1 LUOGHI STORICI E PERSONAGGI

mex zacatecas cerro de la bufa statua pancho villa ridProsegue la gita messicana che culminerà nel Dia (meglio dire Noche) de Muertos… davvero un’indimenticabile esperienza (per noi italici piagnucoloni…)

Alla ri-scoperta di alcune zone messicane (… è un paese così vasto!). Ecco le bellezze di Queretaro, San Miguel de Allende, Guanajuato. Tra natura, ricchi palazzi, tracce ‘colonial’ e vecchie miniere d’argento

gpb x mondointasca.org del 16/1/14

Ha già raggiunto la 3ª puntata (e avendo raccontato Città del Messico e Tlaxcla sono solo a mitad del camino, devo schiacciare l’acceleratore) la narrazione della gita organizzata dalla spettabile Konrad per facenti viaggiatori e scribi. E preciso subito che se ‘parlo bene’ del sullodato tour operator e/o dei posti fatti vedere dal medesimo, non tiro quattro paghe per il lesso, imperocché, canuto e gratuito scrittor qual io sono, se non vanno bene cose, posti e gente che mi fanno vedere, ecco che spunterebbe un sadico piacer nel raccontarlo.
Meglio Zorro o Banderas?

Da Tlaxcala (28 ottobre) si va a Queretaro, previe soste varie. Alla Hacienda (in Messico, podere, tenuta, in Spagna, ahilloro, il fisco) Viborillas la datazione, XVIII secolo, e l’ottima preservazione facevano ben sperare le signore del nostro grupito che da qualche ventana zompasse Zorro (loro gridolini al solo casto non meno che impossibile pensiero di svenire nelle braccia del malagueño Antonio Banderas, la speranza è l’ultima a morire). Altra sosta a Bernal, un gran bel posto, forse un po’ turistico (ma dai tempi della rivoluzione francese è anche giusto che i bei posti lo siano, non è giusto che vedano il mondo solo il clero e i nobili) soprattutto all’equinozio di primavera: peregrinos arrampicanti sulla Peña (terzo monolito nel mondo) sperando di ricavarne energia positiva. E soprattutto avvince, ultimo stop prima di Queretaro, nella prima oscurità, una passeggiata in Toleman, nella terra dei Otomì-Chichimecas (da tempo Patrimonio dell’Unesco), indigenas proprietaria di capillas tanto semplici e naif quanto provocanti tenerezza.
Queretaro, tra Palome tristi e palazzi Mudèjar

mex 10 puebla casa casco historico ridRivedo Queretaro con piacere, fosse solo perché, aficionado alla storia, sono sensibile alla suggestione di località teatro di intriganti avvenimenti. E a Queretaro, per la cronaca il 19 giugno 1867, fu fucilato Massimiliano d’Absburgo, fratello di Cecco Beppe e governatore del Lombardo–Veneto. Se poi è vera la storia contatami tanto tempo fa, si dice che come ultima volontà chiese di ascoltare la Paloma, talché questa canciòn habanera è divenuta sinonimo di sfiga (e strazio – ogni volta che l’avrà udita – per la disperata Carlotta, che a lungo sopravvisse a Massimiliano in totale stato di follia). Di bello, a Queretaro, va visto lo storico Teatro de la Republica e tante chiese, non si perda il magnifico barocco del Templo de Santa Rosa de Viterbo, e belli (raramente li segnalo, ma quando ce vò ce vò) sono due alberghi per differenti motivi: la Casa de la Marquesa (palazzo barocco – mudèjar, nel dèpliant si autodefinisce, comunque lo è. Queretaro, Patrimonio de la Humanidad, e non ha tutti i torti, quanta storia ed eleganza, e la Casa del Atrio (giardino, terrazze, panorama).
Un ‘buen retiro’ per artisti USA

La gita prosegue (29 ottobre) con meta San Miguel de Allende, previo doveroso stop (lo impone il piacere di ammirare un altro magnifico esempio del barocco) al Santuario di Atotonilco (dal 2008 le due località, dello Stato del Guanajuato, condividono la titolarità di Patrimonio de la Humanidad).

A poco meno di 2000 metri di altitudine (quota giusta a queste latitudini per non morire dal caldo) e a 270 km da Città del Messico, da qualche decennio San Miguel de Allende è divenuta buen retiro di tanti scrittori e artisti made in Usa attirati da una Scuola di murales aperta dal grande Siqueiros. Beninteso sempre di non amatissimi Gringos (da Green – la divisa verde dei soldati invasori a metà ‘800 – Go Home) si parla, ma quantomeno i messicani di San Miguel hanno a che fare con non invadenti intellettuali (mica quei turisti frontalieri che a Tijuana fanno shopping sbandierando Us dollars … e pensare che dall’altra parte del confine la California era tutta roba messicana…).
San Miguel, Guanajuato, nella storia del Messico

Ma oltre agli Yanquis San Miguel, tipicamente colonial quindi da conoscere, vanta molta storia: fondata nel 1542 dal francescano Fray Juan de San Miguel, la città (una delle cosiddette Città Magiche del Messico, 100.000 abitanti, quindi ‘dimensioni umane’, come a Tlaxcala) ricoprì un importante ruolo nella guerra di indipendenza dalla Spagna cominciata con il famoso Grito pronunciato il 16/9 1810 nella vicina Dolores Hidalgo. E il de Allende aggiunto a San Miguel a indipendenza ottenuta ricorda il generale Ignacio Allende, eroe cittadino decapitato dagli spagnoli.

Ma se consiglio Tlaxcala e San Miguel de Allende a chi va in gita nel Messico, la visita di Guanajuato non posso che classificarla un (dicono i viaggiatori yankees) must, obbligo. Perché la città, capitale dell’omonimo Stato, possiede tantissime belle motivazioni che intrigano il viaggiatore, comprese le faccende economiche (marxisticamente parlando, il motore della storia).
La città dell’argento

Messico ... Feliz Dia de los Muertos

Messico … Feliz Dia de los Muertos

Guanajuato potrebbe infatti essere sinonimo di argento, basti pensare che per un paio di secoli un terzo della produzione mondiale proveniva da questa terra. Per averne un’idea di tanta ricchezza si visitino (oltre alla Hacienda Gabriel de Barrera) la La Valenciana, bella chiesa barocca, e l’adiacente, omonima miniera dopodiché si capirà cosa non soffrirono quei pover crist di indigenas sbattuti nelle viscere della pachamama, mentre i bianchi sciur – e chi pensava a salvare le loro anime – se ne stavano in grazia di dio ad aspettare quella plata/argento destinata a ingrassare per metà i re di Spagna e per l’altra metà pirati e corsari al servizio dei re britannici.

Belle, poi, a Guanajuato, la natura (gran panorama da un belvedere all’ombra del Pipila, statua di un minatore indio), gli edifici storici, coloniali e non: la Alhondiga (magazzino dagli spagnoli reso fortezza e conquistato grazie all’eroismo del Pipila) e il teatro Juarez. E quanto alla cultura, un’oretta abbondante va dedicata alla Casa/Museo di Diego Rivera (nudo di Frida Kalho e studi di murales). Ma si avvicina il Dia de Muertos e (per me stranamente, ma poi capirò molto) noto i messicani più sereni del solito (nella ricca Milano se lo sognano…).

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2 MESSICO, LA ”RUTA DE LA INDEPENDENCIA”

Un tour nel Messico più storico e tradizionale, culla dell’indipendenza conquistata un secola fa … Messico e nuvole, Messico e Storia. Quella che oggigiorno è più viva, prende corpo nell’animo dei Messicani dalla guerra di Indipendenza combattuta per liberare il grande Paese dal giogo spagnolo. Ed è una storia “percorribile”. Ecco come…

mex 10 chiapas s cristobal locale bar ridTra gli Stati Uniti e i piccoli Stati dell’America Centrale si viaggia nel (Què Viva) e a me caro Mexico!, affascinante Paese dalle enormi dimensioni (1.972.000 chilometri quadrati, più di sei volte il Belpaese, per poco meno di 100 milioni di abitanti) inferiori soltanto alla complessità nel visitarlo. Non è infatti facile, soprattutto se in un solo viaggio, conoscere un Terra che nei suoi spazi ha accumulato un’incredibile varietà di bellezze naturali, culture, paesaggi, folclore (al quale non appartiene la ahimé attuale guerra dei Narcos, un problema turistico ancorché per ora non letale per il viaggiatore). Per quanto concerne il turista italico, poi, la sempre più diffusa e poco acculturata moda della vacanza in un Villaggio o Megalbergo ‘all inclusive’ – veri e propri gulag dorati che elargiscono sì ozi e buffet, ma sempre lager sono – può far escludere che chi è reduce da un viaggio “Charter più Villaggio” (ad esempio quelli sulla riminesca Riviera Maya) possa dire “Ho visto il Messico” .
Da ciò si evince che il Messico non lo si visita in un viaggio e tanto meno stando fermi in una località balneare, anche perché di “Messici” ve ne sono tanti, diversi e soprattutto separati da vasti spazi e distanze impensabili per chi proviene dalla piccola Europa.

Què Viva Mexico!
V’è però una parte del Messico (molto importante dal punto di vista storico, culturale e folkloristico) visitabile con facilità, in tempi accettabili e senza particolari problemi (si parla di un viaggio con auto a nolo, con o senza guida–autista): la Ruta de la Independencia, un itinerario tranquillamente percorribile in 5 o 6 giorni, con partenza e ritorno a Città del Messico (se non si desidera proseguire a ovest, per le spiagge diAcapulco o verso l’indaffarata Guadalajara, la Milano messicana).
SAMSUNG CAMERA PICTURESLe vicende storiche del Messico sono abbastanza note. Occupato dai Conquistadores di Cortès nei primi anni del ‘500 con la sconfitta degli Aztechi, la terra di Montezuma divenne una colonia spagnola e tale rimase fino all’inizio dell’800, quando attraversarono l’Oceano Atlantico le notizie sull’agonìa dell’impero spagnolo (sul quale “non tramontava mai il sole”) e il vento di libertà nato dalla rivoluzione francese (incentivante la nascita degli Stati nazionali). Esplose pertanto in Messico (come accadde pressoché contestualmente in tutti gli altri attuali Stati del centro e sud America) una voglia di indipendenza, sognata da decenni, che si sviluppò nelle campagne e nelle città minori nelle vicinanze da Ciudad de Mexico (in cui prevalevano i lealisti, epigoni del potere spagnolo).

Una “Ruta” della memoria
La libertà fu finalmente conquistata nel 1821 e annunciata dalle campane suonate dal campanile della chiesa di Dolores Hidalgo, località oggidì ‘Cuna’(culla) del riscatto nazionale messicano e ovvio punto di visita e meditazione lungo la Ruta che dall’indipendenza prende il nome. L’itinerario della “Ruta” è semplice. Da Città del Messico si punta su Queretaro (a 1821 metri s.l.m.: il Messico centrale è un vasto altopiano e ciò garantisce un gradevole clima a queste calde latitudini), città ‘storica’ – Independencia a parte – nelle vicende del Paese. Fu uno degli ultimi centri aztechi ad arrendersi ai Conquistadores (1531); nel 1848 vi fu firmato un trattato che poneva fine alla ‘Guerra Messicana’ con gli Stati Uniti, nel 1867 fu teatro della tragedia di Massimiliano d’Absburgo – fratello di Francesco Giuseppe e governatore della Lombardia dal 1857 al ’59 – fucilato dai repubblicani di Benito Juarez (dicono che, come ultima volontà, chiese che fosse suonata la ‘Paloma’, tante volte ascoltata con l’adorata Carlotta: da allora il motivo assunse fama di menagramo).

Guanajuato, Patrimonio dell’Umanità
La “Ruta” prosegue verso San Miguel, dal 1826 “de Allende” in onore dell’eroe della Independencia Ignacio Allende che vi nacque nel 1779. La città, senza grandi ricordi storici, è invece arcinota e visitata perché importante centro di arte e cultura moderna. Tutto cominciò negli anni ’40 con l’insediamento di artisti yankees della ‘beat generation’: oggi (oltre a edifici neoclassici e conventi barocchi, curiosa la chiesa la Parroquia) l’arte moderna trova ospitalità nel pittoresco mercato, negli ‘atelier’, nell’Instituto Allende e nella Escuela de Bellas Artes. Si torna nella Storia raggiungendo (dalla già citata Dolores Hidalgo) la splendida Guanajuato, per due secoli capitale dell’argento (poco meno della metà della produzione mondiale proveniva dalle miniere circostanti e finiva nei forzieri della sempre più indebitata corona spagnola). Per convincere il lettore quanto sia bella Guanajuato, basti segnalare che l’Unesco l’ha proclamata Patrimonio dell’Umanità (riconoscimento concesso soltanto a importanti località) per i suoi palazzi coloniali, la basilica, le variopinte case decorate dalle buganvillee. Da non perdere – sul colle sovrastante Guanajuato – la ‘Valenciana’, una chiesa barocca ridondante di decorazioni d’oro e d’argento a testimonianza dell’immensa ricchezza elargita dall’omonima miniera.

La città del Sacerdote
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Per completare la “Ruta de la Independencia” – invece di rientrare a Città del Messico – si proceda verso Morelia (in onore del sacerdote Josè Maria Morelos y Pavòn, fucilato dagli spagnoli nel 1815). Piacevolissima la vista della città – anch’essa protetta dall’Unesco – tra palazzi, conventi e chiese barocche sovrastate dalle torri gemelle della cattedrale. All’alba e al tramonto i risaltanti colori pastello delle case di Morelia provocano indimenticabili sensazioni nel visitatore. Chi ama i paesaggi e gli ameni panorami non si perda il lago di Pàtzcuaro e l’omonima cittadina ricca di artigianato.