Allora, se si parla di “Mangiare”, e/o in subordine di “Cucina” (e p.f. evitiamo la parolona “Enogastronomia” inventata per far contenti i gonzi e vendere qualcosa più cara di quel che costa…), se si parla di Mangiare, dicevo, può aiutare un preambolo composto da due detti.
“L’uomo è ciò che mangia” (‘l’ha detto’ Feuerbach).
“Avec cinq ou six termes de l’art, et rien de plus, l’on se donne pour connaisseur en musique, en tableaux, en batiments, et en bonne chère: l’on croit avoir plus de plaisir qu’un atre à entendre, à voir et à manger; l’on impose à ses semblables, et l’on se trompe soi-meme”. (La Bruyère, Les Caractères, 1688). N.B. Datosi che siam gente di mondo, e qualcuno avrà anche ‘fatto la Berlitz’, glisso sulla traduzione.
Quanto sopra per commentare (se mai ve ne fosse bisogno) che, in ogni campo e settore dello scibile umano, ma soprattutto a proposito di Mangiare o Cucina (o Enogastronomia, chiamatelo come volete….) tutti sanno tutto, bofonchiano sentenziano, e vai coi bla bla bla. E in quel “Tutti” (sanno tutto), sia ben chiaro, va infilato, ci mancherebbe altro, pure il qui scrivente. Che, però (fosse solo per ingrossare le fila dei pentiti) da un po’ nutre qualche dubbio sulla di lui Tuttologia riguardante Lu Magnare (alias Cucina alias Eno… etc etc…).
Dubbi (sul “credere di saperne”, sul Mangiare o quel che l’è, v. sopra) viepiù affiorati, tanto da sfiorare la certezza, andando su e giù (la sede milanese di Eataly è un bestiùn di più piani) per saperne di più sui Ravioli (“Dal mondo”, bella idea questa gastrorassegna….).
Oh bella, una mostra sui Ravioli, potrebbe commentare un’anima candida, non senza, però, chiedersi cosa esattamente si intende per Raviolo. Senza contare che nel Belpaese questo sostantivo può vantare una vastissima gamma di … parenti, affini, sosia, omologhi, equivalenti, colleghi ….tipo tortelli, tortellini, agnolotti, cappellacci etc etc etc etc…). Perché di “pasta con dentro il ripieno” il Belpaese ne è… ripieno (ja ja ja), roba da ‘fare una mostra’ dedicata solo a ‘Cosa e come son fatti’ questi primi piatti della Cucina tra Capo Passero e la Vetta d’Italia ….
E invece Eataly è andata ben oltre i confini nazionali (se non pensi ecumenicamente, oltre Lugano e Mentone, ormai non sei nessuno….) e nella mangereccia Gastrosede (entri e sei già ingrassato un kilo….) dell’ex teatro Smeraldo ha proposto al popolo milanese una sorta di mostra universale della leccornìa, battezzata “Ravioli nel Mondo”. Una rassegna, pare ovvio, anche mangereccia, sennò che ‘gusto’ c’era (solo 4 euro per una degustazione di quanto esposto, ammannito in accettabile quantità, da mangiare, vabbè, in piedi, come le galline, ma ormai si sa che non si può aver tutto dalla vita….).

Gastromondo in allestimento ….
“Ravioli dal mondo”, pertanto, in versione, appunto, Onu, laddove si fa riferimento a tanti Paesi in cui è ammannito il Raviolo. A Eataly presentato, evviva, con i nomi originali, per il manifesto piacere di chi scrive, a dir poco indignato per l’attuale, nostrana moda snob dell’ uso dell’inglese urbi et orbi (quando, oltretutto, nel Belpaese le principali lingue straniere non vengono insegnate, eppertanto imparate, talchè anche gran parte dell’upper class non sa cosa mai voglia dire good morning….).
Qualche esempio (dopodichè chi volesse saperne di più clikki Eataly e per certo riceverà la dritta giusta per diventare un raviolomane…)?
“In India” (fianco alla foto di un magnifico Taj Mahal): il “Somosa” di Pollo e Patate con (te pareva…) Chutney (ivi incluso il tè alla rosa) e il “Gujia” dolce (frutta secca e cocco).
“In Cina” (nel senso della ‘Ravioleria’ di via Paolo Sarpi): i “Shuijiao di Verdure”, spinaci ripieni di cavolo, carote, sedano, spaghetti di soia, tofu; e i “Shuijiao di Manzo” (carne, curcuma, rapa, zenzero, porro).

Shuijiao di Manzo
“In Uzbekistan” (pensa tu, roba che dire “Ravioli Uzbeki” a un Bùgia Nèn del Vej Piemont quello ti crede matto eppoi sviene….) il “Manti”, carne, cipolla, comino, coriandolo, sul tutto, panna acida; il “Varenyki”, patate, latte e burro, e anche qui panna acida; il “Pel’meni”, nel senso di ‘siberiani’, con manzo, cipolla e, come sempre …, panna acida.
Eppoi il “Belpaese”. Che, ça va sans dire, non poteva mancare, epperò se avesse voluto fare un gran Coup de Thèatre avrebbe potuto schierare i romagnoli “Capaltaz” (info a gentile richiesta), storico cavallo di battaglia e del mè gran amìs nonchè cocinero Paolo.
Ad ogni buon conto, a India, Cina e Uzbekistan (e c’erano pure argentini e coreani, questi ultimi esibenti il “Mandu Twigim” e il “Mandu Guk” – a tutti ben noti… – laddove Mandu sta, pare ovvio, per Ravioli), la GastroItalia schierata a Eataly ha gastrorisposto con i “Ravioli di Salsiccia” (radicchio e vin rosso su fonduta di Taleggio) e la “Carbonara in un Raviolo” (ripieno di fonduta di cacio e pepe servito con guanciale croccante).
Ben vengano, comunque, questi Saloni (chiamiamoli così, e sarebbe anche d’uopo aggiungere “ristoranti”) fosse solo perchè un filino di gastrocultura potrebbe anche scapparci, a fronte di tanta scarsità di gastroconoscenze. Massime, di chi crede di saperla lunga andando a mangiare una volta dal solito cuoco à la page (quantomeno furbo a farsi pagare 200 euro a cranio, sennò, se di euro ne costasse solo 30 mica, poi, ne parlebbero tutti….).
per mondointasca.org
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