Ricevo una richiesta da Ignacio Vasallo, già capo/caudillo delle più prestigiose sedi delle Oficinas/Uffici del Turismo Spagnolo nel mondo (tra queste, ça va sans dire, Milano, lì cominciò la nostra amicizia) nonchè direttore generale della medesima, benemerita istituzione e, infine, oggidì scrittore e giornalista/periodista di Turismo. Tanto valido esperto della cosiddetta “Industria senza ciminiere/chimeneas” (così dicesi del Turismo e sono pienamente d’accordo con
tutta quella puzza di polveri sottili, o altre schifezze, che ormai ammorba anche le città d’arte e cultura che andiamo a visitare). Ignacio (non vive a Milano da una ventina d’anni) mi chiede di raccontargli (e, già che ci sono, di infilarvi qualche commento) un po’ di recenti vicende cittadine. Lo faccio con un entusiasmo che va ben oltre il piacere di informare e nonostante le mie, ben note, scarse capacità. Un entusiasmo che mi spinge a cominciare la narrazione già dalla antica storia di Milano fino ai nostri giorni, comprendenti quel curioso e modernissimo grattacielo più somigliante a un altissimo ago puntato nel cielo che a un posto umano in cui vivere e lavorare (mah).
A ‘sto punto mi resta soltanto da chiarire che come tutti gli storici (non parliamo, poi, quelli pseudo, tipo il qui scrivente) anch’io potrei risultare ‘di parte’ (nel senso di ‘tenere per la mia parte’) ma che cacchio c’entro se questa mia, ahimè, ormai attempata esistenza è stata sciupata/’malgastada’ lungo il Po (dal latino Padus, da cui la leghista Padania). Mi riferisco alla nascita torinese, una prima residenza novarese, seguita da un’altra, più lunga e tuttora vigente, milanese, e via via, lungo il citato fiume, fino a un ‘yustiano buen retiro’ nel ferrarese, da cui spingermi fino alla diletta Romagna paterna e, e oltre il delta del querido/amato Po eccomi nella da me amata Venezia.
Quella Serenissima le cui vicende, insieme a quelle delle splendide Signorie rinascimentali (e a tale proposito rimando a quel che commentò Orson Welles – Harry Lime nel “Terzo Uomo” di Carol Reed, screenplay di Graham Greene), detto tra noi (e con tutto il rispetto per quanto accaduto post Congresso di Vienna) costituiscono il più grande momento storico della nostrana penisola.
Allora (per Ignacio…) ….
Milano deriva il suo nome da Mediolanum, una parola (significante ‘al centro di tante vie di comunicazione’ e, aggiungo, di tanti ‘corsi d’acqua’) innegabilmente latina eppertanto “romana”, avente però, secondi alcuni, un’origine celtica (si accenna persino a una scrofa ricoperta soltanto da metà pelo). Furono pertanto i Celti (e si potrebbe persino risalire alla cosiddetta Cultura di Golasecca, ma, da milanese pratico e concreto, non sto lì a ‘menare il torrone’…) a fondare la metropoli oggidì nota come “Capitale morale”. Laddove, per la precisione, mi riferisco ai Galli Biturgi (e quanto al calendario si parla del 600 a.c.) seguiti dai Celti Insubri, che resero Milano importante città, finchè nel 222 a.c. non arrivò Roma. Con una occupazione (nota anche come Impero Romano) che, per farla breve durò fino al V secolo d.c. con l’arrivo dei cosiddetti Barbari (che per pirla che fossero avevano capito che Roma era, come dicesi, ‘alla frutta’). Ad ogni buon conto chi volesse saperne di più sulla Milano Romana compirà una bella passeggiata –salvo sconquassi per la nuova linea del metrò- a Sant’Ambrogio (che non fu né milanès e tanto meno romano bensì kartoffeln doc, di Treviri) e dalle parti di via De Amicis, laddove si può ammirare quel che resta del Foro (mentre l’attuale corso di Porta Romana, in cui mi pregio di risiedere, costituiva una Via Imperiale lardellata di eleganti colonne)..
Dal VI secolo (post caduta dell’Impero Romano d’occidente e la non richiesta visita di Attila che comunque cuccò un riscatto ma non distrusse la città) la Storia europea, entra nei cosiddetti Secoli Bui eppertanto ne approfitto per saltare alla gloriosa epoca dei Comuni (non senza accennare che in precedenza apparvero i Longobardi –da cui la Lombardia- i Carolingi, i Franchi etc. etc. laddove, però, fu Pavia a fare la parte della capitale). E dei Comuni, Milano fu Lìder Maximo, sennò non sarebbe stata distrutta (1162) dal Barbarossa.
Dopodichè alla già “positiva e valida” (a sud delle Alpi si dà il meglio quando si fa andare il cervello pensando a Lu Particulare, e rimando a quanto affermò Orson Welles) epoca dei Comuni fece seguito la ancor più gloriosa Storia delle Signorie (XIV – XVI secolo). Per spiegarci, la Milano dei Visconti e degli Sforza, quella del panettone (invenzione milanèsa doc) e dell’Ultima Cena del Leonardo, dopodiché vi aggiungo il Castello e l’Ospedale oggidì universtà. Ma ecco gli spagnoli, e qui, caro Ignacio, vengono le dolenti note, imperocchè tanto lungo periodo (1525 battaglia di Pavia – 1706) è da molti considerato nefasto o quantomeno negativo (colpa anche del Manzoni, con quella gnagnerosa telenovela dei Promessi Sposi). E’ però anche vero che quella (non …perfetta) presenza ispanica a Milano potrebbe essere addebitata a quella sventura (parlo a titolo strettamente personale) che fu la cattolicissima Controrifoma (dopodichè se putacaso si decidesse che la cinquecentesca Roma dei Papi non fu il massimo della vita, che coño c’entrerebbero gli Spagnoli con il cattivo governo del ‘Milanesado’ (1525 battaglia di Pavia – 1706)?
Ma Tiramm Innanz (andiamo avanti, in milanès/meneghino, e approfitto per precisare che Meneghino, è la maschera del locale Carnevale, officiato nel cosiddetto Rito Ambrosiano).
Proseguiamo però velocemente, per disfarci in poco tempo delle due occupazioni che ci portano ai nostri giorni. Quella Austriaca (dalla fine degli Spagnoli al 1859) e quella dapprima sabaudo Torinese, eppoi detta anche “Italiana”, che va dal citato 1859 ai nostri giorni, laddove (parole non certo mie bensì del grandissimo Giuanìn Brera, non solo eccelso cantore dello Sport) “siamo l’unico paese al mondo governato dalle nostre colonie”.
Dopodichè mi viene in mente che dovevo narrare a Ignacio cos’è diventata la Milano Moderna, e tento di rimediare.

Sullo sfondo, sole sull”Ago” nel Centro Direzionale, e altri grattacieli, in primo piano l’antica Università (ex ospedale) e campanile in cotto…
Bueno, querido Ignacio, ognuno può pensarla come vuole (derecha, izquierda, bossiano, trumpiano, terùn/sureño) ma Milano è, davvero, diventata un “Importante Posto del Mondo” laddove mi riferisco alla vivibilità, al buon funzionamento dei servizi, in primis i trasporti e la pulizia, alla sufficiente sicurezza, al (solito) business e –soprattutto- al (!) Turismo! Ti sembrerà impossibile ma Milano è diventata città (tambièn) turistica (e non mi riferisco alle solite, e sembrava, uniche 3 attrazioni 3, il Duomo, la Scala e l’Ultima Cena….). Il merito? La (ça va sans dire) Expò? Beh, pare logico, ma, penso, non solo quella pur importante e attraente MegaFiera. Anche perchè l’Expo è stata preceduta da chicche che han cambiato il volto di ‘sta città. ‘Me refiero’ a quel Centro Direzionale tra le due principali stazioni, Centrale e Garibaldi. Da bravo mayor/matusa, mi piacciono le cose un filino datate, fanè. Ma che bello, quando passo da quelle parti e alzo il naso, tra quella svettante costruzione che –come detto- a me sembra più un enorme ago che un posto in cui campare, e quel bestiùn (231 mt) detto anche Grattacielo Unicredit, non senza notare che c’è pure la Torre Galfa, indi faccio due passi (sempre col naso insù) in quell rebellotto Over (anni) 2000 (inaugurata l’8/12/2012) chiamato piazza Gae Aulenti. E quel Bosco Verticale che sembra più una parallelepipeda serra che una megacostruzione abitativa? Tutto ‘sto casino (o se preferisci follòn architettonico), querido amigo, creato soltanto per generare la nuova Skyline milanèsa (mentre sui Navigli solcano senniani Bateaux Mouche e in centro ci si domanda che cacchio è mai il mangiare Fusion….). Mah.
Ciao Ignacio.
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