Una bella gita esotica a trovare un antico amico traslocatosi da due incantevoli piazze italiche (San Marco e Ducale) ai più celebri atolli del pianeta
gpb x mondointasca.org del 9/5/13 … nella foto, l’autore ”sponsorizzato” (ma quel che scrive è tutto vero, non ama far marchette…)

Una bella collaboratrice e (a... destra) Gian Piero Bellazzi, patron del Nika

Una bella collaboratrice e (a… destra) Gian Piero Bellazzi, patron del Nika

Gian Piero Bellazzi (nella foto, a….  destra),un Vigevanese-Veneziano alle Maldive, tra i primi italici colonizzatori delle mitiche isole dell’Oceano Indiano. Tra i cento e più resort internazionali oggi presenti, solo al Nika si respira aria di casa nostra.
Tempo fa al mè amìs Giampiero Bellazzi dedicai un articolo esaltandone le capacità imprenditoriali nell’hotellerie, doppiamente valide perché il successo, invece di cercarlo “in casa” (comodo fare l’albergatore sulla Riviera Romagnola o Ligure) andò a conquistarselo in lidi lontani nonché turisticamente sconosciuti. La creatura del Bellazzi è infatti un resort delle Maldive chiamato Nika e fu da lui concepito in tempi pionieristici, dopodiché seguì la legione degli operatori turistici europei che ha trapuntato di alberghi e Villaggi (credo che ormai siano più di 100) questa pittoresca area dell’oceano Indiano.

Bellazzi tricolore; tutti gli altri, dopo
E dopo i francesi dello storico Club Mediterranèe, gli italiani di Vacanze e i soliti britannici, vittoriani colonizzatori di questi atolli, sono recentemente apparse stravaganti new entries del turismo mondiale. Mi riferisco ai russi (per le fortune degli incassi di bar e ristorante) e ai cinesi (per i timori degli addetti a evitare la sparizione della clientela). Mi è stato infatti raccontato che alcuni neoturisti di Shanghai e Pechino, incuranti di non saper nuotare, non ci pensan su a legarsi con una corda al loro bungalow a palafitta (richiestissimi, di gran moda, non c’è resortche non abbia dovuto costruirli) dopodiché si buttano disinvoltamente nell’oceano rischiando di finire annegati o impiccati. Chiusa la parentesi dedicata ai ricchi e assetati turisti ex Urss e a quei balossi dei neoborghesi ex seguaci di Mao, rieccomi al Giampiero Bellazzi.

Nika, 'palla equatore' e Maldive 4°N

Nika, ‘palla equatore’ e Maldive 4°N

Dalla Laguna agli Atolli
E mi riferisco a un articolo dedicatogli tempo fa e titolato (scimmiottando il divertentissimo Due milanesi alle piramidi) Un vigevanese alle Maldive (e se necessario un sottotitolo niente di meglio che Dalla Lomellina all’oceano Indiano, scopiazzando pure De Amicis).

A onor del vero il mio racconto costituì prevalentemente una biografia del Giampiero piuttosto che una turistica descrizione del Nika, per due motivi: in primo luogo dovetti dedicare molto spazio a chiarire che il nostro era si nato a Vigevano, ma un bel giorno, folgorato sulla Via di Venezia (richiamato alla Naja era divenuto aviere nell’aeroporto militare del Lido) si innamorò perdutamente (accade a tutti i neofiti con entusiasmi superiori a chi già appartiene a una fede o a una causa) della Serenissima, fino a sentirsi più venexian di un veneziano doc nato nel Sestiere di Cannaregio. In secondo luogo non potevo dilungarmi in una esauriente descrizione del Nika, sia per le suesposte necessità di precisare le doppie origini lombardo-venete del mio amico, sia per il semplice motivo che al Nika non v’ero mai stato, quindi non lo conoscevo. E a tale proposito colgo l’occasione per confessare che sorrido al pensiero di quei poveretti che si fidano di foto e descrizioni di un albergo e decidono di conseguenza: due paroline messe lì bene, senza nemmeno dover essere grandi copywriters, e una foto ben tagliata eppoi convenientemente ritoccata, et voilà: si prenota entusiasti un albergo salvo poi arrivarvi e scoprire che è un cesso.

Maldive fantastiche: ma che fare “dopo” il bagno?
Sorridente figlia di Ibrahim Prima dei procedere alla descrizione della creatura alberghiera bellazziana attendevo pertanto di conoscere il Nika (come deontologia impone, ancorché antan un caro amico, importante scriba redattore di turismo di una allora lettissima rivista femminile, scrisse non so più quanti articoli su Londra senza esservi mai stato). E non è che gli dei si accanissero nel negarmi la conoscenza delle mitiche Maldive (in subordine del solo Nika), anzi, non so quante volte il Giampiero Bellazzi mi invitò a soggiornare, quindi prendendo visione del suo ancorché minuscolo regno. Ma per decenni furono proprio le lillipuziane dimensioni degli isolotti maldiviani (poco, ma davvero poco più grandi dell’isola dei Tafani, nel a me caro Ticino al ponte di Galliate) a farmi dubitare. Poco attratto da un subacqueo rapporto (vabbè, un paio di fugaci visioni, ok, ma trascorrere ore in silente rapporto con lui proprio non mi interessava) col pesce Napoleone, per ammazzare il tempo delle mie vacanze maldiviane non mi sarebbe restato che fare il tour dell’isola ospitante. Ma una volta compiutolo, ‘sto giro, che cacchio avrei mai fatto dopo (angoscia)? E la sera, poi, dati per improbabili amorosi amplessi (ancorché favoriti dalla romantica sistemazione in un deluxe bungalow) non perché dimenticati bensì soltanto impossibilitati per raggiunti limiti d’età, che avrei mai potuto fare?

L’isola del Fico col vessillo di San Marco
Ma alla fine è prevalsa la gentile insistenza del Giampiero, anche perché “Ci sono Maldive e Maldive” assicura lui in una piacevole ed elegante monografia di presentazione del Nika (alla quale rinvio per maggiori info, se no c’è il sito). Parola che nonostante l’apparenza non ha nulla a che vedere con la greco antica Vittoria (Nike, da non confondere con le omonime, costosescarp de tenis) trattandosi bensì, in lingua locale, del divehi, gigantesco Ficus Bengalensis che domina l’isola oltre a darle il nome (mentre simbolo-logo del resort è il Venus Comb, Pettine di Venere, Murex Pecten spinosa conchiglia gasteropode predatore dalla inquietante bellezza).
MaldiveEccomi dunque alla corte di Giampiero. E aggiungo poi, last but not least, che al piacere di non essere più “l’unico italiano che non è mai stato alle Maldive” (status socioeconomico che mi poneva ben più al disotto degli sfigati paria dell’India) ho pure aggiunto la piacevole esperienza di vivere in un lontano seppur minuscolo lembo della da me adorata Venezia. Al Nika un bar si chiama “da Bepi”, in un altro si servono gli Spritz come in un Bacaro. E sull’imbarcadero garrisce il glorioso vessillo del Leon de San Marco, ammainato in sua presenza con austera cerimonia quando Giampiero si appresta ad assentarsi dal Nika