A Milano è di moda, ‘fa fino’ chiamarle (un pò di yankee non guasta mai) trasferte break (che però vuol dire anche ‘rottura’ ma non in ‘sto caso…) laddove si intende scappar via dal … logorìo e blabla.
Eccomi allora suggerire un salto “eco ed eno – logico” nell’Oltrepò, per la precisione a Rovescala. Nell’estremo lembo sudorientale della Lombardia, se non che gli abitanti di ‘ste parti erano (ormai accade più raramente) chiamati “i piemontesi” imperocchè questa fetta meridionale della provincia di Pavia fu a lungo possedimento di quei Savoia che – e giustamente – poco piacevano al Giuann Brera (che sta riposando proprio sull’altra riva del Po).
Per arrivare a godere la vista di belle colline (viepiù dolci ed encomiabili per il nettare che annualmente donano) non si impiega, da Milano, più di 40, 45’. Sempre che, uno che ci va da quasi mezzo secolo (lo scrivente) non sbagli strada, perchè la 412 (quella “del Monte Penice” da Milano in via Ripamonti) è stata riveduta e corretta a tal punto da potersi leggere assai poche indicazioni. Ma se si parla di indicazioni la Tristeza Maxima vada al dettaglio che lungo l’intero percorso non leggi un’indicazione, che sia una, di un territorio certissimamente “turistico” mentre a un certo punto della trasferta ti viene financo segnalato come andare a Brescia (con tutte quelle altre città che ci sono in mezzo, tipo Piacenza o Cremona, perchè allora non indicare Venezia o Belgrado?)…. Ma il turismo, si sa, vive di tanti blablabla (proclami, smancerie) vedi quell’Expò che a mio modesto parere serve solo a incassare i danèe di sponsors tipo Coca Cola e/o Mac Donald o a far venderela mortadella alias Bologna al Iììììtali (alias Eataly….)…. ma di indicare al visitatore itinerari diversi o piaceri che non siano mangiabilli o bevibili, ‘on the spot’, sul posto, nisba… tant’è che anche Milano si aspettava qualche turista, almeno serotino, e invece…).
Ma torniamo all’Oltrepò, a Rovescala laddove le auto da me possedute per quasi mezzo secolo puntano senza bisogno dei nuovi marchingegni (come si chiamano? Top o quel che l’è?). Se la conosco bene? Si solo che nel locale campo di calcio (a quei tempi ero pure tour operator di viaggi sportivi) vi organizzai pure gli “Scazzolino – una frazione di Rovescala – Olympic Games ” massimo mio aiutante del grande Giuliano Dellafiore (ahhh quel suo Messapè, ahimè finito col povero mio amico). Ma già allora, eppoi adesso contavo sulla allora da poco nata – adesso eccelsa, e non lo dico per piaggeria nè per omaggi ricevuti, vedi in calce – Bodega (se si parla di vini meglio lo spagnolo dell’inglese) dai miei amìs Fratelli (Sergio & Cristiano) Agnes, un cognome che il qui scrivente associà d’amblè a Bonarda (alias Croatina, che della Bonarda è sinonimo, ricordi l’attento lettore, evitando enogaffes) e Pinot e quant’altre uve vengono poi a chiamarsi (ma sempre Bonarda è, beninteso più “raffinata” dalle botti e dal tempo) Poculum o Cresta dei Ghiffi o altre enodiavolerie.
Beninteso, se l’enoturista (nonchè amante la visione di belle colline) notifica il suo arrivo a nome del qui presente scrivano, chissà che non ci scappi un assaggio di un salame (la celebre – se si parla di salame – Varzi non è poi tanto lontana da Rovescala) che unendosi alla sapida Bonarda provoca il massimo della goduria palatale. E ci sono pure le bollicine (e a ‘sto proposito dicunt che le uve bianche dell’Oltrepò furono per anni le mamme del franzoso champagne, il cui habitat fu a lungo sconvolto dagli obici del Kaiser durante la prima Guerra mondiale).
Rovescala, in quell’Oltrepò pavese che nemmeno durante l’Expò viene convenientemente indicato tra Milano e il Po (del Giuann Brera). Mah.
p.s. da visitare (e lì meditare) …. la “Bodega” dei Fratelli Agnes (per la cronaca, Sergio e Cristiano) ….
ahhhh per la cronaca (proprio oggi Severgnini sul Corsera scriveva a proposito di scrivani “sbafatori”) ne ho parlato bene … ma … il vino che acquisto dagli Agnes, lo pago …. (ho conosciuto un giornalista che a furia di “farsi omaggiare” fu chiamato Arraffat…)
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