Noumea … l’Isola dei Pini….

varie - Pacifico © Piero OLIOSI-018Dall’aereo in avvicinamento a Noumea (volo da Parigi via Tokyo) la Nuova Caledonia non appare molto differente da come la vide l’onnipresente capitano Cook nel settembre del 1774 (sono poche le isole dello sterminato Pacifico che il navigatore inglese non esplorò e descrisse). Unica eccezione, gli enormi buchi rossastri delle miniere a cielo aperto di svariati minerali: le rocce metamorfiche forniscono oro, argento, manganese, rame e piombo, mentre il serpentino produce cobalto, ferro e soprattutto nickel (più di 100,000 tonnellate annue, terza produzione nel mondo dopo Canada e Russia). Una bella ricchezza, per le fortune dell’industria francese, su un’isola di dimensioni non vastissime (19,000 kmq, poco più del Veneto) oltretutto abitata soltanto da meno di 200,000 melanesiani (poco meno della metà della popolazione) e francesi (più i soliti cinesi e altre etnìe provenienti dalle migrazioni del sudest asiatico con l’aggiunta di una colonia di arabi e somali).
A conti fatti, è il caso di dirlo, si comprende perchè Parigi -inclusa la sua Borsa Valori- é così restìa nel concedere ai kanaki l’indipendenza della loro isola, a mezza strada tra le Fiji e l’Australia, divenuta colonia francese nel 1853 (meglio dire, inizialmente, colonia penale, con i detenuti deportati su quelle stesse isole nelle quali oggidì i turisti pagano profumatamente per soggiorni ancorchè meno forzati). Pochi abitanti non possono che vivere bene su un’isola ricca non soltanto di minerali: un clima eccellente (una media di 20° in “inverno” e di 30° nella stagione estiva, da dicembre a marzo) garantisce un’agricoltura dispensante ogni ben di dio, dalla frutta tropicale agli ingredienti delle cucine regionali francesi (la flora conta 3,000 specie, di cui tre quarti autoctone). Quanto al mare della Nuova Caledonia, la laguna creata da una barriera corallina distante mediamente una decina di kilometri dalla costa garantisce un’ottima pesca in acque cristalline e trasparenti (eccellente la carne della tartaruga verde del Pacifico, catturata mentre si concede un pisolino a fior d’acqua). Così favorevoli condizioni di vita spiegano perchè la capitale Noumea, circa 70,000 abitanti, sia considerata la Parigi del Pacifico -con boutiques e ports de plaisance affollati di barche (alcune provenienti dalle Fiji, Nuova Zelanda, Australia, dalle non lontane Vanuatu)- baciata da quell’atmosfera di dolce far niente che sicuramente compensa una minore mondanità appetto alla capitale della ‘France Métropole’, più o meno agli antipodi.
Recentemente il turismo ha portato nuovo impulso e sviluppo alla Nuova Caledonia, una destinazione che diventa sempre più di moda, eventualmente abbinata a un viaggio in Australia o a una vacanza nelle altre isole che si estendono a est, nel più affascinante e intrigante oceano del mondo. Due le grandi attrazioni -nell’arcipelago delle isole della Lealtà- raggiungibili in aereo dopo il decollo dall’aeroporto domestico curiosamente chiamato ‘Magenta’, a evidente ricordo della battaglia combattuta nei pressi della città lombarda.
Ouvéa, un atollo a un centinaio di kilometri da Noumea, propone 18 kilometri di spiaggia di sabbia bianca e le scogliere di Lèkine ricche di grotte calcaree.
L’isola dei Pini garantisce a chi vi atterra un’emozione mozzafiato. Spiagge di sabbia abbagliante, bianca come talco, separano il turchese dell’acqua dal deciso verde di pini che s’innalzano fino a 40 e più metri. Uno scenario, un dono della natura che, più che descritto, va ammirato e goduto.

ottobre 2006