“Avec cinq ou six termes de l’art, et rien de plus, l’on se donne pour connaisseur en musique, en tableaux, en bâtiments, et en bonne chère ; l’on croit avoir plus de plaisir qu’un autre à entendre, à voir et à manger ; l’on impose à ses semblables, et l’on se trompe soi-même”  (“Con non più di cinque o sei parole ci si fa passare per intenditori di musica, pittura, architettura e buona cucina; ci si impone ai propri simili e ci si frega da soli”).

Storione alla catalana!

Storione alla catalana!

Trattasi, da me liberamente tradotta, di una massima di La Bruyère (Les Caractères, VIII, 82), che nonostante la datazione (1688) mi sembra estremamente attuale non meno che valida, soprattutto se rivolta a quell’esercito di tuttologi che sanno tutto loro, dottorano, spiegano, te la contano su. E sia ben chiaro, mi affretto a precisare, che pure lo scrivente può essere annoverato tra i blablabla(guers), quantomeno di complemento, non parliamo, poi, a tavola, laddove è il caso che, prima o poi, anche tu dica la tua, mica puoi star lì tutta la cena a subire l’altrui chiacchiericcio.
È invece umano, e quindi non indegno, almeno a mio parere, scoprirsi ignorante (vabbè, mica sempre, sennò rischi di passare per un pirla e non ti invitano più a pappare). Non parliamo poi se l’ignoranza (di ciò che invece dovresti conoscere, in quanto cronista di Viaggi & Mangiare) è doppiamente vergognosa. Mi è accaduto in occasione di una cena nella terra di Lodi in cui sono stato arruolato dal mè amìs Nicola, una “figura” (personaggio, dicunt gli spagnoli taurini, da noi, più americamente, chiamasi Lìder) della Accademia della Cucina. Una cena, dicevo, avente oltretutto come protagonista (passivo) una leccornia.
La mia ‘doppia ignoranza’, nel senso di conoscenza zero, o quasi? Eccola: 1 Il posto (pardòn, oggidì dicesi location) della cena; 2 La pappa (più chic dire il menu) e se dico caviale, basta la parola …. E mi spiego.
La location. È mai possibile che, non tanto un Grande Viaggiatore (perché tale –ancorchè, forse, a torto- mi ritengo, beh,118 Paesi ‘visti’ son mica pochi), quanto, e soprattutto, un attempato ex tour operator nonché cronista di turismo, non conoscesse, a mezz’ora d’auto da Milano, un’importante realtà turistica lombarda di nome “Azienda Faunistica Venatoria Mortone”? Perché Caccia & Pesca possono essere, sì, importanti, ma (ancorchè io avessi antan inventato l’abbinamento dei due citati sport ai viaggi, vabbè non nel Belpaese) a fare aggio, a prevalere (non parliamo poi, ecologicamente) su lenza e doppietta è la Natura da Favola che si ammira nella tenuta agricola di Michele e Diego Brambilla (mentre il Parco Ittico, alla Villa Pompeiana di Zelo Buon Persico, è gestito dal nipote Ovidio, ça va sans dire esperto di tutto quanto nuota sottacqua). Appunto “Una natura da favola a pochi kilometri da Milano” (copio da un dèpliant del Parco Ittico Paradiso, ‘lo dice’ Riccardo Groppali docente all’università di Pavia) … “Ampi specchi d’acqua ferma e corsi d’acqua limpida … fontanili, uccelli che dall’acqua traggono la loro alimentazione, la gallinella d’acqua, il germano, gli aironi più comuni, l’airone cenerino … all’avvicinarsi della notte è possibile imbattersi nel ghiro, nel tasso, nella volpe e nella puzzola…”. Un festa per gli occhi, e una miniera di info per quei (tanti) bimbi milanès incapaci di riconoscere un tonno da un pollo (a meno che sia reclamizzato da uno spot tivù). Chi vuole ammirare il bello di madrenatura (e tirar su figli un po’ più ‘al corrente’) visiti pertanto il sito “parcoittico.it” se non preferisce affidarsi al vecchio, caro telefono, 0290658704.

Novità, risotto "allo storione" ... (geniale)

Novità, risotto “allo storione” … (geniale)

Ma, detto inter nos, ancorchè buon ecologo la “mèta primaria” (nonchè oggetto della mia ‘seconda asineria’, in primis l’ignoranza della citata oasi faunistica) della serata propostami dal Nicola era il caviale (perché, diciamocelo una volta per tutte, il poterlo pappare, con quel che costa, costituisce uno Status Symbol che quasi quasi nemmeno il tartufo…). Sorvolo pertanto sul resto della cena, tanti i modi di cottura dello storione, financo, sorpresa, ‘alla catalana’.
Caviale nel senso di uova dell’Acipenser, lo storione in latino, da cui gli Apenseridae, una famiglia di ben 26 componenti, forse troppi, datosi che faccio già confusione (ma il cortese lettore mi capirà per certo, anche perché il Caviale è meglio gustarlo che leggerlo…) con quei pochi nominativi a me comunicati (Trasmuntanu, Baeri, Guelden Stariad, qual è il pesce e quali le uova? Mah).
Ad ogni buon conto posso garantire sulla validità delle info che seguono, in quanto frutto di una chiacchierata con il mio dirimpettaio a tavola nonchè anfitrione, Sergio Nannini (
[email protected] – adamascaviar.com). E con un certo disordine (come accennato, il mio know how  su caviale e storione era invero miserevole eppoi le chicche sono tante… ) passo a notiziare.
caviale adamas 2 ridGli storioni (involontari e indiretti protagonisti della mia serata di cui sopra…) sono allevati nei rami morti dell’Adda (tra carpe e lucci) … sembrano (e lo sono) pesci “preistorici” … la loro popolazione ascende a 100.000 esemplari (ahh esistono storioni per carne e per uova/caviale) in 70 vasche di cemento  … 250 gr. del divino’ Beluga’ costano (indicativo) 1000 euro (alias 4000 euro al kilo) … tre anni fa è stato pescato un Beluga di 94 kg ma il peso medio varia tra i 6 e 7 kili ….  Italia e Cina sono (ormai) all’avanguardia (!) nella produzione del Caviale (e dire che, solo un annetto fa, ero finito ad Aktar, Kazakhstan, mar Caspio, anche per saperne di più –ma niente appresi- sul caviale …) … (persino) gli ucraini vengono a comprarlo in Italia (!!) …  che (ormai) lo esporta (pure) in Russia (!!!) …

P.S. Dopo cotanta Lectio Magistralis sullo Storione (e le sue lussuose uova), gradirei che non si parlasse più di Caviale quando (con tutto il rispetto, e, please, senza snobismo…) si accenna alle uova di Lumpus e/o di Salmone …