per mondointasca.org …….. foto di apertura: segnaventi delle barche da pesca nella laguna dei Curoni
Se si dovesse procedere a una stolta graduatoria (tipo i confronti inventati da turisti pirla, capaci di chiederti se ti è piaciuto di più il Big Ben di Londra oppure il Grand Canyon del Colorado) una classsifica dell’appeal turistico delle Repubbliche Baltiche la Lituania – meta finale della mia gita nei tre Paesi – potrebbe prevalere sia pur di poco per alcuni, svariati motivi (comunque non per il dettaglio di essere il più grande e abitato dei tre Paesi, 65.000 kmq, poco più di un quinto del Belpaese, per più di 3 milioni di abitanti).
Tra i principali motivi, ad esempio, segnalerei un più ricco passato storico appetto alle due repubbliche settentrionali, le maggiori attrattive turistiche lungo la costa del mar Baltico (località e paesaggi nonché la preziosa ambra) e, last but not least, un contesto culturale e religioso contrassegnato da una importante e massiccia presenza dell’ebraismo in questa tribolata regione dell’Europa nordorientale.
Da Riga mi sono pertanto trasferito (solito bus Lux Express, e quanto a itinerari, costi e durata dei trasferimenti ho doverosamente informato nelle precedenti puntate) dapprima sulla costa baltica lituana eppoi a Vilnius, completando la gita agostana nei tre Paesi Baltici (mediante volo loucost di ritorno a Bergamo parimenti a quello di andata a Tallinn).
Ed eccomi a Klaipeda (per i tedeschi, Memel o Memelburg, in russo Rubiske) una città (sul fiume Neumunas, poco meno di 200.000 abitanti, unico porto della Lituania) storicamente molto importante per l’estrema vicinanza con la Prussia orientale. Che oggidì appartiene alla Russia ma fino al 1945 fu tedesca doc: l’attuale Kaliningrad, capoluogo e porto militare ex sovietico, infatti, altro non è che la Konigsberg del grande filosofo Immanuel Kant, quello che con nibelungica puntualità cominciava alle 14 in punto la rituale passeggiata tant’è che, alla sua apparizione, i concittadini provvedevano a regolare l’orologio. E se mai non bastassero (oltre alla vicenduola di Kant) le altre info storico – geografiche a spiegare che in quest’angolo di Lituania i tedeschi sono sempre stati di casa è il caso di aggiungere che Klaipèda fu fondata a metà del ‘200 dai Cavalieri Teutonici dopodiché, annessa nel 1939 al Terzo Reich, a pronunciarvi un discorso (dal balcone del teatro cittadino) apparve in città nientemeno che il Fuhrer, al secolo Adolf Hitler.
Ad attirarmi a Klaipeda (notte nell’accettabile hotel Lugne, non caro e buon 3 stelle) non è stata certamente la balneare, poco distante Palanga, né lo shopping di ambra, estratta in gran quantità da queste parti. Ero invece molto attratto penisola di Neringa, quella sottile striscia di terra che per quasi 100 kilometri (a metà strada il confine russo, all’estremità la citata Kaliningrad) separa il mar Baltico dalla laguna dei Curoni. Chi finisce in quest’angolo baltico della Lituania faccia pertanto un salto tra panorami davvero insoliti (breve tratto in ferry da Klaipèda poi in bus a Neringa e fino a Nida, elegante paese curlandese vocato al turismo nonché buen retiro di Thomas Mann (riecco i soliti tedeschi … stavolta, almeno questo, non nazisti…..). Bella vista dalla duna Parnidis.
Cinque ore di bus (le ultime della gita nelle tre Repubbliche Baltiche) per coprire i poco più di 300 km separanti Klaipeda da Vilnius e dopo aver visto Kaunas da lontano (sarebbe stato doveroso nella seconda località della Lituania, storia, cultura e tradizioni me lo imporrebbero, ma tiremm innanz) eccomi nella capitale (scendo, termine di moda nella hotellerie di antan, al 3 stelle City Gate, comodo perché all’ingresso della Città Vecchia, costo ragionevole e ottimo breakfast).
Se Tallinn mi ha intrigato per la preservata Città Vecchia e Riga per la ricca architettura fiorita (nel senso di stile Floreale, ah ah ah … ma prevalse lo Jugendstil) dalla fine del XIX alla prima parte del XX secolo, di Vilnius ho apprezzato soprattutto i monumenti collegati alla importante storia della Lituania. Che, già esteso Granducato, nel tardo medio evo divenne viepiù potente in seguito a un’unione (matrimoniale) con la potente corona di Polonia. Importante poi, in Lituania, la cultura, soprattutto quella religiosa dovuta anche a una fortissima presenza ebraica (a Vilnius si superò il 40%) fino all’Olocausto che in questo Paese annovera uno spaventoso numero di vittime.
Ma, quanto al sightseeing di Vilnius, non faccio concorrenza agli scrivani redigenti ordinati compitini su ‘dove andare e cosa vedere’ (fregando il lavoro alle guide specializzate e ai moderni bus rossi dei giri panoramici). Posso comunque informare che meritano una visita il palazzo dei Granduchi e la sovrastante, collinare Torre di Gedeminas, l’Università e il Municipio, le tante chiese luterane e ortodosse (e che bella la gesuita San Casimiro), e soprattutto l’unica Sinagoga rimasta delle tante esistenti a Vilnius prima del Nazismo. Per gli aficionados alla storia è inoltre d’obbligo una visita del Museo dell’Occupazione della Lituania (non dovendosi dimenticare che il Paese, peraltro alla pari di le altre due Repubbliche Baltiche) visse il dramma (nell’arco di pochi anni) di una tragica Doppia Occupazione, nazista eppoi (quest’ultima, oltretutto, ben più prolungata) sovietica.
Vilnius, San Casimiro
Per concludere, visto che non siamo fatti di legno e giusta quanto disse Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia”, accenno alla cucina in Lituania (ah, breve inciso, ma quanto sono alti ‘sti lituani: uomini sui 2 metri e donne poco meno, arrivo si e no alle tette di molte, ma lo sapevo già, con tutti quei giocatori lituani di basket in giro per il mondo) Informo pertanto che – alle prese con la gastronomia lituana – il viaggiatore latino non esploderà certamente per la gioia, ma il tempo trascorso a tavola non risulterà nemmeno così drammatico (c’è di peggio nel mondo e oltretutto mi pare che da queste parti la natura non sia stata eccessivamente violata). Sul desco è sempre presente un (buon) pane di segale, si può cominciare con il Saltibariciai (minestra fredda di barbabietola, quindi stretto parente del russo Borsch), saporite le Bulviniai Blynai (crepes di patate grattugiate) e più che accettabile il piatto più comune, le Cepelinas (polpette bollite) né va dimenticato che in Lituania abbondano i funghi (ma a tavola non generano entusiasmi).
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