PER VIAGGIATORI, NON PER TURISTI….
x mondointasca.org del 6/7/2007 … nella oto di copertina: Palau, Rock Islands
PICCOLE ISOLE GRANDE FASCINO
Una sterminata area del Pacifico, tra le Filippine e le Hawaii, racchiude una miriade di isole di non grandi dimensioni. E’ la Micronesia, moderna scoperta del turismo con una denominazione che risale al greco antico: Mikros – piccolo, Nesos – isola. Punti così minuscoli, in un oceano tanto grande, rimasero a lungo sconosciuti ai navigatori europei che dall’inizio del ‘500 solcarono i mari tra America e Asia alla ricerca di nuovi possedimenti per gli sponsors (leggasi i sovrani di Spagna, Portogallo e Inghilterra, destinatari di oro, avorio, pietre preziose e quelle voluttuose spezie che rivoluzionarono la nascente arte del cucinare). Se isolamento vuol dire tranquillità, assenza di visite inopportune, fecero bene gli indigeni dei secoli scorsi a godersela. Ai loro discendenti è andata peggio. Si sono infatti ritrovati in casa Marines e Kamikaze, bombe dal mare e mitragliate dal cielo, di cui alle famose battaglie nel Pacifico della seconda guerra mondiale. A Guam, poi, gli spagnoli erano già arrivati alla fine del ‘500 e fecero dell’isola un importante scalo sulla rotta dei galeoni dalle Filippine alla Spagna, via Acapulco (ove le ricchezze venivano sbarcate e trasportate via terra a Vera Cruz, e di lì, nuovamente per mare, a Cuba, destinazione finale Cadice, dopodichè è facile concludere che -tra corsari, furti a bordo e uragani- la polpa che arrivava ai monarchi iberici era ridotta sì e no a qualche osso).
La moderna Micronesia si suddivide in entità politiche (corrispondenti ad arcipelaghi) suddivise nella repubblica di Palau (indipendente), le isole Marianne (Guam e Saipan, virtuali possedimenti Usa) e gli Stati Federati (Yap, Truk, Ponape, le Marshall).
Fortunatamente (per i turisti che non amano spendere troppo nè affrontare lunghi voli) Palau è l’arcipelago della Micronesia più “vicino” all’Italia, raggiungibile in meno di due ore di volo dalle Filippine. Fortunatamente, perchè Palau racchiude gran parte delle bellezze della Micronesia (quasi da potersi dire che chi è stato a Palau è stato in Micronesia): il mare -definito da Cousteau il più bello del mondo-, l’eccellente fauna subacqua, i ricordi delle battaglie tra americani e giapponesi, e soprattutto le meravigliose Rock Islands, incredibile divertimento della natura, isolotti emisferici verde – smeraldo galleggianti su acqua blu – cobalto. In questa piccola repubblica (15.000 abitanti, ma con tanto di Casa Bianca presidenziale e una ministra del turismo sposata con un pacioso imprenditore marchigiano) i ritmi di vita sono blandi, non stressanti. Quanto al turista, al ‘Palau Pacific Resort’ ha solo da scegliere tra il relax in piscina o sulla spiaggia, dopo notti tropicali in lussuosi bungalows a due piani nel verde di un giardino tropicale.
Un’ora circa di volo da Palau ed ecco Yap, meno ‘turistica’ (un tempo si diceva ‘americanizzata’) e nota per le curiose monete di pietra, circolari e bucate, talvolta -per i ‘tagli’ più grossi- pesanti anche quintali. Chicca per i sub, a Yap in autunno le razze, oltre che numerose, sono particolarmente socievoli.
Al centro della Micronesia, e quindi aeroporto di smistamento, Guam vanta ricordi spagnoli e un presente quanto mai yankee (è tra le più importanti basi militari nel mondo): certamente apparve meno attrezzata, e soprattutto meno accogliente, a Magellano (con il vicentino Pigafetta suo cronista) che appena gettata l’ancora fu derubato dagli indigeni Chamorros (talchè le isole, prima di chiamarsi Marianne erano conosciute come isole dei Ladroni).
Truk e Ponape, a ovest di Guam, offrono differenti sensazioni. La prima fu baldanzosamente definita dai giapponesi la loro Gibilterra del Pacifico. Ma nel febbraio del ’44 gli aerei americani, scambiando la difesissima laguna per un Luna Park, tirarono al bersaglio e affondarono 64 navi dell’imperatore Hiro Hito. Grazie a questa vicenda bellica, Truk è oggi la mecca dei subacquei specializzati nell’esplorazione dei relitti marini. Ponape (o Pohnpei) la più orientale delle isole solitamente visitate, capitale Kolonia, è invece isola misteriosa e romantica. Nan Madol, una mini Venezia costruita sull’acqua con enormi blocchi di basalto, obbliga a domandarsi quali raffinate tecniche di trasporto conoscessero i micronesiani sette secoli fa. La sistemazione alberghiera al “The Village”, 22 bungalows costruiti con spartano eleganza a mezzacosta, tra una foltissima vegetazione, vanta un bar e restaurant “The Tattoed Irishman” dominante l’azzurro della laguna delimitata del reef e il blu dell’oceano: momenti che riportano ai dimenticati “Mari del Sud”. Patty Arthur, padre cremonese e proprietaria del “Village” (l’ha costruito col marito, olio di gomito e tanto sudore), esprime un desiderio: “Voglio ospitare viaggiatori, non turisti”.
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