Una bella gita a… Monte Calvo (ma vi sono anche ulteriori versioni etimologiche), alla “Fiera di Sua Maestà il Bue Grasso” alias “Sagra del Bollito”, in un angolo del Vej Piemont doc, mentre stanno ahinoi scomparendo i mitici “Capègùs” di antica, contadina memoria ….
L’anno scorso ero stato a quella di Carrù, eppertanto quest’anno, per una giusta non meno che doverosa Par Condicio non potevo esimermi dal recarmi a Moncalvo alla Fiera di Sua Maestà il Bue Grasso nonché (precisa il la locandina della manifestazione ma si tratta di pura tautologia) Sagra del Bollito. Una precisazione che ad ogni buon conto mi aggrada perché solitamente la parola Sagra sottintende qualcosa di sacro, suona seriosamente solenne, mentre non vedo niente di più laico, e godereccio, di una bella pappata di Bollito.
E parlandosi di questo saporito mangiare mi affretto a informare la cortese aficiòn lettrice (eventualmente ahilei ignorante le delizie della cucina del a me caro Vej Piemont) che la parola Bollito è in pratica sinonimo di Bagnèt Verd (Bagnetto Verde: acciughe sotto sale, aceto, mollica, olio, e sia fustigato chi dice che si può fare a meno dell’aglio), si tratta di due parole intimamente collegate, ne pronunci una e pensi d’amblè all’altra.
Parto pertanto per il Monferrato (Monfrà nell’idioma di mia nonna materna, Mons Ferratus in latino, e può anche andar bene Mons Ferax, fertile, vai a sapere qual è la versione giusta) e a Casale (Monferrato) mi premio per aver domato il nebiùn padano mediante un profumato Punt e Mes . Vabbè, sono passate da poco dopo le 10 e la deglutizione di un profumato vino (contenente pure un pochino di assenzio o Artemisia che sia) potrebbe far pensare all’alcolismo, ma le tradizioni son pur sempre le tradizioni. E non intendo sgarrare nemmeno stavolta. Mi trovo infatti a pochi metri dal caffè Savoia (un bar davvero giusto alla faccia di sì sfigato nome) e incurante del volto sorpreso del barista degusto il torinesissimo Vermuth (che invece è – spiacente di contraddire Google – parola di origine tedesca).
E infine – che belle le nettaree colline che riesco ad ammirare, imperocchè, come sovente accade il nebiùn resta a Milano fosse solo per diventare Polveri Sottili – eccomi nella monferrina Moncalvo, a vivere la 378ma (!) edizione (che bello, la storia e le tradizioni, e non solo quella del Punt e Mes) della Fiera del Bue Grasso alias Sagra del Bollito. E se lo stomaco reggerà anche in occasione di questa ennesima kermesse gastronomica chissà che tra una settimana (al palato non si comanda) non compia analoga trasferta nella già lodata, langarola Carrù. Che, come già accennato, sarebbe la seconda Mecca (nei Tiggì Economia direbbero il secondo polo) del Bollito Piemontese.
Ma che belle queste Fiere paesane, comunque campagnole, soprattutto queste bovine. A inizio inverno, quando (le loro Maestà) i buoi raggiungono il top dell’ingrassamento financo 1400 kili e anche più, e rammento che 1000 kili fanno una tonnellata) la langarola Carrù (ahhh la terra cara a Cesare Pavese è la Langa e non Langhe, me racumandi!) rileva la staffetta dalla monferrina Moncalvo. Già, il Monferrato, e il lettore lasci perdere il dettaglio poetico del Suol d’Aleramo inventato da quel casciaball del Carducci, che si incazzava con gli adulatori ma alla fine della fiera era lui a “tirar le quattro paghe per il lesso” (alias Bollito) vedi le adulanti puñetas indirizzate alla savoiarda regina Margherita. Molto meglio, pertanto, il già citato Paìs, appunto piemontese doc, Cesare Pavese, ancorchè tristarello.
E non occorre metterla in poesia (melensa e sfacciatamente agiografa, nel caso del toscano blablabla Carducci) ) per narrare una giornata a spassarsela in una Fiera bovina (in Piemonte, ma ça va sans dire esistono analoghe manifestazioni nel resto del Belpaese: in provincia di Reggio Emilia è previsto un Bue Grasso in gennaio, e lì si ammireranno le appenniniche Vacche Rosse balie da latte di un meraviglioso Parmigiano).
Arrivati verso le 11, solitamente si intraprende una minimaratona, molte volte in salita, per raggiungere la meta. A quell’ora i posti auto in centro sono infatti già occupati dagli addetti ai lavori, dopodiché, trovandosi solitamente il centro abitato sulla sommità di un colle non ti resta da ricordare di aver fatto la naja nel IV Alpini e cominci a cercare alibi alcolici canticchiando Mì sunt alpìn mì sunt alpìn, me pias el vìn me pias el vìn… .
Giunti senza chiedere info, basta l’olfatto (e sarò un ragazzo dei campi ma a me quel profumo di cacca bovina e sana nebbiolina, da cui il divino Nebbiolo, non dispiace) ed ecco il recinto esposizione. Nel quale ti infili o camminando all’indietro o dichiarandoti giornalista (in tal caso l’ingenuo controllore ti lascia passare inginocchiandosi quasi apparisse il patrono locale). Dopodichè non ti resta che ammirare e fotografare un po’ di grosse corna ed enormi chiappe (beninteso della magnifica Razza Piemontese, che alla faccia dei goffi blablabla toscani vale10 volte la Chianina, razza la cui doc sopravvive ormai genuina solo nella Pampa argentina in cui fu esportata). E infine – sempre informando che sei giornalista, non occorre precisare di che tiggì – chiedi “dove andare a mangiare” (preferibilmente, lui sa tutto) al maresciallo dei (ex Reali, in Piemonte sono tuttora venerati) Carabinieri o in subordine a qualche addetto ai lavori bovini un temppo meglio noto come Capègùs (alias Cappello Aguzzo). Solo che i Capègùs risultano ormai una razza in via di estinzione pr colpa della moda che fa preferire berrettucci da baseball e basketball ai mitici Borsalino. La cui punta, a furia delle frequenti scappellate operate degli ossequiosi contadini, diveniva talmente aguzza da meritare il citato soprannome, antan assai comune nel Vej Piemont contadino.
E venuta l’ora della pappa ti fiondi (a mezzogiorno è già tardi, e pensare che a quest’ora, a Madrid comincio a fare il giro dei bar de tapas) a tavola a innaffiare (che bello ‘sto verbo in uso un tempo) Bollito e Bagnèt Verd con Grignolino (prima) eppoi Barbera (per favore: “la Barbera”, mai “il”).
Cerèa, né (saluto dialettale piemontese, temo in via di estinzione…)…..
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