Quella che fu la mecca del Jet Set mondiale dagli anni ’40 ai ’70 sta vivendo un triste declino dovuto al logorio del tempo e alle tragiche vicende nel narcotraffico
per mondointasca.org del 30/1/11
Cosa si prova, a distanza di molti anni, nel rivedere uno dei luoghi famosi nel mondo, quando il turismo muoveva i primi passi? Il ricordo (e il conseguente raffronto) sono nelle note che seguono. In fondo, invecchiare, consente questo tipo di “esercizio letterario”!
“Acuerdate de Acapulco, de aquella noche, Maria Bonita, Maria del alma; acuerdate que en la playa con tus manitas, la estrellitas, las enjuagabas…”.
Comincia così Maria Bonita, la canzone-vals che il grande compositore Agustìn Lara dedicò (scrivendola di getto) al suo grande amore, dai tormentatissimi risvolti, con la connazionale messicana Maria Felix, “la Doña” (secondo la critica cinematografica, “la più bella donna del mondo”).
Ma come sempre accade in una vicenda romantica, anche la bellezza vuole la sua parte, meglio ancora se contornata dalla venustà della Natura (a parte la trita storia del “fiore nel fango” e qualche fiaba per bimbi, il bello non nasce mai dal brutto). Perché va anche bene la storia dei “due cuori e una capanna”, ma guarda caso tutti i “love affaire” strappalacrime (o orgasmini repressi) prodotti a Hollywood, sono sempre ambientati su uno yacht sullo sfondo-mare-blu o nella suite di un hotel 5 stelle vista-baia, mai in un tukul con l’arida savana in campo lungo.
“Acuerdate…” più famosa delle canzoni di San Remo
Ecco allora, terzo personaggio della sentimentale vicenda tra Agustìn Lara e Maria Felix (ma anche il cuore ha un limite, tant’è che, accecato dalla passione, “El Flaco-Mingherlino de Oro” finì con lo sparare a “La Doña” e la mancò di poco) apparire Acapulco (Aca sennò ricevete occhiatacce da quelli del Jet Set). Una apparizione alla grande, perché può vantare il proprio nome in prima fila nel testo di una canzone (appunto Maria Bonita) che nel Messico spopola da quasi 70 anni (beninteso con alcuni motivi ‘rancheros’ e altre struggenti composizioni leggere improntate da passione, ardore e gelosia, pane quotidiano per i Mariachis).
In termini di popolarità turistica e musicale, e in un contesto italo-messicano, Acapulco è in un certo senso sinonimo di San Remo. E non finisce qui. Perché, prima di divenire stella di prima grandezza del firmamento turistico mondiale, Acapulco svolse nel Messico (o per meglio dire durante i quasi tre secoli dell’impero Spagnolo) un ruolo storico, anzi economico, di assoluta importanza.
Acapulco, porto di traffici dal lontano oriente
Il tutto grazie a Andrès de Urdaneta, un poliedrico figlio del Rinascimento che fece “carriera” sia come navigatore che come monaco agostiniano. Ritrovatosi a inizio Cinquecento nelle Filippine in una spedizione comandata dall’esploratore Legazpi, Urdaneta cercò una nuova rotta che congiungesse il neoscoperto mercato asiatico con il Messico, da poco divenuto la Nuova Spagna ‘conquistada’ da Cortez. Per farla breve, grazie alla corrente Kuroshiro, il monaco-navigatore giunse nella ben protetta baia di Acapulco in anticipo rispetto ad altre navi dirette al più settentrionale porto di La Navidad. Nasceva il mito del Galeòn de Manila (noto anche come la Nave della Cina) che una volta l’anno (secondo la direzione dei venti) e ben uniti (tra pirati, corsari e bucanieri in agguato c’era solo da scegliere) trasportava le preziose merci orientali ad Acapulco. Di lì questo ben di dio di vasel
Primo novecento: ecco i Presidenti “turistici”
L’indipendenza del Messico e l’apertura del Canale di Suez fecero sonnecchiare Acapulco per più di un secolo. Fin quando nel Paese non cominciò l’era dei “presidenti turistici” (a Roma più volgarmente sarebbero detti palazzinari) laddove si fa riferimento a capi dello Stato che, scelta una amena località da sfruttare turisticamente, pensavano loro a ‘venderla’ attirando il bel mondo che proprio in quei tempi (fine anni ’30, navi da crociera e aerei sempre più grandi e sicuri) cominciava a viaggiare. Primi, come località da ‘lanciare’ e come presidente che ci avrebbe pensato, poi seguirono tante altre località, tutte sul Pacifico, il Caribe, allora, era ‘cheap’, così caldo-torrido, umido e soggetto agli ‘huracanes’, furono Acapulco e Miguel Alemàn (al quale, sembra giusto, Acapulco ha dedicato un esteso e maestoso lungomare che contorna tutta la baia).
“Aca”, centro del bel mondo
Si uniscano il turismo in forte sviluppo, la crescente potenza del colosso Usa (sempre odiati e scherzati, ‘sti Gringos, ma quand’è il momento i loro dollari servono, eccome) la vicinanza della megalopoli Ciudad de Mexico (a poco più di trecento chilometri, da una strada che, guarda caso, fu creata ben percorribile e in poco tempo) e l’ancor più prossima Cuernavaca (altro punto fisso del Jet Set mondiale, più politica, finanza, affari ecc. ecc.) Acapulco divenne la mecca della bella vita, del lusso, del godere. E a tutto quel cocktail di ricchezza e godimento (siamo nel mondo latino, non si scordi) si aggiunse l’onnipotente Hollywood, il suo mito, i suoi attori, i film, l’America Latina che diveniva un “must”, un dovere l’andarci; e come faceva a resistere chi aveva visto il film I Tre Caballeros e altre animazioni di Walt Disney più o meno Tequila o Carioca? A quel punto un bel promontorio che si staglia sulla sinistra della baia di Aca, non poteva che essere lottizzato per divenire il mitico Las Brisas (le brezze), giardini e terrazze, sciur in tuxedo (lo smoking in yankee) e madame in lungo: Margaritas, Champagne e Bourbon ammirando le luci che progressivamente illuminavano la baia (che, per inciso, resta, come ovvio, bellissima)
Acapulco oggi: turismo mordi-e-fuggi
Ultimamente il cronista è andato ad Aca e si è fermato qualche giorno. C’è ancora (almeno quello) il lungomare Miguel Alemàn (ma non c’è più l’hotel Papagayo – il romantico cronista ha potuto solo vedere dove fu eretto eppoi demolito – in cui Agustìn a Maria trascorsero la prima notte di nozze nel Natale del ’43); c’è invece tanto abbandono e trascuratezza, hotel mezzi deserti, un po’ di incoming mordiefuggi dagli stati messicani vicini, qualche locale tenta di tenere il mito ma niente è peggio del doversi divertire per obbligo.
Più recentemente il cronista ha letto che nel sotterraneo di uno dei mitici hotel dell’Acapulco d’antan, sulla (allora) sgargiante Miguel Aleman, hanno ‘scoperto’ 15-accoppati-15 dal solito Cartel del narcotraffico.
Sic transit gloria mundi. “Acuerdate de Acapulco…”…lame, tessuti, lacche, spezie e quant’altro, attraversava il Messico e reimbarcato a Vera Cruz proseguiva nuovamente via nave per la Spagna. Dal Vecchio Mondo altre merci e manufatti percorrevano in senso inverso questo incredibile itinerario.
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