1 NAVARRA, VAL BENE UNA VISITA
Non solo Pamplona, ma anche Natura, tradizioni, storia, arte. cultura, cucina e il (anzi i 2) Camino/s de Santiago
gpb … per mondointsca.org del 18/3/09 … nella foto di copertina: Le Bardenas Reales
A chi può interessare e piacere la Navarra? Certo al gran numero di viaggiatori intelligenti (in aumento ogni anno che passa) ma non a quelli del “Turismo Sol y Playa” e basta. Come se non fosse possibile abbronzarsi anche visitando una bella piazza o percorrendo un itinerario storico o ammirando un panorama…..
La Navarra può quindi interessare e piacere a chi ama un turismo attivo e intelligente, a chi desidera conoscere terre ricche di storia e cultura, al viaggiatore attento agli usi e costumi di genti dalle antiche tradizioni, a chi non mangia solo perché ha fame ma ama cercare nuovi sapori, all’ammiratore della natura nelle sue tante manifestazioni.
Regno un tempo a “cavallo!” dei Pirenei
Il paesaggio desertico di las Bardenas Reales
Allora, la Navarra. Si tratta di una Comunidad, regione della Spagna settentrionale, capitale la famosa Pamplona, vasta più di 10.000 chilometri quadrati abitata da 600.000 “navarros”, gente di “mondo” (fino al 1500, caso raro nelle vicende politiche, il regno di Navarra si estendeva sia sul versante spagnolo che su quello francese dei Pirenei). Ultimo regno entrato a far parte del moderno Stato spagnolo (1515), questa terra ha sempre posseduto una marcata identità perché punto di incontro e di passaggio di genti e culture. Ne è prova il Camino de Santiago – la “Calle Mayor de Europa” – il cui itinerario più percorso e famoso, quello “francès”, comincia proprio in Navarra partendo dalla pirenaica Roncisvalle della Chanson de Roland e prosegue per 136 chilometri fino a Viana. E a Puente la Reina il Camino “francès” si congiunge con quello “aragonès”, entrato in Navarra, a Sanguesa.
I due “Caminos” di Santiago: francès e aragonès
Il patrimonio artistico della Navarra è assai valido per tanti, magnifici esempi di architettura, non solo romanica, grazie soprattutto ai citati Caminos che la attraversano per poco più di 200 chilometri. Lungo gli itinerari “francès” e “aragonès”, per volere e dimostrazioni di fede dei sovrani di Navarra o più prosaicamente per motivi economici, a partire dal X secolo sorsero infatti centri abitati che oggidì impongono una visita. Poco distante da Sanguesa (Iglesias di Santa Maria e di San Salvador) a Javier si visita il castello-fortezza che vide i natali di San Francesco Saverio, e a San Salvador de Leireva dedicato il giusto tempo (ma non i trecento anni che secondo la leggenda l’abate Virila trascorse, ascoltando il superbo canto di un usignolo) per ammirare il panteon dei re di Navarra e il monastero. Poco prima della congiunzione del Camino “aragonès” con il “francès” è poi d’obbligo una sosta all’ottagonale eremo di Santa Maria di Eunate (XII secolo). Più avanti, a Camino unificato e ormai divenuto “francès” altri stop vanno compiuti aPuente la Reina (celebre ponte romanico) a Estella (in basco Lizarra, in Navarra vige il bilinguis
I Pirenei a nord, la pianura dell’Ebro a sud
Profondamente diversi risultano i paesaggi a nord e a sud dei Caminos, come non possono che esserlo due terre contrassegnate l’una dai monti, i Pirenei a nord, l’altra, a sud dalla pianura dell’Ebro. Nella parte settentrionale si parla prevalentemente il basco, l’impossibile lingua “euskera” per cui Navarra diventa Nafarroa, Pamplona passa a chiamarsi Iruña, e Osasuna, nome della squadra di calcio, significa “Salute”. Dominato dai Pirenei, il territorio si propone a chi viaggia alla ricerca del verde, della natura, della quiete, di un relax qui favorito da dolci panorami, non aspri, tipici di questa catena separante Francia e Spagna. In estate, le finestre delle solide case navarre dispensano trionfi di fiori e colori, su tutti il rosso e il verde del geranio.
Baschi, buone forchette!
La Ribera, centro principale la “colta” Tudela (dal IX al XII secolo ospitò contestualmente arabi, ebrei e cristiani in totale armonia, bella la cattedrale, in precedenza moschea) mostra i tesori della ricca produzione ortofrutticola navarra. Celeberrimi gli “esparragos”, asparagi bianchi, si gusta la “menestra” (una sinfonia di ortaggi) greggi di “corderos” e “cabritos” (agnelli e capretti) calmano i forti appetiti di quei mangioni dei navarros (mai sazi). Ma tra il verde di frutteti e vigneti (i Vinos de Navarra, un altro fiore all’occhiello della regione) e l’oro delle messi, ecco spuntare il paesaggio desertico delle Bardenas Reales, Riserva della Biosfera, più di 42.000 ettari di panorami inquietanti percorribili in auto, bici e cavallo, in stretto contatto con una Natura evocante paesaggi lunari dominati dal cupo grigio di burroni e calanchi.
Navarra e Pamplona-Iruña: “promosse” da Hemingway
Tra la Ribera e Pamplona, tante le cose da vedere. A Olite il Palazzo dei re di Navarra in gotico francese (un castello che sembra disneyworld e invece è vero) divenuto Parador, propone notti da re. Poco distante il Cerco de Artajona invita a fotografare torrioni e merli di età medioevale. Guidando verso Sanguesa, all’orizzonte si staglia la rocca di Ujuè ospitante la chiesa fortezza di Santa Maria (ai suoi piedi i ristoranti propongono le “migas de pastor” (mollica del contadino); a farle digerire ci pensa il “Pacharàn”, deciso liquore di “endrina” (prugnola) insaporito all’anice, un drink a fine pasto che più navarro non si può). Più a sud, da non perdere, il monastero cistercense de la Oliva a Carcastillo. Descrivere Pamplona e la Fiesta, gliEncierros e le “tardes” nella Plazas de Toros, la bolgia del “Chupinazo” a mezzodì del 6 luglio annunciante i Sanfermines e la Plaza del Castillo con iGigantes y Cabezudos, la processione di San Fermìn il Siete de Julio e la città in un’orgia di bianco e rosso, è superfluo. Ci ha già pensato Hemingway, il più grande “public relations man” che la Navarra poteva aver la fortuna (meritata) di trovare. mo) per la visita di tanti validi monumenti e infine, estrema località occidentale della Navarra, a Viana (Santa Maria e l’Ayuntamiento barocco).
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2 Navarra non solo Pamplona
Pamplona e si pensa (solo) ai Sanfermines, in realtà c’è anche ”un’altra Navarra” da vedere, interessante per storia, natura, folklore, gastronomia…
gpb per mondointasca.org del 3/6/11
Il fascino della capitale della Navarra è ben noto. Ma lo stato ex regno di Navarra condensa altri e pregevolissimi luoghi degni di una visita. Dai castelli alle chiese, dai panorami naturali alle fertili pianure agricole. Insomma: Pamplona più Navarra, interesse assicurato…
Il crescente entusiasmo per l’avvicinarsi dei Sanfermines (la Fiesta in onore del patrono San Fermìn, dal 6 al 14 luglio) mi ha recentemente indotto a dedicare forse eccessivo spazio, un intero articolo, alla presenza di Hemingway a Pamplona. E un voluto, dilungato dettaglio (per me facile, li visito religiosamente da anni come ogni ‘aficionado’ che si rispetti) nella descrizione di bar, caffè, alberghi e ristoranti cittadini frequentati, quindi resi celebri dallo scrittore, potrebbe far pensare al lettore che la Navarra altro non sia che Pamplona ‘capital’ e i suoi Sanfermines. E invece, no.
Metà spagnola, metà basca
La Navarra, ultimo regno indipendente entrato a far parte della unificata monarchia spagnola (1512) è, ovviamente, un mucchio di tante altre cose. Come non può non esserlo una regione autonoma (per la precisione una Comunidad Foral, per i Fueros, diritti acquisiti dal popolo) di più di 10.000 chilometri quadrati, circa 650.000 abitanti, spaziante dai montagnosi Pirenei alla fertile terra dell’Ebro (grazie agli invasori arabi, a quei tempi veri e propri maestri nell’irrigazione). E ben due sono le lingue parlate dai suoi abitanti: a sud, nella piana Ribera contadina si ascolta lo spagnolo o castellano, mentre a nord, sui monti, si parla quel mistero linguistico chiamato Basco, chissamai dove, quando e da chi inventato; mi riferisco all’Euskera, l’idioma parlato nell’Euskadi, alias i Paesi Baschi, confinanti con la Navarra; ma di Baschi ce ne sono pure molti nel sudovest della Francia pirenaica.
Navarra, al centro della storia
E le stranezze dell’ex regno indipendente, oggi regione composta da una sola provincia, con Pamplona capitale, non si fermano alla morfologia del territorio e alle profonde differenze delle due lingue ufficiali (anche qui vige il bilinguismo). Perché, quanto a curiosità storico-politiche, la Navarra fu un curioso regno posto “a cavallo” dei Pirenei, equamente suddiviso sul versante spagnolo e su quello francese. A tanta storia non possono pertanto che corrispondere tante località da visitare: in primis quelle ubicate lungo il Camino de Santiago più importante, il Francès, che ‘nasce’ in Navarra a Roncisvalle e la percorre da nordest a sudovest ‘uscendo’ poco dopo Viana. Per doverosa chiarezza si precisa che a Roncisvalle le truppe di Carlo Magno, guidate da Rolando/Orlando furono attaccate e vinte dai Baschi, già allora fieri indipendentisti, e non dagli Arabi-Saraceni come ci fu fatto credere. Quanto alle info turistiche, il pellegrino che non ha fretta di arrivare a Compostela – mancano 758 chilometri – farà un salto nella bella Selva de Irati, un immenso faggeto immerso nel silenzio.
Piccoli centri, grandi architetture
Ma la Navarra è anche attraversata dal Camino Aragonès, che a Eunate (semplice quanto splendido tempio ottagonale di Santa Maria) si congiunge al Francès. Ecco pertanto da ammirare, lungo i Caminos (oltre beninteso Pamplona): Sanguesa, Puente la Reina, Estella/Lizarra, Viana. E poco distanti da queste località valgono una deviazione il severo castello di Javier (Xabier in Basco, Xavier in catalano, ‘vice’ di Ignazio di Loyola, quindi co-fondatore dei Gesuiti), il Panteon dell’antico Reyno de Navarra a Leire e la inquietante chiesa-fortezza di Ujuè. Nella zona, natura allo stato puro tra gole, dirupi, orridi e avvoltoi alla Foz di Lumbier e a quella di Arboyùn. Più storia e meno religione (ma bella la gotica Iglesia de Santa Maria) a Olite, una quarantina di chilometri a sud di Pamplona, nel medio evo sede della corte Navarra.
A Olite, un Palazzo Reale stile Disney
A prima vista il viaggiatore potrebbe non entusiasmarsi per la ricostruzione (risalente al secolo scorso) di gran parte del Palazzo Reale, forse un filino troppo disneyggiante (torri coniche e merlate in quello stile disinvolto, da castelli di fate che gli Yankees chiamano appunto Mickey Mouse). Si medita però al pensiero che nel medio evo questo Palacio, in stile gotico civile francese, abitato da re Carlos III El Noble, fu annoverato tra le più belle ed eleganti residenze reali d’Europa. Uno stop a Olite costituisce una piacevole sorpresa, perché a sorprendere non esiste soltanto la qualità di ciò che si ammira (splendido il portale della chiesa di Santa Maria, XIII secolo) ma anche la quantità (dall’immenso Palazzo Reale è stato financo ricavato un Parador, l’unico della Navarra, con la possibilità, per il turista sognatore, di vivere una notte da monarca).
Da un deserto in miniatura alla “grassa” Tudela
Due differenti chicche (una proposta da Madrenatura, l’altra dalle umane vicende) attendono il viaggiatore poco più a sud di Olite. Il Parque Natural de las Bardenas Reales (più di 41.000 ettari al confine con l’Aragona) se proprio non spaventa, quantomeno intriga; non per nulla è Riserva della Biosfera. Si guida tra panorami semidesertici (banale, ci si scusa, ma efficace chiamarli paesaggi lunari), meditando su quel po’ po’ di sconquasso che la Natura può inventare plasmando acqua e terra per milioni di anni. Sulle rive dell’Ebro, vantante forse i più gradevoli frutti, ortaggi e verdure raccolti in Spagna, Tudela non entusiasma solo chi viaggia per appagare il palato. Possiede infatti un gran bella cattedrale, come sempre costruita sulla solita Mezquita quando, nel 1119, i cristiani diedero lo sfratto ai contadini credenti in Allah. Ma tante sono anche le tracce ebraiche nelle due Juderias. In quella Venula (vecchia) verso il 1130, nacque Benjamìn ben Yonah, saggio (oltre alla Torah ne sapeva di giurisprudenza) e grande viaggiatore (con tanto di narrazione divenuta giustamente famosa); da Tudela infatti si ritrovò a Parigi passando per Roma, il Cairo, Gerusalemme e Costantinopoli. Davvero un bravo giornalista di turismo, altro che gli attuali famtrip-stampa
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3 NAVARRA … ESTELLA / LIZARRA
Bella e storica cittadina navarra sul Camino Francès de Santiago
Gian Paolo Bonomi … per ”Europa, Città da Scoprire”, edizioni TCI
Dire Navarra è dire Pamplona, suo capoluogo, che, in tutta onestà, non possiede grandi attrazioni artistiche ma ebbe la fortuna di essere visitata durante la sua Fiesta, i Sanfermines (6 – 14 luglio), da Ernest Hemingway. Nella capitale dell’ultimo regno unitosi alla Spagna (1512) lo scrittore americano non cercava monumenti e tradizioni: gli bastavano le prove di ardimento giovanile nell’Encierro, le emozioni della corrida e le robuste bevute che ogni bravo pamplonica affronta stoicamente in questa Sei Giorni dello stravizio.
Forse ‘per colpa’ di Hemingway e di Pamplona, un’altra località navarra, la bella Estella (definita “La Toledo del nord”) è meno conosciuta di quanto meriterebbe.
La bellezza di Estrella è dovuta a tante vicende storiche, che iniziano nel Barrio (rione) basco di Lizarra, con insediamenti preistorici, celtiberi e romani, fino alla presenza musulmana nel IX e X secolo. Ma la Estella che si visita (dichiarata Conjunto monumental nel 1956) è un centro medioevale sorto come mercato verso il 1090, anno in cui il re Rancho Ramirez le concesse il Fuero (corpo di leggi) che favorì un notevole sviluppo economico e culturale. La città (13.000 abitanti, 500 metri sul livello del mare) sul fiume Ega, centro principale di una comarcachiamata Merindad de Estella, fiorì a tal punto da ricorrere all’immigrazione di genti francesi, nell’anno del Fuero (la strada principale, sulla quale si svolgeva il mercato era la Rua de los Francos) e successivamente nel 1164 e nel 1187 (in questo periodo Estella fu capitale della Navarra). Ma il grande impulso alle fortune di Estella fu dato soprattutto –per questo motivo era sorto il mercato- dal passaggio del Camino de Santiago, quella vera e propria “autostrada della cultura” che risvegliò l’Europa dai secoli bui. La storia del Camino è nota. Nell’820 in un punto della Galizia fu scoperto il sepolcro dell’apostolo Santiago (Giacomo) El Mayor. La notizia del ritrovamento generò tanto entusiasmo e fervore nei regni cristiani d’Europa da dar vita a un crescente flusso di pellegrini verso la tomba, facilmente raggiungibile perchè segnalata da una stella. Nasce Santiago de Compostela, Campus Stellae, alla fine di un Camino dalla direzione est – ovest identica a quella della Via Lattea (l’itinerario è anche noto come Camino de las Estrellas). Tanto movimento di gente (soprattutto dall’XI al XIV secolo) non costituì soltanto un fenomeno spirituale. Il viandante necessitava cibo, indumenti, assistenza sanitaria, protezione, financo svago e divertimenti. Senza rischio di esagerare si può affermare che il Camino de Santiago diede vita a tanti aspetti ‘terreni’ della vita moderna (alberghi, ospedali, ristoranti, commercio, anche quello meno nobile della prostituzione). Va da sé che una località attraversata dal Camino non poteva che godere di grandi benefici economici. Ogni sovrano locale, ad esempio, si prenotava il paradiso costruendo chiese, eremi, ospedali, ponti, monasteri per ospitare iCaminantes dotati soltanto di capa (tabarro), cappellaccio, zucca a mò di borraccia, bastone e conchiglia, appunto la Coquille Saint Jacques o capa-santa. Estella, ‘sede di tappa’ sul Camino Francès (il più importante di vari itinerari: si entra a Roncisvalle e si prosegue per Pamplona, Estella, Burgos, Leòn per giungere a Santiago dopo 758 kilometri) ne ricavò ricchezze che investì in tante bellezze artistiche e opere d’arte.
Una sosta a Estella è quindi raccomandata, per quanto racchiuso nella cittadina e per il piacere di visitarne i dintorni. A oriente (a Puente la Reina, meno di 20 kilometri) il Camino Francès si congiunge con quello Aragonès tra tanti monumenti romanici che non lasciano indifferente chi ama questo umile e semplice stile. Poco più in là, la storia e le tradizioni navarre si propongono nei monumenti di Olite, Ujuè, Sanguesa. Chi predilige piaceri più terreni punta invece a ovest, nella vicina Comunidad de La Rioja, un vero e proprio Chiantishire spagnolo, terra dell’omonimo vino oggidì in competizione con l’altrettanto noto Ribera del Duero.
Tra viti e altri prodotti agricoli (asparagi, lattuga, peperoni) vanto della pianura navarra, sedersi a tavola è una festa, ma costituisce un’ardua impresa sportiva (in Spagna vige il detto “Il Sud canta, il Nord mangia”). Mangiare quanto un navarro è impossibile, meglio non tentare di resistere al loro ritmo. Lo scrittore Iribarren narrò le gesta gastronomiche dei Tripasais, veri e propri atleti impegnati in grandi abbuffate, e resta nel mito un giovane di Tudela che in un ‘pasto’ divorò un bue intero, 24 kili di pane, svariati peperoncini ovviamente piccantissimi e qualche litro di grappa. Chi a Estella decidesse di affrontare un pranzo meno impegnativo può limitarsi all’assaggio della specialità locale, le ottime Pochas a la navarra, fagioli bianchi cotti in un tegame di terracotta con un soffritto di aglio e cipolla, cui aggiungere carne di agnello o prelibata selvaggina.
Alla prevedibile pesantezza di stomaco i pantagruelici navarros sanno porre rimedio con un liquore che più tipico non si può, il Pacharàn(distillato di prugnoli con correzione di anice).
Vista l’estrema disponibilità della gente locale al divertimento non sorprende che a Estella Fiestas y Ferias abbondino: il venerdì precedente la prima domenica di agosto si celebra l’Encierro (ma sono liberate solo vacchette, comunque di razza Brava) cui segue la canonica corrida; Festival il 25 maggio per la Virgen del Puy; folklore per Feria della Artesanìa il 25 luglio e del Bestiame a Sant’Andrea, 30 novembre. Non mancano le manifestazioni culturali: una settimana Sefardì, a ricordo dell’importante presenza ebraica, in settembre; una settimana di studi medioevali in luglio e della musica antica nella prima quindicina di settembre.
LA VISITA
San Pedro de la Rua
Chiesa (XII secolo) che esprime il meglio del romanico nel portale (influenza francese di Notre Dame di Poitiers e motivi Mudèjar) e nell’abside centrale. Notevole la cappella di San Andrès del XVIII secolo in barocco con Retablo (pala d’altare) rococò. Del chiostro (fine XII secolo), originali le gallerie nord e ovest (le rimanenti furono distrutte dall’esplosione del castello Zalatambor nel 1572). Campanile rettangolare dall’aspetto militare, con differenze attestanti le varie epoche di costruzione.
Palacio de los Reyes de Navarra
Chiamato anche Palazzo dei Duchi di Granada de Ega, XII secolo, costituisce un raro esempio di stile romanico nell’architettura civile. Ritenuto residenza reale, appartenne all’influente Mariscal de
Navarra. La facciata principale si affaccia sulla Rua de los Peregrinos con quattro archi a tutto sesto, su uno dei capitelli delle colonne al piano superiore è ‘raccontato’ il combattimento tra Rolando e l’infedele Ferragut nella battaglia di Roncisvalle (nella cimasa lo scultore precisa l’identità dei personaggi Rollan e Ph/eragus e firma Martinus de Logrono me fecit). Ospita il museo permanente del pittore Gustavo de Maeztu.
San Juan Bautista
Costruito a fine XII secolo (dell’epoca il bel portale romanico con sei capitelli) conserva la primitiva pianta romanica a tre navate, ma subì ritocchi nel tempo (fino alla facciata neoclassica e alla navata centrale del XIX secolo). Eccellenti i Retablos, soprattutto quello Mayor (1563) di Pierre Picart, Juan de Beuves e Juan Imberto I.
San Miguel
Recentemente restaurata, la chiesa si presenta esternamente con un campanile barocco in mattoni e una torre tronca, medioevale, di pietra. Magnifico il portale tardoromanico con cinque archivolti e capitelli istoriati. All’interno interessanti Retablos (il Mayor nell’abside centrale, XVIII secolo con scultura gotica di San Miguel, quello di Santa Elena del 1406). Tre absidi romanici (fine XII secolo), in quello centrale tre finestre con archi, capitelli istoriati, colonne stilizzate.
Santo Domingo
Eretto nel XIII e XIV secolo, primo esempio del gotico, convento dei domenicani per circa 600 anni. In perfetto stato, il refettorio, la chiesa, alcuni elementi gotici di grande sobrietà. Visita su richiesta (attualmente ospita una residenza per anziani)..
Santo Sepulcro
Struttura gotica multicolore, costruita (1272) su una primitiva chiesa romanica. Il bellissimo portale sulla Rua de los Peregrinos si compone di dodici archivolti affiancati dai dodici di apostoli su due file. Minuziosa decorazione dei capitelli con piante e animali. Non visitabile (la chiesa è chiusa al culto).
Basilica del Puy
Costruzione moderna (1951) ospita la Virgen del Puy, patrona di Estella, la cui immagine merita una visita (opera di Fernandez Ladreda nel finale del XIII secolo, legno policromo con rivestimenti di argento, gotico vasco-navarro-riojano).
Altri monumenti di interesse
Il Palacio del Gobernador, la Casa di Fray Diego de Estella, il Convento de las Recoletas, Santa Maria Jus del Castillo, il Puente de la Càrcel, il Juzgado Antiguo.
Nuestra Señora de Irache
A 3 km da Estella, monastero benedettino del XII secolo o precedente. Bella chiesa, iniziata in stile romanico e terminata in gotico. Chiostroplateresco del XVI secolo. Fu università dal 569 al 1824.
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