All’estremo sudovest del Mediterraneo la città andalusa, dal dolce clima favorito dalla protezione della Sierra Nevada, propone arte, cultura, tradizioni, folklore e gastronomia ….
gpb x mondointasca.org del 14/6/2011 – nella foto di copertina: La feria di agosto

andalucia - malaga - casa guardiaUn’escursione alla scoperta dei luoghi frequentati da Vip e comuni mortali, lungo la famosa costa meridionale della Spagna. Perfetto mix di attrattive paesaggistiche, locali di grande, media e onesta “classe”, richiamo di “nomi” famosi. Insomma, una zona di mare che mantiene inalterato il fascino antico…

Malaga è celebre per il suo vino, il dolce clima e le sue bellezze (femminili). Ben due sono infatti le composizioni musicali dedicate alla Malagueña (e quale matusa non ricorda Bruno Marini che cantava “Il mio amore è nato a Malaga”?). E Malaga è anche Costa del Sol, turismo doc. Andiamo a scoprirli, affidandoci, invece che alle solite guide turistiche o a nostrani cantanti, ad Al-Idrisi, il primo geografo arabo che alcuni secoli fa descrisse il percorso da Algeciras a Granada, via Malaga (l’itinerario tra la prima località conquistata dai Moros e l’ultima ceduta ai Reyes Catolicos).

Malaga, dolce come il suo “Moscatel”
Piacevole, certamente da visitare, Malaga risalterebbe ancor più se non fosse relegata in secondo piano dallo splendore delle altre città andaluse. Bella l’Alcazaba (cittadella, villaggio fortificato) e soprattutto interessante la salita e il panorama dal castello di Gibralfaro (niente male il risveglio dopo un pernottamento nell’omonimo Parador): sullo sfondo il mare Mediterraneo, più sotto un mare di verde di giardini e le palmeras del Paseo del Parque, un trionfo botanico tra la Plaza de la Marina – epicentro del traffico cittadino – e laPlaza de Toros della Malagueta (Feria di Malaga nella settimana di Ferragosto, il 19 anniversario della conquista da parte dei citati Reyes).

Shopping d’alabastro
Oltre la Plaza de la Marina giganteggiano i pioppi secolari della Alameda Principal e si fa conoscenza con il dolce Moscatel, tipico Vino de Malaga (corso teorico su uvaggi e produzione presso il consorzio dei produttori, in un edificio sulla parte sinistra del viale). Dalla teoria si attraversa la strada per passare alla pratica – con un voluttuoso bicchierino di Pajarito – nella quasi prospiciente Antigua Casa Guardia, mitico ritrovo della mescita del vino con più un secolo e mezzo di storia.
Dopo un dovuto shopping di alabastro, vanto di Malaga, nelle tiendas intorno a Plaza de la Constituciòn, è tempo di provare la cucina locale (l’ajo blanco – mollica, aglio, mandorle e uvetta – e l’andalusissimo Pescato Frìo, fritto misto di piccoli pesci). A El Palo, sobborgo sulla strada per Motril e la Costa Granadina, Casa Pedro costituisce il tipico esempio dei caciarosi ristoranti del sud Mediterraneo, con la caccia a un tavolo all’aperto, il viavai di camerieri, i clienti alla ricerca del fresco e di un pesce giusto a costo onesto.

Turismo universale a Torremolinos e dintorni
Solo 14 chilometri – a destra l’aeroporto, a sinistra il mare e il Parador del Golf – separano Malaga da Torremolinos (ormai tutt’uno con Benalmàdena, anzi, sarebbe più saggio dare vita a un’unica Torremàdena…). Descrivere questo enorme centro balneare è problematico, per le dimensioni raggiunte, la varietà dell’offerta turistica a costi per tutte le tasche e un più che accettabile livello della bontà dei servizi e dei divertimenti proposti. È invece sicuro che se si organizzasse il ritorno alla Carihuela – la spiaggia più bella, animata e frequentata, villaggio di pescatori nemmeno tanto tempo fa – di un emigrante che la abbandonò prima del boom turistico, quantomeno il buon uomo si stropiccerebbe gli occhi. Ed è altrettanto certo che a Torremolinos – in un giusto rapporto qualità/prezzo dei prodotti turistici corrisposti – tutti si divertono: la turista tedesca in sfrenato shopping nelle stradine pedonali o al Mercadillo del giovedì (dietro il Mercato Municipale); il cassintegrato inglese che con gli stessi importi vive meglio al sole andaluso che tra le piogge del North England; il ricco sudamericano, multiproprietario di uno degli apartamentos multiproprietà sulla spiaggia del Bajondillo; la coppietta in viaggio di nozze che cena teneramente in uno dei tanti ristorantini lungo la spiaggia. Superata Benalmàdena (Mercadillo all’Arroyo de la Miel e il venerdì in calle Felipe Orlando) l’hotel, casinò e golf di Torrequebrada costituisce l’anticamera della Costa del Sol capitalista, ma non ancora blasonata. Prima di pervenire alla Milla de Oro di Marbella occorre lasciare alle spalle la collinare Mijas (5 stelle il Byblos Andaluz con ovvio golf, civettuola ma sa di finto la postmoderna miniPlaza de Toros) e Fuengirola (la fortezza di Suhayl, costruita dagli Almoravidi nel X secolo, non sfuggì certamente ai reportages geografici di Al-Idrisi).

Marbella, “sogno” sempre attuale

The Rock, Gibilterra (o Gebel El Tarik, la montagna di Tarik, dal 711)

The Rock, Gibilterra (o Gebel El Tarik, la montagna di Tarik, dal 711)

Ma ecco Marbella e la sua dorata costola nautica, Puerto Banùs, in un cocktail di miti e nobiltà, petrolio e sceicchi, tanta ricchezza ma anche tanti voglio ma non posso; mondanità, lusso vero e finto, moda, sostanza e apparenza, speranza di vedere il vip e politica (lo scomparso Gil y Gil, suo sindaco nonché presidente dell’Atletico Madrid, vi si sbizzarrì inventando partiti politici locali, favorendo la corruzione e improvvisando pulizie etniche notturne operate da una decisa polizia municipale).
Niente paura, comunque, Marbella non è soltanto il Marbella Club, vip-hotel divinato qualche lustro fa dal principe Alfonso di Hohenlohe (in coproduzione con la moglie Ira von Furstenberg) per le frivolezze di don Jaime de Mora y Aragòn, alias Fabiolo. A Marbella c’è posto anche per i tanti signori Rossi o Garcìa o Smith, nei curati ristoranti della Plaza del Ayuntamiento e in calmierati hotel 3 stelle, oltre che al canonicoMercadillo (fianco allo stadio Utrera Molina, il lunedì). E dopo aver passato in rivista gli yachts di Kashoggi e altri, nello stesso Puerto Banùs si può stare all’altezza (parlandone poi per tutto l’inverno agli amici del bar) pranzando alla Taberna del Alabardero (menu del dia, almuerzo – seconda colazione, 22 €; menu degustaciòn, 45 €). Dopo Marbella la Costa del Sol prosegue – attraverso San Pedro de Alcantara ed Estepona – verso il Peñon, la mitica non meno che storica Rocca di Gibilterra.

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MALAGA E LA COSTA DEL SOL

Uno dei più grandi fenomeni turistici del mondo

andalucia - malaga - museo Picasso 8Per conoscere la Costa del Sol non resta che affidarsi a Al-Idrisi, il primo geografo arabo che alcuni secoli fa descrisse il percorso da Algeciras a Granada, via Malaga (l’itinerario tra la prima località conquistata dai Moros e l’ultima ceduta ai Reyes Catolicos). Piacevole, certamente da visitare, Malaga risalterebbe ancor più se non fosse relegata in secondo piano dallo splendore delle altre città andaluse.

Bella l’Alcazaba (cittadella, villaggio fortificato) e soprattutto interessante la salita e il panorama dal castello di Gibralfaro (niente male il risveglio dopo un pernottamento nell’omonimo Parador): sullo sfondo il mare Mediterraneo, più sotto un mare di verde di giardini e le palmeras del Paseo del Parque, un trionfo botanico tra la Plaza de la Marina – epicentro del traffico cittadino – e la Plaza de Toros della Malagueta (Feria di Malaga nella settimana di Ferragosto, il 19 anniversario della conquista da parte dei citati Reyes).

Oltre la Plaza de la Marina giganteggiano i pioppi secolari della Alameda Principal e si fa conoscenza con il dolce Moscatel, tipico Vino de Malaga (corso teorico su uvaggi e produzione presso il consorzio dei produttori, in un edificio sulla parte sinistra del viale). Dalla teoria si attraversa la strada per passare alla pratica -con un voluttuoso bicchierino di Pajarito- nella quasi prospiciente Antigua Casa Guardia, mitico ritrovo della mescita del vino con più un secolo e mezzo di storia. Dopo un dovuto shopping di alabastro, vanto di Malaga, nelle tiendas intorno a Plaza de la Constituciòn, è tempo di provare la cucina locale (l’ajo blanco – mollica, aglio, mandorle e uvetta- e l’andalusissimo Pescato Frìo, fritto misto di piccoli pesci). A El Palo, sobborgo sulla strada per Motril e la Costa Granadina, Casa Pedro costituisce il tipico esempio dei caciarosi ristoranti del sud Mediterraneo, con la caccia a un tavolo all’aperto, il viavai di camerieri, i clienti alla ricerca del fresco e di un pesce giusto a costo onesto.

Solo 14 kilometri – a destra l’aeroporto, a sinistra il mare e il Parador del Golf – separano Malaga da Torremolinos (ormai tutt’uno con Benalmàdena, anzi, sarebbe più saggio dare vita a un’unica Torremàdena…). Descrivere questo enorme centro balneare è problematico, per le dimensioni raggiunte, la varietà dell’offerta turistica a costi per tutte le tasche e un più che accettabile livello della bontà dei servizi e dei divertimenti proposti.

rocioE’ invece sicuro che se si organizzasse il ritorno alla Carihuela – la spiaggia più bella, animata e frequentata, villaggio di pescatori nemmeno tanto tempo fa – di un emigrante che la abbandonò prima del boom turistico, quantomeno il buon uomo si stropiccerebbe gli occhi. Ed è altrettanto certo che a Torremolinos – in un giusto rapporto qualità/prezzo dei prodotti turistici corrisposti – tutti si divertono: la turista tedesca in sfrenato shopping nelle stradine pedonali o al Mercadillo del giovedì (dietro il Mercato Municipale); il cassintegrato inglese che con gli stessi importi vive meglio al sole andaluso che tra le piogge del North England; il ricco sudamericano, multiproprietario di uno degli apartamentosmultiproprietà sulla spiaggia del Bajondillo; la coppietta in viaggio di nozze che cena teneramente in uno dei tanti ristorantini lungo la spiaggia.

Superata Benalmàdena (Mercadillo all’Arroyo de la Miel e il venerdì in calle Felipe Orlando) l’hotel, casinò e golf di Torrequebrada costituisce l’anticamera della Costa del Sol capitalista, ma non ancora blasonata. Prima di pervenire alla Milla de Oro di Marbella occorre lasciare alle spalle la collinare Mijas (5 stelle il Byblos Andaluz con ovvio golf, civettuola ma sa di finto la postmoderna miniPlaza de Toros) e Fuengirola (la fortezza di Suhayl, costruita dagli Almoravidi nel X secolo, non sfuggì certamente ai reportages geografici di Al-Idrisi).

Ma ecco Marbella e la sua dorata costola nautica, Puerto Banùs, in un cocktail di miti e nobiltà, petrolio e sceicchi, tanta ricchezza ma anche tanti voglio ma non posso, mondanità, lusso vero e finto, moda, sostanza e apparenza, speranza di vedere il vip e politica (lo scomparso Gil y Gil, suo sindaco nonchè presidente dell’Atletico Madrid, vi si sbizzarrì inventando partiti politici locali, favorendo la corruzione e improvvisando pulizie etniche notturne operate da una decisa polizia municipale).

Niente paura, comunque, Marbella non è soltanto il Marbella Club, vip-hotel divinato qualche lustro fa dal principe Alfonso di Hohenlohe (in coproduzione con la moglie Ira von Furstenberg) per le frivolezze di don Jaime de Mora y Aragòn Fabiolo. A Marbella c’è posto anche per i tanti signori Rossi o Garcìa o Smith, nei curati ristoranti della Plaza del Ayuntamiento e in calmierati hotel 3*, oltre che al canonico Mercadillo(fianco allo stadio Utrera Molina, il lunedì). E dopo aver passato in rivista gli yachts di Kashoggi e altri, nello stesso Puerto Banùs si può stare all’altezza (parlandone poi per tutto l’inverno agli amici del bar) pranzando alla Taberna del Alabardero (menu del dia, almuerzo – seconda colazione, 22 €; menu degustaciòn, 45 €). Dopo Marbella la Costa del Sol prosegue – attraverso San Pedro de Alcantara ed Estepona – verso il Peñon, la mitica non meno che storica Rocca di Gibilterra.

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LUNGO LA COSTA DEL SOL

All’estremo sudovest del Mediterraneo la città andalusa, dal dolce clima favorito dalla protezione della Sierra Nevada, propone arte, cultura, tradizioni, folklore e gastronomia ….
gpb x mondointasca.org del 14/6/2011

andalucia - folklore 3Un’escursione alla scoperta dei luoghi frequentati da Vip e comuni mortali, lungo la famosa costa meridionale della Spagna. Perfetto mix di attrattive paesaggistiche, locali di grande, media e onesta “classe”, richiamo di “nomi” famosi. Insomma, una zona di mare che mantiene inalterato il fascino antico…

Malaga è celebre per il suo vino, il dolce clima e le sue bellezze (femminili). Ben due sono infatti le composizioni musicali dedicate alla Malagueña (e quale matusa non ricorda Bruno Marini che cantava “Il mio amore è nato a Malaga”?). E Malaga è anche Costa del Sol, turismo doc. Andiamo a scoprirli, affidandoci, invece che alle solite guide turistiche o a nostrani cantanti, ad Al-Idrisi, il primo geografo arabo che alcuni secoli fa descrisse il percorso da Algeciras a Granada, via Malaga (l’itinerario tra la prima località conquistata dai Moros e l’ultima ceduta ai Reyes Catolicos).

Malaga, dolce come il suo “Moscatel”
Piacevole, certamente da visitare, Malaga risalterebbe ancor più se non fosse relegata in secondo piano dallo splendore delle altre città andaluse. Bella l’Alcazaba (cittadella, villaggio fortificato) e soprattutto interessante la salita e il panorama dal castello di Gibralfaro (niente male il risveglio dopo un pernottamento nell’omonimo Parador): sullo sfondo il mare Mediterraneo, più sotto un mare di verde di giardini e le palmeras del Paseo del Parque, un trionfo botanico tra la Plaza de la Marina – epicentro del traffico cittadino – e laPlaza de Toros della Malagueta (Feria di Malaga nella settimana di Ferragosto, il 19 anniversario della conquista da parte dei citati Reyes).

Shopping d’alabastro
Oltre la Plaza de la Marina giganteggiano i pioppi secolari della Alameda Principal e si fa conoscenza con il dolce Moscatel, tipico Vino de Malaga (corso teorico su uvaggi e produzione presso il consorzio dei produttori, in un edificio sulla parte sinistra del viale). Dalla teoria si attraversa la strada per passare alla pratica – con un voluttuoso bicchierino di Pajarito – nella quasi prospiciente Antigua Casa Guardia, mitico ritrovo della mescita del vino con più un secolo e mezzo di storia.
Dopo un dovuto shopping di alabastro, vanto di Malaga, nelle tiendas intorno a Plaza de la Constituciòn, è tempo di provare la cucina locale (l’ajo blanco – mollica, aglio, mandorle e uvetta – e l’andalusissimo Pescato Frìo, fritto misto di piccoli pesci). A El Palo, sobborgo sulla strada per Motril e la Costa Granadina, Casa Pedro costituisce il tipico esempio dei caciarosi ristoranti del sud Mediterraneo, con la caccia a un tavolo all’aperto, il viavai di camerieri, i clienti alla ricerca del fresco e di un pesce giusto a costo onesto.

Turismo universale a Torremolinos e dintorni
Solo 14 chilometri – a destra l’aeroporto, a sinistra il mare e il Parador del Golf – separano Malaga da Torremolinos (ormai tutt’uno con Benalmàdena, anzi, sarebbe più saggio dare vita a un’unica Torremàdena…). Descrivere questo enorme centro balneare è problematico, per le dimensioni raggiunte, la varietà dell’offerta turistica a costi per tutte le tasche e un più che accettabile livello della bontà dei servizi e dei divertimenti proposti. È invece sicuro che se si organizzasse il ritorno alla Carihuela – la spiaggia più bella, animata e frequentata, villaggio di pescatori nemmeno tanto tempo fa – di un emigrante che la abbandonò prima del boom turistico, quantomeno il buon uomo si stropiccerebbe gli occhi. Ed è altrettanto certo che a Torremolinos – in un giusto rapporto qualità/prezzo dei prodotti turistici corrisposti – tutti si divertono: la turista tedesca in sfrenato shopping nelle stradine pedonali o al Mercadillo del giovedì (dietro il Mercato Municipale); il cassintegrato inglese che con gli stessi importi vive meglio al sole andaluso che tra le piogge del North England; il ricco sudamericano, multiproprietario di uno degli apartamentos multiproprietà sulla spiaggia del Bajondillo; la coppietta in viaggio di nozze che cena teneramente in uno dei tanti ristorantini lungo la spiaggia. Superata Benalmàdena (Mercadillo all’Arroyo de la Miel e il venerdì in calle Felipe Orlando) l’hotel, casinò e golf di Torrequebrada costituisce l’anticamera della Costa del Sol capitalista, ma non ancora blasonata. Prima di pervenire alla Milla de Oro di Marbella occorre lasciare alle spalle la collinare Mijas (5 stelle il Byblos Andaluz con ovvio golf, civettuola ma sa di finto la postmoderna miniPlaza de Toros) e Fuengirola (la fortezza di Suhayl, costruita dagli Almoravidi nel X secolo, non sfuggì certamente ai reportages geografici di Al-Idrisi).

Marbella, “sogno” sempre attuale

Malaga, plaza de toros....

Malaga, plaza de toros….

Ma ecco Marbella e la sua dorata costola nautica, Puerto Banùs, in un cocktail di miti e nobiltà, petrolio e sceicchi, tanta ricchezza ma anche tanti voglio ma non posso; mondanità, lusso vero e finto, moda, sostanza e apparenza, speranza di vedere il vip e politica (lo scomparso Gil y Gil, suo sindaco nonché presidente dell’Atletico Madrid, vi si sbizzarrì inventando partiti politici locali, favorendo la corruzione e improvvisando pulizie etniche notturne operate da una decisa polizia municipale).
Niente paura, comunque, Marbella non è soltanto il Marbella Club, vip-hotel divinato qualche lustro fa dal principe Alfonso di Hohenlohe (in coproduzione con la moglie Ira von Furstenberg) per le frivolezze di don Jaime de Mora y Aragòn, alias Fabiolo. A Marbella c’è posto anche per i tanti signori Rossi o Garcìa o Smith, nei curati ristoranti della Plaza del Ayuntamiento e in calmierati hotel 3 stelle, oltre che al canonicoMercadillo (fianco allo stadio Utrera Molina, il lunedì). E dopo aver passato in rivista gli yachts di Kashoggi e altri, nello stesso Puerto Banùs si può stare all’altezza (parlandone poi per tutto l’inverno agli amici del bar) pranzando alla Taberna del Alabardero (menu del dia, almuerzo – seconda colazione, 22 €; menu degustaciòn, 45 €). Dopo Marbella la Costa del Sol prosegue – attraverso San Pedro de Alcantara ed Estepona – verso il Peñon, la mitica non meno che storica Rocca di Gibilterra.