LAGHI, MONTI, MARI (GIUNTI ALLE FERIAE AUGUSTI…)….

Aguiba Beach, in Egitto, verso il confine con la Libia. (Foto posta per ‘bastian contrario’, a quella, ferragostana, in copertina…).
LAGHI
Posti ameni, i laghi italici, anche a Ferragosto. Solo che, anche a Ferragosto, dalla strada vedi poco. Perché si parla, in gran parte, di (belle, giura chi le ha viste) ville e magioni, più o meno storiche, di antichi e neo sciur. Edifici che, se non puoi ammirarli (direbbero i miei amici spagnoli) ‘por dentro’, fatichi ad apprezzarli dalla strada statale. Beffa massina, poi, sul lago di Como (detto anche Lario, ma non in onore della Veronica), laddove gli indigeni puntano il dito e con una punta di orgoglio ti informano che “quella è la villa del George Clùni”. Dopodichè molli il Lario, ivi comprese la villa del Clùni e la Veronica (sembra che il Silvio sia gelosissimo, sia del George che della sullodata) e cambi lago (oltretutto stufo di vedere soltanto magioni comprate solo da couturiè variè ancorchè très fameux). E vai su quello (nel senso di lago) detto di Garda (detto anche Benaco). Lì ti fanno vedere dove hanno vissuto il duce e Catullo. Mentre se vai a Stresa, posto carino sul lago Maggiore (detto anche Verbano) ti fanno vedere un isolotto vis-à-vis, aggiungendo che, lì, “c’è la casa del Toscanini”.
MONTI

Venezuela, isola Tortuga (per hi dice che, su quella spiaggia, “mai che ci andasse nemmeno un cane…”).
“Due palle” (vabbè, d’altura). Non tanto perché la sera (beninteso informando, quasi a mò di showoff socioeconomico, l’invidiante amica rimasta a sudare in pianura) ti tocca metter su il gipunìn (ça va sans dire non firmato, sarebbe da barboni). Bensì (due palle) perché, ogni giorni che dio fa, ti tocca la canonica (non meno che solita, ma dopo 2 o 3 gg a fare un cazzo qualcosa devi inventarti) ‘andata a funghi’.
Solo che, morire che torni mai con (almeno) un ciudìn/chiodino (di porcini nì hablar, manco parlarne, ad ogni buon conto li compri in paese raccolti e trasferiti dai Carpazi).
In compenso sightseeing alla stalla, per il divertente acquisto dell’“appena munto” latte. E lì, arditamente (qualcosa di ‘diverso dalla città’ devi pur farlo…) di latte neomunto ne mandi giù un sorso. Con il conseguente rischio di cagarti addosso per (almeno) 3 o 4 gg salvo complicazioni. Per un salvifico restringente ci pensa la farmacia a fondo valle….
MARI

Per quest’anno, non cambiare, stessa spiaggia stesso mare….
‘Lo dicono’ le riprese tivù balnearferragostane con tutta quell’umanità che pecorescamente (in ordinato senso, chi a destra chi a manca) sfila sulle nostrane spiagge nazionalpopolari.
Ma spieghiamoci.
Su tante, deserte spiagge atlantico – caraibiche (e beninteso ce ne sono anche sul Pacifico, isole comprese, ci mancherebbe) a passeggiarvi, a Ferragosto, sono in pochi.
Per il semplice dettaglio che, tra voli e ben nota rapacità dei tour operators, andarvi costicchia (da cui la chiosa sociologica dei mezzibusto tivù sui posti vacanzieri in cui ci va “chi può permetterselo”… e viva Karl Marx).
Solo che anche sulle nostrane coste qualche posto ‘in grazia di dio’, un filino meno incasinato, e comunque meno costoso, ci sarebbe.
Ma se sbaglia chi giura che “non ci va nessuno”, è quantomeno chiaro che ad andarci – in quel posto carino ma non caro – sono in pochi.
Perché, e diciamocelo una volta per tutte (nonchè lungi dal voler apparire banalmente snob), nei posti ‘tranquillini’ e non incasinati, il cosiddetto ‘popol bruto’ (così come un tempo, nei casini, la più volgare della quindicina era la più appetita…), col cacchio che ci va, preferendo, invece, il meravigliosamente volgare struscio sul bagnasciuga (oltretutto arricchito da quel profumato mixage elargito da abbronzanti e sudore ascellare).
O no?
Ciao dal bagnasciuga (che poi – fosse solo per correggere un errore mussoliniano… – sarebbe la battigia…).
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