ogni volta che chiedi indicazioni stradali ti ritrovi ad affrontare un vero e proprio scioglilingua. Per saperne di più www.centralbank.org.ls

nella foto a lato: autofoto complici le mura della città vecchia di Khiva, magnifica località storica dell’Uzbekistan (posto da vedere)

fine 12ma puntata…..

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ONU FRIVOLE MINISCHEDE …13ma puntata (Lettonia – Maldive)

Cosa non s'ha da fare per campare....

Cosa non s’ha da fare per campare….

Libano – Era uno dei più bei posti del mondo. L’autore di queste minischede capitò nel Libano prima delle distruzioni che lo vessano ormai da vari decenni. Che vita ragazzi! In un clima di assoluta tolleranza se la godevano tutti: arabi, ebrei, bianchi, neri, rossi e gialli. Se c’era un paradiso in terra quel paradiso era Beirut. Di giorno, al ritorno da Baalbeck (ah! quei magnifici cedri) andavi a fare una puntatina all’ippodromo, raggiungibile anche dopo sole e bagni su una “beach” decorata (ahiloro, gli affamati occhi del giovane scrivano!) da donne da sballo (in Libano facevano l’amore tutte le razze del pianeta). La sera, nei bar della Grotta dei Piccioni, si cominciava col Rakì (ricco aperitivo di anice e tapas orientaleggianti a volontà) dopodiché si passava al “night” (alla Cave du Roi, vita vita!) e/o al Casinò (magnifici floor show di livello internazionale). Il denaro girava a gogò. Cultura all’università Americana. Poi, un bel giorno, i seguaci di un dio decisero di far fuori i seguaci di un altro dio (ma a volte si facevano cordialmente fuori anche i seguaci dello stesso dio) e fu così che adesso, in Libano, non è proprio il caso di andarci: smettessero mai di tirarsi bombe, il cortese lettore ci faccia un salto.

The Rock Islands. Palau, Micronesia

The Rock Islands. Palau, Micronesia

Liberia – Sull’Atlantico, Africa centro-ccidentale, grande meno di un terzo dell’Italia, circa 3.500.000 di abitanti (dove si intende i fortunati sopravvissuti alla guerra civile, vedi avanti). Un posto nato bene: nel 1822 fu infatti voluto e reso indipendente dagli Usa pro schiavi afro-americani (la capitale Monrovia prende il nome dal presidente Monroe). Col tempo, però, si è un filino guastato. E’ infatti sotto processo alla Corte dell’Aja l’ex presidente (dal 1997 al 2003) nonché “Signore della Guerra”, Charles Taylor . Secondo la Corte: vendeva diamanti e armi per finanziare i ribelli della Sierra Leone al fine di destabilizzare il vicino Paese, dopodiché, nel suo Paese, pensò bene di assassinare e mutilare inermi civili non senza usare donne e bambine come schiave sessuali, obbligando i bambini a combattere nella guerra civile. Andare in Liberia? Con tutto quel che è successo (e può succedere da un momento all’altro?) Ma mi faccia il piacere!

tunisia 15 levar sole bLibia – “Tripoli bel suol d’amore…” cantava, avvolta nel tricolore, Gea della Garisenda, alla vigilia della Guerra di Libia (1911-1912). Un amore che potrebbe costarci caro. Gheddafi, a mò di riparazione, vuole infatti che il Belpaese gli costruisca “chiavi in mano” un’autostrada litoranea dalla frontiera della Tunisia a quella con l’Egitto. E non essendo un pirla, vuole un’autostrada seria, mica una schifezza d’autostrada all’italiana, tipo la Salerno-Reggio Calabria.

Liechtenstein – Chi lo va a visitare parta con le idee ben chiare (nel senso di sapere che tipo di finanziaria vuole metter su e quanto investe). Viste le dimensioni lillipuziane, durante la visita attenti a non sconfinare (nel senso di non oltrepassare il fido accordato dalla banca).

Lituania – Dei tre Stati Baltici è quello che si trova più in basso (detto, sia chiaro, in senso geografico, da nord a sud) sotto l’Estonia e la Lettonia; misura 65.300 chilometri quadri per 3.500.000 abitanti e Vilnius ne è la capitale.
Stati Baltici, civilissimi, che vorrebbero vivere in grazia di dio senza nessuno ecc. (vedi più sopra Lettonia). Quanto a “perché visitarli?” (i tre Stati) vedi Estonia.

Nella Grecìa (accento sulla A) salentina ... sembra ovvio....

Nella Grecìa (accento sulla A) salentina … sembra ovvio….

Lussemburgo – Gli italiani cominciarono a sapere qualcosa sul Lussemburgo quando negli anni Sessanta spuntò la parola “Fritalux” che poi non era altro che una identica tariffa postale valida per Francia Italia e Lussemburgo. Poco dopo il Lussemburgo diveniva vieppiù famoso perché al Giro d’Italia apparve il grande (sportivamente, sennò era davvero minuto, come tutti gli scalatori, i “grimpeurs”) Charly Gaul, un tipetto che appena vedeva una salita si metteva sui pedali e mostrava il sederino al resto dei “girini”. A ogni buon conto trattasi di un Granducato grande come la provincia di Ferrara, circa mezzo milione di abitanti, tutti ricchi o quasi (banche finanza ecc.) Grande benemerenza: è uno dei fondatori della Cee. Tremendo il suo nome in tedesco o quel che l’è: Groussherzogtom Letzebuerg. Turismo: la capitale, Lussemburgo, 80.000 abitanti, dicono che la sera è pallosissima (e di giorno peggio).

Madagascar – “Sulla destra” dell’Africa nell’oceano Indiano, un’isola (quasi due volte il Belpaese per 17 milioni di appartenenti a una decina di gruppi etnici). “Misteriosa” perché è scientificamente assai diversa dal “quasi attaccato” continente nero (bestie, piante e quant’altro). Intrigante il nome della capitale, prima Tananarive poi Antananarivo (sai che cambiamento). Letture: bastano cinque giornali ogni mille abitanti. Turismo: un tempo era di moda Nosy Bè. Ah, se la sera durante una cena dite “Madagascar”, il più colto del convivio “salterà su” per precisare che “ci sono i lemuri”.

aereo sul deserto ... da cui la barzelletta del cammello ....

aereo sul deserto … da cui la barzelletta del cammello ….

Malawi – Tra Tanzania, Mozambico, Zambia, poco più di un terzo dell’Italia, dieci milioni gli abitanti, ex protettorato britannico, prende il nome dal lago un tempo chiamato Niassa. Capitale Lilongwe, moneta il Kwacha che si divide in 100 Tambala. Etnie, linue e religioni a volontà: Chewa, Nyanja, Yao, Tumbuka, Sena, Lomwe, Tonga e i soliti “altri…”. Turismo: Natura allo stato puro, animali e paesaggi, ci vanno i ricchi sudafricani alloggiando in eleganti Lodge a vedere e riposare.

Malaysia – Nella penisola della Malacca (nel cui Stretto ci sono ancora i salgariani Pirati senza però il Khabir Bedi) tra l’oceano Indiano e il Pacifico, un dieci per cento più grande dell’Italia ma con solo venticinque milioni di abitanti (tra Malesi, Cinesi e Indiani). Più pirati dei Pirati della Malesia sono però quelli della Petronas, padrona del tantissimo petrolio malese e del bell’autodromo della F1. Turismo: andarci, perché la Malesia è un posto davvero intrigante (e che tenerezza vedere le tartarughe dette “Leather”, di cuoio, depositare le uova sulla costa “pacifica” dalle parti di Kuala Terengganu.

Maldive – Descriverle è superfluo, essendo (molto) più conosciute (e ci vanno molti più italiani) della romana Piazza San Pietro, che è sicuramente più bella delle Maldive (e ci si abbronza pure) ma non piace ai seguaci dello Status Symbol e agli adoratori dei viaggi lontani solo perché è troppo vicina.

fine 13ma puntata

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tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo… per mondointasca.org dal 7/12/2007

ONU FRIVOLE MINISCHEDE …14ma puntata (Mali – Messico)

In una Misiòn della Bolivia, organo di 250 anni...

In una Misiòn della Bolivia, organo di 250 anni…

Mali – Proprio al centro di questo Paese, sul Niger, c’è Tombouctou (32.000 abitanti) alias Timbuctù o Tumbuctù, termine usatissimo quando si vuol fare riferimento, citare un posto sconosciuto, mica bello e per di più a casa di dio, alias nel buco del sedere del mondo. Per il resto (fermo restando che navigare sul Niger sarebbe quanto mai intrigante) il Mali, ex Sudan Francese, è un desertico grande Paese (1.250.000 chilometri quadrati) ma con pochi abitanti (12 milioni) così mischiati che “più etnicamente non si può” (Bambara, Fulbe, Sènufo, Soninke, Dogon, Songhai, Malinke, Tuareg eppoi c’è ancora più di un otto per cento di gente non targata, è proprio un bel casino). Buoni calciatori nella nazionale (francese).

Malta – Complessivamente un filino più grande dell’Elba e Pantelleria messe assieme, circa 400.000 gli abitanti che per il fatto di parlare una lingua “mista” di arabo, siciliano ed inglese, fanno affari con gli Arabi (i Libici vanno lì a scolarsi otri di whisky, proibito a casa loro, e se ne tornano belli ciucchi), si dicono Italiani (quando c’è un tornaconto) e sistemano il bilancio con i turisti inglesi (che per il solo fatto che pagano poco e a Malta c’è il sole non si accorgono dell’assenza totale di una accettabile gastronomia). Ma così fanno in genere gli isolani (leggere “Mediterraneo” di Predrag Matijevic). Intrigante la storia dell’arcipelago: ci sono passati tutti, hanno cominciato i Fenici eppoi via via Romani, Arabi, i ben noti Cavalieri per finire, almeno per ora, con gli Inglesi.

Marocco – Un gran bel posto all’estremo nordovest dell’Africa, grande una volta e mezza l’Italia per 30 milioni di abitanti (abbastanza brava gente, compresi i Vulavà che si protendono sui parabrezza delle auto nostrane). Non è certo il caso di magnificare costì le intriganti Fez, Meknes e Marrakesh perchè le conoscono tutti, da un pezzo. Ed è suggerito pure un tour nell’Atlante, magnifici panorami, genti da conoscere. Marocco, l’occidente dell’Islàm.

Marshall – Minuscolo (181,4 chilometri quadri, può vantare solo 1.046 abitanti più di Gallarate) arcipelago della Micronesia (almeno belli i nomi degli atolli: Jaluit, Kwajalein, Enewetak, Bikini, i due ultimi furono ben noti poligoni atomici, l’ultimo fu addirittura indossato da Brigitte Bardot e il mondo “macho” si arrapò).
Porto (uno ne basta e ne avanza) e aeroporto Majuro. Ma cosa ci fa tanto Lilliput all’Onu? Mah.

(Umile) campo da tennis nel Nepal

(Umile) campo da tennis nel Nepal

Mauritania – Con tutte ‘ste colonie ex francesi (Mauritania indipendente dal 1960) nell’Africa nord-occidentale, si fa fatica a sistemarle e pertanto un aiuto: la Al Jumhuriyah Al Islamiyah Al Muritaniya si affaccia sull’Atlantico e da nord a sud in senso orario ha per dirimpettai il Sahara Occidentale, l’Algeria, il Mali e il Senegal. Grande due volte e mezza l’Italia conta solo due milioni e mezzo di arabi, berberi e negri sudanesi; capitale Nouakchott. In generale, vigendo la Sharia (legge islamica) il posto non è dei più divertenti (per fortuna la noia è ogni tanto vinta dai khalasnikov di qualche periodico colpo di stato). Nonostante la schiavitù sia stata abolita “già” nel 1980 (!) in campagna gira ancora qualche schiavo. Turismo: con quel clima steppico – desertico che c’è, in Mauritania possono andarci solo i “fans” di Rommel (la ben nota Volpe del Deserto

Mauritius – Dalla seconda parola del suo motto “Stella Clavisque Maris Indici” (stella e chiave dell’oceano Indiano) si capisce perché quei figli di buona donna (politicamente parlando, “ça va sans dire”) degli Inglesi si sono cuccati quest’isola fregandola ai Francesi (che l’avevano occupata dopo l’abbandono da parte degli Olandesi che vi misero piede dopo la scoperta, 1505, da parte dei Portoghesi, Isla do Ceme, del cigno, ma prima ancora v’erano stati gli Arabi).
Si dà infatti il caso che Mauritius (arcipelago delle Mascarene, 1.865 chilometri quadrati, come la provincia di Ravenna, 1.200.000 abitanti, densità 606 abitanti per chilometro quadrato, in Italia si sono 194) geograficamente appartenente all’Africa, era strategicamente importantissima per gli interessi British in India. Tenero dettaglio: nell’isola visse il Dodò, una sorta di anatrone che (probabilmente) con l’andare del tempo si impigrì (o si appesantì mangiando come una vacca) talché un bel giorno gli si atrofizzarono le ali. E fu così che, incapace di squagliarsela decollando, il povero Dodò fu facilmente uccellato al suolo (ultime sue vestigia: una riproduzione lignea venduta ai tanti turisti visitante questa bella isola). Per chi in vacanza ama prendersi delle belle “ciocche” (così sono chiamate le “ciucche o sbornie” nel deep south piemontese) Mauritius fa al caso suo: tanta canna da zucchero produce tanto buon Rhum. Belli alcuni vecchi bar (tipo Mari del Sud) a Port Louis, roba da racconti di Stevenson, ma qui siamo nell’oceano Indiano (di cui, come detto, Mauritius è la Stella e pure la Chiave).

Messico ... Feliz Dia de los Muertos

Messico … Feliz Dia de los Muertos

Messico – Sotto gli Stati Uniti (ma prima che i fieri Messicani si incazzino meglio precisare che si parla solo in termini geografici) sei volte e mezza l’Italia, quasi il doppio gli abitanti (più i “chicanos” andati negli States a far si che Bush e la Metropolitana di New York parlino spagnolo, mentre a Los Angeles, ma solo in zona Hollywood, è rimasto ancora qualcuno che parla inglese).
Segni particolari: Mariachis, Tequila e Charreria (per saperne di più consultare un articolo su Guadalajara – patria delle tre suddette grandi istituzioni messicane – ammannito dell’estensore di queste frivole righe). In Messico, poi, oltre al Bolero è nato (almeno) il settanta per cento delle canzoni più cantante nel pianeta (informarsi per credere: una prova? Cielito Lindo, Granada, Solamente una Vez, Sabor a Mi, ecc. ecc.) per cui chi va in Messico si diverte sempre perché “Canta y no llores”, e “cantando se alegra el cielito…” e pure “los corazones” (il che non guasta mai). Un posto quindi dove sanno prenderla con filosofia (in Svezia, se poveri come in Messico, vai coi suicidi di massa). In Messico, però, attenti però a “dove si va”: per andare su una spiaggia e tornare indietro con (di messicano) nella testa soltanto il mega-sombrerone con fregi e paillettes (e non aver visto niente) tanto vale andare a Torre Pedrera o Gatteo a Mare (perché il Messico, vabbè, è bellissimo, ma, onestamente, tajadèl e castrato sono meglio di Tacos ed Enchiladas).
Que Viva Mexico, quindi (ma lo filmò già Eisenstein nel 1931)!

fine 14ma puntata…..

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tanto per non prendere troppo sul serio questo sporco mondo… per mondointasca.org dal 7/12/2007

ONU FRIVOLE MINISCHEDE …15ma puntata (Moldova – Mozambico)

Piccolo passeggero su un treno (non... turistico) delle Ande ....

Piccolo passeggero su un treno (non… turistico) delle Ande ….

Moldova – O Moldavia, tra Romania e Ucraina, 34.000 chilometri quadrati (come Piemonte più Umbria) quattro milioni di abitanti, capitale Chisinau (settecentomila anime) ex Bessarabia, ex Urss. Turismo: il travel consultant dr Bonomi conosce un tizio che (nonostante una sua diffida) in Moldovia ha voluto andarci ma (te pareva) non ne è tornato al massimo dell’entusiasmo.
p.s.: per saperne di più sulla Moldova e in generale sull’Est Europa, andare durante il weekend in via Ferrante Aporti, a Milano, tra la Posta e la Stazione Centrale.
Lì arrivano, partono e si incontrano i Moldovi (e quant’altri dell’Est tipo Romeni, Ucraini, Bielorussi, il 41,2% badanti); poveracci che si sfangano decine di ore di strada ma non possono volare perché in un aeroporto controllano i documenti, mentre gli autisti dei minibus corrompono i controllori delle frontiere stradali.

Monaco – Per i “rulettari”, Montecarlo. Les jeux sont faits! Rien ne va plus. E chi vince lascia lì la grana, che si unisce a quella portata dai più che noti finto-residenti. Il tutto fa capo al Prince Albertò e viene gestito nella piscina-bene della SBM, Sociètè des Bains de Mer, unico posto balneare di questo miniStato dalla ricchezza inversamente proporzionale alla grandezza (tant’è che la sullodata vasca per le ricche abluzioni è addirittura in territorio francese). Famoso il locale GP di F1 dimostrante quanto l’Uomo sia scemo (a correre tra cordoli, gallerie, sobbalzi, piscine, tabaccai) se non che soldi e jet set fanno ampiamente aggio sull’intelligenza). Una volta (Belle Epoque) vita (Hotel de Paris, Hermitage) famiglie reali e nobili russi che si rovinavano alla roulette; adesso macellai che si giocano un quarto di bue alle slot machines. C’est la vie; cambiano i costumi (ma i ricchi della SBM restano). Unica barbina soddisfazione dei pover crist pensanti con invidia ai finto-residenti (che però almeno una notte in loco devono passarla): a Monaco-Montecarlo ci si rompe tremendamente le balle, la sera è un tragico mortorio (anche perché, per legge, i francesi che vi lavorano non possono abitarvi eppertanto a una cert’ora prendono su e vanno a divertirsi sulla Cote d’Azur).

Fascino notturno in una 'calle' di Arcos de la Frontera

Fascino notturno in una ‘calle’ di Arcos de la Frontera

Mongolia – Senza rancore e con tutto il rispetto, occorre confessare (e non per partito preso) che trattasi di un posto un filino difficile (eufemismo). E dopo aver letto quanto segue si sfida chiunque a dire il contrario. Prima di tutto la Mongolia trovasi sotto la Russia (Siberia) e sopra la Cina (sai che allegria). Dopodiché si parla di più di un milione e mezzo di chilometri quadri (cinque volte il Belpaese) per soli due milioni e mezzo di abitanti (capitale Ulan Bator, almeno il nome è carino) sparsi su altipiani che non solo sono così stepposi che più stepposi non si può (e pure desertici, vedi il famoso Gobi, lauta mancia a chi trova un albero) ma risultano pure (stante l’estrema “continentalità”) tremendamente caldi d’estate e tremendamente freddi d’inverno (e anche se accadesse il contrario, ai poveri mongoli non resterebbe che bestemmiare e va almeno bene che a lamentarsi sono in pochi). E poi dicono che i subalterni di Gengis Khan erano facilmente incazzabili. Con quel clima lì!

Montenegro – Oltre a dare il nome al famoso Amaro (quello dell’antico vaso portato via dall’aereo e distrutto subito dopo aver girato lo spot tivù) ha fornito al Belpaese una regina (Elena) “sacrificata” (perennemente obbligata a indossare scarpe coi tacchi bassi per non far sfigurare il consorte Re Vittorio Emanuele III “Sciaboletta”, arrivante a fatica al metro e sessanta) ma, onestamente, dotata di riservatezza e dignità. Ex Jugoslavia, il balcanico Montenegro è recente New Entry negli Stati europei. Dicono che vi fiorisse il contrabbando delle Marlboro (meglio rivendere sigarette che armi o eroina). Turismo? Avrà un enorme futuro (si parla di enormi investimenti da Usa e sceicchi, roba da farne una Montecarlo del Mediterraneo orientale). I posti sono belli: meritano un sopralluogo Sveti Stefan, bella isola adriatica (da poco cuccata da uno sceicco petroliere) e soprattutto Boka Kotorska alias le magnifiche Bocche di Cattaro, meraviglioso fiordo. A Budva, ormai, sembra di essere (per i turisti napoletani) a San Trapezio; per i francesi Saint Tropez.

Telefonini moderni

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Mozambico – Un grande Paese (quasi tre volte l’Italia, venti milioni gli abitanti) tra Tanzania e Sud Africa, tagliato a metà dallo Zambesi; capitale Maputo, ex Lourenço Marques, nome che induce a capire che costì e per ben cinque secoli fu presente l’Impero portoghese. Che dal Mozambico ricavò e portò a Lisbona tante ricchezze. Si parla infatti di un terra assai ricca cui occorrono solo capitali e know how, dopodiché tra sottosuolo e agricoltura i Mozambicani avranno da campare (beati loro, nel confinante Zimbabwe di Mugabe cascano a terra per la fame). Il Mozambico è pure destinato a un buon incoming turistico (qualche resort c’è già e i turisti tornano contenti); non mancando spiagge e bei panorami marittimi dell’oceano Indiano (davanti c’è il Madagascar) e un fracco di fauna africana (forse quella scappata dal Sud Africa, stufa di ritrovarsi a vivere in quelli che antàn erano Parchi e adesso sono Zoo tipo Circo Orfei). In un ideale derby ex imperial portoghese africano, la vince il Mozambico sull’Angola.

fine 15ma puntata…..