1 Un altro viaggio (stavolta….. Sibillino) nelle Marche

La meta della gita consiste nei misteriosi e affascinanti monti Sibillini. Ri-eccomi, dunque, nel “deep south” marchigiano, a me caro, non solo per motivazioni ma anche per storia e cultura, nonché per lontani, quindi struggenti, giovanili ricordi

Coloriti tortellini di ricotta,....

Coloriti tortellini di ricotta,….

Dalla Elabora di Ascoli Piceno la Sonia mi manda una email che dice: “Vuoi venire ‘Dove il legno si fa musica’?”, al che la informo immantinente che la risposta la sa già, datosi che convocarmi nelle Marche (massime quelle australi) è come invitare un’oca a bere. E a quel punto non mi resta che ringraziare per l’arruolamento, doppiamente gradito perché la meta della gita consiste nei misteriosi quindi affascinanti monti Sibillini e per il non trascurabile dettaglio che stavolta, per la cosiddetta “legge dei grandi numeri”, escludo che dal cielo cadrà la benché minima goccia d’acqua. Si dà infatti il caso che l’ultima gita ascolana, per saperne di più sui tartufi, ci vide così fradici per colpa di tanti diluvi quasi universali da non escludere l’apparizione di una novella Arca di Noè – solcante le dolci colline marchigiane – che ci accogliesse a bordo per un’opportuna essiccatura. E, difatti, stavolta bel tempo fu, fosse solo per dimostrare che la statistica fa aggio sui pronostici meteo tentati a capocchia dei sedicenti esperti tivù, o forse forse, vai a sapere, fui risparmiato dalle bizze di Giove Pluvio maliardamente sedotto dalla Sibilla (nell’antica mitologia di sesso non solo se ne parlava ma pure lo si praticava con nonchalance, dopodichè purezza e castità han fatto ahinoi capolino alla fine dell’era classica).

Il “deep south” marchigiano

Ri-eccomi, dunque, nel deep south marchigiano, a me caro, non solo per motivazioni gastronomiche (per le olive all’ascolana potrei impazzire, eppertanto anche stavolta ho portato il palato in pellegrinaggio da Donna Rosa al Grottino di Roccafluvione) ma anche per storia e cultura, nonché per lontani, quindi viepiù struggenti, giovanili ricordi. Ad Ascoli partecipai al XIII Corso A.u.c. allievi ufficiali di complemento dal quale, a causa dei piedi dolci, e non ho detto piatti, fui scartato e di lì inviato – per una degenza che sancisse il mio definitivo Addio alle Armi – all’ospedale militare di Chieti laddove degustai i migliori carciofi alla romana della mia affamata esistenza.
Entro pertanto in cronaca diretta cominciando con una telegrafica presentazione della gita propostami dalla Sonia, limitandomi a trascrivere quanto riportato sulla locandina della manifestazione, titolata “Il legno che si fa musica”, sottotitolo ….”Aspettando il Festival dell’Appennino – Montemonaco 18 – 19 ottobre 2014”.
Una “location” per un piacevole weekend

Ritengo invece che siano necessari più accurati dettagli nel descrivere il posto (location per i giovani scribi) in cui si è trascorso un piacevole weekend ascoltando la suddetta musica, scarpinando sui monti quasi fossimo bocia del 4° Alpini ma anche dormendo e magnando nell’Agriturismo Cittadella. Una bucolica struttura (il cui proprietario Silvio Antognozzi non può che saperla lunga sui funghi in quanto amico del grande micologo Guido Stecchi) secondo me tanto valida e confortevole da non aver bisogno di quel sciccoso, non meno che snobistico, Country House evidenziato nella presentazione.
Montemonaco vale il viaggio

Per la fortuna di chi deve descrivere, il nome Montemonaco spiega già tutto, in quanto trattasi di una cittadina ubicata a una discreta altitudine (1000 metri) costruita dai monaci benedettini verso la fine del IX secolo. E da allora la storia di Montemonaco si è arricchita assai, basti ricordare che, divenuta libero Comune verso il 1250, fu financo assediata da Niccolò Piccinino e dal romagnolo (poi divenuto duca di Milano) Francesco Sforza (che i montemonachesi respinsero grazie alle alte mura in tufo sapientemente costruite da quei baloss dei mastri muratori lombardi, gente tosta che andò a scalpellare in tanta parte d’Europa). Ma è soprattutto nel territorio comunale che una visita a Montemonaco vale (come si diceva antan) il viaggio, scoprendo la semplice (non meno che naif e commovente) bellezza delle antiche chiese di San Benedetto, San Giovanni Battista, San Giorgio e Santa Maria in Casalicchio.

Il Festival dell’Appennino

Ma tanto c’è ancora da contare, tant’è che mi tocca turbare i lettori seriosi informando che questa forse troppo balda narrazione prevede una seconda puntata. Nel frattempo segnalo che in questo bel deep south delle Marche sono già previste nel 2015: il Truffle & Co. (Festival del Tartufo Nero, 2/6 gennaio) e, in maggio, il Festival dell’Appennino (nella cui attesa, come precisato nella locandina, si è appunto officiato il concerto mediante il Legno diventato Musica e la salita da quella contaballe della Sibilla). E se proprio dovesse mai nutrire dubbi sulla mia presenza, ribadisco alla Sonia che convocarmi dalle sue parti è come invitare un’oca a bere. Cominci pertanto la mè amìsa Donna Rosa ad ammannire le sue squisite olive (all’ascolana, ça va sans dire….).
(13/11/2014)
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2 Poesia, musica e sapori sui Monti Sibillini

A oltre duemila metri sull’Appennino marchigiano nell’antro della maga Sibilla. Tra i boschi di acero dove il legno diventa musica ad ascoltare il Troubadour Marco Renzi e il Quartetto d’Archi rappresentare favole e romanzi cavallereschi.

olive all'ascolana

olive all’ascolana

Proseguo la mia fatica narrativa informando che nella puntata precedente raccontai la mia ulteriore convocazione nelle dolci Marche (del sud, alias, per dirla col poeta, delle sapide olive all’ascolana e del saporito Ciauscolo), stavolta non cercando tartufi bensì scarpinando per andare a trovare quella balossa della Sibilla. Che, secondo quanto narra la leggenda, risiedeva nel montano (988 metri) Comune di Montemonaco, ma non in centro, bensì sulla cima dell’omonimo monte (2173 mt) in una sorta di attico più modestamente detto Antro. Il cui roccioso ingresso – mi conta un frequentatore del bel Rifugio, ça va san dire chiamato Sibilla – fu fatto saltare in aria dai preti per via di quel che si diceva combinassero la Maga e i suoi adepti, solo voci, per carità, ma, con le Messe Nere e altre diavolerie – ancorchè oggidì derubricate in burlesque – sempre meglio stare accorti.

Il Rifugio Sibilla
Impeditomi un incuriosente sopralluogo nell’Antro dalla già menzionata dinamite del vescovo di San Benedetto del Tronto (‘censura’ avvenuta tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso) non m’è restato che tornare al Rifugio. Laddove, dopo un buon pranzetto (se non altro – clamoroso al Cibali! – mancava la solita canonica polenta ammannita in tutti, dico tutti, i Rifugi delle Alpi) eccomi godere uno spettacolo davvero bello. In uno spiazzo antistante un degradante prato – tribuna per gli accovacciati spettatori –, coadiuvato per i suoni da un giovane esperto alla console e disponendo di pochi altri attrezzi di scena, in una quasi irreale, ovattata atmosfera – colpa, anzi merito, della nebbia soffiata dalla Sibilla – Marco Renzi si è rivelato grande Troubadour.
Che bello, dal lontano, basso medioevo (XII secolo) ritrovare oggidì chi racconta in modo avvincente vicende e gesta di personaggi vaganti tra mito e storia. Troubadour, proveniente dal provenzale Trobar, ovvero poetare, in occitano Trobador. E Marco Renzi, grande artista marchigiano che vive e lavora nel vicino fermano, incanta con la vicenda del Guerin Meschino proprio dove l’eroe di Andrea da Barberino (1489) visse la leggenda dei Monti Sibillini in arrivo dall’albanese Durazzo e dall’imperiale Costantinopoli. E se lo show (nel senso più elegante e culturale della parola) si è rivelato intrigante di fianco al moderno Rifugio, chissà di quanta bellezza fu pervasa la rappresentazione di questo sapiente mixage di favola e romanzo cavalleresco che Renzi realizzò il 3 luglio del 2011 sulla sommità del monte Sibilla, proprio di fronte al citato Antro.
Piero Castelli e il Quartetto d’Archi

“Il legno che diventa musica”
Più sussiegosa e meno bucolica del renziano Guerin (sfido, io: si era nell’ex chiesa di San Biagio, nello storico edificio del museo Sistino, appena dentro le mura di Roccafluvione) il Concerto d’Archi del Quartetto Castelli, laddove il titolare del complesso non solo toca eccellentemente il violino ma è pure sapiente liutaio. E Piero Castelli intriga assai durante una conferenza al termine della quale so che il “Legno che diventa Musica” è soprattutto quello dell’acero e quanto al prezzo di un violino si va dai 100 euro di quelli cinesi scafessi ai 6/7000 di un superviolino la cui manifattura – lui non ne produce più di tre all’anno – richiede almeno quattro mesi tra essiccamento, limature, vernici ecc. ecc. E brava la Sonia/Elabora, artefice di questa mia gita marchigiana, mi vien da pensare mentre lascio Montemonaco, beninteso previo doveroso shopping alla Macelleria Corona, produttrice diretta di Lonza (lo spagnolo Lomo ahinoi poco gustato in Italia), Lonzino, Guanciale (da ‘ste parti Amatriciana docet), Cacciatorini piccanti (Un peu de jeunesse…) e per finire (e vabbè, faccio le corna a Zibello, ma non ne uccide più la gola che la spada?) un signor Culatello (aggiungerei da inginocchiatoio, il massimo delle classificazioni ….).

La gastronomia di Roccafluvione
Ma mica sono così allocco da scappare subito dalle Marche senza un salto a Roccafluvione laddove dapprima passo a salutare Donna Rosa (e vai! con due belle dozzine di Olive all’Ascolana da lei sapientemente scolpite) eppoi procedo a notturna digestione nel bell’Agriturismo La Collina del Tartufo, con panoramica piscina da cui un turista unno od ostrogoto, ammirando dolci colline, e non senza sorseggiare un buon bicchiere di rosso, si chiede se per caso è finito in paradiso.
Addio, anzi, arrivederci Marche, proseguo (e mi affretto a confermare all’avido lettore che narrerò anche queste mie gloriose gesta cultural – palatali) verso l’Umbria e poi la Romagna degli a me cari Dolcini indi la ‘quasi Toscana’ della Lucchesia.
Che altro aggiungere, se non che, nella vita, anche i Valori dello Spirito non sono poi da buttar via?
(20/11/2014)

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MARCHE… GRANDE SAGRA DEL TARTUFO NERO

Nella provincia di Ascoli Piceno grande manifestazione (Truffle & Co. 1 – 8 dicembre, e racconterò) dedicata al prezioso ”Tuber”….

SAMSUNG CAMERA PICTURESEcco quello che (nel nome del delizioso Tuber) accadrà …
ASCOLI PICENO – Un festival di otto giorni interamente dedicato al tartufo nero pregiato. Con cene a tema, eventi musicali e culturali, mostra permanente di tipicità locali, show cooking, convegni. “Truffle & Co, il Nero che accende la passione” si svolgerà a Roccafluvione, dall’1 all’8 dicembre 2013, con eventi anche a Comunanza, Ascoli Piceno e altri sette Comuni del Piceno. Iniziativa ideata e concretizzata nelle Marche, grazie alla Cooperativa Consortile Elabora, presieduta da Patrizia Di Luigi, che coordina un progetto finanziato dal Gal Piceno e sostenuto dalle Comunità Montane del Tronto e dei Sibillini. Concetto semplice e al tempo stesso innovativo: a Roccafluvione verrà allestita una tensostruttura da mille metri quadrati: qui si svolgeranno degustazioni, mostra delle eccellenze enogastronomiche, spettacoli, cene a tema (oltre al tartufo nero, valorizzati anche altri prodotti tipici, dalle mele rosa al miele, dai formaggi ai vini). E non mancano le chicche. Protagonista del concerto inaugurale sarà Silvia Mezzanotte, madrina del festival: a Comunanza, domenica 1° dicembre (ore 21.30), metterà in scena il recital “Regine”. Il titolo evoca il fascino della Sibilla, che da sempre contraddistingue tradizione e storia di
questo angolo marchigiano. Seguiranno giornate intense: il tartufo nero
pregiato sarà in vetrina in vari momenti. Ad Ascoli Piceno, martedì 3 dicembre, si svolgerà un incontro B2B di stampo economico-commerciale tra operatori di strutture ricettive e tour operator nazionali e internazionali. Grazie al tartufo nero, infatti, il Piceno ha le carte in regola per trovare nuova linfa economica e occupazionale. Dopo una settimana in crescendo, il clou.
Sabato 7 dicembre, alle 16.30, Truffle Show Cooking con Michele Bendini (MasterChef Italia, talent show di maggiore successo di Sky). Domenica 8 dicembre, sempre al PalaTruffle a Roccafluvione, sarà assegnato il primo premio “Tartufo Nero Pregiato” a Beppe Bigazzi; a seguire si svolgerà l’asta del tartufo nero pregiato (acquirenti collegati via web da tutta Europa) con un banditore d’eccezione, il giornalista del Tg5 Gioacchino Bonsignore. Attese diecimila presenze. Ogni fase del festival sarà seguita anche da giornalisti delle testate nazionali e internazionali, blogger e fotoreporter, accreditati da tempo.
E non poteva che esser l’Ascolano a ospitare “Truffle & Co, il Nero che accende la passione”. Nel territorio collinare e pedemontano da Ripatransone a Montegallo, fin dagli anni Cinquanta si è sviluppato un florido mercato legato alla tartuficoltura. Dal primo rivenditore locale fino al boom degli anni Ottanta: un miracolo di provincia. Oggi il comparto presenta numeri importanti: nell’Ascolano le tartufaie si estendono per più di 800 ettari (oltre alle tartufaie naturali); mille persone sono state autorizzate, con tanto di tesserino rilasciato dalla Provincia e dalle Comunità Montane, a cercare tartufi.
I mercati? Italia,ma anche Inghilterra, Svizzera, Austria, Stati Uniti, Russia, Giappone. Dal Piceno, il tartufo spicca il volo oltreoceano. Come si presenta l’annata 2013-2014 per il nero pregiato? Buona, tagliano corto i produttori. Ciò significa che il prezzo oscillerà tra 400 e 600 euro al chilo. L’apertura ufficiale della stagione avverrà proprio domenica 1° dicembre, con il taglio del nastro del festival “Truffle & Co”.
Parallelamente alla rassegna, qualificati tour operator visiteranno nove comuni piceni: Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Comunanza, Force, Montegallo, Montemonaco, Palmiano, Roccafluvione, Venarotta.
Alla scoperta delle bellezze storico-architettoniche, paesaggistiche,
produttive e culturali della provincia. Perché sempre più spesso le eccellenze enogastronomiche vanno a braccetto con il turismo.

sabato 23 novembre 2013